Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Geppo: Uno dei dieci film di Franco e Ciccio realizzati nel 1970, come in catena di montaggio. A quel tempo la coppia funzionava alla grande e quindi le produzioni battevano il ferro finché era caldo. Nulla di particolare: si sorride e il film si lascia vedere con allegria, grazie anche all'irresistibile simpatia del duo comico siciliano. Azzeccata l'ambientazione laziale, trasformata in una giungla nera con tanto di animali selvaggi. Tra le solite spalle classiche troviamo un bravissimo Enzo Andronico. Come film mi sembra adatto anche ai bambini.
MEMORABILE: Le truffe di Enzo Andronico ai danni di Franco e Ciccio.
Gestarsh99: Proprio come il Nero de L'istruttoria è chiusa, Gemma è un'altro rametto finito tra le ruote dentate dell'apparato malavitoso: dalle recluse oscurità penitenziarie ci si sposta però all'aria aperta di una Palermo piccola, distratta e insignificante. L'assenza di allacciamenti testuali alla politica o alle isituzioni non fa che avallare lo strapotere di una presenza criminosa vessatoria ma anche sfuggente e semi-invisibile. Resta in ultimo lo stereotipo dell'uomo siciliano qualunque, costretto di giorno in giorno a giocarsi e ricomprarsi la vita al banco dei pegni parastatale della mafia.
MEMORABILE: La sensibile e appropriata trasparenza emotiva della nivea Eleonora Giorgi; Il colpo di scena nel bagagliaio...
Giùan: Titolo chiave nella filmografia di Monicelli, regista che ha dato sempre il meglio di sè nell'agro, sensibile nel mostrar la tristezza che la risata comunque maschera. Eccolo qui, grazie all'aiuto in sceneggiatura della Signora Suso e dei grandi Age/Scarpelli, ricostituire la coppia Totò-Magnani per ridarceli non più come icone impresse nella pellicola ma come comparse della vita: soli, inadeguati, costretti a difendere la lorò dignità con unghie laccate e pochi denti. Un film in cui tutti "recitano" una parte dall'inizio alla fine. Crepuscolare e finale.
MEMORABILE: La parte iniziale quando si gira la scena "di massa"; il tormentone dei 13 a tavola; la canzone Geppina Gepi; il finale.
Markus: La Melato è nel suo periodo artisticamente migliore: la parte della madre (sola) di Michele e gli anni Settanta "tra sogno e tragedia" le consentono di sfoggiare il suo lato tragicomico ideale in una situazione a lei congeniale, ma la messa in scena verte verso il tedioso e i dialoghi sono forzatamente letterati. Film insolito per Monicelli, tuttavia da considerarsi un curioso tentativo di elevarsi in un cinema allora impegnato e di parte, ma l'esperimento non è propriamente riuscito. Polpettone "settantiano".
Lucius: L'impressione che ho avuto dalla visione di questo film è che sia stato realizzato con pochi mezzi, ma con mestiere ed impegno. La Stone, bella come sempre ma anche brava, dà vita agli incubi e alle paure di un personaggio di non facile interpretazione, ingannato e rinchiuso a sua insaputa in un appartamento dove anche il minimo oggetto è fissato a terra e senza possibilità di fuga. Budget limitato risultato non scontato.
Undying: Qualche risata riesce a scapparci, per l'incredibilità che, nel complesso, tale operazione suscita. Non si tratta di un film con trama lineare, pur essendo presente un certo intreccio narrativo, ma piuttosto Lo Cascio preferisce mettere in fila una lunga serie di gag, facendo ricorso alla presenza di un notevole numero di caratteristi. L'idea di fondo del film è quella di "sbertucciare" certo tipo di cinema bis (il poliziesco, in particolare) facendo uso di cliché opportunamente messi alla berlina (l'inseguimento in auto, le battute da "caserma", i rimandi a titoli di genere). Impensabile.
