Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Nando: Commedia italiana che si avvale di un grande Sordi inserito nel suo ambiente più consono, la romanità per eccellenza. Vicissitudini popolari con una Koscina bella ma doppiata. Piacevole per le situazioni e i momenti esilaranti e poi un plauso a Riva, Carotenuto e il gentile Manni. Da rivalutare nonostante la semplicità.
Galbo: Il film riprende i canoni narrativi della commedia all'italiana, aggiornandoli al gusto moderno e trapiantondoli nella little Italy di Malindi, località esotica in cui si muove un sottobosco di soggetti spesso loschi e dove domina, perfettamente a suo agio, il personaggio ben intepretato (sebbene gigioneggi un po' troppo) da Diego Abatantuono. In realtà la prova dell'attore milanese è uno dei motivi principali per cui vale la pena vedere il film, con gli altri attori (tranne forse Sperandeo) che fanno da contorno.
Panza: Il peggior difetto di questo film è l'uso eccessivo e sempre fuori luogo di giochi di parole che funzionano solo 20'. Si passa poi a riempitivi francamente inutili ed inseguimenti allungati di diversi minuti che vogliono creare una sottotrama amorosa risibile. Si ride nei primi minuti grazie a qualche battutina di Franchi e a Ingrassia che riesce a ritagliarsi un minimo di spazio. In tale confusione nemmeno Terzo e Banfi risultano salvifici per un film davvero scontato e noioso sotto ogni punto di vista. La sigla d'apertura è di Little Tony.
Jdelarge: Bello e originale, questo western di Juan Bosch ha nella sceneggiatura e nella fotografia i suoi punti di forza maggiore. Quasi interamente girato in interni, il film è claustrofobico e cupo, complice un'accurata scelta delle luci. Fernando Sancho è il vero mattatore della pellicola, mentre il resto del cast fa il suo senza impressionare più di tanto. Qualche lungaggine e ingenuità di troppo a partire da metà film vanno a inficiare sul risultato finale, che però è decisamente buono.
Zender: Un film che piace soprattutto per la figura di Villaggio, che si riappropria del suo genovese e indovina il personaggio, dandogli uno spessore e un'umanità impensabili (pur rimanendo ancorato a molte gag fantozziane risapute). Certe sue "tirate" in taxi sui poveri e onesti lasciano il segno. Più anonimo il doppio personaggio di Dorelli, ma la regia svelta di Corbucci riesce a tappare le falle. Meglio la prima parte, perché l'ultima, tra elicotteri e raid mafiosi (il solito Sal Borgese), rallenta. Buona e verace la coppia Laurito/Pappalardo.
MEMORABILE: Sciaccaluga tenta di interpretare servilmente i monosillabi siculi del minacciosissimo boss Sal Borgese.
Tarabas: Fondamentalmente, una rivisitazione di Un dollaro d'onore, di cui riprende temi e situazioni forse con una maggiore nota di amarezza sin dall'avvio, con il primo scontro tra Wayne e i McDonald. Hawks tiene magistralmente sotto controllo il tono del film ottenendo un ottimo equilibrio tra dramma e commedia, affidata in buona misura al personaggio del giovane James Caan e al classico comprimario western Hunnicutt. Forse non è intenso come il predecessore, ma è un gran western che piacerà molto agli appassionati e non deluderà gli altri.
Galbo: Un litigio allontana due sorelle molto differenti tra loro, una giovane avvocatessa totalmente dedita al lavoro, l'altra ragazza instabile che cambia continuamente vita e lavoro. Bella commedia di un regista molto poliedrico come Curtis Hanson. Totalmente dedicata al mondo femminile (gli uomini sono assolutamente marginali) ne indaga desideri ed aspirazioni (confrontandoli anche con quelli passati grazie al personaggio della MacLaine) con molta sensibilità grazie ad una buona sceneggiatura (e ai dialoghi). Buono il cast.
Pessoa: Trama facile facile per l'ennesima commedia sexy sull'impotenza maschile. La prima parte regge meglio grazie a bravi caratteristi come Leontini e Ressel, poi la sceneggiatura scade nel banale. Giuffrè non ha purtroppo la verve comica di Banfi o Montagnani e spesso il film langue. La Fenech una volta tanto protagonista assoluta è bravissima e concede spesso le sue forme perfette alla camera, prendendosi in carico una buona parte del film. Ma non basta per la sufficienza.
Pessoa: Ferrara stende il suo velo impietoso su una delle pagine più nere della Repubblica e lo fa con il solito stile a metà fra cronaca e documentario. La denuncia delle falle del sistema e della connivenza fra Stato e mafia giunge fin troppo chiara (del resto il regista certe cose non le ha mai mandate a dire), ma la resa filmica è appesantita da un rigore formale che frena l'impatto emozionale delle vicende narrate. Ventura tiene alla grande il personaggio, un po' meno la De Sio. Rimane una buona occasione per ripassare la nostra storia recente.
Digital: A un pittoresco uomo sui quaranta viene data l’opportunità di ricevere centomila euro se si occuperà del fratellastro di tredici anni. Commedia agrodolce come nella migliore tradizione italiana (e il film è pieno di citazioni) ove a stupire, più che il notoriamente bravo Fresi, è il giovane Giovanni Fuoco, davvero spontaneo e molto credibile. Veltroni dirige con mano felice, alternando momenti spensierati ad altri più commoventi creando un’apprezzabile alchimia. Da rimarcare la bella fotografia assolata e il cast di contorno.
