Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Cangaceiro: Uno di quei film girati in fretta e furia in un'epoca in cui il cimena italiano sfornava una miriade di titoli simili (i due mostri sacri nello stesso anno parteciparono a 6 pellicole ciascuno). La trovata dei gemelli separati alla nascita è l'esile pilastro su cui viene costruita la vicenda, con equivoci e scambi di persona sì ripetitivi, ma orchestrati con tempi comici chirurgici. Vianello e Chiari, lasciati allo stato brado davanti alla cinepresa, dimostrano di saperci fare alla grande pure al cinema, oltre che nell'habitat televisivo. Simpatico.
Galbo: Da David Lynch il film che non ti aspetti, il più improbabile considerata la sua filmografia ma probabilmente l'opera più intensa ed ispirata. La storia dell'agricoltore che percorre un lungo tragitto in trattore per recarsi dal fratello è un viaggio nella provincia americana più profonda ma anche nelle emozioni individuali di personaggi tratteggiati con grande sensibilità. Molto intensa la prova del protagonista Richard Farnsworth e suggestiva la fotografia. Commovente.
Gestarsh99: Intrepida ricapitolazione dell'ascesa al potere del boss camorrista Raffaele Cutolo, svoltasi negli '80 sullo sfondo di un terremoto "divino" e di correità e scambi di favore tra politica, servizi segreti, malavita e Brigate Rosse. Al suo primo film Tornatore non si fa intimorire e procede a passi lunghi e ben distesi: non insiste sugli stereotipi che rifocillano i camorra-movie più qualunquisti e acquiescenti ma focalizza nel fenomenale Gazzara il familismo "onorato e religioso" de Il Padrino e il carrierismo vorace e arrampicatore dello Scarface di De Palma. Melodrammaticamente coppoliano.
MEMORABILE: Il grandissimo "pezzo da 90" interpretato da Ben Gazzara, dalla nomea di benefattore proletario ma dall'opportunismo megalomane, cieco e incontrollabile.
Pigro: Un bambino amish è testimone di un delitto commesso da un poliziotto cattivo e si rifugia nel suo villaggio con il poliziotto buono. La storia è molto bella, non tanto nel classico meccanismo del testimone da proteggere, quanto per l'occasione di indagare in una società chiusa come quella del cristiani misoneisti. Ma a fronte di questa idea di partenza, il film finisce per sviolinare sui luoghi comuni anziché far intervenire le peculiarità degli Amish nel determinare realmente la storia. Ma nel complesso il film è godibile e ben realizzato.
Giùan: Molto al di sotto delle aspettative suscitate dall'esordio di Demange, questa opera seconda, pur ereditando analoga regressione temporale (qui gli anni '80) e un'altra periferia dove guerra e miseria sembrano condizioni irriducibili (una Detroit dallo squallore postindustriale), assume un punto di vista troppo appiattito sulla vicenda finendo paradossalmente per banalizzarla senza esser capace di raccontarla né analizzarla. Non aiuta la scelta evidentemente mirata dell'angelica presenza di Merritt, che estremizza la sacrificalità di White boy mentre McCounaghey ruba troppo la scena.
Daniela: Prima che la demenza senile faccia naufragare del tutto la mente di lui, all'insaputa dei figli un'anziana coppia intraprende un ultimo viaggio con un vecchio camper... Nella sua trasferta in USA, Virzì punta sul sicuro sia nel soggetto di un amore che sopravvive al passare degli anni che nella forma on-the-road tante volte utilizzata. Le prove sensibili di Sutherland e Mirren riescono a coinvolgere muovendo al sorriso e alla commozione ma non nascondono del tutto le magagne: la convenzionalità del racconto, lo scarso peso dei comprimari, la poca pregnanza delle ambientazioni.
Markus: Un ricco borghese assume una ragazza per prendersi cura di una delle due figlie affette da malanni psichici. Il film di Jesus Franco abbraccia l'erotico violento nel sinistro sforzo di provocare delle trepidazioni nell'allora spettatore probabilmente ancora non troppo smaliziato. Resta solo l'intento, in quanto il film offre solo sbadigli e scene poco coinvolgenti. Restano indubbiamente qualche momento qua e là riuscito e l'atmosfera "settantiana" che decora il tutto, ma la pellicola è davvero scarsa di contenuti, per riuscire a passare come cult.
Gestarsh99: Pseudo-sequel di Napoli violenta. Al posto di Merli troviamo Leo Manzella, con l'aria fintamente corrucciata e perennemente indaffarato nel tentare di dare spessore cassavetesiano al suo personaggio piatto e monodimensionale. Il suo compito è acchiappare uno scaltro capo gang, Henry Silva. Questi, dopo la convincente prova in Milano Odia, torna mestamente nei binari della sua routinaria marmoreità espressiva da moai rapanuense. Risibili forzature dialettali e l'inutile insert della caccia al pedofilo in un film diretto in modo frettoloso e svogliato.
MEMORABILE: La sequenza, totalmente avulsa dal contesto del film, della caccia al pedofilo, con conseguenti linciaggio ed evirazione carceraria...!
Markus: Gli stilemi del cinema vanziniano sono qui riconfermati, anche se la sensazione del dejà vu è evidente. D'altro canto le citazioni ai loro film non si risparmiano (le mutandine delle modelle, un dialogo estrapolato da Via Montenapoleone...). Il mito americano che si scorgeva nell'originale (il fast food, gli attori americani) e che trovava in Milano il palcoscenico ideale, non c'è più: pur confermando le location d’un tempo, tutto appare più umano e aderente ad un mondo privo di modelli, se non del passato remoto. Manca di gore.
Ira72: Fa concorrenza (in peggio) alle telenovelas sudamericane per banalità, prevedibilità, pochezza di mezzi e soprattutto di idee. Personaggi farseschi dalla credibilità nulla che azzera in toto qualunque tensione apprezzabile nei thriller. La trama poi (sempre ci sia, perché qui è compito arduo parlar di trama) è di chiaro plagio lenziano, del cui stile, però, manco l'ombra. Catalogato tra le commedie, chissà, forse potrebbe avere anche qualcosa da dire, non fosse altro per la figura dello psicologo che fa involontariamente sbellicare, a livello recitativo.