Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Geppo: Vero e proprio cult movie della filmografia di Renato Pozzetto. Il film scorre meravigliosamente senza annoiare. Anche come trama è notevole... e soprattutto trovo geniale la sceneggiatura. Devo dire che il regista Bruno Corbucci è stato (forse) l'unico vero artigiano della "giallo-commedia", e l'ha dimostrato anche con Il ficcanaso e con la serie dei "Delitti" interpretati da Tomas Milian. Ottimo il cast: attori e caratteristi bravissimi. Per me Pozzetto resta una delle facce più divertenti del cinema italiano. Grande anche la colonna sonora.
MEMORABILE: Cannavale: "Io lavoro sempre con l'anticipo!" Pozzetto: "Ahhh... mi dispiace ma io faccio i conti solo a fine mese". La bellissima Olga Karlatos.
Geppo: Il grande Damiano Damiani firma un altro capolavoro tutto siciliano stile anni '80. Il film è perfetto: ben diretto, ben recitato e ben commentato da una favolosa colonna sonora firmata dal Maestro Carlo Savina. Michele Placido è eccellente nel suo ruolo come anche gli altri attori del film (Tony Sperandeo, Simona Cavallari, Domenico Gennaro e una bravissima Ida Di Benedetto). Nel ruolo del fratello di Placido un bravissimo Mark Chase (unico suo film interpretato); chissà chi è e che fine ha fatto... Ottima la sceneggiatura. Cult!
MEMORABILE: "A Palermo te la buttavano in faccia una pizza come questa!"
Mdmaster: Sinceramente l'ho trovato di una noia mortale: una pellicola che trova gli unici momenti rilevanti nella breve apparizione di Richard Pryor, il famigerato numero musicale e davvero poco altro. Sarà che la cultura non ci appartiene, sarà che vederlo in originale è un'impresa... però no, non lo considero film essenziale né una curiosità particolare. A meno che non moriate dalla voglia di vedere un giovane Bill Duke e George Carlin, ovviamente.
Mco: Ansiogeno lavoro di Zwick, capace di far rendere al meglio l'ottimo cast a sua disposizione. Le scene di sangue, che siano uno scontro a fuoco o un'esplosione, sono raggelanti per la dose di triste verosimiglianza approntata. Le vittime corrono per strada, in cerca di un conforto che nemmeno lo stesso esercito pare possa fornire. Il duello di nervi tra Washington e Willis è vinto senza dubbi dal primo, ma è la sensuale Bening a eccellere nel suo ruolo mai troppo cristallino. Una pellicola che rende al meglio su(l) grande schermo.
MEMORABILE: La donna che scende le scale senza un avambraccio; La pizza a domicilio.
Ciavazzaro: Visivamente curioso, un fumettone anni 60' che comunque nel corso degli anni è diventato un cult senza tempo, pur nella sua ingenuità. Cast di alto livello (quasi tutti gli attori all'epoca volevano parteciparvi) che può contare tra i villain Burgess Meredith, Vincent Price, Zsa Zsa Gabor, Julie Newmar e molti altri. Divertente.
Galbo: Fallimentare tentativo di rinverdire i fasti del vecchio musicale hollywoodiano (si tratta peraltro del remake di un vecchio film con la Hayworth, pare non memorabile di suo) con la storia fantasiosa di una musa che aiuta gli artisti, uno dei quali impersonato dal grande Gene Kelly. Fiacco, scontato, kitch e prolisso, con una colonna sonora che si dimentica facilmente.
Geppo: Tipica commedia brillante in puro stile Tarantini; non bruttissima, anzi, ma purtroppo priva di una vera e propria sceneggiatura (scritta dallo stesso regista con Giorgio Mariuzzo). Giuseppe Greco ha l'aria ingenua e pulita che occorre al personaggio, ma nulla di più. Azzeccata la coppia Montagnani/Ingrassia mentre trovo pessima l'interpretazione di Franchi: le sue battute non fanno proprio ridere, e mi ha profondamente deluso. Il finale (in carcere) è preso da L'insegnante al mare con tutta la classe, praticamente identico! Bella la Bouchet.
MEMORABILE: Le banconote inscatolate nei barattoli di pomodoro; Barbara Bouchet quando diventa violenta durante l'inaugurazione della fabbrica.
TomasMilia: Tra i migliori musicarelli. Divertente, fresco, frizzante. Già si respira il clima degli anni Settanta. Il protagonista Little Tony rimane un po' oscurato dalla coppia Franco e Ciccio (sergente donnaiolo e maresciallo inflessibile) che, in quel periodo, era ai massimi livelli. Stavolta, il titolo è dato da una canzone di Pippo Baudo e tutto il film è costruito sul testo di questa. Un film che rivedo sempre con piacere. Simpatico Bramieri nella parte dello sciupafemmine don Nicola.
