Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Nando: Uno pseudo sequel de I figli di nessuno. La Sanson si sdoppia: era suora e così rimane ma diventa pure una maliarda pronta all'adescamento del povero Nazzari, ferito financo dalla morte della moglie e della figlia. Lacrime e commozione con una trama pronta ai colpi di scena a tradimento. Lievemente più fiacco dei precedenti prodotti di Matarazzo.
B. Legnani: Certo non il miglior Monicelli, ma certo non un brutto film (**½). Spunto interessante e vicenda divertente, nonostante un paio di passaggi "sbagliati" (Villaggio che rischia tutti i soldi col primo venuto e l'interminabile pre-fucilazione) e troppe cose già viste. Ma Villaggio disegna bene il suo personaggio, Ceccherini dà una delle sue prestazioni migliori perché composto, la Màcola tratteggia con sapienza un personaggio difficile (sicuramente il più ricco di registri) e il polso del vecchio leone si sente ancora. Ambientazioni toscane straordinarie. Qualche errore storico: perché stupirsi che nel 1944 si suoni la Marcia Reale? Cos’altro dovevano suonare?
B. Legnani: Micidiale. La mescolanza fra "militarello", commedia sentimentale e momenti di lacrima-movie produce un ibrido ai limiti dell'inguardabile. Attori scadenti, trama con momenti prevedibili e/o involontariamente esilaranti (compreso il ricordo ferale, reso surreale dal contatto, svelato poi, fra lo scomparso e il personaggio di Lovelock). Unica cosa decente sono le scene militaresche, che hanno un che di documentaristico: ne avessero fatto un documentario sull'Accademia non lo avrebbe visto nessuno, il che è, peraltro, successo col prodotto finale...
Markus: Cinque scarsi episodi. "La grande conquista" (*): Ucci in versione playboy che prenderà una cantonata. Anche lo spettatore, però; "Il telefono consolatore" (*): la Sofio in versione sexy è la sola cosa buona del segmento; "L'irreparabile" (*): Puglisi alle prese con una faccenda sicula (moglie illibata o no?), ma è noiosa; "Amore e morte" (*!): Totò salva la baracca con l'innata verve, ma la storia è micidiale; "Gli amanti latini" (*!): segmento "spiaggesco" che dà il nome al film. Regge per Franco e Ciccio, ma c'è fiacchezza. Buona la OST.
Caesars: Di una noia mortale, il film si trascina stancamente per quasi due ore senza riuscire a provocare il minimo interesse per una storia piena di buchi e mal recitata (il migliore è Fabio Testi, che certo non eccelle per esprissività, escudendo Tomas Milian che non appare per molto minutaggio). Non un solo aspetto positivo in un lavoro che Fulci poteva evitare di propinarci. Ho visto la versione televisiva, quindi tagliata di tutte le scene più cruente, ma non penso che la visione integrale possa far salire il livello della pellicola.
Daniela: Musicologo timido ed impacciato viene travolto dalla vitalità di una ragazza esuberante, ben decisa a strapparlo dalle braccia dell'asfissiante fidanzata... Omaggio di Peter Bogdanovich alla screwball comedy degli anni Trenta ed in particolare a Susanna, con l'attraente O'Neal al posto del paleontologo Grant e Streisand impegnata a stravolgergli la vita e combinare disastri come l'ereditiera Hepburn. Al risultato delizioso concorrono in ugual misura la sceneggiatura ricca di gag da cartoon, la regia brillante che mantiene sostenuto il ritmo ed infine il brio degli affiatati interpreti.
Jurgen77: Produzione bellica hollywoodiana in linea con i canoni dell'epoca. Bellissime ambientazioni, ottima suspance e dispendio di mezzi bellici. Buoni anche gli attori. A mio avviso spicca George Peppard tra tutti. Un classico del cinema bellico sulla guerra in Africa. Purtroppo non ce ne sono molti, a eccezione dei "B" o "C" war movies italiani. Consigliato agli amanti del film di guerra "old style".
