Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Da culto la presenza (con capelli tinti) di Ubaldo Lay, ma forse il confronto con Allen (che in Sam vedeva Bogart) poteva essere condotto più fittamente. Da segnalare la cospicua parte della Mancini (lavora al bowling), Orchidea in hot pants, le presenze di Mingozzi e di Terzo, e quella, incredibile, di Gora. C'è anche Giacomo Furia. Qua e là si sorride, qua e là si sopporta.
Markus: Trasposizione cinematografica dell'omonima commedia musicale di Garinei e Giovannini portata in scena nel 1952. Di fatto, per gran parte della pellicola, si tratta di una mera cinepresa puntata sul palco dove primeggia il sempre spumeggiante Renato Rascel e… ovviamente il cavallo! Un umorismo d'antan: calibrato, fatto di giochi di parole, calembour e qualche canzonetta di facile ascolto. Lo spettacolo offerto al pubblico è assai datato, anche se a dire il vero è la svogliatezza del regista a inficiare negativamente. Solo per appassionati.
Panza: La tavanata massima è stata di costruire attorno a Little Tony un'irritante aria da marpione sempre pronto a tacchinare le donne con battute incredibili ("Il mio cane è una guardia del corpo" "Lasci che glielo guardi io il corpo"). Se poi aggiungiamo che mezzo film sembra il film delle vacanze del cantante e che la sceneggiatura inventa ogni occasione per farlo cantare, si capirà che il film è davvero noiosissimo, vista anche la gravosa mancanza di caratteristi adatti (Agus insipido). Little Tony canta un po' troppo.
Caesars: Terzo capitolo di una "saga" cinematografica che non ha proprio più nulla da dire. La trama praticamente non esiste e la storia gira senza nessun sussulto per circa un'ora e mezza. Il ricordo del divertente primo capitolo è oramai sbiadito e i pur bravi Serrault e Tognazzi non riescono a far nulla per sollevare le sorti della pellicola. L'unica cosa che si salva è la bellezza della Interlenghi, che però come attrice è meglio dimenticare. Proprio perché mi sento generoso regalo un pallino e mezzo, ma credo di aver un po' sovrastimato il film.
Daniela: Liberamente ispirato alla figura di un bandito che operò in Francia all'inizio del Settecento. un film di cappa e spada colorito e scanzonato per buona parte della sua durata, salvo sfociare in un epilogo drammatico, ma meno brillante di quanto prometteva la presenza di Belmondo nei panni del ladro seduttore. Il ritmo accelerato non riesce a nascondere la banalità dei dialoghi, le scene d'azione risultano fiacche, comprimari di valore come Rochefort o Lemaire sembrano sotto-utilizzati. Peccato, perché la fonte storica offriva molti spunti per un film meno ordinario di questo.
Daniela: Una etiope cristiana fa passare per ebreo il proprio bambino perché venga portato in Israele nell'ambito dell'operazione Mosè condotta dal Mossad. Adottato da una famiglia amorevole, il ragazzino deve affrontare altre prove difficili come dover fingere una fede che non gli appartiene oppure affrontare la malcelata xenofobia negli ambienti israeliani ortodossi, che il regista sa narrare senza facili effettismi ma anche senza reticenze. Opera delicata e sensibile, commuove per la capacità del protagonista di conservare la speranza di poter riabbracciare la madre rimasta in Sudan.
Markus: Manfredi nuovamente nei panni del cameriere emigrato all'estero (vedi Pane e cioccolata), ma stavolta è a Londra. Il film - che ricordo essere corale - ha una doppia trama intrecciata: la commedia di stampo classico (con il tipico umorismo sottile di Nino Manfredi e le varie sfaccettature italiche ben recitate dal resto del cast, in cui spicca Leo Gullotta) e una trama diciamo drammatica, perché ad un certo punto lo spettatore segue le vicissitudini di questi camerieri in balia di un gruppo di rapinatori. Un film non eccelso ma meritevole.
Markus: I tempi sono quelli del cinema di ricostruzione storica anni Settanta (impegnato?), confacente agli stilemi degli sceneggiati Rai; inammissibile perciò esigere vivacità perché è una pellicola figlia dei tempi in cui fu girata (i richiami all'allora contemporaneità non mancano). Bella la fotografia, rilassati i toni ed eccezionale l'immedesimazione in San Francesco di Graham Faulkner (una vera icona). Nel complesso film dottrinale e stucchevole, ma è un'opera di pregio storico. L'OST di Baglioni è diventata culto.