Galbo: Un avvocato rimasto vedovo viene portato in tribunale dalla consuocera di colore per l’affidamento della nipote. Autore di un bel film sugli psicodrammi post torri gemelle, il regista affronta il tema delle famiglie allargate e dei (non tanto) larvati contrasti razziali. Benché fortemente a rischio di lacrimevoli sdolcinature, la sceneggiatura è abbastanza equilibrata nell’affrontare la storia, anche aiutata dalla convincente prova di Costner in uno dei ruoli migliori degli ultimi anni. Buona anche la prova del cast di supporto.
Giùan: La principale sorpresa del film m'è parsa consistere nell'andamento ponderato, affatto adrenalinico, anzi talora perfin sussiegoso, lontano dagli effettistici horror contemporanei. Flanagan non ha alcuna fretta, mena le danze con tempi da slowburn e prova a creare, con alterni risultati va però detto, un clima di diffuso disagio. Il cotè familiare (con le sue cancrenose disgregazioni) si palesa ancora come fertile terreno per le patologie del genere, senza tuttavia assurgere qui a deformante specchio disturbante. Da apprezzare comunque per maturità narrativa.
Pigro: Rievocazione precisa del primo grande scandalo della tv Usa: fin troppo precisa (e lunga). Il film è ben fatto e ben diretto (e con un piacevole Turturro), ma sconta una sceneggiatura che eccede sia in riferimenti locali sia in divagazioni romanzesche. Il risultato è un lavoro tutto cerebrale, dove non si può far altro che ammirare questo o quell’elemento specifico, ma dove alla fine non solo non c’è emozione, ma perfino la denuncia del Moloch televisivo si annacqua in una generica curiosità di quanto erano strani un tempo gli americani…
Herrkinski: Tra le commedie pecorecce/scorreggione del periodo è sicuramente tra le migliori. La trama ricca di equivoci e gag tipiche del genere sconta ovviamente situazioni già straviste, specialmente in tanti lavori di Banfi; Montagnani però non fa rimpiangere il comico pugliese e il resto del cast fa la gioia degli amanti del cinemabis (su tutti il mitico Robutti e la Russo, tutto sommato fresca interprete per l'epoca). Volgarità e gag trucide a iosa, supportate da un ritmo molto alto e musiche di Rizzati in tema; si ride spesso e volentieri. Ruspante.
Vito: Diego Marra, vicequestore della Digos, con l'aiuto della sua squadra indaga su alcuni omicidi politici rivendicati da una nuova formazione delle Brigate Rosse. Fantasmi. Una vera e propria storia di fantasmi diretta al solito magnificamente dal grande Michele Soavi; fantasmi e ombre provenienti da un passato lontano ma mai dimenticato della storia d'Italia, che tornano a uccidere con la stessa ferocia e determinazione. Bravi Bova, Bruschetta, Fassari e tra i brigatisti lascia il segno l'interpretazione glaciale di Ravello. Una fiction da riscoprire.
MEMORABILE: I brigatisti catturati che si dichiarano prigionieri politici come negli anni di piombo.
Caesars: Il tema di fondo (le tensioni razziali tra cinesi e giapponesi) era interessante e poteva dar vita ad un prodotto dignitoso. Il film invece (anche se ciò non sarebbe un peccato mortale) se ne serve al solo fine spettacolare. I problemi veri nascono dal punto di vista realizzativo: ogni volta che non c'è un combattimento, la noia regna sovrana (ma anche le "lotte" stufano ben presto), gli interpreti (Bruce Lee in testa) sono poco espressivi, la trama è piena di illogicità e non coinvolge mai. Il primo Lo Wei/Bruce Lee era un po' meglio, forse per l'aria più ruspante.
Homesick: Le similitudini con l’immediato termine di paragone (il coetaneo Fuori orario di Scorsese) si fermano alle peripezie notturne vissute dall’insonne e impassibile Jeff Goldblum; rispetto al collega invece Landis difetta di ritmo, compattezza ed estrosità, tanto che il suo film rallenta di continuo per la noia ingenerata da uno script confuso e improduttivo con personaggi di scarso carisma, a cominciare da una Michelle Pfeiffer più anodina che mai. A poco servono i camei di noti registi (da Croneneberg a Siegel) e gli improvvisi scatti di violenza proto-pulp.
MEMORABILE: Il primo incontro di Bowie con Goldblum, da lui creduto un attore.
Herrkinski: Senza dubbio il migliore della serie. Miller stavolta ha un budget migliore e ne approfitta per creare una messinscena più ricca, dove esplosioni spettacolari, sparatorie, trovate di ogni genere la fanno da padrone. La trama è ancora una volta semplice ma il film funziona nettamente meglio del predecessore, caratterizzando in modo più convincente il solitario Mad Max (un buon Gibson) e creando una vasta gamma di nemici caratteristici, dal truce punk Vernon al mascherato Lord Humongous. Resta un fumettone post-atomico fracassone, ma diverte.
