Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Panza: La tavanata massima è stata di costruire attorno a Little Tony un'irritante aria da marpione sempre pronto a tacchinare le donne con battute incredibili ("Il mio cane è una guardia del corpo" "Lasci che glielo guardi io il corpo"). Se poi aggiungiamo che mezzo film sembra il film delle vacanze del cantante e che la sceneggiatura inventa ogni occasione per farlo cantare, si capirà che il film è davvero noiosissimo, vista anche la gravosa mancanza di caratteristi adatti (Agus insipido). Little Tony canta un po' troppo.
Galbo: Tratto da una commedia di un anonimo del '500, il film di Mauro Bolognini ne cambia totalmente la natura convertendola in una pellicola drammatica ed erotica e lasciando per strada il carattere allegro-boccaccesco. Ne deriva un film dimenticabile ed inutile, simile a molti altri e privo di personaggi di spessore e di interesse per lo spettatore. Attrici avvenenti e personaggio maschile insulso.
Galbo: In un laboratorio di Chicago viene mnessa a punto un importante scoperta molecolare ma l'attività viene presa di mira da servizi segreti deviati. Action non particolarmente degno di nota se non per la presenza del grande e carismatico attore Morgan Freeman. Per il resto si tratta del solito film segnato da azione adrenalinica, esplosioni ed inseguimenti non particolarmente originali e sempre ad alto tasso di improbabilità sia pure realizzati con discreto senso del ritmo. Parecchie somiglianze con il ben più riuscito Il fuggitivo.
Daniela: Negli anni 30 una giovane donna lascia famiglia e fidanzato per diventare suora missionaria in Africa. Carattere fiero ed indipendente, già dal noviziato trova molta difficoltà ad adattarsi alle rigide norme monastiche... Meno banalmente edificante di quel che si potrebbe immaginare, considerato soprattutto l'epilogo, un film dalla struttura complessa che soffre di un ritmo altalenante e di troppi stereotipi nella parte ambientata in Congo, ma contiene buone pagine ed evita facili derive sentimentali. Bella confezione e buona prova del cast con Hepburn intensa in un ruolo difficile.
Giùan: Prima delle due pellicole dello strepitoso binomio comico dirette da Mattoli (verrà Signori si nasce). Stilisticamente è un film ad episodi "velato", con i vari aneddoti che han come comun denominatore le ossessioni femminili (ma non solo). Forse la durata è eccessiva e Totò e Peppino appaion appesantiti, eppure la cadenza ineccepibile di Mastro Mattioli è in grado di conferire al Duo un'aura di martiri della civiltà dei consumi a cui si guarda quasi con compassione, tanto son fuori tempo e luogo. Lo guardavo sempre col nonno: quanta malinconia nel comico!
MEMORABILE: Il virtuosistico duetto Peppino/Riva: "una pennellata e una rilassata"; "Orfanellli, orfanellli..."; Carosone; Udite udite "Il calypso melody" di Dorelli.
Nicola81: Il mondo non è perfetto, tantomeno poteva esserlo il violento e bigotto profondo Sud americano. Anziché sulla caccia all'uomo, il racconto si focalizza sullo strano rapporto che viene a crearsi tra un evaso tutt'altro che esecrabile (infatti lo interpreta un Kevin Costner notoriamente inadatto per i ruoli da cattivo) e un bambino soffocato dalla rigida educazione materna. Approccio talvolta semplicistico, ma in grado di emozionare. Clint si tiene umilmente nelle retrovie, non male la Dern anche se il suo è forse il personaggio più forzato.
Undying: Incredibile esemplare di cinema che non esiste, tutto girato sullo schermo di un PC (con chat tradotte, per fortuna, in italiano) che vede i protagonisti (apparentemente grandi "amici", in realtà antagonisti) saltare da Skype a Facebook, alle prese con la loro (in)coscienza e costretti a meditare su un suicidio (indotto dal bullismo cibernetico). L'idea non era male, affatto, ma vedere questo prodotto su un monitor 4K ultra HD sa tanto di presa in giro per lo spettatore, qui alle prese con qualità video mediocre e connessione internet a scatto.
MEMORABILE: La ragazza ibernata, ferma come una immagine mentre il cellulare squilla con vibrazione sul tavolino...
B. Legnani: Peccato per il bruschissimo calo dopo 60' (terribile la parte con le squillo-suore), ma rest un film più che decente (assai meglio di Spaghetti a mezzanotte), con un Banfi in grandissima forma, che dà il meglio di sé nelle dinamiche framiliari. Cavina gli fa da spalla quasi impeccabile, mentre la Fenech è la più incredibile cantante rodigina che si potesse immaginare, ma alla Fenech del 1981 si perdona tutto, proprio tutto. La sarta con gli occhiali è Rita Caldana, che qualcuno anni fa riuscì a confondere con Rita Calderoni...
