Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Da uno specialista del genere come Delmer Daves, un western la cui storia ruota intorno alla ricerca di una vena d'oro. Nonostante i nomi altisonanti impegnati (alla regia e tra gli attori del cast), un'opera abbastanza routinaria che intrattiene ma non spicca mai il volo oltre i lidi della mediocrità. Si nota una certa freddezza di fondo nella narrazione che comporta una sostanziale assenza di coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore. Deludente.
Geppo: Il simpatico Lino Banfi è qui nei panni del commissario Bellachioma che, in un certo senso, anticipa già il glorioso commissario Lo Gatto di qualche anno dopo. Siamo nei primi passi della svolta di Banfi, che dopo gli anni della commedia sexy cambia direzione per interpretare le commedie brillanti. Il film è molto divertente, un poliziesco-comico diretto da un buon regista come Giorgio Capitani. La coppia Banfi/Belli funziona ottimamente. Ruolo coraggioso per la Belli. Si ride!
MEMORABILE: Banfi che cucina gli spaghetti: "Quando la pasta non è al dente... il cuoco è un deficiente!"
Mark: Diario di una carneficina assurda, una delle tante di una guerra fondata sull'assurdità. La morale dirompente è tutta nei dialoghi dei soldati durante le pause tra un attacco e l'altro, ed è una morale nuda, senza filtri ideologici tipici di chi viene mandato al macello sotto il plagio patriottistico. Irvin scrive le tappe di questa battaglia fedelmente, testimoniandone le dinamiche con un'impronta stilistica essenziale ma impeccabile.
Capannelle: Un Verdone tipicamente malinconico e con qualche venatura sofisticata. Da elogiare il tentativo di rinnovare l'ambientazione della storia in chiave più moderna e meno paesana, anche a costo di sacrificare la resa dei personaggi stessi. Anche se poi gli elementi di comicità sono sempre quelli: insicurezze varie, la sfiga onnipresente, le ripicche sentimentali, l'uomo (im)maturo che vuole darsi un tono, etc. Brava la Gerini, sia come spontaneità messa in mostra, sia come "cattiveria" del personaggio.
Panza: Divertente commedia in cui Franco Franchi diventa il vero mattatore e colonna del film, capace di una performance monumentale in cui conferma, finalmente in modo inoppugnabile, le sue capacità nel reggere i tempi comici e dare simpatia a una sceneggiatura un po' rozza ma accattivante. Sicuramente una commedia vivace, ben orchestrata dal grande Nando Cicero. Musiche emozionanti di Ubaldo Continiello che qui si supera e raggiunge toni quasi alla Ortolani. Ah, è anche una parodia abbastanza rigorosa del film di Bertolucci, ricordiamolo.
Pumpkh75: Discreto ma nulla più. Assomiglia, nella sua comunque curata realizzazione, a molte altre opere del genere: la sceneggiatura è ben architettata ma manca del guizzo o della novità necessaria, la regia è pulita ed essenziale, il cast convincente e in parte, con personale menzione per l’ottimo Barry Pepper. Si doveva e poteva osare di più (ad esempio, nella scelta finale di Wahlberg); rebus sic stantibus, lo reputo piacevole ma non imprescindibile.
Il Dandi: Primo episodio della seminale (perfino La signora in giallo prende le mosse da questo film, nel titolo originale) di Miss Marple con Margaret Rutherford, di cui stabilisce le regole del format che per bilanciare il giallo con l'umorismo vede spesso l'anziana investigatrice infiltrarsi sotto mentite spoglie in vari contesti (qui come cameriera, compito che invece nel romanzo della Christie era delegato a un altro personaggio). Ritmo non esaltante ma un whodunit classico, ancora godibile per chi ama il genere.
MEMORABILE: Il colloquio di lavoro; La proposta di matrimonio.
Galbo: Un "must" assoluto per gli estimatori del cinema dedicato alle arti marziali e vera e propria celebrazione della stella del genere, quel Bruce Lee che segnò un epoca e che concluse la propria breve carriera proprio con questo film (sequel apocrifi a parte). Il film si fa ovviamente apprezzare per le scene di combattimento splendidamente girate e coreografate (dallo stesso Lee). Ma anche il resto del film (una storia di spionaggio per contrastare dei trafficanti di droga) appare convincente e godibile contrariamente ad altri film del genere.
