Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Giusti ne apre la scheda del suo "Stracult" con "Ultracult". Più che motivato. Che dire? Volendo massacrarlo, la strada sarebbe in discesa, ma emana un'aura di follia, con molte cose (i dialoghi, per esempio) che s'inquadrano in una situazione particolare (da sceneggiata, ovviamente), in cui il metro valutativo va necessariamente rivisto. Cast incredibile (pazzesca la Gallotti con accento francese), con Merola che emana un fascino bizzarro ("terribile e fantastico", ancora Giusti), come molti altri. Non funzionano per nulla Cannavale-De Vico, ma li si ama lo stesso.
B. Legnani: Fra i meno riusciti del grande Maestro. Il film affoga nell'orgia rutilante di una splendida fotografia (probabilmente piacerà ai baviani di stretta osservanza) e riserva le cose migliori nel recupero del ricordo (bellissima la recita parrocchiale). Ma, quando deve narrare i trìboli della protagonista, la storia (scritta da quattro uomini) funziona nella descrizione del vilissimo uomo-marito, ma stenta e si ingarbuglia quando si fa dalla parte di lei. Mini cameo di Guido Alberti: è il giocatore seduto di fronte al più riconoscibile Mino Doro.
B. Legnani: Debolissima continuazione del successo televisivo, che però ebbe riscontro, proponendo ciò che il pubblico di allora voleva. Visto oggi, fanno restare basiti una vicenda in confronto alla quale il singolo libro di Salgari è verosimile (è così esagerata che viene quasi da tifare per gli inglesi), la spudorata facilità degli incontri nella giungla con chiunque lì si voglia trovare, interpretazioni spesso così così, dialoghi grotteschi (nei quali è spesso da brivido l'assenza del congiuntivo: si sente perfino un "Temo che avete"). Ma all'epoca bastava avere Bedi nel cast, per cui perché faticare?
Faggi: Niente di che ma simpatico, questo western umoristico e scanzonato che non manca di dosata ed efficace violenza e tratta con ironia alcuni dei tópoi cardine del genere (pistoleri infallibili, ambite miniere d'oro, rivoluzioni). La regia ha carattere, i personaggi reggono la parte e diverse sequenze sono genuinamente divertenti. Intrattenimento senza pretese e con una sua dignità.
MEMORABILE: "Sapete cosa vi dico? Questa rivoluzione può finire solo in un modo: a puttane" (così Spirito Santo e poi stacco su una dozzina di "signorine").
Galbo: Dopo il tutto sommato riuscito Bisbetico domato, la coppia Celentano/Muti torna con questa commedia che ripropone la classica situazione della principessa viziata e dell'uomo di umili origini che fa di tutto per conquistarla. Purtroppo la brillantezza del primo film non si ripete con questo, che si basa su situazioni viste e riviste e poche situazioni brillanti per lo più affidate all'estro di singoli attori tra i quali spicca Adolfo Celi.
Il Dandi: Dopo il gioco di società di Perfetti sconosciuti Genovese vuol rendere ancor più radicale il suo approccio a una situazione mono-tematica (e mono-location). Purtroppo non trova altra ispirazione che il remake di una serie cult Usa, il che appiattisce la narrazione in uno stile pur interessante ma televisivo. Il gioco riesce, ma solo per via di alcune azzeccate interpretazioni e di una sceneggiatura valida ma copincollata (definirla derivativa sarebbe poco). Efficace il Mastandrea minimale, che saggiamente rinuncia a istrionismi diabolici.
Pigro: Vecchio asso del furto di altissimo livello si mette in società con una giovane, mettendo a segno grandiosi colpi. Il film, molto spettacolare, è ben sceneggiato e ben diretto e si avvale di due protagonisti di grande professionalità. Rimane un po' di perplessità sulla storia, le cui esagerazioni trasformano il tutto in un favoletta, anzi nell'ennesima variazione di molti "già visto". Ma la qualità del prodotto è talmente buona che il film si fa vedere con piacere.
Markus: Discreto action-movie che si giova (oltre che della “spaccona” presenza di Stallone) di una splendida ambientazione montanara (americana ma anche italiana, a Cortina D’Ampezzo, nelle Dolomiti). Le vertigini di corde sospese nel terrificante vuoto a decine di metri da terra e lastre di granito ghiacciato da scalare senza timore fanno da robusta quanto avvincente ossatura del film, che già di per sé può contare su un buon ritmo e una sceneggiatura semplicemente efficace. All’epoca fu accolto alquanto bene, ma col tempo è stato forse un po’ dimenticato; è cinema di consumo.
Galbo: Diretta dagli autori del sopravvalutato Crazy stupid love, una commedia brillante sul mondo delle truffe e degli imbroglioni di alto bordo. La trama è poco originale, ma si nota indubbiamente una certa eleganza nella realizzazione che comprende la cura nell'ambientazione e in generale una messa in scena che non bada al risparmio. Tra gli attori, la sorpresa è costituita dalla bella e brava Margot Robbie, mentre Will Smith è autore di una prestazione routinaria e non particolarmente brillante. Non un capolavoro ma abbastanza godibile.
Capannelle: Il regista di Pretty Woman prova a ripetersi ma lo fa senza troppo brio. La Hudson non demerita, intendiamoci, la storia poggia sul consueto contrasto famiglia-carriera ma il risultato generale è un tantino artificioso. Valga per tutti l'esempio di Hector Helizondo, là superbo interprete di un ruolo secondario, adesso ridotto ad una semplice macchietta.
Anthonyvm: Pur senza sapere quanto questa versione del romanzo della Christie targata BBC (e "incupita" come le altre della stessa categoria) differisca dalla fonte, si tratta di un buon giallo, elegante ma crudele, popolato da personaggi ben delineati e affidati a un cast efficiente. La drammatica storia di base è interessante e lo script, fra flashback, rivelazioni e false piste, sa bene come manipolarla per renderla accattivante fino in fondo. Numerosi e ben centrati i colpi di scena. Consigliato.
