Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Panza: Mescolare il film di genere scolastico più greve (i soprannomi fra amici, gli scherzi al professore...) con il filone giovanilistico tipo Sapore di mare (siamo proprio nel 1983) per cercare di cavalcare entrambi i fenomeni non è stata davvero una bella idea. Si assiste, pare di sognare, a una scenetta volgarotta e poco divertente e - zac! - una canzone di Mina (si sente "Renato"): la cosa non funziona proprio. Tecnicamente non vale poco anche a causa di una fotografia piattissima e da una regia assai spenta. Protagonista antipatico, gineceo ricco.
Caesars: Interessante tentativo, anche se indubbiamente non del tutto riuscito, di trasportare su grande schermo la tipica formula di "Mai dire..." della Gialappa's Band. Per far ciò sono stati chiamati a raccolta un gran numero dei collaborastori storici dei 3 conduttori e la colonna sonora è stata affidata agli amici "Elio e le storie tese". Difficilmente l'umorismo che funziona in tv funziona anche al cinema, questo rimane comunque un esempio tra i meno disastrosi. Tutto sommato consigliato solo ai fans.
Herrkinski: Si può dire di tutto sul povero Franklin, a cui spetta il compito di dare seguito a un capolavoro del cinema thriller oltre 20 anni dopo, ma sarebbe stato difficile fare meglio di così. Questo sequel infatti è ottimo e a parte un finale un po' tirato via, la sceneggiatura del bravo Holland regge; Perkins e la Miles ritornano e sono convincenti come la prima volta, la Tilly fa un buon lavoro e la regia è solida e risoluta, in grado di mantenere alte attenzione e suspence. Molto curata anche la confezione e le location; ne è valsa la pena.
Digital: Dunque, vediamo, in questo western si possono trovare il bandito che si redime, il prepotente di turno che si vuole allargare territorialmente, il fuorilegge che intende uccidere l'integerrimo sceriffo locale... Fatta la conta di tutto ciò che è presente, si può benissimo dire che il film fa dei cliché il suo credo, il che denota scarsa originalità. Meglio la parte iniziale: ha più mordente, con una bella sequenza di sparatoria; ciò che viene dopo è solo un lungo, estenuante preludio allo scontro finale bandito-sceriffo. Fortuna che dura poco...
Galbo: Appreso della malattia grave e rara (l'adrenoleucodistrofia)che ha colpito il loro bambino, due genitori studiano una possibile cura. Diretto dal regista australiano George Miller e tratto della vera vicenda dei coniugi Odone, il film si muove sul terreno pericoloso del dramma strappalacrime ma l'effetto stucchevole è quasi sempre evitato grazie alla recitazione asciutta e poco autoreferenziale dei due protagonisti. Esempio di cinema poco appariscente ed accattivante ma piuttosto serio e rigoroso.
Ciavazzaro: Doris Day radiosa e convincente come al solito per una divertente commedia, diretta dal buon regista Hy Averback. Buono anche il cast (c'è pure Terry Thomas), merita sicuramente la visione: commedie così vanno conservate gelosamente. Promossa a pieni voti.
Giùan: Comincia come Il tesoro della Sierra madre hustoniano e termina come Sfida nell’alta Sierra di Peckinpah, dipanandosi nel mezzo come un dramma d’azione psicologico connotato da venature omosessuali ed edipiche. Originale western di Capitani, che può contare sulla estrema caratterizzazione (tangibile la presenza di Di Leo nello script) dei quattro personaggi principali: due vecchie pellacce (Heflin/Roland) arrampicate sia pur con le unghie a un codice etico e due “ragazzi interrotti” (Hilton e Kinski) legati da un rapporto morbosamente vampiristico.
MEMORABILE: L’inizio in miniera; Le crisi malariche di Roland.
Galbo: Autore in passato di opere di rilevo, il regista Annaud tenta la carta del kolossal arabeggiante il cui ovvio modello di riferimento è Lawrence d'Arabia. Manca tuttavia al film del regista francese l'ampio respiro del capolavoro di David Lean. Benchè il film sia adeguatamente realizzato infatti, la storia è piuttosto asfittica e i personaggi (praticamente tutti maschili, rimanendo le donne relegate sullo sfondo) poco interessanti e non adeguatamente approfonditi. Rimane un certo gusto visivo e la capacità di realizzare scene di massa.
Markus: Cinquantenne divorziato e un po' retrogrado si fa convincere ad acquistare uno smartphone dai cinesi. Ben presto s'accorgerà che il telefono ha la virtù di far tornare indietro di un minuto per… "corriger la fortune". L'esordio nel lungometraggio per Francesco Mandelli senza l'altro "solito idiota" non è dei più felici: l'idea in sé poteva dar adito a singolari e spiritose situazioni-limite, invece non si va mai oltre a un silente ghigno. Max Giusti protagonista (anche sceneggiatore) riesce solo in parte a risultare convincente sotto il profilo comico.
Pigro: Un naufrago che sopravvive a temperature impossibili, ovvero la storia vera di un supereroe nascosto dentro un uomo qualunque. Non c’è dubbio che è l’incredibile storia in sé a sostenere il film, ma anche il tono dimesso e anti-hollywoodiano, che prima ci immerge nelle acque gelate che sono luogo di lavoro per umili pescatori e poi osserva con discrezione lo stordimento del protagonista di fronte al clamore per la sua semplice lotta per la sopravvivenza. Che è quella dell’intera Islanda che combatte contro una natura impervia.