Mco: Scovato quasi per caso in una delle serate in cui lo zapping televisivo prende maggiormente piede, non mi ha fatto procedere al canale successivo della lista tv sino al suo epilogo. Commediola che strappa il sorriso in più punti, che osa mettere in mostra anche le donne come spesso sono nella realtà delle cose, senza veli ipocriti e inclini a quella volgarità becera che si crede prerogativa unicamente dell'universo maschile. L'amore è sempre alla base di tutto, anche di questa pellicola ma il plot è un po' diverso dalla dozzinalità. Coraggioso!
Galbo: Sempre sul pezzo, Michael Mann realizza un film sui cybercriminali e fa centro sebbene Blackhat sia piuttosto lontano dalle sue opere migliori. Il film (la cui storia è abbastanza complessa e richiede un minimo di "competenza" informatica) si mostra debole nei momenti più intimisti e nelle prove del cast, con attori che fanno il loro mestiere ma non esaltano. Sublime la realizzazione delle scene d'azione, che il regista governa con impareggiabile senso della tensione e una scelta delle locations impeccabile, così
come la fotografia.
Capannelle: Cronaca dell'assassinio di Kennedy e dei giorni seguenti. Ci si attiene ai fatti e ai pseudo-fatti (il che evita eccessi retorici) rivelando qualche particolare interessante ma al contempo si limita sensibilmente il coinvolgimento. Attori e regia non girano male e questo permette di non scadere ai livelli di certi film tv, ma si ha anche la sensazione di un'occasione sprecata o, peggio, dell'ennesimo film sul tema di cui non si sentiva il bisogno.
Buiomega71: Non ho visto l'originale (purtoppo o per fortuna), ma questo remake è uno dei più bei film degli ultimi anni. Blanks si conferma uno dei più grandi registi esistenti e la natura fa davvero paura questa volta. Angoscia e brividi lungo la schiena, quel senso di terrore atavico che solo Blair witch project mi aveva "risvegliato". I boschi di notte, il grido di vendetta della natura nell'oscurità delle tenebre, gli animali e gli insetti si coalizzano sul sopruso strafottente dell'uomo, con effetti devastanti. Finale violento e inaspettato. Capolavoro.
MEMORABILE: Gli "stupri" iniziali di Caviziel alla natura tutta; la bambina annegata sott'acqua; il ritrovamento di Carla tra i boschi; i canguri; il finale.
Mascherato: Mitchell mette su un mestissimo teatrino cui fa difetto (nonostante trovate pierinesche come quella degli ovuli vaginali telecomandati) l'ironia, con il risultato di far apparire assolutamente finte (quanto la Big Apple attraversata da una skycam virtuale che fa capolino tra un episodio narrativo e l'altro) le performance ginniche che pure lui ed i suoi attori (quasi tutti - la Beamish ha partecipato a CSI e ad Una mamma per amica mentre PJ DeBoy alla versione Usa di Queer as Folk - alla prima esperienza) si sono affannati a riconoscere vere.
Puppigallo: Buon action dal montaggio quasi schizofrenico, qua e là flashato e un po' velleitario, ma anche indovinato nel descrivere una Bangkok tra il cupo e il colorato. Il protagonista sordomuto fa il suo silenzioso dovere; e l'apparente distacco, che viene meno quando qualcosa di completamente diverso incrocia il suo cammino, è reso bene. Pur non essendo particolarmente originale nella trama, riesce a rubare l'occhio e a interessare fino all'epilogo. Nel suo genere, riuscito. Nota di merito per la nonna.
MEMORABILE: L'attesa della curva del treno; La geco vision; Il quiz sul lavoro.
Galbo: Rivitalizzatore della saga di Bond con Goldeneye prima e Casino Royale dopo, Martin Campbell è un buon regista di genere. Purtroppo per lui, l'adattamento cinematografico delle avventure di Lanterna Verde è un'occasione sprecata. In parte per lo scarso appeal del personaggio, in parte per una storia risaputa e poco coinvolgente, infine per avere arruolato un cast totalmente inadatto, a partire da un pochissimo coinvolto e coinvolgente Ryan Reynolds. Il film è inoltre penalizzato da una lunghezza eccessiva.
