Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Guru: Storia romana, di amore, di sogni e di... incomprensioni. Faustina è la moglie di un tombarolo, il quale per sopravvivere vende reperti etruschi. L'insoddisfazione di lui si riversa sulla moglie, che si stanca di questa situazione.. Qui interviene un Enzo Cerusico poco comico, ma molto artistico, con la sua aria scanzonata, da sprovveduto e con la testa tra le nuvole. La romanità di Gigi Magni esce tutta, e rende giustizia sia ai luoghi che alla (ottima) fotografia.
Gestarsh99: Si chiude in malo modo la triade filmica a base di sesso, omicidi e minorenni avviata tra il '72 e il '74 dal valido Dallamano. Un thrillerino incompiuto, disorganico, sviluppato a un ritmo irregolare e salticchiante. Della frenetica affilatezza e della suadente morbosità presenti nei primidue film s'intravedono solo microscopiche tracce; più che sull'architettura degli omicidi e lo snocciolamento indiziario, le inquadrature sembrano invece concentrarsi su curve abbondanti, pelami incolti e oggettistica da porno-shop (dai falli extrasize ai forcipi da elefante). Pastrocchiato e avanzaticcio.
MEMORABILE: "Angela è stata assassinata con un caxxo grande così...!"; le soggettive vaginali di fronte al mega-fallo assassino e al forcipe abortivo (!!!)
Nando: Nuti torna al biliardo che tanto gli aveva regalato in termini cinematografici negli anni precedenti. Gli antichi fasti sono però evaporati lasciando posto ad una commedia sciapa e priva di mordente. Manca financo quella semplice poesia che caratterizzava le prime opere dell'artista toscano. La Ferilli ha tempi da fiction non da cinema.
Rambo90: Commedia simpatica e vivace, sorretta dall'incredibile verve dei quattro protagonisti, ognuno a proprio agio con la schizofrenia del suo personaggio. L'intreccio thriller serve da pretesto per vedere i quattro pazzi coinvolti in situazioni più grandi di loro. Il ritmo è veloce, si ride spesso grazie a battute fulminee e inaspettate, quasi mai banali. Buona la scelta delle canzoni in colonna sonora.
Galbo: Don Siegel omaggia il western "leggero" e Clint Eastwood il personaggio che lo ha reso famoso, con la complicità di Ennio Morricone che firma lo score musicale. L'insieme è piacevole e contribuisce alla sua riuscita la spigliata MacLaine che abbastanza a sorpresa trova una buona alchimia con il protagonista maschile. Il tono è quasi sempre scanzonato e irriverente, come si conviene ad una commedia western. Non un capolavoro, ma godibile.
Galbo: Diretto dallo sceneggiatore Burt Kennedy, Quel maledetto colpo al Rio Grande Express è un western crepuscolare che "sfrutta" il fascino di un anziano ma sempre carismatico Wayne ma dà l'impressione di essere troppo costruito a tavolino. Il regista introduce tutti gli elementi che ci si aspetta in un western di stampo classico ma appare incerto sul tono complessivo da dare al film che infatti oscilla tra azione e toni "da camera", più centrati sulla caratterizzazione dei personaggi.
Lovejoy: Dieci anni dopo, ecco spuntare il seguito della pellicola interpretata dalla Lange (qui sostituita dalla brava Hamilton). A dirigere l'operazione il solito Guillermin. Ma la storia non regge per tutta la durata. Ogni situazione è ampiamente prevista, finale compreso. Il cast cerca di cavarsela come può ma il copione non lascia scampo. Discreti gli effetti speciali.
Galbo: Episodio atipico della filmografia di John Ford, è tuttavia un ottimo western la cui peculiarità è la buona caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti sono insolitamente due illustri caratteristi, Ward Bond e Ben Johnson che se la cavano egregiamente, così come il resto del cast. Il film miscela in modo ottimale leggerezza e azione, il tutto nel solido splendido contesto ambientale a cui il maestro Ford ci ha abituato. Notevole.