Ruber: Film che mescola la musica al rapporto difficile e morboso tra una donna diventata madre troppo giovane, totalmente irresponsabile, cantante di scarso rilievo che non ha sfondato, e il figlio, a differenza di lei talentuoso e che sembra le faccia quasi da genitore. La regista scrive una sceneggiatura che partendo dal rapporto tra madre e figlio si sviluppa tra traguardi mancati e possibili promesse. Non senza difetti (a volte si insiste troppo sul rapporto tra Bobulova e Piavani), il film ha un cast di tutto rispetto che si muove tra attrici esperte e attori emergenti di qualità.
B. Legnani: Deludente Totò & Peppino che, dopo una discreta partenza, ripete in maniera sistematica i continui e interminabili battibecchi fra i due protagonisti maschili, i cui personaggi non riescono a risultare simpatici. La vicenda si avvita su sé stessa e, sorprendentemente, il film respira proprio quando intervengono interpreti terzi (Tieri, Castellani eccetera), rubando spazio ai due grossi nomi. Si arriva in fondo con fatica. Bella la Gray, deliziosa la Gajoni.
MEMORABILE: Totò, che apparteneva alla Gran Loggia d'Italia, vede una grande pietra e la chiama ripetutamente "Massone".
Nando: Commedia degli equivoci che vede uno scatenato Hoffmann sdoppiarsi in maniera pregevole. La dura vita di un attore che s'inventa attrice ottenendo uno strepitoso successo ma che deve fare i conti con il proprio cuore. Valido lo sviluppo narrativo che si avvale anche di un'eterea Lange.
Caesars: Mi spiace dirlo, ma da questo Polanski mi aspettavo qualcosa di più. Non che il film non abbia qualche momento godibile, ma sostanzialmente è un gioco al massacro abbastanza prevedibile, seppur nobilitato dalla performance dei quattro splendidi attori. A mio avviso le parti più riuscite restano il prologo e l'epilogo, entrambe ambientate nel parco coi ragazzi inquadrati da molto lontano, dove risiede il vero messaggio della pellicola. **!
Pumpkh75: Sotto i plumbei cieli d’Irlanda si diffonde una epidemia sanguinaria ma, se il mentre sono solo incubi e ricordi, quel che viene raccontato è il post: temi universali (l’accettazione del diverso, l’ambiguità intrinseca del concetto di mostro, il dolore della malattia), radici politiche (lapalissiani i riferimenti all’IRA) e oltremodo una capacità di storia e attori di amalgamare le emozioni, tant’è che gli effetti speciali quasi si eclissano ed è una scelta che non scalfisce la visione. Perfetta la simbiosi tra Tom Vaughan-Lawlor e il rancore del personaggio. Promosso senza dubbi.
Rambo90: La storia di Sam Childers, ex delinquente che, abbracciata la fede in Cristo, ha costruito un orfanotrofio in Sudan per aiutare i bambini africani durante la guerra civile. Un biopic non troppo pesante, anzi scorrevole nonostante la lunga durata, traghettato dalla buona performance di Butler e dalla regia di Forster che non indugia su particolari troppo deprimenti ma preferisce soffermarsi sul percorso del protagonista. Il tema della guerra emerge pur restando sempre sullo sfondo delle storie personali. Buono.
Cotola: Non discuto della veridicità del film, non conoscendo bene il personaggio: ma mi sembra però di poter dire che al netto di tutto, la regista ci regala un ritratto d'artista e di donna che sa regalare allo spettatore dei bei momenti (musicali ma non solo) che in
qualche caso si fanno persino emozionanti. Merito anche di una bravissima Trine Dyrholm.
Musica ben dosata e mai invasiva, per quello che si può definire un buon film. Forse un po' eccessivo il premio per il miglior film nella sezione Orizzonti di Venezia 2017.
Markus: Da New York a Roma per questioni... di mafia. La storia, almeno nell'incipit, riprende a con poche varianti Mafioso di Lattuada, ma poi una volta in Italia prende la via d'una commedia un po' stiracchiata solamente sostenuta dalla bravura degli interpreti e dal mestiere del regista. Alla base la vicenda è ben poca cosa, relegando la pellicola a una storia di basso profilo artistico. Giuffrè versione sicula convince, così come l'avvenenza della bella e spontanea Tiffin a un passo dal suo (quasi) addio al cinema.
Giùan: Va che bella sorpresa! Biagetti prende la traccia del Coltello polanskiano bagnandolo in una schiumosa acqua lounge e trasformando l'isola rossa di Santo Stefano nel salotto di Madame Verdurin, dove tre alternative muliebri son pronte a farsi la pelle in un gioco di intelligenza e sensualità il cui cotè mondano è tanto spietato da compendiare pure un tragico finale. Superbo tris di corpi (come di indole) femminili, con l'acerba Politoff presa tra due "fuochi" (Loncar e Cohen) di trocaica sinecura. Pani e Orsini di ispirata, naturale e necessaria antipatia.
MEMORABILE: La Politoff alla sorella Beba Loncar: "Ti odio con tutte le mie forze"; L'interrabang: punto esclamativo/interrogativo; Il finale.
Minitina80: Cohen, nelle duplici vesti di regista e sceneggiatore, scrive e traspone una storia grezza che mischia horror e fantascienza con qualche traccia lontana di poliziesco. Non è impresa da poco e qualche passaggio a vuoto non può mancare, ma nella folta schiera della cosidddetta serie B non sfigura affatto. La creatura mostra i segni del tempo, però l’uso sapiente che ne è stato fatto è da apprezzare. Nel complesso non è male.
MEMORABILE: "Non le vendono le pistole con i coglioni, dovrai tirare fuori i tuoi!"