Siska80: Bel cinema d'altri tempi (il film ha quasi mezzo secolo) in cui il solito eroe pronto a tutto protegge la bella di turno (lei si parecchio sfortunata, in quanto più volte rapita): inevitabili quindi sparatorie, botte da orbi, un po' di morti disseminati qua e là (di mezzo c'è anche un gruppetto di indiani inferociti - la stessa razza alla quale appartiene il comprimario nonostante il look da cowboy e i lineamenti poco ci azzecchino col personaggio), ma almeno il lieto fine è garantito. Ritmo, fotografia nitida, paesaggi imponenti e valido cast fanno il resto. Tradizionale ma buono.
B. Legnani: Azzeccato film di Verdone (***), che forse non piacerà ai più giovani, essendo tarato sui suoi coetanei. Si rinuncia quasi completamente alla risata (ma l'equivoco fumatori o amanti è ben giocato) e si punta o al tocco di classe o al numero estemporaneo (esemplare la trovata sul maestro di tennis e quello di sci). La Morante calca troppo il ruolo, ma gli altri del cast sono encomiabili e contribuiscono al buon risultato. Eccessivo nello sviluppo, ma interessante come concetto, l'episodio nizzardo.
MEMORABILE: "Me dici con quanto te sei laureata in Psicologia?"
B. Legnani: Episodi un po’ fiacchi. Sordi regge da solo quello orvietano, di D’Amico, decisamente il più debole (*½). Il migliore (**½) è quello bergamasco di Zampa, con la presenza di Tecla Scarano e di una bellissima Mercier. Quello di Risi, romano, si basa su Tognazzi (**). Nel complesso è guardabile e nulla più, vale a dire inferiore al livello del cast e delle lecite attese.
MEMORABILE: Il carabiniere Tognazzi spiega perché non si è mai sposato: "Perché prima dei trent'anni non ci danno il pemesso e dopo i trenta uno ragiona".
Galbo: Per la sua seconda regia, Denzel Washington sceglie la storia (vera) di un docente americano di colore che sprona i suoi studenti all'emancipazione attraverso lo studio e il potere della discussione. Un film connotato dal forte impegno civile, non pedante anzi ricco di passione. La buona sceneggiatura punta quasi tutte le sue carte sui dialoghi e sulla caratterizzazione dei personaggi. Buona la prova corale del cast.
Pinhead80: Una donna che all'apparenza conduce una vita monotona e triste si rivela essere invece un'agente segreto impegnata in missioni rischiosissime. La sue esistenza è legata a questo doppio filo, che non le permette mai di essere veramente se stessa. Forse non è del tutto riuscita questa commedia, che però diverte grazie alla simpatia della Cortellesi e alla comicità naturale di Stefano Fresi (bellissimo il pezzo in cui ironizza su se stesso). Le scene d'azione sono un po' troppo artigianali, mentre le "vendette" sono la cosa più riuscita.
Buiomega71: Incipit straordinario (la famiglia massacrata) ricco di atmosfere plumbee fulciane ed echi del Don Calfa del Ritorno dei morti viventi (la casa obitorio) e brucia l'adrenalina durante il chirurgico e macabro dissezionamento (con tocchi gore notevoli) del cadavere squisito. Poi l'inquietudine frana sotto la svolta da gran baracconata, che lo fa sembrare una sottospecie di Re-animator. Tra scelte narrative banali, fiamme in CG, la Jane Doe che si infiamma che manco la Mathilda May di Space vampires, si manca il bersaglio e si getta via un ottimo potenziale. Deludente.
MEMORABILE: La rimozione della scatola cranica previo seghetto; Il dente nella pergamena nascosto tra gli organi interni; Stanley il gatto; Gli occhi vitrei.
Galbo: Insieme ad un fim violento ed iperealista ma completamente diverso come Il mucchio selvaggio di Peckinpah, Butch Cassidy ha radicalmente cambiato il western americano. Vengono infatti introdotti i toni della commedia, cosa quasi inedita per il genere e il film ha un andamento quasi onirico per tutto lo svolgimento eccetto forse il finale lasciato volutamente in modalita' di sospensione. Molto buone regia e colonna sonora (anche se straniante per un western). Bravi Newman e Redford. Efficace la regia di Hill.
