Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Panza: La storia è ingenua quanto telefonata, contornata da simpatici siparietti tra Bécaud, De Sica (nell'ennesimo ruolo del dongiovanni d'altri tempi) e Valente. Le molteplici parti musicali, ispirate ai coevi musical americani, si fanno mano a mano indigeste; la loro realizzazione è certamente di livello - la tecnica a Hunebelle non manca - ma scena dopo scena questi momenti diventano sempre più lunghi e prolissi sino a giungere all'eterno spettacolo conclusivo. Tra i brani, "Incroyablement" è il motivo più orecchiabile e simpatico.
Markus: "I giorni del commissario Ambrosio" è un poutpourri di genere poliziesco, giallo e commedia all’italiana. Il film, a dire il vero, è più ricordato per essere una delle ultime interpretazioni di Ugo Tognazzi che per il suo valore artistico; in ogni caso (sulla base del romanzo “Il caso Kodra” di Olivieri Renato uscito nel ‘78), Corbucci cerca di dare un taglio moderno e paratelevisivo al film. Una certa cura nei profili caratteriali dei personaggi, ma il risultato - a mio avviso - è un po’ raffazzonato.
Alex1988: Tratto dal romanzo omonimo, "Death of a gunfighter", è un western pregno di un'atmosfera fortemente malinconica. Lo sceriffo "pistolero" interpretato da Widmark rappresenta la fine del vecchio west; simbolico il finale. Ritmo altalenante, ma la non eccessiva durata lo rende fruibile. Widmark perfetto per il ruolo.
Galbo: Commedia sentimentale per post-adolescenti dal titolo italiano furbetto: non ha infatti nulla da spartite con i precedenti film della serie, ma unicamente la stessa interprete e il medesimo regista. Storiella esile sugli amori tra una studentessa universitaria e un musicista, ha una trama scontata e una sceneggiatura banale.
Zender: Emergenza virus a Piedmont, New Mexico: il satellite Scoop è precipitato lì e sembran tutti morti. Invece no. Da qui in avanti ci si rinchiude nella base di Wildfire col gruppo di scienziati a studiare il virus e i due superstiti. Quasi un video didattico che ha il fascino della lezione spiegata bene. Dal romanzo di un Crichton all'epoca ancora in attesa di passare alla regia un film un po' troppo statico che tuttavia resta un punto di riferimento del thriller da contagio, indubbiamente ben realizzato (e recitato), teso e da seguire con molta attenzione.
MEMORABILE: Il minuscolo paesino visitato in split screen (esploratori in movimento a sinistra, vittime immobili a destra).
Alex1988: Poliziesco intriso di atmosfere western e anche "peckinpahniane", vista l'ambientazione messico-statunitense e la presenza, tra i comprimari, di Warren Oates, attore feticcio di Peckinpah. Il tema del film è più che mai attuale (l'immigrazione clandestina), ma ne è venuto fuori un ibrido non proprio riuscito. Comunque la confezione è buona e Nicholson meno istrione del solito. Buone anche le musiche di Ry Cooder.
Nicola81: Film che ha segnato la svolta nel cinema poliziesco americano e non (Lenzi lo prese come spunto per il suo Milano odia), inaugurando un cliché destinato a diventare un tormentone: quello del poliziotto dal grilletto facile e perennemente in contrasto con i superiori che, insofferente nei confronti delle procedure e di una giustizia che offre troppe scappatoie, finisce con l’affrontare i delinquenti utilizzando le loro stesse armi. Ottimi Clint e il cast di contorno. Callaghan tornerà in altri quattro film, ma questo rimane di gran lunga il migliore.
MEMORABILE: La sventata rapina in banca; Il discorsetto all'aspirante suicida; Il finale; Le musiche di Schifrin.
Gestarsh99: Classico filmettino pre-post-natalizio, che sventola scioccamente il suo banale elogio alla positività riadoperando l'abusatissimo accorgimento shadyachiano del "patto col diavolo auto-vincolante", già cotto e mangiato in commedie d'evasione quali Bugiardo bugiardo e Una settimana da Dio. Jim Carrey resta sempre impacchettato nel suo personaggino gommoso e sghignazzante e dovrà risorbirsi le sue solite 4 fasi catartiche: grigiume quotidiano/improvviso rovesciamento super-favorevole/velocissima ridiscesa a picco/lenta risalita normalizzante. A chi piace la zuppetta del giorno prima?
MEMORABILE: L'insistente vecchietta cocondomina che si libera della dentiera prima di "sollazzare oralmente" l'inesentabile Carrey...
