Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Pessimo esempio della televisione che "contamina" il cinema, Streghe verso nord è il punto più basso della dignitosa ma non esaltante filmografia di Giovanni Veronesi e rappresenta il tentativo di sfruttare la popolarità di un personaggio del piccolo schermo (Mammuccari) in quello che dovrebbe essere un fantasy all'italiana ma che altri non è che un pasticcio mal fatto, con una sceneggiatura quanto mai rimaneggiata ed un protagonista fuori posto. Da evitare.
Daniela: Ex pugile americano a Parigi, aspirante scrittore senza un soldo, viene assunto da una ricca famiglia come tutore dell'ultimo rampollo della dinastia e si trova implicato in un complotto di un gruppo revanchista... Trama intrigata non sempre equivale a trama intrigante: qui c'è molto fumo e poca sostanza, tanto è vero che, dopo un inizio promettente (il cadavere nella Senna), la vicenda perde rapidamente di interesse per naufragare nella parte di ambientazione romana, né valgono a tener desta l'attenzione le prestazioni del cast, tutte di routine, compresa quella del sornione Welles.
Fedeerra: "Ritratto in nero" fa parte del prolifico filone dello psycho-thriller borghese, nel quale i personaggi sono perlopiù esseri spregevoli e crepuscolari, manipolati dai soldi, dalla vendetta e, come in questo caso, da un sentimento morboso e al limite del masochismo. Cast splendido, in cui spicca la granitica Virginia Gray in un ruolo minore. Fotografato con estremo gusto da Russell Metty.
Herrkinski: La vita in detenzione di due innocenti, dagli anni '30 fino ai '90, è affrontata con un piglio originale che mischia commedia e dramma nelle giuste dosi; c'è spazio per i battibecchi del duo Murphy/Lawrence - entrambi ottimi - ma anche per momenti di riflessione sul razzismo, sulla solidarietà e sulle tragedie dei carcerati. Il tono è sempre leggero e c'è spazio per caratterizzare anche il resto del cast; ne esce un lavoro corale dolceamaro, forse fin troppo sottovalutato, con un finale beffardo ma edificante. Valido il trucco "invecchiante" di Baker, realizzato con spfx pratici.
Caesars: Tessari si cimenta col peplum e per farlo decide di intreprendere la strada dell'ironia; la scelta risulta migliore sulla carta che nella realizzazione, infatti il divertimento latita assai in una pellicola che forse avrebbe beneficiato di una minore lunghezza (si arriva quasi alle due ore). Non pensavo certamente di potermi trovare davanti a un capolavoro, ma lo spettacolo è risultato leggermente inferiore alle mie aspettative, anche perchè la noia ha fatto capolino più volte durante la visione. Non pessimo ma lontano dalla sufficienza.
B. Legnani: Lungometraggio molto buono del duo, superiore alla media, con alcune cose da antologìa, specialmente i "double take" di Ollio: il film ne è quasi un’esaltazione. Grandi presenze di Finlayson e di Billy Gilbert. Il meccanismo iterativo delle scale ricorda quello della comica premio Oscar in cui è lo stesso Gilbert a ricevere dai due La scatola musicale.
MEMORABILE: Ollio che, equivocando, crede che Stanlio sia privo di una gamba.
Dusso: Parte bene dal punto di vista del far ridere, poi prende strade un po' più serie con qualche guizzo qua e là. De Luigi è indubbiamente molto simpatico (come sempre), la Casta ha un personaggio non molto interessante e tra i due la parte comica è inesistente (meglio quando le cose sono più serie). Finale meno prevedibile del solito, anche se poi la vicenda si perde, ma la chiusura con la scena all'aeroporto è davvero simpatica.
MEMORABILE: La ragazza che parla velocissimo ("cesenasta"); La portiera pugliese.
Gestarsh99: Difficilmente la "Besson Family" ne sgarra una quando ha a che fare col lancio promozionale di giovani eroine abilissime nel maneggiare armi da fuoco, strategie logistiche e funambolismi felini: la nero-ispanica Saldana, anguilliforme lupinessa del parkour, non fa rimpiangere neanche per un istante la capofila Nikita. Non è solamente un action steso con affinata competenza ma anche una storia di sentimenti feriti, di affetti perduti, di caccia senza quartiere alle allodole del dolore attraverso lo specchio identificativo orchidàceo, simbolo di passione, audacia e orgoglio inconcusso.
MEMORABILE: L'agguato omicida nella singolarissima piscina verandata ridotta a "squaloteca".
Galbo: Basterebbe la prima mezz'ora di questo film a consacrare Spielberg come uno dei più grandi registi di tutti i tempi, capace di passare dai toni della commedia, al dramma, dalla fantascienza al genere bellico appunto. Ma tutto "Il soldato Ryan" è un grande film, girato e fotografato con maestria (e montato egregiamente); perfetta la scelta del protagonista, vero e proprio uomo comune che diventa, per circostanze terribili, eroe per caso. Una delle migliori prove di Tom Hanks.
Galbo: Inizia in modo un po’ “faticoso” per lo spettatore (per i continui cambi di prospettiva temporale), ma si rivela un buon noir quello diretto da Andrea Zaccariello, tratto da un’opera letteraria omonima. Sceneggiatura ben strutturata, che riannoda progressivamente tutte le (non poche) sottotrame disseminate, attori in parte, con Riccardo Scamarcio autore di un’ottima prova e buona scelta delle location. Inusuale ma molto felice la scelta della colonna sonora a base di rock progressive. Un buon film.
