Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
B. Legnani: Esistono film che non reggono il tempo che passa, altri che invece "crescono". Questo "oggi è diventato un curioso documento d'epoca" (Morandini) che sposa cinema e televisione del tempo che fu, eternando nel loro ambiente Bongiorno e la Campagnoli, ben più di quanto può fare una retrospettiva. Totò è in gran forma e il cast è stimolante, visto che annovera, giovanissimi, la Schiaffino, la Moriconi e Tinti. Ci sono pure la Gray (ovviamente in un ruolo da vamp) e Pandolfi (un barista). Dico **½, forse influenzato dai motivi detti prima.
MEMORABILE: Totò, seduto, si alza e, nel mettersi ritto, col naso costeggia il fisico di Dorian Gray. E, ovviamente, "Rinuncio!".
Caesars: Uno degli innumerevoli spaghetti-western che propongono la parola "dollaro" (qui al plurale) nel titolo. Diretto dal veterano Giorgio Ferroni, sotto pseudonimo americaneggiante, ed interpretato da Giuliano Gemma, non riesce ad elevarsi di molto dalla media dei più onesti prodotti analoghi. Qualche discreta sequenza c'è, ma anche qualche momento di stanca di troppo. Vedibile, soprattutto se si è appassionati del genere, ma Leone abita su un altro pianeta.
Black hole: Un buon film di fantascienza... o un mix western/poliziesco prestato allo spazio? Gli ottimi interpreti rendono la storia avvincente con un finale col conto alla rovescia in stile Mezzogiorno di fuoco. Connery, Sternhagen, Sikking e Boyle ne garantiscono la qualità e la formula del "duro" giusto, solo contro tutti fino a perdere tutto ciò che ha di caro, funziona. Efficaci ambientazione ed effetti speciali, in piena sintonia coi tempi (forse anche meglio), mai eccessivi ma ben fatti. Non un cult ma un film che regge al tempo ed è ancora godibile.
MEMORABILE: L'uomo che, in preda alle anfetamine, si "depressurizza" nel montacarichi della miniera.
Zardoz35: Ottimo western non convenzionale, uno degli ultimi dove sangue e violenza la fanno da padroni. Oltretutto il cast è di prim'ordine, con Ivan (Il Terribile) Rassimov bieco e senza scrpoli e Kinski, nella parte, magari un po' defilata ma efficace, dell'avventuriero travestito da giornalista. Anche Mann ci mette del suo in cattiveria, mentre gli indiani una volta tanto non fanno solo i cattivi. C'è anche modo di ridere con l'ubriacone Zacharias.
Pigro: La pozione magica fa ringiovanire in eterno, ma le due amiche-nemiche diventate zombi vedono il corpo disfarsi senza mai morire. La storia è già di per sé strampalata e divertente. Zemeckis ci aggiunge un ottimo ritmo e uno sguardo che gioca con il macabro, il gotico, la commedia. Ma ovviamente a tener banco sono Streep e Hawn, impegnate in un gioco autoironico che dà una marcia in più al lavoro. Insomma, un buon film che al divertissement grottesco unisce una sapida riflessione sull'esagerazione del mito della bellezza e della giovinezza.
Geppo: Splendido, con un cast tutto di rispetto. Ben girato e ben interpretato. Zeppo di personaggi con tante piccole storie parallele che raccontano i rapporti tra padri e figli. La sceneggiatura è scritta bene perché ogni attore sembra un personaggio con la propria storia e non soltanto comparsa per fare da contorno ai protagonisti. Se vi piace il mondo di Mario Monicelli non perdete questo film, merita di essere visto. Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica sono da Oscar.
Rocchiola: Dopo il successo della Stanza del vescovo torna l’accoppiata Tognazzi-Muti. Risi conferma la vena dolceamara degli anni 70 e ci propone un altro viaggio da Nord a Sud destinato a un malinconico fallimento. Grandissimo Tognazzi che iniziò la carriera proprio nel mondo del teatro comico e anche la Muti è un po’ più espressiva rispetto al film precedente. Qua e là affiorano echi felliniani (il fascino retrò dell'avanspettacolo, la volgarità del mondo televisivo, gli anziani sulla spiaggia d’inverno). Bella la fotografia invernale di Delli Colli.