Giùan: Disimpegnato e riuscito. Leterrier filma il consueto copione adolescenziale di Besson sostituendo tuttavia alla talvolta insopportabile spocchia spiritualista dell'autore di Nikita, un umile disincanto capace di trasparire in pellicola. Il film scivola così aereo, dinamico e potente come i colpi di Jet Li (che conferisce spessore anche drammatico alla sua performance) coreografati da Wo-Ping. Eccentrico quanto fondamentale, nella riuscita del fumettone, l'apporto di due maschere infallibili quali Freeman e Hoskins. Perfetto il contrappunto Massive-piano
Gestarsh99: Salito in regia, lo sceneggiatore de La promessa dell'assassino capitalizza avvedutamente luoghi e atmosfere del capodopera di Cronenberg, inflettendo questo cupo noir notturno nel substrato di una Londra ambigua e immorale, abitata da frotte di clochard e taglieggiatori cinesi, mercanti di clandestini e picchiatori di prostitute. Ortocentro dell'amaro viluppo, una catarsi bilaterale, che mobilita tanto l'ex militare di Statham quanto la suora poco canonica della Buzek, entrambi in fuga da un passato di violenze subite e perpetrate, alla volta di una giusta redenzione liberatoria. Avvincente.
MEMORABILE: Statham che scaraventa giù dal grattacielo il picchiatore di prostitute...
Caesars: Cambio di regia e bisogna dire che la cura ha avuto i suoi effetti. Rispetto ai primi due capitoli il terzo appare infatti meno "bambinesco" e più cupo; forse adirittura un po' troppo se si pensa ad un pubblico infantile. Purtroppo Richard Harris è venuto a mancare e così il ruo posto, nel ruolo di Albus silente, è stato preso da Michael Gambon, bravo ma non certo come il suo predecessore. Lo sviluppo della saga incomincia a farsi più interessante.
Pigro: Cieca e sola, in balia di criminali disposti a tutto. Un thriller cattivissimo, che si basa sulla tortura psicologica che un vedente può infliggere a un non vedente per piegarlo e vincerlo. Ma la lotta, apparentemente impari, si ribalta come in un racconto di Wells, convincendoci del relativismo dei nostri sensi (il titolo originale "Aspetta fino al buio" è più impressionante e corretto della traduzione). La suspence è altissima, e sono eccezionali la lagnosa ma intensa Hepburn e il diabolico Arkin a condurre il claustrofobico duello.
Galbo: A metà tra il film bellico e il thriller investigativo, Green Zone è un'opera estremamente godibile e ben realizzata. Merito di una buona sceneggiatura che diverte ed informa, la regia personale di Paul Greengrass (che arriva dopo i convincenti film su Jason Bourne) e un valido cast con un convincente Matt Damon ed un giustamente ambiguo Greg Kinnear.
Galbo: Sorta di Attrazione fatale 2.0 che ha per vittima un incauto architetto, padre e marito amorevole, che apre la porta alle persone sbagliate. Un discreto thriller diretto con eleganza da Roth che ha il merito di scegliere bene la parte femminile del cast, meno quella maschile con Keanu Reeves volenteroso ma spaesato. Il ritmo si mantiene alto, con qualche colpo di scena ben assestato. Peccato per il tono inutilmente moraleggiante del finale in piena coerenza con cattive abitudini di certo cinema americano. Non male ma poteva essere meglio.
Giùan: Capolavoro dall’intatto impatto visivo e concettuale. Fellini si inoltra, attraverso la malinconica maschera di Marcello in un devastante viaggio al termine della civiltà cristiana e dentro l’ansia borghese, che compendia inserti quasi documentaristici a impennate di virtuosistica visionarietà. Ne deriva un'opera di esemplare plasticità che è pure un modo nuovo di far cinema, di guidare la mdp come uno psicanalista il flusso di coscienza di un paziente. Radente come un bisturi eppure disincantato, così profondamente profano da incarnare la trascendenza.
MEMORABILE: Tra le troppe cose indimenticabili, mi piace rammentare la prova d’attore meravigliosa di Pisu e tutta la scena del night.
Pigro: Sceneggiatura poco frizzante nonostante il soggetto (con riferimento alla Tempesta shakespeariana: l’isola col padre mago che custodisce la figlia), o inesperienza di Bozzetto nel passare al lungometraggio? Sta di fatto che una bella idea che riprende il corto La cabina (l’andirivieni per una porta spaziotemporale, con inseguimenti, invenzioni, amori e mille altre trovate umoristiche) si concretizza in un film privo di smalto, più in sintonia con la piatta commedia italiana che col rutilante ottovolante narrativo di Zemeckis.
Markus: Misera trasposizione del romanzo "Senilità" di Italo Svevo (per il quale, nel 1962, era già stato tratto un omonimo film) adattata ai patinati Anni '80. La prosperosa Serena Grandi assurge a protagonista ma, tolti i meriti che madre natura le ha dato e le classiche calze nere con la giarrettiera, resta il limite - non da poco - di una interpretazione insufficiente. Accanto a lei il vuoto e spiace vedere una brava attrice come Valeria D'Obici costretta a spogliarsi per "adeguarsi" a questa squallida messinscena da soft erotico.
Nando: Ispirato ad una tragica vicenda italiana, il film, pseudo kolossal italo-sovietico, narra le vicende del compianto Umberto Nobile con tutti i suoi drammi umani e personali. Valido il cast e la narrazione cronachistica, tuttavia il quid si perde, lievemente, nell'analisi psicologica degli interpreti.