Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Medicrissimo e lento, noioso. Tre interminabili momenti musicali rallentano ulteriormente una trama stiracchiata oltre misura. I due protagonisti non paiono in forma: un po' meglio Gino Cervi e la Pampanini, ma il problema generale è il copione. Roma imperiale viene ricostruita usando l'E.U.R. Il primo ladro è Pasquale Fasciano, rigorosamente non accreditato, una sorta di Bàccaro alto, dei decenni precedenti...
Caesars: Una vera sorpresa, perché quello che ci si può aspettare sia uno dei soliti film balneari degli anni '60, si rivela essere un graffiante e acuto ritratto della società italiana dell'epoca. Risi ci racconta il weekend "vacanziero" di un ingegnere romano che raggiunge la moglie in vacanza a Riccione e nel farlo ci mosta gli squallori e la pochezza morale che allora (ma probabilmente oggigiorno è peggio) albergava dietro ad una facciata spensierata. Ottimi sia Salerno che la Milo, contornati da uno stuolo di ottimi comprimari. Bello.
Pinhead80: La freschezza artistica del comico toscano evapora in questo film che segna il prosieguo del suo declino. Intendiamoci, non tutto è da buttare perché una certa sincerità di fondo c'è anche nel voler cambiare stile di racconto. Quello che manca però è costrutto e spessore dei personaggi, che vagano senza una vera identità per tutto il film. Questo è il difetto peggiore di tutta l'opera. Peccato perché sono convinto che Nuti ci abbia messo l'anima.
Ronax: La caccia a un ricco carico d'oro è il motivo dominante di gran parte dei western spaghetti del periodo e anche questa cooproduzione italo-iberica non fa eccezione. Giocato su toni ironici che stemperano la carica di violenza e la gran quantità di cadaveri, mette al centro dell'azione la strana coppia formata dal Clint Eastwood casereccio Anthony Steffen e da Daniel Martin che invece fa il verso a Tomas Milian, oltre all'onnipresente Fernando Sancho e alla bella Tania Alvarado. Girato con decorosa artigianalità, difetta nel ritmo sonnolento e nella prevedibilità delle situazioni.
MEMORABILE: Il discorso con cui Sancho cerca di convincere i peones a consegnargli la statua del santo.
Myvincent: Un gruppo di ex-combattenti, ancora in gamba, viene reclutato per dimostrare quanto il senso patriottico contro il nemico nazista non sia per nulla spento in loro. Il tutto si traduce in un film bellico tragicomico, votato alla commedia "british" più brillantemente tradizionale. A volte un po' annodato nel racconto, si avvantaggia di un finale esplosivo, molto esplosivo.
MEMORABILE: Le mosse alla 007 di Roger Moore, sfoderate al momento giusto...
Noodles: Un gran film di John Ford, ispirato alla figura del Generale Custer e tratto da un racconto ("Massacre"). Per quanto riguarda l'azione e le scenografie è un film che poco aggiunge al già ricco carniere di immagini fordiane. Ma è qui il modo i cui vengono perfettamente tratteggiati i protagonisti a rendere queste pellicola particolarmente degna. Henry Fonda è straordinario nel suo personaggio ambizioso, testardo ma alla fine coraggioso. Non gli sono da meno i colleghi, con un buon John Wayne. Musiche tipiche del folklore americano. Peccato per certe lungaggini evitabili. Ottimo.
Gestarsh99: Sembra di essere tornati indietro di 20-30 anni, ai tempi di operine scioccherelle e inconsistenti come Tutto accadde un venerdì, Tale padre tale figlio e Viceversa: due individui diversissimi, che si invidiano a vicenda da una vita, si scambiano magicamente i corpi, con tutti i pastrocchi a catena che ne seguono. Un coagulo di formule vecchissime e copro-trivialità a bruciapelo, coronate dall'ipocrita lezioncina finale sull'automiglioramento interiore a base di "chi sbaglia paga", "dagli errori s'impara", "apprezza le cose belle che ti circondano" e bla-bla-bla sotto vuoto spinto. Mapperfavore!
MEMORABILE: La scarica diarroica del neonato dritta in bocca a papà Bateman; Reynolds e Bateman che orinano dentro la fontana centrale di un centro commerciale affollatissimo...