Galbo: Action piuttosto efficace e nello stesso tempo semplice, senza molti fronzoli narrativi, è tutto giocato sulla contrapposizione tra russi ed americani, incarnati nel rapporto tra i due poliziotti protagonisti. Tale contrapposizione (probabilmente ricercata per introdurre intermezzi brillanti al film) è volutamente esasperata e basata su luoghi comuni piuttosto scontati ma è funzionale al film, che risulta divertente e con una regia non banale. Buona la sintonia tra i due protagonisti.
Fauno: Non il miglior western in assoluto, ma come opera è un vero capolavoro. Pat, magnificamente interpretato da Coburn, è un rappresentante mefistofelico di una legge disgustosamente repressiva e Billy, più che un eroe, è un povero disgraziato che non può accettare soprusi derivanti da contorsioni mentali così meschine. Il fatto che Pat dica di farsi sceriffo per sopravvivere e invecchiare col sistema smaschera dei mostri che ogni tanto ritornano e che sono spesso presenti più che mai a farci sentire sul collo il loro fiato fetido e nauseante...
MEMORABILE: L'evasione di Billy; Il comportamento di Pat sia con le prostitute che alla taverna con gli altri quattro; I primi due minuti dell'edizione del 2005.
Gestarsh99: Remake che risulterà sensato soprattutto a chi fosse all'oscuro dell'originale. Ad incidere significativamente non c'è solo l'assenza di Arnold, soppiantato dal distacco impiegatizio del besugo Farrell, ma anche l'estetica scenografica, che epistrofizza senza pudore tanto lo Spielberg di Minority quanto gli scenari di Blade Runner, decalcando la stessa metropoli-Chinatown brulicante, multilevel, barbagliante e piovigginosa. Dell'ironia che imbibeva il film di Verhoeven non ne sbuffa nemmeno l'odore; motori a pieno regime invece per mani bucate e spese pazze nel tecnologico. Spettacolarmente reboante, traslucidamente ovvio.
MEMORABILE: L'ascensore magnetico intra-terrestre; Il lunghissimo inseguimento su auto magnetiche da far invidia a Friedkin, Frankenheimer e Castellari...
Gestarsh99: Uno dei più grandi capolavori del Cinema mondiale. Ancor più che in Ladri di biciclette e senza le relative concessioni melodrammatiche, De Sica ci offre un durissimo affresco, predittivo finanche, delle condizioni della vecchiaia nel dopoguerra. Carlo Battisti (vero docente) risulta semplicemente superlativo nel tratteggiare con naturalezza e dignità una figura rassegnata ed abbandonata dalla società, un personaggio che però troverà modo di riscattarsi, ritrovando il senso della proria vita. L'esempio grandioso ed unico di Neorealismo Puro.
Pigro: Con gusto sapido e provocazione intellettuale Pasolini porta sullo schermo alcune tra le più note novelle di Boccaccio, infrangendo il tabù della rappresentazione del nudo maschile. Le parlate "pasoliniane" degli attori contribuiscono a uno spiazzamento, sottolineato dalla presenza dello stesso regista nelle vesti di un "regista" medievale: un pittore giottesco. Un film corale e magmatico, spensierato e torbido al tempo stesso.
Markus: Film documentaristico del filone "mondo-movies" sostanzialmente ideato dal regista Gualtiero Jacopetti come il precedente Mondo cane. Il documentario è incentrato sui vari aspetti della donna nel mondo ed in effetti il titolo dice già tutto! Troviamo il solito commento cinico, irreverente e goliardico che avevamo già assaporato nei precedenti film di Jacopetti. Qui c’è meno mordente e forse l’aver abbandonato le immagini raccapriccianti in favore di quelle pruriginose non è stata un idea felice; almeno per quel tempo.
Xamini: Con la scusa di focalizzarsi sulle circostanze dell'eccidio di Cielo Drive (in chiave tarantiniana, ossia in qualche modo catartica), il nostro racconta un periodo e un contesto del tutto peculiari e riconoscibili, mettendo in scena un duo sicuramente riuscito (DiCaprio e Pitt), profondendosi in citazioni e prese per i fondelli assortiti (Bruce Lee ma anche se medesimo, allorché ridicolizza il suo stesso modo di creare tensione). Alcune inquadrature (specie quelle in movimento, ma anche i tagli inclinati) sono di spessore, ma i dialoghi brillano meno del solito e, salvo la scena risolutiva, il film viene spesso a noia.