Belfagor: Il tentativo di doppiare il successo del primo film era una sfida persa in partenza per diversi motivi: le canzoni rimaste sono fra le meno conosciute degli Abba, l'atmosfera da riunione familiare è guastata dall'assenza della Streep e i salti temporali tolgono mordente a una trama già debole di suo. Anche se non aggiunge nulla, tuttavia, non è un brutto film: le ambientazioni greche sono incantevoli, il cast sembra ancora divertirsi e i brani si ascoltano volentieri. Le parti leggere si apprezzano molto di più rispetto a quelle drammatiche.
MEMORABILE: "Why Did It Have To Be Me"; Cher e Andy Garcia cantano "Fernando"; L'apparizione di Donna nella chiesa.
Markus: Da cortometraggio a lungometraggio. Ogni tanto capita e non è sempre un'idea funzionale, soprattutto perché inevitabilmente il brodo va allungato con dialoghi e scene che, se non scritte più che bene, sfociano nel tedio. Questo è il caso: il film, una volta srotolata l'idea di base della scelta di vivere un'epoca (Medioevo o giù di lì) diversa da quella attuale, si trascina stancamente in dialoghi e messa in scena che non suscitano né ilarità (la coppia Fresi/Tortora non decolla mai) né empatia tra spettatore e personaggi. Lo sforzo produttivo però si vede ed è apprezzabile.
Gestarsh99: Lo scioglimento della calotta sovietica non ha mai riscaldato davvero il clima da Guerra Fredda, e la battaglia rivale fra intelligence e infiltrati ha continuato a listare caduti da ambo le parti. È il fulcro su cui punta questa lungagnata no action (niente corse su quattro ruote né scazzottate rompiossa) che tenta di spacciarsi per stratificata matrioska di thriller e spionaggio. L'esito manca di una visione d'insieme organicamente uniforme, che renda coeso e affidabile il legame di avvenimenti: tanti compartimenti stagni pinzati assieme da una Lawrence "spillatrice di agnizioni".
MEMORABILE: La Lawrence nuda e a gambe divaricate nella lezione dimostrativa di seduzione sessuale; La tortura dell'asportazione cutanea col dermatomo elettrico.
Gestarsh99: Più che di percorrere a fari spenti le straducole rabbuiate di opere scotofobiche come Babadook e Lights out, la percezione fortissima è quella di ritrovarsi catapultati indietro nel tempo ai primi 2000, sul set di qualche clone spennacchiato di Boogeyman o in qualche ritaglio scenografico pronto per They. Una ghost story afflosciata nei cliché, vecchia come il Pleistocene. Gli interpreti, poverini, ci mettono anche impegno e convinzione - Tracy in testa - ma son perle di sudore attoriale gettate ai porci comodi di un horror vacuo più sorpassato di un anziano in monopattino sulla A4.
MEMORABILE: L'inattesa caduta a piombo dalle scale.
Il Gobbo: Agli albori della seconda guerra mondiale, incontro fra lui wasp ricco e bello e lei ebrea bruttoccia e comunista: è amore. La loro storia che si intreccia con la Storia, per 15 anni. Clamoroso melò di Pollack, con tutti gli ingredienti per il successo, che infatti fu enorme. Sicuramente invecchiato, eppure praticamente perfetto nel suo genere. Mitica la canzone "Hamlisch" (Oscar). Il sobrio finale potrebbe commuovere anche chi ha sadicamente sghignazzato su Love story, ma rimane il dubbio su come ci si possa innamorare della Streisand.
Caesars: L'idea di partenza ha qualche carta per cercare di movimentare un po' i giochi, però il potenziale non viene sfruttato appieno per colpa di una sceneggiatura che presenta qualche caduta di troppo. Sarebbe stato molto meglio, ad esempio, evitare il la solita corsa all'ultimo istante per cercare di fermare la macchina della giustizia (è possibile ancora sorprendere qualcuno con sta roba?) con conclusiva "scivolata" finale che fa veramente ridere (per non piangere). Per il resto Neeson se la cava (anche se non cambia mai espressione per tutta la pellicola) e la regia è corretta.
Rambo90: Idea di partenza anche buona, per questo sequel; soprattutto nell'era di Rambo veder cooperare russi e americani è una novità, ma l'andamento è piuttosto fiacco. L'azione ci mette parecchio ad arrivare e i personaggi sono molto stereotipati, così come la facile ironia che pervade tutta la prima parte. Il cast però ha le facce giuste, Gossett è in parte e tutto sommato è professionale la regia di Furie. Finale discretamente spettacolare.