MEMORABILE: Il gesto di generosità di Renata nei confronti di Picchio; Il ritorno finale alla casa di riposo; Il numero musicale con la gallina.
Galbo: Spassosa commedia realizzata dal geniale Frank Capra a partire da un'opera teatrale; il film mantiene un impianto decisamente da palcoscenico e la regia coglie perfettamente i tempi dello spettacolo, dotando il film di un ritmo praticamente perfetto, con momenti di irresistibile comicità di stampo noir. Ottimo il cast, con un eccellente Cary Grant, affiancato da ottimi caratteristi, come nella migliore tradizione della commedia americana di grande livello.
Gestarsh99: Per il suo secondo urban western con Merli, Lenzi sceglie di echeggiare nel titolo l'immortale terna leoniana di 10 anni prima, ricorrendo a tre aggettivi volutamente poco univoci, applicabili indefinibilmente ad ognuno degli interpreti a seconda del diverso punto di vista. Il brulicame di situazioni e storielle criminose scartabellate senza risparmio nell'efficace poliziesco precedente si economizza con scarso coraggio nella rincorsa cane-gatto-topo tra un commissario troppo sofista, un Saxon italo-gangster qualunque e un Milian a mezza pensione intabarrato in un dimenticabilissimo Vallanzasca coatto.
MEMORABILE: Il golf "puntivo"; L'azzoppamento col cric dell'insolvente Garrone; La grandiosa soundtrack dell'inconfondibile Franco Micalizzi.
Pinhead80: La vita di una brava ed avvenente avvocatessa viene messa in pericolo da una serie di delinquenti pronta ad ucciderla. La proteggerà un poliziotto che sta uscendo da una burrascosa storia d'amore. L'azione è tanta e il ritmo è tenuto sempre alto anche se la qualità del film in generale non è eccelsa. Cindy Crawford, oltre ad essere un vero e proprio schianto, dimostra di avere anche delle discrete doti recitative. Selvaggia e allo stesso tempo molto sensuale la scena di sesso ambientata sul vagone del treno. Appena al di sotto della sufficienza ma comunque godibile.
124c: Terrificante versione cinematografica del famoso videogioco degli anni '90, con Jean Claude Van Damme che interpreta Guile, qui promosso maggiore dell'esercito dei buoni, che diventa il vero eroe del film. I veri protagonisti del videogioco, Ken e Ryu, interpretati da due attori inutili, sono relegati a ruoli secondari e ciò non giova alla pellicola, che non sa che farsene anche di una Chun Lì giornalista e di una Cammy impersonata da una cantante inglese. Non brilla nemmeno Roul Julia nel ruolo di Bison, già vistosamente malato. Insalvabile.
Piero68: Prendete la vacuità e l'inutilità del primo capitolo, aggiungeteci una buona dose di squallore e volgarità gratuite et voilà, il film è fatto. Nonostante lo scontato affiatamento tra Dugan, Sandler e James, WdB2 resta un lavoro deprimente e inspiegabile. C'è davvero poco da commentare perché al di là di qualche gag riuscita (solo nella parte in piscina) il resto è davvero nulla o quasi. Le volgarità gratuite aggiunte rispetto al primo capitolo non fanno altro che svilire ancora di più il già scarso prodotto. Cosa ci faccia in mezzo Buscemi è un mistero.
Reeves: Da un testo teatrale di Angelo Longoni un film che immagina quattro persone (una prostituta, una pensionata, un panettiere e un extracomunitario) tenuti in ostaggio da un industriale in crisi improvvisatosi rapinatore. Nella forzata convivenza emergeranno i loro caratteri. L'impostazione teatrale è evidente, ma l'ottima recitazione riesce a dare al film quella spinta e quella suspense che lo fanno seguire fino alla fine, colpi di scena compresi. Peccato per Haber, il cui personaggio è davvero solo una macchietta.