Pigro: Amore tra due giovani (un insegnante e una ragazza), con matrimonio e bebè; lui muore, lei si risposa, ma il destino è in agguato. Bigas Luna sceglie la strada più noiosa e insopportabile per raccontare una storia banale. Anzitutto semina il film dei suoi soliti brividi erotici morbosetti da educande (molto meglio Tinto Brass); poi li infarcisce al suo solito di riferimenti culturali gratuiti (Omero!) per riempire un vuoto di senso; e infine chiama a raccolta attori che non saprebbero neanche stare in una recita parrocchiale. Insopportabile.
Pumpkh75: L’assoluta oscurità del Dark Web, se ci si sofferma a bocce ferme, è davvero un qualcosa di spaventoso e profondamente allarmante. Dispiace quindi, dopo qualche genuino e passaggio inquietante, vedere il tutto stravolto da una grossolana sfilza di panzane complottiste che se non rovinano almeno la parte di genere (la scena del tappo in fronte è un cazzottone in faccia) sviliscono però il tema con disarmante leggerezza contenutistica e commerciale. Si fa una fatica matta a seguire tutti i dialoghi di chat e pop-up vari. Che spreco.
Gestarsh99: Basta leggere il nome del regista per comprender sin da subito che per misericordia e condiscendenza non è affatto giornata. Tira brutta aria per quel canagliume in debito "iuris et sanguinis" verso una vedova disfigliata recisa dagli affetti nella maniera più infame. Sparatorie, esplosioni, scontri fisici, automedicazioni con graffette e chucknorrismi in quantità: tutto molto strong, molto sostenuto, molto ramboidale. Un revenge matrifocale da accademia oleografica, con l'imprendibile sgominatrice di gang a far da capo hooligan per la gioia e il tifo scalmanato dei tanti neesoniani da stadio.
MEMORABILE: Il sommario rattoppo della ferita tramite spillatrice; L'eliminazione del giudice corrotto.
Taxius: Il terzo e ultimo capitolo della saga di Maze runner si rivela una mezza delusione, visti i due buoni capitoli precedenti. Il problema principale è l'eccessiva durata, che diluisce non poco le diverse e ben realizzate scene action; oltretutto viene a mancare l'atmosfera misteriosa del primo e quella horror post-apocalittica del secondo. Visto il concludersi della saga abbondano i drammi adolescenziali tra addii, tradimenti e amori vari e anche questo appesantisce il tutto. Nel complesso è un film mediocre che però intrattiene egregiamente.
B. Legnani: Stucchevole commedia degli equivoci, che annoia per l’eccesso di forzature alla Feydeau (quante porte che si aprono e si chiudono contemporaneamente...) e per un’ambientazione in spazi chiusi che si fa quasi claustrofobica. Buzzanca è bravissimo, benché tutto sul “già visto”, gli altri così così. Come in tantissimi film con esterni a Milano, non manca un piccolo ruolo per l’occhialuto Guido Spadea. Evitabilissimo.
Gestarsh99: L'America s'è impigrita di brutto. Negli anni '70 la giustizia fai da te era questione individuale e un Paul Kersey se la sbrigava tranquillamente con le sue braccia; nel 2011 invece ad arrotolarsi le maniche ci pensano appositi collettivi di "massoni" coscienziosi, che "orizzontalizzano" tanto i punituri quanto gli assistiti non solventi. Nicolino Cage ci casca con tutte la scarpe e le sue sette camicie dovrà inzupparle per benino prima di sottrarsi al mulinello di paranoia e persecuzione centrifugatogli attorno. Anche se a fine lavaggio l'alone resistente di ambiguità eversiva resta bello che vistoso.
Ruber: Action a basso costo girato in terra canadese che vede il classico poliziotto messo a riposo forzato per precedenti vicende a far da guardia del corpo a un giudice donna sotto attacco terroristico. La coppia Pullman/Olin se la cava bene, anzi insieme reggono tutto il film sulle loro spalle pur con una sceneggiatura non certo originale; ci sono diversi momenti di action molto ben costruita, ma il tutto sembra una copia carbone di altri film del genere.
B. Legnani: Decamerotico molto tardo, ma ancor più tremendo che tardo. Davvero non si sorride mai, come fa prevedere il primo tentativo di battuta: Martufello dice di essere andato a Gerusalemme perché aveva capito "crociera", non "crociata". Si continua battendo il tasto degli anacronismi e degli assurdi camera look. Disastrose la Badescu e la Roccaforte (la Cavagna è la meno peggio). Vastàno fa Vastàno, mentre il protagonista Martufello non regge il film, ma sarebbe stata impresa titanica pure per Ruggero Ruggeri. L'unico a recitare è Spaccesi.