Markus: Sin dal titolo sorta di variazione al ben più celebre Dirty dancing. Una provocante ballerina di provincia tenta la via del successo iscrivendosi a una scuola di danza di Richmond, in Virginia. La vicenda è ben poca cosa, in quanto composta da estenuanti allenamenti e scene di raccordo portate all'eccesso. I veri balletti, oltre a quelli che lo spettatore deve subire passivamente, riguardano il concedersi carnalmente (o non) della protagonista Valentine Demy, che come facile immaginare non è propriamente la Fracci. Discreta la colonna sonora.
Pigro: Ultimo episodio della Trilogia della vita, dedicata all’esaltazione vitalistica della fantasia e del sesso. Questa volta Pasolini riprende il novelliere della mitica Sheherazade e realizza il suo film più libero e positivo, lasciandosi andare al gioco degli incastri di sogni e realtà, fra uomini animali e demoni e all’incanto di volti e corpi di lucente bellezza. Struggente la storia di Aziz e della sua leggerezza d’amore, potente quella del principe nascosto sotto un’isola per sfuggire al suo assassino designato.
Pessoa: Film di Salvatores che celebra il neonato Zelig, locale di cabaret che ha preso il posto del celebre Derby Club, proponendo un lavoro collettivo che vede in scena i suoi principali protagonisti. La trama corale tiene unite le performance dei protagonisti in modo credibile, ma la sceneggiatura risulta giocoforza spezzettata a causa della natura dell'operazione. Nel cast emergono Bisio, Catania e Rossi, i cui personaggi hanno un background che permette loro di andare oltre la semplice macchietta, ma spesso l'inesperienza lascia falle che si chiudono a fatica. Visione comunque gradevole.
Panza: Rispetto alle vivaci commedie d'ambiente militaresco di Cicero e Tarantini, è totalmente assente il travolgente senso di goliardia che porti lo spettatore a ridere assieme agli attori. Qui, invece, nonostante qualche sparuto momento greve, che non scade mai nello sbracato, il tono è barbosamente compassato, senza che mai una situazione o un personaggio suscitino qualche risata. Discreta la regia di Luigi Petrini, che dirige su copione di Cecilia, ma la visione dell'opera è comunque faticosa, complice anche la durata che sfora abbondantemente la solita ora e mezza di durata.
Skinner: Discreto poker-movie che vanta un buonissimo cast non sempre sfruttato al meglio. Di certo non originale (nonostante colpi di scena più o meno efficaci), ma più in generale il sottogenere (dopo Cincinnati kid, Rounders, La casa dei giochi e decine di altri) ha poco di nuovo da dire. Stallone non è il nome più adatto per il suo ruolo.
Siska80: Ad essere "telegrafico" non è solo l'avamposto del titolo, ma l'intero film che comunque, è doveroso dirlo, riesce a condensare bene in un'ora scarsa tutti gli elementi caratterizzanti il western; per cui non mancano inseguimenti a cavallo, assalti a carrozze, cattivi che si servono di sgherri senza scrupoli e - per contrasto a questi ultimi - intrepidi difensori della giustizia. In mezzo a siffatto bailamme si trovano però sempre tempo e modo per inserire anche il numero canoro della bionda di turno e (ovviamente) la love story dal lieto fine certo. Non male costumi e location.
Homesick: Satira del comunismo, del Georgiano più cattivo della Storia e di chi lo segue più per moda che per convinzione, scritta e diretta proprio da un ex giornalista vicino al partito filosovietico. Liverani definisce il suo stile particolare, riconoscibile anche nel successivo Il solco di pesca: persistenti commenti della voce fuori campo, musiche dilaganti, anomìa narrativa, spunti erotici, mistici ed onirici, fotografia chiaroscurale. Bellissime la Monti e la Lee: aristocratica e scultorea la prima, simpatica oca la seconda.
MEMORABILE: Il comunistissimo Benedetto che, quando gli capita di alzare la mano destra si sente insultare: "A fascista!!".