Galbo: Dopo il più che degno Fantozzi va in pensione, il ragioniere più famoso del cinema italiano si ripropone in questa settima avventura ancora diretta da Neri Parenti. Fantozzi alla riscossa è però lontano come verve brillante e come spirito graffiante dai film precedenti. La sceneggiatura appare una trita ripetizione di gag e siparietti comici già visti in precedenza. La regia appare alquanto anonima e solo la grande professionalità del cast consente talora di alzare un livello non memorabile.
Gestarsh99: Difficilmente la "Besson Family" ne sgarra una quando ha a che fare col lancio promozionale di giovani eroine abilissime nel maneggiare armi da fuoco, strategie logistiche e funambolismi felini: la nero-ispanica Saldana, anguilliforme lupinessa del parkour, non fa rimpiangere neanche per un istante la capofila Nikita. Non è solamente un action steso con affinata competenza ma anche una storia di sentimenti feriti, di affetti perduti, di caccia senza quartiere alle allodole del dolore attraverso lo specchio identificativo orchidàceo, simbolo di passione, audacia e orgoglio inconcusso.
MEMORABILE: L'agguato omicida nella singolarissima piscina verandata ridotta a "squaloteca".
Anthonyvm: Passeggeri ed equipaggio di un volo di linea passano brutti momenti, fra tempeste, suoni minacciosi e apparizioni spettrali. La scelta di ambientare un giallo paranormale su un aereo, con fantasmi vendicativi a caccia del loro assassino, per quanto non troppo originale poteva dare buoni frutti, anche per l'incursione di elementi catastrofici (unici momenti in cui si avverte un'idea di suspense). Peccato che, anziché al mystery, gli autori mirino a jumpscare e spiriti truccati a suon di CGI, in un loop noioso di turbolenze, visioni e urla, senza neanche un twist salvifico. Evitabile.
MEMORABILE: La ridicola "scia fantasma" che possiede uno per uno i passeggeri; Le prove che incastrano il serial killer conservate fra i bagagli; L'atterraggio.
Jandileida: Belocchio affronta la vita e le scelte di Tommaso Buscetta scandendone le fasi con uno stile che oscilla tra il documentario e la fiction: piace il rigore della ricostruzione ma non si può negare che si soffra anche per una certa "ingessatura" di alcune dinamiche che avrebbero forse richiesto un approccio più aggressivo e snello. Il film è tutto sulle spalle di Favino, che si dimostra un grande attore: mimica, voce, postura, tutto in versione camaleonte. Il resto del cast finisce inevitabilmente in ombra, con menzione per il solito nervoso Lo Cascio.
Dusso: Non poi così brutto come può sembrare; almeno uno spavento lo regala e gli effetti speciali sono fatti davvero molto bene. Al contrario invece la sceneggiatura è troppo ripetitiva e non succede mai nulla di nuovo: si procede per inerzia fino alla fine del film.
B. Legnani: Siamo nel 1958. Nulla di nuovo, ma ben dice l'anonimo recensore citato sul Poppi-Pecorari: "l'opera non risulta completamente disprezzabile soprattutto per merito della bella fotografia, della discreta recitazione degli attori e della cura concessa all'ambientazione". Perfette le scelte di Vargas, Ardisson, De Santis e Edel (doppiati, va detto, molto bene), mentre la Muzio è tremendamente inespressiva e Proietti troppo imbambolato. Rossati, come altrove, non sa imprimere ritmo, ma qui lo salva in parte la non stonata lentezza della vita padana.
Daniela: John Halder è un professore di lettere, amante del proprio lavoro, amorevole con la madre inferma, paziente verso la moglie distratta, cerca di tenersi lontano dall'ondata di intolleranza e antisemitismo che scuote la Germania degli anni Trenta, anzi continua a frequentare un amico ebreo. Com'è possibile che questo brav'uomo si ritrovi a collaborare col regime per la compagna pro-eugenetica? Il film non spiega, mostra e suscita perplessità. Imperfetto, sbilanciato (troppo spazio al cotè "familiare") ma fecondo di interrogativi.
MEMORABILE: Vestita l'uniforme da SS, Mortensen si guarda allo specchio e resta attonito, quasi non si riconoscesse nell'immagine riflessa
Caesars: Classico film in cui sono gli attori a dare grande valore aggiunto: Nicholson è straordinario nel tratteggiare le nevrosi del suo personaggio, ma Helen Hunt riesce a tenergli testa egregiamente. Per il resto una commedia discreta ma non entusiasmante, con una prima parte più divertente e una seconda che spinge più sul versante sentimentale. Prodotto che può accontentare una vasta gamma di spettatori ma che è ben lungi dal dire qualcosa di nuovo o dal suscitare grandi entusiasmi. **!
