Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Undying: Qualche risata riesce a scapparci, per l'incredibilità che, nel complesso, tale operazione suscita. Non si tratta di un film con trama lineare, pur essendo presente un certo intreccio narrativo, ma piuttosto Lo Cascio preferisce mettere in fila una lunga serie di gag, facendo ricorso alla presenza di un notevole numero di caratteristi. L'idea di fondo del film è quella di "sbertucciare" certo tipo di cinema bis (il poliziesco, in particolare) facendo uso di cliché opportunamente messi alla berlina (l'inseguimento in auto, le battute da "caserma", i rimandi a titoli di genere). Impensabile.
Il Gobbo: Pierre de Savigny incrocia la sua strada con quella di due ladri: li trascina nella filibusta e di lì a un'impresa spericolata... Divertente e sorprendente divagazione piratesca di Steno, sempre però nel segno del divertimento: ma non manca nessun ingrediente classico, dai combattimenti navali a quelli a fil di spada, dalle congiure di palazzo alle agnizioni, alle scenette comiche. La Pierangeli fa un doppio ruolo (ah, l'abusato tema dei gemelli... ), mentre vari brutti ceffi del nostro bis compongono la ciurmaglia. Godibile
Pigro: Una droga psichedelica che apre la mente non verso lisergici mondi libertari ma per soddisfare ambizioni molto materiali di denaro e successo. Ma basta ricordare Faust, o anche solo aver visto Strange days, per sapere che c’è un prezzo da pagare: così dalle invenzioni 'stupefacenti' si passa presto a un’andatura thriller con ritmo da action movie. Dribblato il potenziale lato filosofico, si punta decisamente sull’avventurosa lotta per la sopravvivenza, con una buona narrazione incalzante. Finale mediocre.
Il Dandi: Piacevolissima satira sociale a sfondo grottesco, sorretta da un sorprendente (perché oggi sconosciuto ai più) Villaggio pre-fantozziano che ricorda la cattiveria del suo Professor Kranz televisivo. Nocivo ma erroneo il confronto con il sordiano Medico della mutua, perché Tersilli era un servile ambizioso che covava il suo arrivismo fin dalla scelta di iscriversi alla facoltà di Medicina, mentre questo è un intransigente moralista che parte da pretese di idealismo per trasformarsi strada facendo in un mostro. Da recuperare.
MEMORABILE: Profilassi, anestesia, amputazione! Medico pietoso, medico omeopatico, fecero di ogni ammalato un morto!
Pigro: Un Costa-Gavras affabulatorio, quasi romantico, racconta l’avventura epica di un clandestino come fosse una nuova Odissea, dallo sbarco che ricorda l’approdo nell’isola dei Feaci all’arrivo a una Parigi-Itaca dove però non c’è più chi credeva lo attendesse, passando per tanti incontri, dalla turista-Circe che lo lega troppo a sé al Polifemo-polizia che bracca l’astuto neo-Ulisse sempre pronto a inventare nuovi modi per fuggire. L’immigrazione come mito in un’opera in cui il clandestino non è più vittima ma eroe. Approccio interessante.
Pesten: Western straordinario. Wayne è in età avanzata ma ruba assolutamente la scena a tutti con una grande interpretazione, forse una delle migliori della sua carriera. Nel guadagna il film, che vede comunque l'ottimo lavoro degli altri due protagonisti, la Darby e Campbell. Non ci sono momenti di pausa, anche quando l'azione è minima ci sono i dialoghi a rendere il tutto frizzante e in continuo movimento. A dir poco eccezionali le location e le riprese in esterno, con inquadrature che lasciano senza fiato per maestosità. Fastidioso il doppiaggio italiano della Darby.
MEMORABILE: Le location pazzesche, su tutte l'Hot Creek nelle scene della sparatoria alla cabin.
Herrkinski: Con un soggetto di base non troppo dissimile da Malizia e dal contemporaneo Grazie... nonna (con la stessa Fenech), una commedia sexy che ha il merito di avere iniziato il vero e proprio filone "scolastico" del genere. Il cast raggruppa tanti dei migliori caratteristi storici, con Carotenuto e D'Angelo sugli scudi; la Fenech è al top della forma e in generale ci si diverte abbastanza. Rispetto a tanti prodotti che seguiranno si denota ancora una certa freschezza e il film è scorrevole e ben fatto, confermandosi tra i migliori di Cicero.
Caesars: Bell'esempio di animazione alternativa per la tecnica usata (personaggi di plastilina animati a passo 1), che si rifà platealmente ai vecchi film di "evasione da prigioni belliche" tipo Stalag 17 e "La grande fuga". Il pollaio è identico ai lager visti nei film citati, con tanto di appelli e contrappelli, e chi non rispetta le ferree regole della produzione finisce in pentola. Ancora una volta genitori e figli hanno un prodotto che possono gustarsi assieme. Simpatico.