Undying: Divertente ed elegante commedia, vagamente erotica (la Cassini sprizza sensualità da ogni poro) coerentemente diretta dal bravo Sergio Martino. Si lascia guardare per la struttura ad episodi e per la buona riuscita delle interpretazioni (bravi Alberto Lionello ed Aldo Maccione). Il versante "estetico" è ben rappresentato da vari tipi di bellezza femminile: Ursula Andress, Barbara Bouchet e la già menzionata Cassini (il miglior "didietro" -a mandolino- dell'epoca). Raimondo Vianello firma (in parte) la sceneggiatura!
Buiomega71: Biopic fiammeggiante e doloroso, non dissimile da Star 80 (e la presenza di Eric Roberts non è un caso), dove gli anni 70 sono ricostruiti impeccabilmente (hits del periodo, costumi, acconciature e atmosfere). Straordinarie le parti sul set di Gola profonda (con un Hank Azaria identico a Gerard Damiano) e la prima al cinema con Hugh Hefner. Poi si vira verso i lidi della violenza domestica (botte, rapporti matrimoniali che paiono stupri, docce fredde, costretta a prostituirsi con più uomini contemporaneamente) e il glamour cede il posto al dramma. Lucidamente intenso.
MEMORABILE: Il poliziotto e l'autografo; La commovente telefonata del padre; Vendetta del produttore a scudisciate; "Spirit in the sky"; La carnosa Dolly/Mazar.
Xamini: Cinema niente affatto banale, quello di Zhangke Jia. Il racconto si svolge in tre annate (1999, 2014, 2025), riprese in tre formati differenti e separate da distanze spaziotemporali incolmabili. Il tratto predominante è quel capitalismo divoratore che cannibalizza la Cina, la trasforma rapidamente e che nel film è incarnato dal figlio di Tao (la Cina), Dollar (nomen omen), incapace di desiderio, di ricordare il nome della madre o la propria lingua di origine. Come Still life, è un film dai ritmi lenti, apparentemente indigesto, ma talmente ricco di allegorie da premiare con gli interessi una visione attenta.
Galbo: L'esordio alla regia dell'attore Matt Dillon è una crime story in gran parte ambientata in Cambogia. L'autore ha chiari riferimenti letterari e cinematografici ma li usa in modo discontinuo e senza grandi rielaborazioni. Ne deriva un'opera dalla scarsa personalità, poco intrigante e soprattutto priva di ritmo. Buone le interpretazioni del regista/attore e di James Caan. Piuttosto fuori contesto Gerard Depardieu.
Dusso: Musicarello mediocre un po' stancante, a lungo andare, con canzoni brutte (a parte una di Patty Pravo e l'altra di Carmelo Pagano) ma come spesso accade in questo genere con momento invece discreti. Il tema musicale di Micalizzi se non è un plagio allora è lo stesso di Morricone per In ginocchio da te. Discutibile far doppiare Vittorio Congia da Ferruccio Amendola; in più in una scena si sente parlare il commissario senza che questi apra la bocca (che brutto errore!)
Giùan: Rapsodico e dilatato come tipico dello stile del regista ma intrinsecamente più impervio e "cinese" dell'universale e fruibile Al di là delle montagne. Appare evidente in particolare come il non possedere alcune coordinate storico-economiche ma anche elementi tematici della precedente filmografia di Zhangke renda complesso orientarsi nel tessuto narrativo di un film sorretto comunque da una messinscena di rigoroso controllo. Notevole la crescita (perfino in termini empatici) del personaggio di Zhao Thao, di impassibile intensità emotiva. Spaesante.
MEMORABILE: La mdp che si alza sull'urbanizzazione del Datong; Gli espedienti di Qiao per tirare a campare uscita di prigione.
Harden1980: Curioso ritrovare una star come Tony Curtis in un film comico erotico in cui un Casanova ormai impotente trova per combinazione un popolano identico a lui che può mantenere alta la sua leggendaria fama di amatore. Le scenografia e i costumi sono sontuosi, ma la presenza della bellissima Marisa Berenson e della generosa Marisa Mell non bastano a risollevare le sorti di un film che si basa su equivoci triti e ritriti e scambi di persona tra ignari cortigiani imbecilli. Forse il punto più basso della carriera di Curtis.
Pessoa: Quasi una Fiamma del peccato de noantri questo giallo psicologico di Comencini, non ai suoi vertici narrativi. La trama appare spesso slegata e i dialoghi cerebrali funzionano solo a tratti, a dispetto dei nomi coinvolti nella scrittura. Anche il resto della troupe stellare (Baragli, Morricone, De Santis) sembra sovente lavorare con la mano sinistra. Nonostante tutto il film si fa seguire e la nemesi finale, seppur prevedibile, funziona. Ottima prova di Leroy e della Pitagora. Vale la pena.
Homesick: Già di per sé contorte ed accavallate, le trame dei film spionistici peggiorano la situazione quando vengono tirate avanti per ben 105'; Civirani salva a stento la baracca con qualche buon momento d'azione - dalle immancabili scazzottate a sequenze di lotta libera - ed amene locations. Scialbo il cast, dove comunque contano di più gli stuntmen che gli attori veri e propri.