Daniela: Il più romantico fra i film dedicati a quest'eroe leggendario, con un Robin Hood di mezz'età, capelli grigi e fisico segnato, ma ancora pronto all'avventura e una Marian tenera e determinata, capace di sacrificare a quest'amore anche la sua fede in Dio. Demistificante (i duelli sono alquanto rozzi, come pure i costumi) ma non derisorio, come invece era stato Lester raccontando le gesta dei moschettieri, piuttosto teneramente ironico. Finale struggente, impossibile non commuoversi. Nel resto del cast, una sfilata impressionante di attori.
MEMORABILE: La dichiarazione d'amore di Mirian nel finale: "io ti amo più di Dio".
Rambo90: Uno dei Celentano-movie di maggior successo, eppure uno dei meno divertenti. Lo spunto, per quanto già ampiamente sfruttato, poteva dar luogo a momenti veramente spassosi, invece stavolta la sceneggiatura imbastita da Castellano e Pipolo è tutto sommato modesta. La Muti funziona benissimo come principessa, i suoi strafalcioni linguistici fanno sorridere e anche Adriano è un autista simpatico e convincente. Ma mancano gag da ricordare, tranne forse quelle al primo incontro con l'ottimo Celi. E poi i momenti clowneschi qua sono davvero troppi.
Caesars: Richard Lester non rinuncia alla sua vena ironica nemmeno nel raccontarci le gesta di Robin Hood. Per farlo decide di portare sullo schermo (mai fatto prima e nemmeno dopo) il celebre personaggio oramai invecchiato e lo ricolloca nella sua amata Sherwood. Grandissimi i pochi minuti che vedono in scena anche Richard Harris, un Riccardo cuor di leone veramente "bastardo" (peccato che l'ottimo attore esca presto di scena...). Tenera e romantica la storia d'amore con Marian, anche se questa parte rallenta non poco il ritmo del film. ***!
MEMORABILE: Il carceriere che rimane impassibile entrando nella cella mentre Robin Hood e Little John stanno cercando di scappare.
Herrkinski: Buon giallo fulciano che eredita il soggetto morboso/lesbo dai primi gialli di Lenzi e ne estende le potenzialità. Circondato da un valido cast su cui spicca l'affascinante Bolkan, Fulci dirige con gran mestiere, regalando anche svariate inquadrature particolarmente creative e originali. Fulci dimostra di saper rivaleggiare con Argento senza per forza doverlo imitare e crea un film personale, ben confezionato, che pecca solo un po' nella sceneggiatura, presentando una risoluzione dell'enigma troppo cervellotica. Resta comunque notevole...
Caesars: Niente di nuovo nella storia: il giovane con problemi aiutato a crescere e a combattere da una persona matura e disillusa, che è girata correttamente e si può avvalere di buoni interpreti (Sean Connery in primis, ovviamente). Non imperdibile ma sicuramente guardabile.
Undying: Considerato alla stregua di una qualunque "commedia sexy all'italiana", il film in questione (a dispetto di un titolazzo volgare ed ammiccante) gode di una sceneggiatura, una messa in scena ed una caratterizzazione (notevole il cast) di alto spessore: non a caso la regia è siglata da Sergio Martino che qui peraltro anticipa il filone dandogli una connotazione politica lieve, ma importante ed un significato che trascende la pura (seppur presente) comicità. La Fenech è sublime, mai volgare, e il nudo (rarissimo e limitato ad un seno) è funzionale.
Markus: Tratto da un romanzo di Giuseppe Berto, un sottovaluto film di Lattuada in cui le caratteristiche del protagonista si sposano appieno con il ruolo della vita di adulto immaturo di Pozzetto. Il regista, nelle maglie della non facile impresa di mettere in scena l’opera narrativa di derivazione (questo è il maggior limite della pellicola), gli unisce cinismo, feticismo (si beccherà un VM18) e, non ultima, una sommaria accusa sullo stato dei manicomi (allora si stava dibattendo la “Legge Basaglia”, che entrò in vigore nel '78). Culto personale.