Galbo: Episodio finale della saga dedicata alla principessa Sissi, è probabilmente il migliore dei tre film. La sceneggiatura infatti accenna per la prima volta alla complessità del personaggio, facendo intravedere i momenti meno felici del suo regno anche se il tono si mantiene sempre favolistico e non manca il lieto fine di prammatica. Buona come al solito la ricostruzione ambientale e scenografica, oltre alla prova della protagonista.
Giùan: Ci sono da sempre film di cui, per ancestrali e non meglio sondati motivi, ritardo la visione. L'esorcista dell'ammiratissimo Friedkin è stato per anni tra quelli. Quando tempo fa, all'uscita dell'uncut, mi decisi, la pellicola mi si palesò come la profanazione di una tomba e i frames lenti, pesanti, implacabili mi destaron quel timor panico e di Dio che prima o poi ci prende(rà) tutti. Non ha nulla di reale questo capolavoro del disagio: è l'esasperazione programmatica dell'immanente, del tangibile, del controllabile che lo rende "spaventoso". Paura eh?
MEMORABILE: Gli sguardi straniati degli attori tutti, il loro parlare letterario e virtuale; il vento "favoloso" e improbabile che soffia.
Gestarsh99: Quella di Malick è una poematica trascendente così solenne e monumentale che non può non lasciare ogni volta ipnotizzati e colmi di meraviglia: tanto misterica e introspettiva nella sua impenetrabile semplicità quanto eliaca e adamantina in quella complessità gnoseologica che l'assiste sin dal lontano '98. La grandeur della narrazione cinematografica si fa aerea e spirituale, spiccando il suo volo pindarico attraverso gli eoni del tempo e i ricordi dell'animo umano, sin dentro l'infanzia (propria e del Mondo), in un sublime e maestoso componimento sull'accettazione della Vita e della Morte.
MEMORABILE: La contrita confessione "riappacificatrice" tra papà Pitt e figlio maggiore Jack; Le scuse di Jack al fratello minore R. L.
Daniela: Sono state fatte molte ipotesi in merito alla misteriosa sparizione di Agatha Christie. Nel film di Apted del 1979 si immagina che sia stata motivata dall'intenzione di commettere un delitto, in questo film tv inglese scompare per risolverne uno avvenuto anni prima a bordo di un treno e rimasto impunito, traendo poi spunto dalla vicenda per scrivere uno dei suoi romanzi più famosi. La trama è ingegnosa ma il film si fa seguire con modesto interesse per una certa piattezza nella messa in scena e la scarsa verve della protagonista. Non all'altezza di un qualsiasi episodio di Poirot con Suchet.
Gestarsh99: È un po' fissato Morales con le intromissioni domestiche clandestine e gli ospiti furtivi e invisibili, perché anche qui, dopo un accenno introduttivo alla stigmaticità geminina, la storia prende rapida la piega del mistery "molestatorio", cucicchiato per l'occasione attorno alla disabilità penalizzante della protagonista. Ci si tiene stretti al vecchio corrimano di Terrore cieco e Gli occhi della notte, sobbarcandosi anche gli aggravi melò che il paella-thriller si porta di suo in saccoccia. Gratuito di girotondi inconcludenti; facilino e accomiatante come un familiare di cui si conoscono vizi, virtù, abitudini e reazioni.
MEMORABILE: L'iniezione intraoculare amorevolmente somministrata dal figlio alla mamma ingannatrice...
Enzus79: Da un romanzo di Ron Rash. Dramma sentimentale che si svolge negli Stati Uniti degli anni Venti. Non annoia, però ci si accorge già dall'inizio come andrà a finire: prima parte interessante, mentre la seconda tende a velocizzare tutto, come se fosse un thriller in cui si deve scoprire chi è l'assassino.. Mancano momenti da ricordare. Rhys Ifans completamente fuori ruolo.
Kanon: "Troppa grazia!". Deve averlo pensato Sanz dinanzi alle quattro sorelline e chi medita sull'Oscar accaparrato. Nonostante la penna di Berlanga e il succulento contesto (para-libertino e anticlericale) agli albori della guerra civile, ciò che se ne cava è niente più d'una timida e barbosa pochade dove la mansione-teatro degli eventi vorrebbe fungere da ombelico della Spagna 1931. Purtroppo lo humor spesso si dà alla macchia e sovente spetta ai comprimari andarlo a cercare. Su 2 ore di film, è chiedere un po' troppo a noialtri.
MEMORABILE: L'incipit vagamente grottesco; La figlia lesbica.
Buiomega71: Uno tra i film italiani più sottovalutati degli anni 90. Il fratello "minore" di Carlo si dimostra autore sensibile e pittorico, attento ai particolari, dotato di eleganza ed estetica visiva notevole. Lo script è piuttosto zoppicante, a volte stucchevole e con pochi guizzi, coadiuvato da un cast non sempre all'altezza (ma la dama nostalgica della Valli lascia il segno). Pregno di atmosfere e sapori zeffirelliani nonché bertolucciani, sorretto dalla bellissima fotografia di Alfio Contini e splendidi scorci della campagna toscana. Incantevole.