Giùan: Riuscito thriller metropolitano diretto da un regista destinato poi al quasi anonimato. Cupo e secco, deve la sua aura cult allo stile iperrealista, capace di rendere la violenza in un modo palpabile, senza sentirsene tuttavia direttamente partecipi. Epigono degli straordinari poliieschi dei '70 ed ancora ben distante da quelli che saranno i canoni del genere nel nuovo decennio, possiede appunto quel tanto di fascino agè che lo rende magnetico. Lo stesso dicasi dei due antagonisti: Stallone (versione Serpico) e Hauer (al suo primo ruolo schizzato in USA).
ALLE ORE 12:30 su *altro (specificare)
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Il Dandi: Avventure apocrife abbastanza godibili: la produzione infatti non possiede i diritti sul "canone" di Doyle (l'unico episodio ispirato a un racconto originale è La fascia maculata) e vengono riproposte alcune storie di una serie degli anni '50 inedita in Italia, sempre prodotta da Sheldon Leonard. Pesa un po' il format ridotto (episodi di appena 25 minuti), ma le interpretazioni e le ambientazioni (girato a Varsavia) sono abbastanza riuscite. Stravista sulle più anonime tv private italiane, dove fu un costante tappabuchi degli anni '80.
Deepred89: Chabrol conferma un talento innato nel conquistare senza alzare mai la voce, impiegando toni dimessi e sotto le righe. Certamente la cosa non gli riesce per magia: abbiamo infatti un soggetto che cattura sin dall'incipit, grigie ambientazioni specchio del protagonista, gustosi dilemmi morali, colpi di scena che incalzano con silenziosa naturalezza, un cast perfetto nel ricoprire una serie di ruoli emblematici, un po' di borghesia annoiata a dare colore e a imprimere il marchio di fabbrica. Finale non sorprendente, coerente coi toni del film.
Pigro: Uccelli contro uomini. L’incredibile (e misterioso anche alla fine) attacco dei volatili è raccontato in un inesorabile crescendo, che ha come ambigui testimoni i pappagallini inseparabili che la protagonista acquista all’inizio. Suspence, terrore, enigma sono le parole d’ordine di questo ennesimo capolavoro di Hitchcock, che sovverte tutte le consuetudini del bon ton cinematografico, arrivando a un finale sconcertante. Da non perdere.
Ciavazzaro: Seguito de L'avventura del Poseidon, il film conta sulla solida regia di Allen e un ottimo cast di attori. Savalas come cattivo funziona molto bene e Caine è perfetto. Anche il cast secondario è ottimo e nonostante il catastrofico latiti il film è comunque da vedere.
Giùan: Un discreto e secco ambo del binomio Nando Cicero/Lando Buzzanca (che non usciranno più assieme sulla stessa ruota cinematografica). Il film ha un'atmosfera abbastanza originale, quasi cupa e in qualche modo claustrofobica, ed entrambi (attore e regista) paiono piuttosto controllati e poco disposti a lasciarsi andare. In tal senso però la sceneggiatura di Vianello e Continenza avrebbe dovuto esser più strutturata per permettere al film di decollare sul serio. Bravo comunque Lando. Bellissima la finta imbelle Gloria.
Daniela: Ad un certo punto la protagonista, una studiosa costretta a difendersi dall'accusa di diffamazione intentata da un collega che nega la realtà storica dell'Olocausto, accenna a Kafka. Ed in effetti, risulta arduo comprendere la necessità di ricorrere ad una strategia processuale puntigliosa ma anche tanto prudente ed "omissiva" rispetto alle sofferenze di vittime e sopravvissuti, per cui, anche se l'esito del giudizio finale è positivo, l'impressione dominante resta quella dello sconcerto. Regia diligente che molto punta sul cast: convincono Wilkinson e soprattutto Spall, meno Weisz.
Giùan: Scorre rapido e indolore Lions for lambs, il che per un film di tal fatta non è esattamente un complimento. L'icona liberal Redford prova a dar conto (riuscendoci anche bene) della complessità di torti e ragioni che si celano dietro la contemporanea politica "coloniale" USA, mostrando al contempo una lucidità non peregrina nell'indicare il nemico "interno" della assenza (o difetto) di democrazia. I tre piani di racconto son raccontati con un montaggio serrato ma classico e gli attori han chiaro il messaggio. Resta però un fastidioso senso d'affettazione.