Pigro: Il corto rimane a metà strada tra lo sperimentalismo di A propos de Nice e il cinema poetico dell'Atalante. E' sicuramente potente l'idea di raccontare la forza ribelle dei ragazzini insofferenti alle regole scolastiche, e alcune immagini sono simbolicamente azzeccate (la fuga sui tetti). Interessante che la sregolatezza infantile si trasformi in sregolatezza della forma cinematografica, ma Vigo non riesce a governare le sue intuizioni come invece fecero prima di lui ben altri maestri dell'anarchia antiborghese come Buñuel o Cocteau.
Il Gobbo: Alle prese con un personaggio albionico i perfidi franzosi optano per la parodia spinta. Malgrado il livello non sofisticatissimo - anzi, a tratti decisamente infantile - delle gag e l'attenzione a non tralasciare nessuno stereotipo possibile (specie nella parte siciliana) il risultato non è del tutto disprezzabile. Merito di un buon ritmo e di un cast folle, che ricostituisce il tandem Murgia/Capannelle, e schiera la Carrà mora, in negligé e assatanata.
B. Legnani: La traduzione maccheronica del titolo (=film disastroso) dice la verità. Se questo è l'umorismo che proviene dal paese a stelle e strisce che sta dall'altra parte dell'Atlantico è lecito vedervi l'ennesima crepa dell'egemonia statunitense sul mondo. Non so se il film sia uscito nelle nostre sale e, in caso affermativo, se sia stato un successo. Se così non è avvenuto, un po' di speranza per la cultura occidentale viene dalla cara Europa. Più che triviale, il film è grossolano, inutile e fatto male. Dire di più sarebbe fiato sprecato.
Galbo: In un continuo alternarsi tra realtà e finzione scenica, Gaglianone presenta "spaccati" di vite faticose e spesso drammatiche di un gruppo di extracomunitari in una classe “gestita” dal maestro Mastandrea. Il film ha il pregio della sincerità consentita dalla forma di narrazione e dalla spontaneità degli interpreti. Entrando nel quotidiano dei personaggi è impossibile non provare empatia per la loro condizione nella quale si riflette quella che si intuisce difficoltosa del loro leader. Verità e non pietismo. Mastandrea straordinario.
Xamini: Amarezza e solitudine da un punto di vista adolescente, laddove dovrebbero esserci il calore di una famiglia e l'allegria degli amici. Eppure il film non diventa patetico: ben lontano dal commiserarsi, Doinel versa non più di una lacrima e persevera, umano (nel colloquio con la psicologa fuori campo più che in ogni altro momento), nella sua ricerca di indipendenza e nel suo caparbio anelito di libertà. Con un po' di immaginazione, ci si potrebbe vedere una metafora dell'esistenza.
MEMORABILE: La sensazione di abbandono che travolge lo spettatore ma non il ragazzo tranne, forse, nella splendida immagine finale.
Caesars: Non riesce a divertire più di tanto questa commediola interpretata da Tina Pica. Rimasta vedova (ma il marito era sparito da più di 30 anni) la Pica eredita un'isola nel Pacifico. Vi si reca con la nipote e un paio di assistenti e lì si genereranno varie "avventure" con la popolazione locale, in aiuto della quale arrivano Tognazzi e Memmo Carotenuto. Tipico rappresentante di prodotti che si facevano una volta, vale più come documento storico del cinema che fu che per valore proprio.
Digital: Testimone di un omicidio, Louise Graham (una Piper Laurie nel fiore degli anni) si è rifugiata in una piccola cittadina del Montana. Qui viene raggiunta da due uomini: un killer che la vuol fare fuori e un'agente federale che la vuol proteggere... Altro film griffato Rko che mescola amabilmente vari generi cinematografici: dalla commedia allo spionistico, passando per il catastrofico (è ciò non stupisce più di tanto visto che a produrre è Irwin Allen). Una regia di mestiere al servizio di una storia semplice ma decisamente intrigante.
Galbo: Scritto (e diretto sebbene non sia stato accreditato) da Orson Welles, è un piacevole film di genere spionistico avventuroso. L'ambientazione conferisce un tocco di gradevole esotismo alla vicenda che è ben scritta e diretta, oltre che interpretata da un ottimo cast.