Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Kanon: Per il suo esordio alla mdp Porta gioca sul velluto e riadatta a piacer suo il soggetto di Mi manda Picone. La Napoli notturna da "tutto in una notte" è consuetamente animata e attraversata da fauna lósca benché epurata da cattiveria, smussata e addolcita a commedia romantica-avventurosa. Come Loy, anche Porta si smarrisce col passare dei minuti, finendo per ricorrere a espedienti pirotecnici un po' forzati. Un nutrito numero di bravi caratteristi, una splendida De Sio e l'incantevole "Jesce Juorno" di Daniele nobilitano la pellicola.
Galbo: Da uno dei capolavori letterari del Novecento, il grande regista inglese David Lean sforna un film epico, nella migliore tradizione hollywodiana. Benché sia certamente un ottimo film, Zivago non riesce a raggiungere il livello dei due grandi capolavori del regista (Lawrence d'Arabia e Il ponte sul fiume Kwai), a causa di una certa lentezza del racconto e dello stile che ne fa un film che ha risentito non positivamente del trascorrere del tempo.
Xamini: Secondo solo a Locke, nel suo genere (thriller mono ambientazione, quasi mono volto), si avvale anch'esso di un'interpretazione di tutto riguardo e di una regia che trae il meglio dalle due stanze che ha a disposizione, arrivando addirittura a giocare su luci e colori con un piccolo espediente. Allo spettatore è lasciato il compito di immaginare, attraverso suoni, voci, toni e, nonostante l'assenza di immagini, scenari e scene risultano assai vividi. Altro buon sperimentale.
Galbo: Considerato un film minore dell'opera del grande John Ford, I dannati e gli eroi è un apprezzabile tentativo del regista di smarcarsi dai temi narrativi consueti per affrontare delle tematiche diverse come quella del razzismo nell'esercito americano. La storia del sergente Rutledge viene raccontata dal regista in un'opera che mescola abilmente il genere giudiziario a quello militare, non disdegnando i toni del thriller (un colpo di scena chiarisce la vicenda). Qualche calo di ritmo rappresenta il limite di un film comunque godibile.
Nando: Il grande scrittore americano in un evento della sua giovinezza narrato con garbo senza eccessivi sentimentalismi ma con un occhio passionale. Discrete la ricostruzione scenografica e l'indagine psicologica dei due protagonisti, lievemente macchiettistico il doppiaggio del medico con carenza napoletana. Appropriati i due interpreti.
B. Legnani: Western iberico-italiano che porta avanti due trame che poco si intrecciano, quasi da far pensare che siano nate in modo indipendente. Una vede una serie di vendette trasversali che manco la mafia, l'altra un rapimento ed un ritrovamento d'infante non proprio lineari. Dialoghi così così, con qualche momento un po' surreale. Qualche faccia cara, qualche faccia che non convince (in primis il giovane Romero Marchent), qualche snodo assai carente di logica. Chi vuole la violenza la trova: ma molto, troppo, di tutto il resto manca, e in modo crepitante. Se vi contentate...
Capannelle: Un Verdone tipicamente malinconico e con qualche venatura sofisticata. Da elogiare il tentativo di rinnovare l'ambientazione della storia in chiave più moderna e meno paesana, anche a costo di sacrificare la resa dei personaggi stessi. Anche se poi gli elementi di comicità sono sempre quelli: insicurezze varie, la sfiga onnipresente, le ripicche sentimentali, l'uomo (im)maturo che vuole darsi un tono, etc. Brava la Gerini, sia come spontaneità messa in mostra, sia come "cattiveria" del personaggio.
Pigro: Parodia demenziale di Spider-man e, più in generale, delle saghe dei supereroi. Tra battute e battutacce, gag e slapstick, politicamente scorrettissimo, con buona abbondanza di chiavi comiche goderecce o chiassose da teenager ma senza mai scadere eccessivamente nel volgare, il film ha momenti davvero divertenti (soprattutto se si ha in mente l’originale) grazie ad alcune trovate che riescono a strappare più di una risata, sia pure in mezzo ad altre più banali. Nielsen in secondo piano, ma impagabile.
Daniela: David è una vedova battagliera che alleva aragoste, Golia il proprietario della linea ferroviaria per colpa della cui tirchieria una grossa partita di crostacei è defunta durante il trasporto. Lotta impari? Nelle commedie hollywoodiane del tempo, Golia ovviamente non ha speranze, anche senza contare che la vedovella è affiancata da un avvocato boy-scout aspirante sindaco da sempre innamorato di lei. Pellicola piacevole ma alquanto risaputa, in cui la modestia delle sceneggiatura è riscattata almeno in parte dalla regia abile dello specialista Quine e della professionalità del cast.