Gestarsh99: Tra sciacallaggio atomico e revisionismo storico. Il disastro nucleare di Fukushima drizza le orecchie letargiche al radiomostro per eccellenza e il contatore Geiger del box office riprende a crepitare sui big money sonanti. Per rendere meno ovvia la trama di questo rimpastino opportunistico, al putiferio catastrofico si accodano persino due pipistrellosauri simil-Cloverfield in vena di effusioni - anche sfruttando la fissa del regista per le copule extralarge - ma l'insulsaggine del concept e la carenza pretensiosa di spettacolo frustrano e innervosiscono oltre ogni immaginazione. Snobzilla.
MEMORABILE: Il tirannosaurico "mega-eroe" che si allontana all'orizzonte come l'Ethan Edwards di [f=243]Sentieri selvaggi[/f]...
Herrkinski: Una conclusione della saga che sembra guardare più al revenge-movie che ai consueti standard guerreschi dei capitoli precedenti (prototipo a parte); assomiglia infatti agli episodi più violenti de Il giustiziere della notte o a certe cose dello Schwarzenegger anni 80 (Commando su tutti), in una sorta di revival che risulta moderno solo nella messinscena spettacolare, tra CGI e derive splatter piuttosto gustose nel finale quasi horror. Tutto sommato diverte, ma risulta più un'appendice alla saga; avrebbe funzionato più come film a sè stante.
Caesars: Robert Redford ricostruisce lo scandalo televisivo che sconvolse l'America negli anni '50; fu probabilmente la prima volta che il grande pubblico ebbe la rivelazione che il "grande sogno americano" poteva essere manipolato ad arte da parte di persone prive di scrupoli, ma da ciò non è che abbia imparato poi granchè (fenomeno comunque diffuso su tutto il pianeta). Il limite del film risiede forse nella sua lunghezza e in riferimenti che lo spettatore non USA fatica a cogliere completamente, ma rimane comunque spettacolo valido e da vedere. ***
MEMORABILE: Turturro dice alla moglie (più o meno) "Che male c'è ad ingannare dei babbei", lei risponde "io ero una di quei babbei".
Paulaster: A una festina di compleanno si scatena il putiferio per una questione di sessualità. Classiche madri nevrotiche, padri assenti e modelli poco educativi. Qualche battuta si salva sul versante “bio”, ma l’ultima parte sbraca tra urla e strozzamenti vari solo per permettere la moralina finale. Foglietta a cui manca la simpatia della Cortellesi e ruolo migliore, anche se solo accennato, per la Occhionero, che in un paio di scene cattura l’attenzione. Balletto conclusivo peggiore persino di quello di Da zero a dieci.
MEMORABILE: L’animatrice col test della gravidanza; Truffaut e Cosso; La favola dei mostriciattoli; Il cobra.
B. Legnani: Tremenda pellicola di Dallamano, nella quale il puttaniere Stander (già non è granché, ma qui è al suo peggio) fa soldi vendendo i quadri di Caprioli, che sostituisce con riproduzioni (trovata mica nuova: si pensi a Soffio al cuore). Tutto serve a far sì che il peccato, ma a spettatore già estenuato, arrivi, vale a dire che Cenci (mediocrissimo) si faccia la Fenech (qui al massimo splendore). Fa quasi senso vedere Caprioli in una porcheriola del genere. Da evitare con la massima cura.
Gestarsh99: Secondo tentativo di video-adattamento dell'omonimo fumetto inglese, che linearizza al massimo il farcitissimo intreccio dell'action/thriller precedente. Qui l'esagerata seriosità si scontra con l'inappropriatezza di un cast non adeguatamente preparato (l'impassibile sostituto stalloniano sprigiona la stessa verve ridicola di un Terminenzio qualsiasi) e con un'architettura filmica manieristicamente basculante fra manhunt-movie, rinserramenti alla Carpenter e alcaloidi deliqui strangedaysiani. Tutto è diagrammaticamente prevedibile ma i popcornivori dello splatter sgranocchieranno come castori.
MEMORABILE: L'ovattato sfracellamento al ralenti della villain proiettata giù per la tromba del grattacielo...
Galbo: Quando Clint Eastwood racconta una storia spesso parla dell'America: anche in questo caso dietro la vicenda di quattro ragazzi di quartiere che formano un gruppo musicale c'è una nazione giovane e ancora "incontaminata" che il regista tratteggia con un affresco incisivo a cui contribuiscono una suggestiva fotografia e una colonna sonora di prim'ordine. Ottima anche la prova del cast, "preso" dal teatro. Nonostante la durata, il film è godibile e pur non trattandosi del miglior Eastwood è un tassello importante della filmografia del regista.
B. Legnani: Come noto, uno dei migliori esempi del decamerotico (pur ribadendo che fonte ne è il Ruzante). Siamo a livelli di sufficienza, anche perché le volgarità del testo sono fatte passare tranquillamente da un’ambientazione gradevole, da una regìa sicura (di De Sisti ho un bel ricordo del parimenti agreste Quando l’amore è sensualità) e da interpretazioni di buon livello. Gineceo splendido, con la Covello su tutte. Pure la Agren e la Tamburi riescono a recitare (la Muti, ahimè, assai meno).