Daniela: Architetto di successo malmaritato con una donna depressa, affascinato da un caso di sospetto uxoricidio, comincia a fantasticare cosa potrebbe succedere se accadesse lo stesso a sua moglie... La trama è intrigante, l'ambientazione anni '60 molto curata, il cast adeguato soprattutto per quanto riguarda il cupo Marsan e il bastardello Kartheiser, ma il film non riesce a restituire il clima ansiogeno del romanzo con il protagonista che si dibatte come una mosca in una ragnatela di menzogne, ed è inoltre penalizzato da un epilogo frettoloso. Nel complesso, dignitoso ma non del tutto riuscito.
Il ferrini: Non male, nonostante la prevedibilità. Per una volta la differenza d'età nella coppia (lui 62, lei 35) non è data per scontata ma - anzi - è parte fondamentale della trama; infatti Bacon è vedovo e morbosamente geloso della giovane compagna. La regia è d'impostazione piuttosto classica, la fotografia pure; ciò che invece s'innalza sopra la media sono gli attori, che offrono prove convincenti, bambina compresa. Un po' troppo caricaturiale il gestore del negozietto, ma in un horror ci sta. Discreto.
Giùan: Film talmente “leggendario” per i cultori della nostra amatissima serie B da render sfuggente un giudizio critico oggettivo e scevro da condizionamenti. La verità è che la qualità peculiare de L’aldilà sta appunto nell’eludere un analisi contestuale e razionale (refrattarietà che condivide con gli inizi argentiani), immergendoci progressivamente in una liquidità sensoriale il cui ritmo sincopato alterna dozzinali dabbenaggini narrative a sublimi (anche per la loro ingenuità) epifanie filosofiche. Brutale ed esoterico, comunque inafferrabile.
MEMORABILE: Gli occhi della Mc Call; Le tarantole; Il finale.
Il Dandi: Clamoroso film-manifesto dell'Italia del boom. Risi è un osservatore talmente attento da dare risalto a dettagli la cui carica di significato si sarebbe apprezzata solo più tardi. Gassman, dal canto suo, riesce a vestire un personaggio inizialmente cucito addosso a Sordi facendosene interprete insostituibile, arricchendolo con la sua disinvoltura anche quando l'abito si macchia e si sgualcisce. Il finale non è affatto incollato, ma l'unico possibile fin dall'inizio.
Taxius: Uno di quei rari casi in cui il sequel è migliore dell'originale, anche se non di molto. Se il primo sconfinava spesso nel demenziale, col secondo invece siamo nel demenziale puro. La trama non è nulla di nuovo, ma il film resta divertentissimo grazie ai numerosi inseguimenti sempre più esagerati e improbabili (basti pensare al taxi che plana con le ali) e alle varie gag, come quella sulla rivalità tra polizia marsigliese e parigina. Film leggero e poco impegnativo ma ben realizzato.
Guru: Deludente, ma soprattutto scarno e poco rappresentativo. La figura della prostituta è appesantita dall'ostinazione di rimanere tale senza possibilità di redenzione. L'interpretazione di Ottavia Piccolo nella parte di Berta (una prostituta), trovo sia stata sufficiente anche se un po' vuota, una bella senz'anima...! Degno di nota il meraviglioso scenario rappresentato dal grigiore dei Navigli che rende l'atmosfera ideale soprattutto all'inizio del film. Un buon Proietti che si è integrato splendidamente nella mediocrità.
Jofielias: A volte basta mezzo secondo per trasformare la poesia in poetismo. Mezzo secondo in più in fase di montaggio ed ecco che l'immagine s'inzucchera, diventa compiaciuta, inefficace, a volte persino irritante. Ma in Meduse il montaggio è perfetto, la scrittura è misurata e la percezione dell'autrice è lucida. Come in ogni poesia la storia qui non serve: lo straniamento dei personaggi mette in luce l'aridità dei sentimenti e l'insensibilità verso le persone che ci stanno accanto. Shira Geffen è una poetessa vera.