Homesick: Accantonati ricordi e folklore emiliani, Avati rientra nella sua vena più oscura, intimista e amara, narrando una storia di frustrazione professionale e pazzia lungo il fragile filo del rapporto familiare, da sempre pietra d'angolo del suo corpus cinematografico. Pur cadendo ancora vittima di qualche raptus giovanilistico, sotto la guida del regista bolognese Scamarcio sa essere finalmente attore maturo e sensibile; lo attorniano una solida guest-star (Stone), una compassionevole Capotondi, una dolente Ralli e i tipici personaggi avatiani di Ferrari, Dori, Ragno.
MEMORABILE: Il discorso al funerale e dopo la proiezione del film; gli insulti a Dori, scostante notaio.
Graf: Cinque uomini di mezza età vengono riarruolati per aggiornamenti. Un bel film pieno di spunti satirici, di intuizioni grottesche, di meditazioni sulla vita ma anche di scherzi salaci e battute sguaiate come il genere “commedia da caserma" esige. Originale l’idea di considerare la vita militare come un occasione per fare i conti con i propri fallimenti esistenziali e considerare la caserma un luogo favorevole per correggere il tragitto della propria vita. Sotto la cotenna di un film alla Colonnello Buttiglione si cela un'opera inquieta e malinconica.
MEMORABILE: Una parata di attori e attrici da film kolossal!
Puppigallo: Se si vogliono vedere pesci tropicali, spesso presenti negli acquari, malati di gigantismo, questa è la pellicola giusta. Purtroppo, la cosa è un po' ridicola; e pur giustificando il fatto, che un tempo i mezzi e gli effetti fossero molto più limitati, risulta molto difficile accettare una simile, troppo semplice soluzione visiva. Detto ciò, gli attori si impegnano e l'azione non manca. Ma il risultato non va comunque al di là del mediocre.
MEMORABILE: Il verso delle balene, con commento (non proprio biologicamente accurato) "Maledetti pesci!".
Cotola: L'esordio registico di Tinto Brass è un interessante flusso di coscienza cinematografico attraverso il quale si ricostruisce parte della vita di un ragazzo
pigrotto e spiantatello. Risentendo del cinema dei tempi (in particolare Godard), il
regista sceglie una forma narrativa anarchica (e lo farà anche in altre pellicole successive) che risulta tuttavia interessante e si mantiene comunque godibile ad ormai quasi mezzo secolo dalla sua realizzazione. Le doti c'erano: peccato che successivamente il regista veneto cambierà completamente registro.
Rebis: Il survival (uomo caccia uomo), sottegenere dell'horror contaminato a fondo con il cinema d'avventura, ha un capostipite d'eccezione (La pericolosa partita), e negli ultimi anni, grazie al proliferare di slasher e torture-porn, ha trovato nuova linfa. Severance fa ammenda di tutto l'armamentario del caso e, pur rispettandone massimamente le direttive, gioca sadico con il suo pubblico disattendendone le aspettative in ogni singola sequenza. L'effetto è parodistico, ma l'ironia spiazza ed è decisamente sollazzevole. Smith mostrando poco, ma soprattutto niente, instilla orrore e patema. Stravagante.
Markus: Forse il titolo promette più di quel che in realtà mantiene, in quanto sesso e violenze non sono poi così presenti (probabili tagli in censura). Resta in ogni caso un buon film, avvincente e con personaggi talvolta azzeccati, che riesce nell'intento di attanagliare lo spettatore fino all'ultimo minuto. Trionfo di product placement tra tute Sergio Tacchini e biancheria Lovable; si beve J&B e si fumano Marlboro nel tetro ma funzionale panorama di un invernale casale di campagna. Molto buone le musiche di Pippo Caruso.
Cotola: Gran bel film questo di Malle: duro ed efficace tanto da far respirare appieno l'aria
greve e pesante che si respirava in quel periodo ma anche scomodo e sconcertante per come fa maturare, del tutto casualmente, la scelta politica di Lucien. Al solito il regista si interessa all'adolescenza e sa descriverla in tutta la sua complessità e, a tratti, ambiguità. Ottima la confezione (occhio in particolare alla fotografia di Delli Colli) che ricostruisce perfettamente la Francia dell'epoca. Bella prova di un po' tutto il cast. Splendidi gli ultimi minuti. Va visto.