Gestarsh99: Proseguono senza colpo ferire le inguaiate peripezie dell'ex-agente Mills, che torna a difendere la sua integrità familiare trasvolando dall'insidiosa Parigi notturna del primo episodio al diurno - ma ancor più buio - conglomerato cittadino di Istanbul. Un sequel meno fresco nel suo distruttivo disboscamento umano a suon di calci, pugni, scariche di pallottole e corse urbane ad ostacoli. Neeson spiattella ancora una volta tutti gli artifici dei classici eroi del grande schermo, dalla scaltrezza spionistica di 007 alle doti marziali di Seagal, dal fiato lungo de Il fuggitivo alla programmatica inscalfibilità di Terminator.
MEMORABILE: L'autolocalizzazione "ad orecchio" attraverso il rumore delle granate esplose...
Vito: Il dragone da Hong Kong arriva a Roma, pronto a difendere i più deboli e affrontare decine di nemici a pugni, calci e colpi di nunchaku. Forse il miglior film di Lee, si regge tutto sulla sua figura carismatica, che qui dirige, scrive, coreografa e produce. Lo scontro con Norris come due moderni gladiatori al Colosseo è un punto altissimo del cinema marziale e del cinema in generale. Imprescindibile.
MEMORABILE: Lee che, in segno di rispetto per l'avversario sconfitto, posa sul corpo senza vita di Norris la sua cintura nera.
Giùan: Pur viaggiando costantemente sul filo della succedaneità, l'ipertrofico road movie di De La Iglesia, sa (man)tener d(t)esta l'attenzione dello spettatore rilanciando la propria velocità con brusche dosi di selvaggio satanismo (l'invasato Romeo di Bardem), bizzarro humour nero virato in slow burn (l'unbreakeable agente di Gandolfini è indimenticabile), sensualità eccessiva (cui Aimee Graham contribuisce non meno che Rosie/Perdita). La sensazione che resta è comunque quella spiacevole del troppo pieno ma non si può dir manchi di estremo sperimentalismo.
MEMORABILE: I deliri di Barde durante la Santèria.
Gestarsh99: Un gioco da ragazzi, verrebbe da dire. Sin troppo semplice lo scorrimento di questo piacevole e stringatissimo crime-action contrabbandistico, organizzato in maniera assai professionale, veloce e leggera, anche nei punti in cui le complicanze e le inflessioni violente s'impossessano della scena. Il reticolo d'imprevisti che sorregge la suspense è lubrificato a dovere dalle tipiche e fortunosissime coincidenze cronografiche a prova di sgamo. Di vispa diligenza la prestazione di Wahlberg; ottime invece le infami presenze di Ribisi e Foster. Irrisione "stangatesca", sornioneria ironica e palmi di naso come se piovesse.
MEMORABILE: Lo scontro a fuoco coi blindati delle forze dell'ordine panamensi; La tela di Pollock serenamente ignorata come un misero straccio qualsiasi...
Capannelle: Riesce a divertire per oltre due ore, mantenendo la presa nonostante la girandola di personaggi coinvolti. Proprio la varietà dei caratteri e delle musiche fa pensare a certe opere corali in cui sguazzano anche i registi di casa nostra, ma va dato atto a Canet di mantenere sempre alto il ritmo e di non cadere mai in banalità se non quando ci infila i tour di paracadutismo per far pubblicità a qualche agenzia del luogo o cede al sentimentalismo nel finale. Ottimo il cast, ma la palma del migliore spetta a Lellouche.
ALLE ORE 00:44 su Cine 34
Nota bene: In programmazione anche domenica alle 04,25
Daidae: Film curioso che punta tutto sulla bellissima Sonia Viviani (sfruttata poco dal nostro cinema a mio parere), allora diciottenne. Trama particolare, non è certamente un capolavoro ma non mi sento di stroncarlo. Contando poi la qualità delle commedie sexy di quegli anni... diciamo che una sufficienza piena ci sta.
Pigro: Ci voleva lo stile stralunato e raggelato di Suleiman per raccontare pillole di storia israelo-palestinese attraverso la vita della famiglia del regista. Dal ’48 a oggi, cioè dalla partecipazione iniziale al crescente disagio e amarezza, sia per la decadenza anagrafica dei genitori sia per quella antropologica dei palestinesi: dalla resistenza all’intifada al karaoke. Migliore l’ultima parte, in cui il protagonista assiste imperscrutabile all’avanzare del vuoto. Geniali il carrarmato che segue il tipo che parla al telefono e il salto del muro.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Homesick: Tardo epigono dei gialli complottisti alla Lenzi, si caratterizza per gli assolati panorami naturali (la costa pugliese) e per il trio di delicate bellezze femminili (Schurer, Strebel, Guerrieri) che ulteriormente lo illumina ed enfatizza: è questo il traino di un film – peraltro privo di ritmo e montato in modo svogliato – che solo verso il finale attinge con parsimonia e timidezza al repertorio del genere.
Pigro: Prima la povertà dei contadini francesi prima della Rivoluzione, poi le lotte di classe in Egitto: le due parti del film dialogano a distanza, mostrando la vicinanza tra Europa e mondo arabo sotto il segno dell’oppressione e repressione dei ricchi padroni. L’opera insiste su lunghe panoramiche quasi sempre senza esseri viventi, scandite da una voce sciatta che declama i testi: una ricerca estrema di “verità” attraverso scollamenti tra visto e detto, che lo spettatore ha il compito di ricucire. Ma l’ideologia ha il sopravvento sull’efficacia.