Galbo: L'amore tra due maturi vedovi è contrastato dai perfidi parenti. Abbastanza atipico nella filmografia di Totò, questo di Mattoli racconta una storia maggiormente strutturata del solito e con il protagonista intento in una recitazione meno "buffonesca" e più matura. Il film è forse meno divertente rispetto a quelli a cui il grande comico ci ha abituato ma è comunque godibile, grazie ad una discreta sceneggiatura e ad una regia briosa.
Pessoa: La maschera di Celentano cannibalizza una vicenda piuttosto insipida con la complicità di un cast non eccelso che brilla per la sua assenza, orfano di molti volti storici che avevano caratterizzato le precedenti incursioni cinematografiche del Molleggiato. Script a tratti fastidioso che lascia troppo spazio alle improbabili mossette del protagonista ormai inflazionate. Si ride poco e ci si annoia parecchio. La credibilità di alcune situazioni fa a pugni col buonsenso. Solo per malati cronici di celentanite.
Markus: Il film è un polpettone di genere "catastrofico" d'indubbia fama e tutto sommato - per l'epoca – avvincente nonostante la lunghezza (forse eccessiva). Un cast di "all stars", tra cui certamente spicca l'idolo delle massaie Paul Newman (viso perennemente abbronzato/occhio azzurro). Complessivamente L'inferno di cristallo (ottimo titolo) si può considerare un film-chiave del genere perché ha tutti gli stilemi che lo caratterizzano: una parvenza di normalità celante il dramma, il fattaccio, la risoluzione con finale coinvolgente.
Buiomega71: Non parte malaccio, con Tom Noonan allevatore di aracnidi e i primi segnali dell'attacco con sparizione di animali domestici (e struzzi!). Qualche gag è pure divertente (il vecchio in poltrona), ma poi sbraga nel finale, stupido, baracconesco e infantile. Elkayem esagera troppo, cita pure L'ululato (la notizia alla radio data per falsa), Zombi (il supermarket) e infine TCM (il tipo con la motosega e maschera da hockey vs ragnoni), mentre i ragnacci emettono gridolini alla Gremlins. Effetti speciali digitali non male, ma il film è una sonora cretinata.
MEMORABILE: Il pappagallo ripete: "Vedo la gente morta" e Tom Noonan: "Adora [f=3778]quel film[/f]!"; motocross vs ragnoni saltellanti; la Johansonn imbozzolata da un ragno.
Ryo: Vagamente basato sul romanzo di Jack London, appare più come un film Disney degli anni '70. Male il cane in CGI che ci ricorda quanto sia finto in ogni momento, specialmente perché si è scelto di farlo agire e muovere da cartone animato. Inoltre le reazioni di un cane dovrebbero essere quelle di un cane, non di un essere umano! Creato per i bambini, elimina tutta la crudezza del libro edulcorandolo all'ennesima potenza. Alcune scene visivamente affascinanti, ma niente di più.
Caesars: Praticamente L'attimo fuggente ambientato in un college femminile, risulta però inferiore al film di Weir, che già non mi parve un capolavoro. Girato e interpretato con mestiere, pur non presentando grandi spunti di originalità nel soggetto, risulta meno insulso di quanto l'inizio potesse far pensare. Certamente i caratteri delle protagoniste non vengono approfonditi più di tanto e il finale è tipicamente "Hollywood style", ma qualche passaggio di un certo interesse esiste e tanto basta a farne un film che può essere visto.
Pinhead80: Modesto softcore girato da Joe D'Amato con quattro lire e poca voglia. Il film è buono solamente per rifarsi gli occhi con il corpo di Irina Kramer nel ruolo di Lady Eleanor Sutton, una moglie che finisce per assecondare i vizi voyeuristici del marito a suon di incontri lussuriosi con estranei. Assistiamo praticamente sempre alle stesse scene e, peggior cosa, alle stesse inquadrature (il salottino dell'atelier, l'esterno della casa, la camera da letto), segnale che si doveva sfornare un prodotto in fretta e furia. D'Amato ha fatto di meglio.
