Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Giùan: Fresca commedia borgatara e al contempo film-specchio di quella che si avviava ad essere l'italia del Boom: povera (ancora per poco) ma bella (dentro e fuori). Risi, insieme agli sceneggiatori Franciosa e Festa Campanile, ebbe il merito di portare sullo schermo una generazione di ragazzotti sfaticati, allupati, ma in fondo legati ai valori tradizionali (Arena e Salvatori), di ragazze sfrontate ma pie (Allasio) e di giovinette imbelli ma tenaci (Panaro e De Luca): insomma un nuovo che veniva da lontano e che i panni sporchi voleva continuar a lavarli in casa.
Bruce: Migliore del primo: questo almeno è un film per ragazzi. La violenza si esprime solo nei primi cinque minuti, quando il redivivo e cattivissimo John Steiner riesce ad uccidere tre buoni, compresi il piccolo padroncino di Zanna Bianca, il cui corpo viene legato ad un ramo e messo in cima ad un albero per sfuggire ai lupi. Superato questo scoglio, il film diventa godibile, con il giusto mix di comicità, avventura e suspence che può piacere a tutti, grandi e piccini. Molto belle le riprese sulla neve con le slitte trascinate dai cani nel finale.
Daniela: Western atipico, il migliore fra quelli di Burt Kennedy: formidabile l'inizio, con un pistolero pazzo mette a ferro e fuoco un paesino senza pronunciare un parola, pittoresca con spunti umoristici la parte centrale secondo lo stile tipico del regista, inaspettato il finale beffardo. Particolari anche i personaggi: Ray sembra uscito dall'inferno, Rule è posseduta dallo spirito della vendetta, Fonda dovrebbe impersonale un uomo considerato vigliacco ma i modi pacati, propri dell'attore in età matura, rendono difficile crederlo creando una contraddizione intrigante, destinata a restare irrisolta.
MEMORABILE: Ray, sempre senza dire una parola, prima accarezza il volto della prostituta e poi gli strappa il vestito
R.f.e.: Da ex-bambino che guardava rapito i documentari disneyani della serie "True-Life Adventures" e, anni dopo, la trilogia cinematografica de "La grande avventura", nonché sincero amante della natura selvaggia (in particolare nord-americana e canadese), non potevo non apprezzare questa deliziosa serie-tv - una delle poche, insieme alla diversissima L'uomo dell'U.N.C.L.E., che seguii sino alla fine - la quale ti faceva venir voglia di dedicare il tuo tempo libero a Riserve e Parchi Naturali. Un ricordo tenerissimo, mi piacerebbe tanto rivederla!
B. Legnani: Ha buona fama, ma è rovinato da trama incomprensibile (Giusti nel Dizionario si guarda bene dal provare a narrarla...). Funziona nelle piccole cose (un po' di sadismo, qualche "parolinata", trovatine seminascoste come il personaggio di Pesce, che si definisce "pesce piccolo"), non nelle grandi, a partire dalla rigidità di Garko, stonata col tono scherzoso affiorante: meglio s'adatterebbe a una cupezza completa. Meglio Serato, Jaspe e Lulli. Nella trama gialla richiami a Holmes (il terriccio) e a Ellery Queen (il messaggio in punto di morte).
Galbo: Commedia non trascendentale ma molto divertente, remake di un film americano degli Anni Trenta. La forza del film sta tutta nella simpatia degli interpreti, dal grande Walter Matthau alla brillante Julie Andrews, fino a Tony Curtis, negli inediti panni di un cattivo (ottimi anche tutti i caratteristi). Il regista Walter Bernstein conferisce alla pellicola i giusti toni (e ritmi) della commedia brillante, coprendo in alcuni punti una sceneggiatura non proprio impeccabile.
B. Legnani: Cose splendide (incipit, finale coi primi piani, flashback) accanto a rese discutibili (il poker è desolante e i reiterati '30" per uscire!' non scherzano mica). Inquadrature curate, talora delizianti, ma la resa attoriale, tolti Van Cleef e Horst Frank, è mediocre, a partire da Dentice e dall'acquosa Darel. Nella vicenda il filone d'oro viene "messo lì" al punto che, quando arriva la strage, si resta sorpresi. Musiche bellissime, compresa quella che chiude il film (per Giusti ci hanno messo mano i De Angelis). Da vedere senz'altro, perché le non poche cose belle che contiene lo meritano.
Herrkinski: Il personaggio un po' ingenuo, che si invaghisce di ragazze "impossibili" e si mette in situazioni più grandi di lui, è un classico della cinematografia di Verdone; questa è una delle sue prime prove sull'argomento e rimane forse una delle più spontanee. Grazie a una recitazione più misurata dei primi lavori ma comunque spassosa (diventerà in seguito una caratteristica dell'attore), Verdone riesce a condurre con un buon ritmo questa vicenda sentimentale che non manca di strappare qualche risata. Molto bravo Bracconeri, perfetta la Hovey.