B. Legnani: Micidiale. Scrive Giusti (nel suo "Stracult") che a un certo punto la Grandi "geme attaccata ad una colonna [che è] più espressiva di lei". Il problema non è solo che è vero, ma anche che tutti (ad eccezione della Calandra, che sta in scena pochissimo) recitano in maniera tremenda e che il doppiaggio riesce, incredibilmente, a peggiorare ulteriormente la situazione. Da notare che il protagonista fa il "ghostwriter", qui malamente tradotto con "schiavo". La traduzione corretta è da sempre "negro", non "schiavo".
Myvincent: In una Napoli assente, ma presente nel suo degrado totale fatto di discariche, pozzanghere, plastica, baracche e prostituzione, c'è chi semina una speranza e caparbiamente lotta per dare un senso a un futuro che sembra impossibile. De Angelis si rifà ai più bravi registi italiani contemporanei, Garrone e Sorrentino in primis, contaminando un'opera che affonda in profondità, descrivendo e sbattendoci in faccia tutta la "grande bruttezza" di un'Italia che non vorremmo mai conoscere.
MEMORABILE: La grande performance di Marina Confalone in un personaggio mai così spregevole; Le musiche di Enzo Avitabile.
B. Legnani: Pallosissimo finto seguito di Emanuelle Nera, del quale conserva il regista e una paio di attori. Se il primo film aveva una storia pessima, ma almeno trasudava sensualità (con la Gemser, la Schubert e la Marchall), qui ci si deve affidare a Shulasmith Lasri (giustamente al suo unico film), la quale non solo non sa recitare (cosa peraltro non presente nei bisogni primari dello spettatore della pellicola), ma non è capace neanche di puttaneggiare. Disastroso.
Giùan: Va che bella sorpresa! Biagetti prende la traccia del Coltello polanskiano bagnandolo in una schiumosa acqua lounge e trasformando l'isola rossa di Santo Stefano nel salotto di Madame Verdurin, dove tre alternative muliebri son pronte a farsi la pelle in un gioco di intelligenza e sensualità il cui cotè mondano è tanto spietato da compendiare pure un tragico finale. Superbo tris di corpi (come di indole) femminili, con l'acerba Politoff presa tra due "fuochi" (Loncar e Cohen) di trocaica sinecura. Pani e Orsini di ispirata, naturale e necessaria antipatia.
MEMORABILE: La Politoff alla sorella Beba Loncar: "Ti odio con tutte le mie forze"; L'interrabang: punto esclamativo/interrogativo; Il finale.
Caesars: Non granchè questo feuiletton tratto da Carolina Invernizio, che vede come cosceneggiatore Pupi Avati (e come secondo aiuto regista suo fratello Antonio). Quello che sorprende un poco rispetto ad altri prodotti analoghi è la forte componente horror (presumo dovuta proprio alla mano di Pupi). Eleonora Giorgi, giovane e diafana, non è molto convincente, mentre molto meglio di lei si comporta la sua "nemica" Martine Beswick. Tra gli altri attori meritano una citazione i grandi Massimo Girotti e, soprattutto, Valentina Cortese.
Giùan: Western la cui visione lascia l’amaro in bocca per la distanza tra le altezze dello spunto di partenza e la sostanziale anodinità degli esiti finali. ”Fatturato” in maniera accurata, grazie alla nitida fotografia di Stelvio Massi e alle suggestive note di Bacalov, il film si annoda infatti progressivamente su se stesso, non riuscendo lo script di Patrizi a “nutrire” la geniale trasposizione dell’affaire Kennedy ai tempi della guerra civile e mostrandosi inane la regia di Valerii a imprimere un tono epico alla vicenda. Ci credon poco pure gli attori.
Markus: Da New York a Roma per questioni... di mafia. La storia, almeno nell'incipit, riprende a con poche varianti Mafioso di Lattuada, ma poi una volta in Italia prende la via d'una commedia un po' stiracchiata solamente sostenuta dalla bravura degli interpreti e dal mestiere del regista. Alla base la vicenda è ben poca cosa, relegando la pellicola a una storia di basso profilo artistico. Giuffrè versione sicula convince, così come l'avvenenza della bella e spontanea Tiffin a un passo dal suo (quasi) addio al cinema.