MEMORABILE: Il duetto Cruise-Streep con entrambi che sembran far il verso ai loro personaggi di viscidone patentato e frigida pronta però a smontarsi per un nonnulla.
Gestarsh99: Un remake null'affatto malvagio, in cui manca però l'input per approfondire caratteri, psicologie e propositi: tutto si sussegue repentinamente, prediligendo l'azione e gli scontri. Come dimostrerà in seguito con 300, Snyder ha ben chiaro il senso dello spettacolo, sa dosare i tempi e creare sequenze tese, convulse e complesse, facendo ricorso anche ad inquadrature insolite e particolari. Rivendicazioni e metafore socio-ideologiche restano invece sullo sfondo, dietro quello schermo tv in cui sproloquia arcigno un telepredicatore dal volto di Ken Foree...
MEMORABILE: I titoli di coda che cancellano ogni residua speranza...
Geppo: Il cinema di Sergio Martino non invecchia mai. Non è un film geniale, ma comunque spassoso e divertente. Di certo non posso includerlo fra i migliori film di Edwige Fenech ma Lino Banfi sa far ridere e divertire a patto che il genere di comicità vi piaccia! Renzo Montagnani è bravissimo nel suo ruolo, per me una delle facce più divertenti del cinema italiano. Bella e funzionale la nostra Barbara Bouchet. Ciliegina sulla torta: l'interpretazione di Pippo Santonastaso. Divertente la colonna sonora di Detto Mariano.
Galbo: Thriller abbastanza banale che punta molto sul connubio tra i due protagonisti che offrono allo spettatore due stili diversi di recitazione intepretando due sicari in concorrenza tra loro. Per il resto, film dimenticabile fatto di esplosioni, azione e poco altro su sceneggiatura non memorabile. Alla fine l'elemento migliore è la (strana per il genere di film) presenza della brava Julianne Moore.
Vito: Tre storie sul traffico di droga tra Massico e Usa che si intrecciano tra loro. Ottima la regia di Soderbergh che non fa pesare la lunga durata e perfetti anche sceneggiatura, montaggio, oltre naturalmente alla splendida fotografia dal forte significato simbolico che cambia a seconda dell'ambiente. Grande cast.
Capannelle: Il film è godibile, senza dubbio, abbandonando ogni pretesa di originalità o di personaggi che lascino un segno indelebile. Ricostruzione accurata con mezzi d'epoca e location esterne e interne, qualche battuta azzeccata e attori che fanno il loro dovere. La vicenda è nella media, con cali di ritmo nella parte centrale e si notano personaggii messi un po' a forza, dalla infermiera sexy del carcere all'amante con la sua corte di intellettuali. Insomma, sembrano varianti non necessarie che rendono l'insieme più sfilacciato.
Caesars: Grande cinema d'intrattenimento che darà origine a due (per il momento) seguiti e numerose imitazioni. Avventura fracassona molto ben realizzata, come solo ad Hollywood si riesce a fare. Harrison Ford risulta perfetto per il ruolo ed è difficile a questo punto immaginare al suo posto Tom Selleck, al quale era stata proposta la parte. Quello che rende interessante l'operazione è la grande ironia presente lungo tutto il racconto. Le quasi due ore di film scorrono via tutte in un fiato.
Pinhead80: Il triangolo amoroso ha da sempre ispirato autori di vario genere a rappresentarlo al cinema. Questo ne è un classico esempio. È difficile trovare un film dal grosso carico erotico che riesca a coinvolgere anche dal punto di vista della storia. Amantes soddisfa appieno il pubblico perché la storia è quella di un amore struggente e l'erotismo si respira come l'erba dei campi appena tagliata. L'amore è la passione sono quanto di più illogico ci possa essere al mondo. Qui l'amore folle attraversa i cuori squarciandoli senza rispetto.