Rambo90: Uno dei migliori film di Seagal (ma parlo da fan), è una specie di rifacimento del capolavoro di Pollack Yakuza, la storia infatti ricalca molte situazioni di quel film. Le scene d'azione sono davvero buone, soprattutto il crescendo di violenza finale dove finalmente la rabbia del protagonista si scatena. Steven sembra più in parte rispetto ai film che ha interpretato dopo e gli viene affiancato il simpatico Davis che da qualche tocco di umorismo alla coppia. Per gli amanti dell'action è un film da vedere sicuramente.
MEMORABILE: "Stai facendo un errore", "Tu lo hai già fatto!"
Xamini: Amalgama costruita ad arte per compiacere il gran numero di spettatori, The millionaire non manca di essere in ogni caso interessante; lo è nel [neo]realismo con cui cerca di mostrare l'India (il bravo Boyle arriva anche a usare una CanonCam per cogliere più autenticità possibile e infatti gli spettatori indiani non hanno gradito). Lo è nella costruzione, nelle inquadrature e nel montaggio, aspetti che mostrano certamente talento. Cade purtroppo sull'epica artefatta di certe scene (l'assalto ai musulmani) o allorché prova a stemperare il ruvido impatto iniziale con un po' di prevedibile miele. Fosse stato un filo meno compiacente...
Galbo: Non fa gridare al miracolo, ma non è neanche totalmente disprezzabile questa commedia di Luca Lucini il cui tema è in fondo quello delle famiglie allargate. La storia ha una certa prevedibilità di fondo ma i personaggi sono ben tratteggiati, e il contrasto tra le protagoniste (complice la bravura e l'affiatamento delle attrici) reso efficacemente. La prima parte funzione di più, nella seconda prevalgono i temi più "zuccherosi". Nel complesso non male.
Redeyes: Ed ecco l'amico adamantino in preda alla crisi esistenziale, esiziale e i mostri di un passato atomico che riaffiorano attraverso giapponesi scenari. La storia è a metà strada fra un action movie classico e giochi di mutanti, ma non incide né in un verso né nell'altro. La stessa velenosa nemica non ha appeal e il robot indistruttibile è piuttosto goffo. Il pregio del film è riportare Wolverine alle origini (vedi artigli e il contro finale anticipatorio).
MEMORABILE: La lotta sul "proiettile" ferroviario.
Gestarsh99: Col suo ricorsivo bombardamento di gloriosità e prodezze sacrificali, questo indigeribile mappazzone militaresco sfibrerebbe anche il più volenteroso adoratore maccartista degli Armageddon gringocentrici. Differentemente da Battleship, qui non trapela nemmeno un un sorrisetto ironico sdrammatizzante: Liebesman la prende in serietà come se stesse girando il fanta-remake di Black Hawk down o Salvate il soldato Ryan, ingravidando senza profilassi tutta l'azione di retorici eroismi e agiografici affreschi sulla tempra monolitica propria dei Marines. Altro sale sull'America ferita delle Twin Towers.
MEMORABILE: L'epilogo eroisticamente bellicista e super-patriottico.
Deepred89: Biopic filologicamente trascurabilissimo ma dal discreto impatto emozionale, con una classicissima storia di ascesa, declino (con annessi vizi e dipendenze) e rivalsa in cui la buona scrittura e la regia attenta riescono a trascinare lo spettatore nel flusso senza fargli troppo percepire il senso di déjà vu. Cast mediamente notevole, col vertice rappresentato da Gwilym Lee, un Brian May espressivo e somigliantissimo all'originale. Per gli appassionati del gruppo, i brani più noti fino al 1985 sono grossomodo presenti, in ordine un po' casuale.
Maxx g: Film commovente tratto da una storia vera, ha il suo punto di forza nelle interpretazioni di Robin Williams e Robert De Niro, quest'ultimo straordinario nelle parti (e non era facile) di un paziente. L'abilità di Penny Marshall è quella di non cadere nell'ovvio e nel patetico, anche se un maggiore approfondimento del personaggio del medico non avrebbe certo guastato. Merita di essere visto. Valido.
B. Legnani: Tiene benino fino al "suicidio", poi cala e non si risolleva più (**). Le cose migliori sono pertanto neI rapporti con Svampa e con la moglie e nelle battute da "padrone" e da "povero-primo periodo". Pozzetto fa (bene ) Pozzetto, la Muti è mediocre come sempre, Mazzarella bravissimo (ma il suo personaggio viene presto a stancare). Confezione curata, ma era lecito attendersi di più.