MEMORABILE: Papa ci prova con la Welch: mal gliene incoglie; La scena d'amore in auto; La stessa atmosfera che si respira ne La maschera della Infascelli.
Silvestro: Un bel film capace di dimostrare la potenza e l'importanza del cinema anche e soprattutto in un'ora buia come quella della Seconda Guerra Mondiale. Regia onesta e pulita, sceneggiatura coerente e coesa, ottima interpretazione degli attori con un Bill Nighy davvero strepitoso e la giovane protagonista deliziosa. Mai retorico o sopra le righe (cosa per niente scontata quando si ha come sfondo la guerra), la pellicola tratta inoltre con intelligenza la tematica dell'emancipazione femminile. Consigliato.
Caesars: Divertente commedia girata con mestiere da quel Rob Reiner al quale dobbiamo il capolavoro Stand by me. S'immagina che la storia de Il laureato fosse basata su accadimenti reali di una famiglia di Pasadena; Jennifer Aniston, basandosi su vaghi indizi, si convince di essere la figlia non di suo padre ma di Kevin Costner (che sarebbe il personaggio interpretato da Dustin Hoffman nel film del 1968) che ebbe la celebre relazione con la madre ormai defunta (il personaggio che fu di Katharine Ross). Niente di eccezionale ma più che discreto.
B. Legnani: Insalvabile commediaccia erotica che inizia male (camionista milanese, che parla inspiegabilmente romagnolo, si sposa con ragazza siciliana che neppure conosce e che, vergine, posa per le riviste sexy) e prosegue sullo stesso livello. Maria Pia Conte (non esattamente la Hepburn) nell’imperante cagneria sembra la Hepburn. Flauto è simpatico, ma viene presto a noia. Unica trovata riuscita: Vincenzo De Toma (l’uomo del "Pennello Cinghiale") fa il vigile urbano milanese.
MEMORABILE: La citata apparizione di De Toma e i nudi su rivista della Borghi.
Giùan: Sconcerta ancora per l'intrinseca capacità di andar tanto intimamente a fondo nell'analisi della pur frusta figura geometrica del triangolo borghese. A dispetto della freddezza stilistica criticamente segnalata, mi pare sia uno di quei film in cui la sensibilità di Truffaut si sostanzia in tutta la sua esasperazione anche cinematografica (la preparazione alla tragedia finale, coi tentativi reiterati dell'editore di parlar con la moglie). Desailly s'autocondanna alla fucilazione, la Dorleac si fa rimpiangere, la Benedetti ha pure l'acconciatura killer.
MEMORABILE: Desailly che finge di non riconoscere la Dorleac dopo la serata cinefilo-letteraria; I resti della colazione per il gattino; I litigi tra coniugi.
Il Dandi: Primo e migliore poliziesco di Massi, che si segnala per un alto tasso di drammaticità lontano dal tono più scanzonatamente action che caratterizzerà la sua produzione specialistica nel genere. I protagonisti (Milian non doppiato col sigaro in bocca, Moschin con la tosse e il Borsalino, la Casini oca giuliva) faticano a dare troppo carattere a personaggi che restano abbozzati, ma i comprimari sono azzeccati e al loro meglio (su tutti svettano Leontini e Castellano).
MEMORABILE: I rapinatori travestiti da preti al posto di blocco.
Il ferrini: Capitolo fondamentale della lunga saga, efficace nel tratteggiare il personaggio di Tobin Bell e nello sciogliere i nodi narrativi rimasti in sospeso nel primo e nel secondo episodio. Cresce, se possibile, la componente splatter (cruda e insistita la scena dell'operazione al cervello), peccato non si possa dire altrettanto della qualità degli enigmi e delle trappole, che cominciano inevitabilmente ad assomigliarsi. Nonostante la dipartita del protagonista si pongono già le basi per il quarto film, che inizierà proprio con la sua autopsia.
Il Gobbo: In effetti niente di spaghettesco in questo rifacimento di innumeri e canonici cappelloni americani col forte, gli indiani e i conflitti. L'insieme però è dignitoso e si lascia guardare. I cinici distributori italiani qualche anno dopo appiccicarono titoli in stile leoniano, schiaffarono Ringo nel doppiaggio e nel titolo, e tentarono di rivendere il tutto come un western all'italiana. Discreto.
Il Dandi: L'escamotage dell'intervista al redattore dell'autobiografia è furbo e Attenborough riesce a tenersi sempre lontano sia dal gossip che dall'agiografia (rischi consistenti, data la materia). Alcuni argomenti (la persecuzione maccartista, la genesi del Grande dittatore) non riescono a evitare un pizzico di didascalica retorica; ma tutta la prima parte sul guitto da vaudeville che scopre per la prima volta la nascente industria del cinema trabocca di sincero e coinvolgente amore per il mezzo. Impagabile l'interpretazione di Robert Downey jr.
MEMORABILE: L'invenzione del personaggio del vagabondo; L'ostinazione di Chaplin a non voler far parlare il suo personaggio in [f=7355]Luci della città[/f].