Caesars: Filmettino per la tv, senza grosse sorprese, che ha il pregio d'intrattenere piuttosto piacevolmente toccando anche un tema scottante e purtroppo di estrema attualità come quello della disoccupazione dei non più giovanissimi. Buona la prova dei protagonisti (Marcorè e Morelli), al servizio di una storia che nella prima metà convince un po' di più, per poi calare vistosamente nel finale. Indubbiamente una pellicola che regala quanto ci si aspetta da un prodotto di questo genere. Nel complesso guardabile.
Galbo: Mediocre sequel di un buon film, Milano Palermo: il ritorno rappresenta un'occasione sprecata. Il regista sceglie di affidarsi ad un linguaggio prettamente televisivo così che sembra di assistere ad una delle tante fiction che passano quotidianamente sul piccolo schermo e che riguarda prevalentemente la parte drammaturgica, affidata a luoghi comuni e i dialoghi talora veramente imbarazzanti. Rimangono discrete come nel film precedente le scene d'azione ma è veramente troppo poco. Peccato!
Buiomega71: Grandissimo cinema quello di Anderson, che già dall'incipit prende le viscere in una narrazione al fulmicotone come non si vedeva da tempo (suicidi che manco Macchie solari o E venne il giorno, surreali, grottesche e crudeli beffe del destino: il sub sull'albero, il giocatore che si fa saltare il cervello, le liti isteriche tra marito e moglie a suon di schioppettate) e in tre ore intensissime si scoperchia il vaso del dolore, della solitudine, della malattia, della morte e dell'amore fino al finale apocalittico. Opera lancinante di fulminante potenza emotiva.
MEMORABILE: La crisi isterica di Julianne Moore in farmacia; Il sorriso di Melora Walters che chiude il film; La dolorosa confessione di Jimmy Gator alla moglie.
Ruber: Filmetto tv abbastanza sciapo e uguale a tanti altri; quindi con una sceneggiatura scritta alla velocità della luce e senza dare un minimo di carattere ai personaggi. Due sorelle di cui una finita in carcere per l'uccisione della madre anni prima, uscendo cercherà la verità. La poca tensione viene lasciata solo ad alcuni momenti che da soli non riescono a tenere su un thrillerino da due soldi, con attori da low budget che si muovono come manichini senza dare alcun spessore ai loro personaggi.
Saintgifts: Alla vicenda di Hadji e della sua famiglia Hazanavicius affianca quella di Kolia, un ragazzo russo reclutato a forza nell'esercito e spedito in Cecenia. È il punto che diversifica questo film da quello di Zinnemann, oltre ai diversi contesti in cui si svolge la storia. La sceneggiatura di Hazanavicius usa qualche artificio per dare più forza al dramma e fare di Hadji un vero eroe bambino, sfruttando tutte le capacità di recitazione del bravo Mamutsiev. In parallelo si vede la trasformazione di Kolia a opera della guerra e relativo messaggio.
Giùan: In qualche modo giro di vite della filmografia dell'amato Gianni, è un film diretto e complesso, popolare e ambizioso, umile e ostile, livido e appassionato, il cui stesso insuccesso è significativo. Permeato senza sosta da un insostenibile tenerezza e, quasi suo malgrado, da uno sconcertante horror vacui, ha nelle sue incongruenti ellissi, nei suoi evidenti vuoti e buchi, le ragioni stesse della propria forza "romanzesca" e di una verità esemplare e "filosofica". Lo Verso feticcio insostituibile, Giuffrida probabilmente troppo necessariamente debole.
MEMORABILE: La famiglia foggiana che cerca un incomprensibile indirizzo; L'educatore Gifuni al battesimo; Il finale.
Gestarsh99: Drammone proletario afflitto da un negativismo sfiduciato, nerissimo e irrevocabile, in cui Squitieri cerca di anatomizzare la vita d'inferno degli immigrati meridionali al nord, piccola gente oberata da un lavoro spersonalizzante e dal grigiume irrespirabile di città-prigioni. E screma la periferia operaia sottomessa al sudore e al sacrificio dai grandi centri urbani dediti ai vizi dissoluti; passa, osserva, girovaga a vuoto, schiamazza a vanvera senza mai riuscire a chiudere il cerchio assertivo né a quagliare risultati comprensibili. La classe operaia va in paradiso? Macchè, se ne torna al paesello.
MEMORABILE: Le stoccate all'irresponsabile terrorismo ideologico di militanti e intellettuali "bene"...