Nando: Un solido thriller che inizia con il mondo dei rave clandestini per giungere a una contorta vicenda di ragazzi scomparsi nel nulla. Un Pesce quasi monumentale tracima nella sua interpretazione disperata che si contrappone a un Popolizio laido come non mai nonostante la divisa. Nel complesso una pellicola di ottimo livello che tra visioni, scene appropriate e finale a due facce espleta il suo compito.
Caesars: Simpatica commedia ben diretta dallo specialista Steno ed altrettanto ben interpretata da Pozzetto e Massimo Ranieri. La prima parte, nella quale si delinea il personaggio di Gandi (Pozzetto), militante comunista tutto d'un pezzo, e del suo incontro con l'omossessuale Cludio (Ranieri) del quale ignora la vera natura, è la più riuscita; poi nel finale il film si siede un po', rimanendo comunque piacevole. Visto a quasi trent'anni dalla sua uscita mantiene comunque una freschezza non comune. Veramente splendida Edwige Fenech.
Puppigallo: Il problema di queste pellicole con sceneggiatura modello base è che, non appena l'attenzione si sposta dai mordaci mostriciattoli rotolanti agli attori, quel poco di interesse svanisce (specialmente quando questi ultimi aprono bocca e danno fiato). Sembra più un'operazione nostalgia, tra l'altro di una saga non certo tra le migliori. Qualcosa da salvare c'è, ma è davvero troppo poco; e inserire l elemento "buono", alla Gremlins, non basta. Evitabile.
MEMORABILE: Lo sceriffo in macchina alle prese con due critters; La cornamusa suona, ma il proprietario sta "poco" bene; La mega palla multidentata.
Il Gobbo: Moraviata di un Damiani insolito ma qui e là fuori registro. Pagati tutti i possibili tributi ai cliché dello pseudo-thriller intellettuale d'epoca (per fortuna con un certo ritegno nei dialoghi) il film è purtroppo di una lentezza festivaliera, e non sempre al riparo dal ridicolo involontario (le mises di Proietti... ). Per fortuna la Spaak (notevoli le scene body-art) e la Bolkan, entrambe in forma smagliante, restituiscono quanto il cast maschile toglie. Nel finale una giovane Malisa Longo.
Rambo90: Divertente film di Salce, di culto soprattutto per il suo modo di riprendere la realtà delle compagnie d'avanspettacolo (ben tre anni prima di Polvere di stelle) a metà fra parodia e realtà. Bellissima la Buccella, perfetta nel ruolo della protagonista e coadiuvata da uno stuolo di personaggi memorabili: Giuffrè/Silver Boy, Valeri/Pola Prima, Salce/Farfariello, la Melato e Pippo Franco come coreografo gay. Simpatici i numeri musicali, un po' scollegato tra un momento e l'altro ma buono.
Ruber: Divertente commedia in salsa veneta/maghrebina, che gioca tutto sul confronto/scontro tra una piccola comunità mussulmana di Venezia e un'avvenente parrucchiera che ha preso la moschea facendone il suo negozio; da qui tutta una serie di trovate tragicomiche del gruppo per vendicarsi. Kamkari sa affrontare con leggerezza un tema di attualità, ma va detto che non tutto fila liscio: in alcuni momenti il film arranca e risulta poco fluido, per contro in altri riesce a divertire. Nel cast spiccano il sempre bravo Battiston e la sexy Buquet.
MEMORABILE: Battiston che come estremo gesto vuol fare il kamikaze, ma lo zainetto è solo un giubbotto di salvataggio con tanto di fumogeni! ("maledetti cinesi"!)
Homesick: Secondo capitolo della trilogia dedicata a Spirito Santo, interpretato da Vassili Karis e poggiante su storie e personaggi strampalati che torneranno nel più bizzarro e interessante terzo episodio. Il tono scanzonato e le performances trash delle cinque “canaglie del West” (Capitani, Cianfriglia, Berti, Capanna, Funari) non cessano neppure nelle scene più violente, che non risparmiano ammazzamenti. Abbonda il turpiloquio e in una scena si canta pure l’Inno di Mameli!
