Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gabrius79: Commediola scolastica ambientata negli anni sessanta piuttosto insipida e poverissima di idee. Le gag sono quasi sempre prive di nerbo e gli attori deludono decisamente. Unica, dimenticabile volta di Angelo Maggi protagonista (sarà riscattato da Sapore di mare). Piacevole la presenza di una giovane Elena Sofia Ricci. Barra, la Schiavone e Vignali sprecati.
Buiomega71: Il fangoso e apocalittico west crepuscolare martiniano imita un po' troppo il capolavoro castellariano (ne riprende pure le musiche), senza dire nulla di nuovo. Ma Martino eccelle in ferocia e crudeltà (la figura mefistofelica di Steiner), regala twist inaspettati come nei suoi thriller, furoreggia con i colpi in arrivo e le mani amputate, non disdegna schegge gotiche orrorifiche (l'inizio paludoso al ralenti, il cocchiere ferito a morte che sembra uscito da Nosferatu) e chiude (un po' frettolosamente) in una nebbia mortifera. Derivativo, ma con un suo fascino.
MEMORABILE: La straordinaria sequenza del montaggio alternato del massacro alla diligenza con il can can delle ballerine; La Brochard pugnalata a morte da Steiner.
Pigro: Visivamente il film è un viaggio straordinario e affascinante in un immaginario sorprendente, come ci ha abituati un grande fumettista come Bilal. Potenzialmente un capolavoro, che però perde colpi dal punto di vista della storia, un po’ farraginosa e incomprensibile (almeno per buona parte), anche perché sembra un frullato casuale di sollecitazioni varie, dalla mitologia egizia a Blade Runner. Staccando la spina della narrazione, il film vale comunque la visione come immersione in una visionarietà ipnotica e sorprendente.
Pessoa: Western-spaghetti piuttosto derivativo di Paolella dalla fruizione non facile a causa di un uso eccessivo del montaggio alternato (funzionale alla vicenda) e di una sceneggiatura decisamente scadente. In compenso gli attori hanno le facce giuste, i morti ammazzati superano il numero legale e le splendide cornici naturali del Monte Ramon in Israele sono una gioia per gli occhi. Il regista fa di necessità virtù dato il budget limitato ma trova qualche bella sequenza. Buona la fotografia e le musiche. Nel complesso niente di che, ma agli appassionati del genere potrebbe bastare.
Kraftwerk: Semi-sconosciuto avventuroso settantiano con un buon regista al comando e un cast di volti noti. Molto hollywoodiano vecchia maniera, mantiene un ritmo costante (con scene acrobatiche in parte umoristiche) impreziosito da tocchi bizzarri, più che altro nella delineazione di qualche personaggio; quest'ultimo punto gli consente, in parte, di trovare una sua singolarità all'interno del genere "pirata". Una buona produzione dimenticata nel tempo.
B. Legnani: Terribile commediaccia con Tomas Milian, chiaramente girata in fretta e furia, nella quale la maggior parte delle cose è copiata da opere del passato, alle quali sono affiancate le solite volgarità tipiche di “Monnezza” et similia. Personaggi idioti, spesso insopportabili, necessari per essere abbindolati dalle trovate di minima rilevanza, persino recitati male da attori solitamente bravi. La peggiore è la sconosciuta biondissima Gersak, davvero terribile. Cosa salvare? Pochissimo: qualche momento di Mazzarella e qualche trovatina della Fumero evitano l’ignominia della monopalla.
MEMORABILE: Gli incredibili errori di montaggio e di situazioni nella partita di calcio finale.
Galbo: In un villaggio della provincia cinese, una giovanissima maestra parte alla ricerca di uno dei suoi alunni che ha abbandonato la classe. Il regista cinese Shang Yimou alle prese con una piccola storia dalla quale riesce a ricavare più di un insegnamento morale. Splendidamente girato e molto basato sul contrasto tra la remota e povera provincia e la città tentacolare, il film si avvale di un cast molto efficace con un'ottima prova della piccola protagonista. Meritato premio per il miglior film a Venezia.
Homesick: Teorema socio-patriottico – l’opportunismo e la grettezza dei ricchi, pronti a sfruttare i poveri per poi liberarsene appena non servono più; la grandezza e il sacrificio dei più umili –, esposto da Wise e Lewton secondo lo stile sintetico e avvincente delle produzioni Rko. La vicenda è ambientata nella Francia dopo Sedan (1870), ma i modi di fare dei prussiani occupanti non sono affatto diversi da quelli delle SS dell’epoca in cui è stato girato il film (1944). La macchina da presa è tutta per la Simon, lavandaia coraggiosa e vera patriota.
MEMORABILE: L’irriconoscenza dei ricchi dopo aver sfruttato la generosità della Simon; il festino organizzato dai prussiani.
Galbo: Tra i migliori action della storia recente del cinema, il primo Die Hard è un prodotto realizzato con grande cura, a partire dalla sceneggiatura che funziona molto bene nella miscela di azione, pathos e momenti umoristici, dalla buona regia (ottime le sequenze di azione) fino al cast. La scelta di Willis per l'antieroe per eccellenza McClane è assolutamente vincente e l'attore interpreta al meglio il personaggio del disilluso e cinico poliziotto che come cavaliere senza paura accorre al salvataggio dei buoni contro i cattivi.