Galbo: La vita e soprattutto l'impegno politico della leader birmana Aung San Suu Kyi meritava qualcosa di più del "santino" confezionato da Luc Bessson, che assurge meritatamente al titolo di regista per tutte le stagioni. Film patinato e furbamente calibrato per alternare commozione, sentimento e sorriso, il film scorre in superficie e fa solo intuire i drammi pubblici e privati della protagonista, filtrandoli attraverso una patina lacrimevole. Brava Michelle Yeoh, ma il migliore del cast è David Thewlis). Un'occasione sprecata.
Xamini: Pantomima su grande schermo, questo lavoro di Lee Chang-dong gioca a nascondere, a non chiarire, a gettare in pasto allo spettatore due piani, lasciandolo macerare nel dubbio di cosa sia effettivamente reale. Qualcosa che costringe a fare i conti con il proprio giudizio, spesso sbrigativo ma bisognoso di appigli. Quello che ci sono, qui, si rivelano in fretta fallaci ma, in ogni caso, il tutto risulta molto diluito, spesso stancante e la forza trasmessa dal trailer è solo un ricordo.
Fauno: Un'opera che descrive molto bene, anche se solo a livello concettuale, la realtà dei pascoli montani e della speculazione edilizia selvaggia della Sardegna che fu. Molto bella e coraggiosa la Rampling, ma c'è un'omertà nei sardi, nel film, che è insuperabile rispetto anche a da quella di siciliani e calabresi. La prima scena è effettivamente dura da ingoiare, ma quando poi si sentono certi discorsi e modi di ragionare, si capisce anche che una pecora morta è il male minore. Bravo anche Nero, al quale non danno ancora ruoli da imbranato e codardo.
Galbo: Raramente un'opera cinematografica è stata tanto caustica sul mondo dei mezzi di comunicazione. Il regista di American Pie, Paul Weitz cambia decisamente target e dal mondo giovanile boccaccesco e volgarotto passa al rutilante ed ipocrita universo televisivo americano, confezionando una feroce opera satirica ma anche molto veritiera sulla tv. Sceneggiatura puntuale e precisa nel riproporre l'ipocrisia e le logiche del mondo in oggetto e un cast particolarmente in forma. Satira ma non solo...
Il Gobbo: Due prestigiatori sono scambiati per i temibilissimi pistoleri Sheridan e Mason, attesi a Paradise City per liberarla da una banda che la taglieggia... Per alcuni anni il western all'italiana è stato pressochè solo un sotto-filone comico, prodotto da Emo Bistolfi, più o meno sempre uguale in trama, cast e staff tecnico. Questo è sopra la media per alcuni tocchi bizzarri e un notevole quantitativo di omicidi efferati, benché per ridere. C'è un'esplicita parodia di Rio Bravo. Bonissima la Boschero, Tony Renis canta le terribili canzoni
Cotola: Rispetto ad altri mondo si "viaggia" di meno e ci si concentra su pochi paesi, in particolare dell'Estremo Oriente. Ovviamente non mancano riempitivi inutili (si pensi al pezzo del tutto posticcio in cui si parla del fatto che la scaramanzia
e la superstizione non sono certo solo ad appannaggio dei napoletani: bella scoperta!) e bizzarrie di dubbia veridicità, ma rispetto alla media del genere qui c'è più serietà e sobrietà il che favorisce un risultato finale comunque dignitoso.
Non manca nemmeno qualche spunto davvero interessante. Recuperatelo, soprattutto se amate il genere.
Markus: Esordio alla regia di Arena che si garantisce il ruolo principale del film (un po’ come fece Troisi nell’81, ma con esiti artistici - e di botteghino - più allettanti). La vicenda è la solita, del meridionale costretto a lasciare il paese per lavorare (trama mi pare già vista!). Lello trae spunto dagli stilemi del primo cinema di Troisi inserendo lunghi discorsi comici partenopei con inquadrature sui volti illuminati, ma senza avere lo stesso appeal dell'amico. Lunghezza smisurata, tempi morti e forse l'eccessivo romanticismo, uccidono il film. Farraginoso.
B. Legnani: "Mènage à cinq" infarcito di dialoghi complessi e difficili (quanti capiscono il vero significato di "trucco di un Tartufo"?), spesso vacui, spesso risibili, spesso resi ulteriormente complessi da flashback e situazioni immaginate che si intrecciano col piano narrativo sequenziale. Polpettone insomma, reso guardabile da una regìa che dirige attori bravissimi (cast di quattro nazioni), fra i quali si può scegliere la Girardot, restando col dubbio che ciò sia dovuto al fatto che il suo è il personaggio meno innaturale di tutto il lotto...