Prendendo spunto dal titolo del classico di De Sica I bambini ci guardano, Guidi Leoni ci porta al giardino zoologico di Roma (oggi Bioparco) e immagina che non siano solo gli ospiti a osservare interessati gli animali ma anche viceversa. Pavoni, lama, tigri, tucani quindi parlano (o per meglio dire pensano, anche se poi tra loro comunicano), prendendo spesso spunto da quello che intorno a loro ascoltano, per imbastire improbabili discorsi nei quali lo sforzo degli autori diventa soprattutto quello di cercare in qualche modo di...Leggi tutto fingere che lo stiano facendo realmente. Vi è di conseguenza uno studio del labiale, dell'atteggiamento, dei movimenti per inventarsi quello che gli animali potrebbero dire agendo in un determinato modo, "costruendo" su ciò dialoghi e monologhi. Fuori dalle gabbie, in alternanza, il nutrito cast si lancia in brevi sketch talvolta interagendo idealmente con chi stanno osservando: come Ave Ninchi, che mentre si sofferma di fronte a un (piccolo) elefante vi solidarizza con bonaria autoironia cominciando a discettare di diete, peso forma e cellulite. Analogamente Renato Rascel, nel finale, dialoga virtualmente con un piccolo pinguino facendo riferimento alla propria bassezza da paragonarsi (non si capisce bene perché) a quella dell'animale. A differenza della collega, Rascel non può tuttavia esimersi dal cantare, così come altri faranno nel corso del film, spezzandone la monotonia con esibizioni nel verde che lasciano però il tempo che trovano. Fa forse eccezione Domenico Modugno, il quale discorrendo con un gatto (tra i pochi animali a tacere, forse perché visto come parte del mondo "reale") si produce in una canzone in siciliano meno datata delle altre, legata a uno stile che ha comunque segnato un'epoca. Tra i tanti visitatori alcuni si vedono in più occasioni (Paolo Panelli, Turi Pandolfini...), altri intervengono con un monologo (Luigi Pavese o Carlo Croccolo ad esempio), altri ancora animano siparietti amorosi di dubbio gusto, come la coppia in cui lei (la poi celebre doppiatrice Flaminia Jandolo) continua a ripetere quanto avrebbe preferito andare al cinema a vedere un film con Ferzetti. Accenni al razzismo quando si inquadrano i cigni neri con l'unico bianco discriminato o all'eterna diatriba tra Nord e Sud quando Tino Scotti in milanese dà delle terrone a un gruppo di tartarughe, piccolo e tenero colpo di genio la revisione di "Cime tempestose" ricreata per due topolini con le rocce trasformate in brughiera. Curioso il parallelo tra una pantera nera e Diabolik, con tanto di balletto omaggio in stile fumettistico (ambientato in un non-luogo ben ricreato tra colori vivacissimi ombre e luci), bizzarro l'intermezzo - con intervento di grafica sovraimpressa - in cui si pubblicizza a mo' di trailer "Il terzo uovo", parodia struzzesca del film di Carol Reed, E non poteva mancare, in questo guazzabuglio un po' caotico e in cui i tentativi di divertire cadono miseramente nel vuoto, una parentesi di metacinema: c'è infatti chi, reggendo in mano il copione, ragiona sulla miseria e povertà del film che se ne ricaverà. Il progetto è vario, le idee sulla carta non mancano, ma perlopiù si risolvono in un botta e risposta tra animali, tra uomini e - più di rado - tra uomini e animali ma in una sola direzione, visto che gli animali capiscono gli uomini (si veda l'oca o il pappagallo, offesi per come vengono presi ad esempio negativamente in facili modo di dire) ma non viceversa. Divertimento d'altri tempi, ingenuo, ragionando su un'idea che farà poi la fortuna di film come SENTI CHI PARLA (dove davvero, allora, i bambini ci guarderanno) e che – come voci degli animali - recluta doppiatori e attori celebri (si distinguono Fabrizi, la Magnani, la Matania e perfino Alberto Sordi). Simpatici i titoli di testa stampati sui palloncini, per anni e anni in vendita all'entrata del giardino zolologico di Roma e ad esso inevitabilmente associati.Chiudi
Ciavazzaro: Noiosetto. Film che ruota completamente attorno alle vicende erotiche del protagonista che rende molto felici le clienti della Pensione Amore. Tra dialoghi imbarazzanti, belle donne e continue scene "d'amore" il film risulta parecchio noioso e il tentativo di inserire la "storia d'amore", anche se per poco, non funziona granché.
MEMORABILE: Il piedino con la segretaria spiante, la cameriera che spia Borromeo e la partner.
Nicola81: Come in altri suoi precedenti lavori, Giovanni utilizza il noir per riflettere sul passato che non si cancella e sull'ineluttabilità del destino, ma stavolta tiene maggiormente a freno la retorica e, nonostante un paio di passaggi non impeccabili, la storia viene raccontata con credibilità e convinzione. Solo in apparenza la scena è tutta per Delon, perché anche i personaggi di contorno sono psicologicamente ben studiati, a ulteriore conferma della bontà di un prodotto che, pur senza far gridare al miracolo, il suo obiettivo lo centra.