Siska80: Bell'action a sfondo ambientalista che lancia un messaggio di denuncia contro lo sfruttamento degli animali. Al centro della storia un gruppo di eroine: non soltanto la spavalda soldatessa protagonista, ma anche le tre giovani in ostaggio (le quali imparano giocoforza a difendersi dai pericoli più impensabili); senza contare la mastodontica leonessa pronta a dilaniare chiunque tenti di lederne spazi e diritti. Ben scelto il cast, azzeccata l'idea di inserire battute umoristiche nei momenti di maggiore tensione, discreti gli effetti speciali (ad eccezione della belva, palesemente digitale).
MEMORABILE: Il varco aperto dalla dinamite; La sparizione di Asilia; La trappola di Sam.
Markus: Secondo questo film essere single è una grave patologia. Con questo quantomeno spiritoso spunto - qui dato per quasi serio - la pellicola si rifà a tutto quell'universo forse meglio rappresentato nei vari Sex and the City e compagnia aberrante, dato per anni in pasto alle trentenni “stressate”. Tutta una serie di personaggi-macchietta senza un minimo d’introspezione psicologica che, a giudicare dalle compiaciute risate femminili in sala, evidenziano una certa diffusa limitatezza. Destinazione tv, ma... che tristezza!
Caesars: Un film discreto che ha avuto un successo (anche di critica) ben al di là del suo effettivo valore. La storia dell'amore "maledetto" non è certo nuova, anche se qui si ha la variante che i protagonisti sono due rudi cowboy e non avrebbe nuociuto alla pellicola una durata un po' inferiore. Il regista Ang Lee comunque si avvale di buoni intrepreti e di una bellissima fotigrafia e anche il suo mestiere aiuta a mantenere il prodotto su valori più che accettabili. Non irrinunciabile, ma una visione può meritarla.
Daniela: Sfidando ogni logica, il personaggio interpretato (male) da Asia Argento riesce ad essere nello stesso tempo pesante ed inconsistente in questo filmetto da due lire in cui l'unica cosa gradevole è il titolo giocoso, smentito da un andamento ondivago e sonnolento. I tre attori maschietti hanno fatto di meglio in altri contesti, qui sono solo pateticamente inadeguati, essendo inchiodati a ruoli da bischeri per colpa di una sceneggiastura che qualsiasi attore avveduto dovrebbe rifiutare "a prescindere".
Manfrin: Crudo, efferato, cruento come può esserlo un duello all'ultimo sangue tra spietati criminali a caccia di un bottino e dove la polizia non sta certo a guardare. Film di notevole impatto e girato da Placido con efficace realismo. Adeguata la colonna sonora e cast sempre all'altezza.
Xamini: Partendo da una premessa niente affatto semplice, De Angelis (e il parco attori tutto, in primis le sorelle Fontana) riescono a evitare le storture del grottesco e a dipingere (anche con l'aiuto di una fotografia moderna e pulita) un dramma ben riuscito. Sebbene la vicenda sia tutto sommato semplice e priva di slanci particolarmente estrosi, rimane sempre aderente alla realtà degradata che racconta e senza sbavature riesce nell'intento di sfiorare un'ombra di poesia.
MEMORABILE: Le due protagoniste, intensamente belle; le canzoni, perfettamente calzanti e in grado di definirne l'atmosfera.
Zender: Un Abatantuono al meglio delle sue possibilità nell'ambito del registro più contenuto, una commedia delicata e dolce che senza stupire sa come rendersi piacevole: lavorando sullo spessore dei personaggi, sfruttando la profondità di sguardo del protagonista e il tono insolito della sua interpretazione, muovendolo bene mentre si confronta con le quattro donne che lo circondano (Sastri, Guerritore, Sandrelli, Giordano), scegliendo location non comuni e lasciando ampio spazio alle musiche di Piovani.
MEMORABILE: Gl incontri con Amanda Sandrelli all'ombra della chiesa di San Clemente.
Herrkinski: Incoerente: ma Albertini non era morto nel primo episodio? E Mark non si chiamava Terzi di cognome? Non si era dimesso dalla Polizia? E non aveva quell'accento burino! Insomma, Massi e Sacchetti reinventano il personaggio e la storia, mantenendo solo Gasparri nel ruolo di protagonista. Se si supera questo cambiamento, il film risulta anche un buon poliziottesco, con un bel cast e un ritmo adeguato. Non mancano neanche qualche sprazzo ironico e parecchia violenza, oltre alle consuete musiche di Cipriani. Una conclusione del ciclo insolita.
Reeves: Improbabile scontro tra esercito polacco e quelli kirghiso sullo sfondo di una complicata vicenda di fratelli che si combattono e di donne che vengono vorticosamente rapite e liberate. Gli scontri e i duelli sono continui ma non riescono mai a far decollare il film, che risulta inutilmente complicato nella trama. Yvonne Furneaux un gradino sopra tutti gli altri, bella e dannata.
MEMORABILE: Il povero prigioniero cinese, torturato dai nemici e ucciso da chi dovrebbe liberarlo...
Giùan: Figurativamente clamoroso, narrativamente melodrammatico, filologicamente documentatissimo, il film è un raro incanto, un prezioso gioiello di lussuria, perdizione e amor fou in cui Visconti riesce però stregonescamente (con una magia che sa però di dedizione e puntiglio) ad incastonare la pietra della Storia, quella a cui i dannati ed i perduti come Mahler e Livia non sanno partecipare, ritenendola forse tediosa e lineare Missione a cui solo i monotoni Conti Serpieri si posson dedicare. Interminabili applausi operistici per Alida Valli e Aldo Graziati.