Gestarsh99: Opera complessissima e con una quantità di implicazioni culturali, sociologiche, antropologiche, filosofiche ed ideologiche impressionante. Tra cloni squadristi ed improvvisati di Batman (con tanto di pancetta) ed il caos delinquenziale di Gotham City, emerge, come un ratto di fogna, il personaggio sulfureo e grottesco del Joker, arcignamente interpretato dal compianto Ledger (antieroe al pari del Brandon Lee di The Crow). Il Batman di Bale si fa ancora più problematico in linea col tenore dell'opera. Nolan ipertecnico in un mancato capolavoro.
Caesars: Commedia musicale, che pur non potendo definirsi "imperdibile", ha momenti molto divertenti e trascinanti, grazie a buoni interpreti (Meryl Streep, ovviamente, su tutti), le canzoni degli Abba (che i non più giovanissimi ricordano perfettamente), un'ambientazione greca d'effetto e colori sgargianti. Operazione studiata a tavolino e con pochissima anima, ma che lascia lo spettatore soddisfatto e con un paio di motivetti in testa difficili da eliminare. Per puro intrattenimento cosa si può volere di più? Tre pallini se li porta a casa.
Pinhead80: Mentre nella prima parte diverte per le situazioni e la verve delle protagoniste, nella seconda diventa decisamente noiosetto e si protrae (due ore circa) stancamente. A risaltare sono soprattutto le scarpe della Collette e la sua storia d'amore con il capoufficio. Per il resto si assiste alla solita commedia con risvolti drammatici.
Capannelle: La seconda guerra in Iraq e come i governi inglese e americano hanno cercato di forzare il consenso dell'opinione pubblica. Cose ormai dibattute che cercano di riprendere vigore con la prova della Knightley in un film per la verità abbastanza soporifero. La trama si sviluppa secondo binari prevedibili e quando cerca un'accelerazione, tipo quando si interessa del marito di lei, trova poi un epilogo neanche convincente. Cast e fotografia come si deve ma le emozioni latitano.
B. Legnani: Decisamente inusuale e di difficile valutazione. Non male, comunque. Ciò perché quando qualcosa pare non funzionare viene difficile ipotizzare quale sarebbe potuta essere una soluzione alternativa e migliore. Alla fine dei conti la cosa meno funzionante è il triangolo "alla Gherardo". La Gravina se la cava, Calà piacerà molto ai suoi fan e non dispiacerà agli altri. Si può arrivare a **½.
Cotola: Simpatica sciocchezzuola che vanifica il fulminante, per quanto derivativo, spunto iniziale: uccisi o vieni ucciso.
Ciò accade a causa di un andamento narrativo più da videogame (uno dei personaggi ad un certo punto parla appunto di livello finale) che da film vero e proprio. E così tra una reiterazione e l'altra, il film si muove e risulta abbastanza piacevole o quantomeno non annoia grazie
ad una durata davvero minima: 70 minuti all'incirca. Qualche abbondante e piacevole iniezione splatter. Immagine finale risaputa ma che ci può stare.
Giùan: Riprese/tentativi di cinema di fantascienza "adulto" negli ultimi anni ne abbiam fortunatamente visti (da Gravity fino a Moon), l'impressione è che nel "filone", questo film di Glazer assomigli più a una patacca sberluccicante che non a una pepita. Il problema è nel manico: la premessa onirica dello script ha il respiro corto e lo stile visivo di Glazer non può ambire a tener alta la tensione nella deliberata assenza di appigli narrativi. Non c'è sconcerto (al contrario di quel che accadeva in Birth) e la "generosità" della Johansonn dopo un po' stufa.
MEMORABILE: L'indimenticabile volto di Adam Pearson.
Rambo90: Un buon thriller, che ricalca molto le atmosfere di Seven (e anche i rituali del serial killer). La regia di Mulcahy è adatta al genere, con qualche bella inquadratura e un buon montaggio ritmato, così come aiuta anche la fotografia cupa. Lambert dà una delle sue prove migliori (del resto il soggetto è suo) e l'identità dell'assassino non è scontata. Da vedere.
Giùan: Fa piacere rivedere, dopo qualche passaggio a vuoto, un Mazzacurati doc: lento ma incalzante come i paesaggi che più ama raccontare. È uno splendido film-romanzo La giusta distanza, le cui immagini vorresti proseguissero come le pagine intense di un libro che ti concupisce. Si sente scorrere una passione sincera per l'intreccio, questo (perlopiù) sconosciuto al cinema italiano contemporaneo. Aleggia l'aria del classico, rinverdito però dalla freschezza degli esordienti Lodovini, Capovilla, Hefiane. Lacustre Bentivoglio, spiazzante Balasso. Eccede ma è un bene.
Markus: Indubbiamente tra i migliori Buzzanca-movie realizzati nel suo periodo d’oro, seppur a tratti stucchevole nei testi. La buona riuscita del film è merito senz’altro del carismatico Buzzanca, ma appare evidente quanto anche l’esperta regia di Salce sappia dare quel tocco in più che si nota. Decisamente stereotipata e datata la rappresentazione del Nord Italia industriale.
Lovejoy: Dieci anni dopo, ecco spuntare il seguito della pellicola interpretata dalla Lange (qui sostituita dalla brava Hamilton). A dirigere l'operazione il solito Guillermin. Ma la storia non regge per tutta la durata. Ogni situazione è ampiamente prevista, finale compreso. Il cast cerca di cavarsela come può ma il copione non lascia scampo. Discreti gli effetti speciali.