MEMORABILE: "L'invisibile" telecamera posta nel salottino dell'atelier.
Caesars: Deludente: non sono contrario ai film romantici per partito preso, ma in questo caso tutto è prevedibile e scontato e la melassa scorre a go-go. Robert Redford comunque regge sempre la scena in modo encomiabile e i comprimari sono azzeccati. Sicuramente molto bella la fotografia degli splendidi scenari. Si può vedere ma se lo si perde non è un dramma.
Faggi: Vita da groupie all'inizio dei '70: musica, promiscuità sessuale e, ovviamente, droga (il terzetto magico è completo). Sexploitation con declamata morale al seguito; un documento d'epoca, senza distinzioni formali (inventive o folli); esente da potenza di fuoco. È come sfogliare un album di figurine seventies a tema autodistruzione. Si vedranno: sgallettate, una sventola bionda spesso nuda (la protagonista), band mediocri, bikers esaltati, feste tossiche, frenesie in mutande, uso di droghe pesanti, Berlino, amplessi quasi hard e altri orpelli.
MEMORABILE: La fellatio a un batterista durante un concerto.
Digital: Biopic sulla temeraria giornalista Marie Calvin, nota per i suoi reportage di guerra. Da un punto di vista prettamente tecnico non c’è nulla da eccepire: la fotografia è di prim’ordine e l’ambientazione è ricreata piuttosto bene. Ma a ben vedere il tutto sa troppo di artificioso e poco credibile. La Pike imbruttita e con un solo occhio si mangia a colazione un più modesto Dornan mentre Tucci non va al di là di una comparsata di lusso. Impressionante la somiglianza dell’attore che interpreta Gheddafi. Con pregi e difetti, non male dopotutto.
Herrkinski: Riallacciandosi principalmente al quarto episodio, ma continuando a trovare nuovi punti di contatto anche con tutti gli altri capitoli, Saw V offre un'ulteriore evoluzione della vicenda; è ormai completamente attivato un meccanismo che rende l'intera saga non dissimile dai molti serial-TV tanto in voga oggi, in cui non si capisce più nulla se si perde una puntata. Quindi un prodotto esclusivamente per fans; più lineare e interessante del precedente episodio, decisamente splatter come al solito, con un finale che più aperto non si può.
Fauno: Non è chiaro se il regista si volesse accanire contro il ventennio fascista, specie nella scena del suggeritore nella solenne orazione, o si volesse limitare a colpire gli eterni difetti dell'alta borghesia con la demonizzazione di una zitella al solo scopo di sfilarle i suoi averi o, infine, biasimare la follia della guerra contrapponendo la zitella medesima che svergina e si fa sverginare dai nipoti, onde dissuaderli ad andare in Abissinia. Al di là di questo dubbio lo squallore è integrale; si salvano solo i botta-risposta all'interno di un bordello...
MEMORABILE: Gli sguardi da diva sul viale del tramonto della Asti, scelta molto bene per il suo ruolo.
B. Legnani: Quasi tremendo. Si finisce perché Vianello e Chiari dànno, qua e là, un tono surreale alla flebile presa in giro delle rivoluzioni latino-americane che non fa mai ridere. Tognazzi ripete la gag dello stuzzicadenti. Una delle donne è la Keil, biondissima e trecciuta, assai prima di essere Amalasunta. I punti più bassi sono i “lacrimogeni” (sonatori di musiche tristi), l’orrendo "deus ex machina" delle pulci (il plotone d’esecuzione sbaglia la mira perché intento a grattarsi) e la marcia verso la capitale, la cui strada è asfaltata!