Gestarsh99: Prequel nato con l'intento di snocciolare la genesi e le motivazioni del famigerato episodio principale, dalla tradizione cannibalica intrafamiliare alla deformità di Leatherface sino alla sua passione per macellazioni e tassidermia. Rispetto alla figuraccia da pupazzone Michelin offerta nell'ottuso remake nispeliano, Faccia di cuoio riacquista un peso orrorifico minimo, mentre Lee Ermey spreme all'eccesso il fanatismo prevaricatore del suo storico sergente di ferro kubrickiano. La brusca e deludente accelerazione finale getta però in caciara tutte le onorevoli premure iniziali.
Markus: Dopo Ice spiders Takács ritorna sull'argomento con questo Spiders 3D, film che mescola le carte dell’apocalittico a basso costo, del fantascientifico e dell’horror di serie Z senza però esser convincente e, momenti di stanca a parte, non aiuta una finta e malinconica New York di cartapesta ricostruita nell'est europeo. I grossi ragni posseduti dagli alieni ruggiscono, barriscono, piangono e talvolta belano; insomma, vivono! Peccato che per vederli in azione tocchi attendere metà film. Si poteva fare di meglio, questo è evidente.
Giùan: A mio personale ricordo il più decadente e funereo film del nostrano filone erotico-morboso. Sarà l'ambientazione sicula che fa molto Delitto e castigo; sarà magari il suo muoversi nel milieu aristocratico-pretesco; sarà ancora che le ambizioni di Dallamano eran troppo alte rispetto al risibile soggetto. Certo è che lo pervade un'atmosfera cupa e triste di fondo, da cui non valgon a risollevarlo (anzi) le caratterizzazioni da gattopardo erotomane di Stander e da playboy vintage dell'altrove grande Caprioli. Certo c'è l'Edwige che...
Caesars: Bella senz'anima: così si potrebbe descrivere questa pellicola. Infatti la realizzazione formale è impeccabile: ambienti, costumi e fotografia sono esenti da critiche. Per quanto riguarda la trama invece siamo vicini al nulla. La storia della duchessa del Devonshire (personaggio realmente esistito) è portata sullo schermo in modo assai freddo, non riuscendo a provocare il minimo interesse per gli accadimenti che si susseguono. Anche gli interpreti, altrove molto più convincenti, non riescono a trasmettere le emozioni vissute dai loro personaggi. Evitabile.
Buiomega71: A parte i dialoghi filosofeggianti di stampo teatrale, l'opera oliveiriana trasuda di fiammeggiante incanto e ipnotismo (nella fotografia, negli interni barocchi, nella colonna sonora dalle venature quasi horror) che sfocia in tocchi onirici (le nozze di Francisca, l'allucinato banchetto che ne consegue) e surreali (con il cavallo nel salotto, la fuga nel bosco di notte) lambendo il tanfo necrofilo sul talamo di morte, chiudendo con farfalle nere e cuori estirpati sottovetro. Delicatezza di regia, disperazioni femminee e una durata fiume di inusuale bellezza spettrale.
MEMORABILE: Josè alla governante Franzina: "Hai un cattivo odore"; Francisca sul letto di morte che delira; Lo schiaffo di Josè a Francisca; Le frasi reiterate.
Gestarsh99: Per aver un senso e guadagnarsi approvazione, un remake coi controcrismi impone ossequio filologico irreprensibile (Psycho) o tutt'al più rimodulazioni genialmente vincenti (Maniac, Le colline hanno gli occhi). Qui però si trasgrediscono entrambe le clausole. Malgrado la confidenza pregressa con storie di emarginazione giovanile e discriminazione sessuale, Kimberly Peirce fa madornalmente cilecca limitandosi a stiepidire l'horror di De Palma con mediocri attualizzazioni all'era del cyberbullismo e levitazioni esorcistiche inutili come il sale nel budino. L'indiscreto fascino del fast-forward.
MEMORABILE: "Metti il tappo! Metti il tappo! Metti il tappo!"
Geppo: Sembra un film ambientato nell'antica Roma (come abitudine del regista Magni), ma in realtà si svolge ai giorni nostri. Interessante, ben strutturato e girato con una certa eleganza da Magni, presenta un Renzo Montagnani completamente diverso da come si è abituati a vederlo: interpreta un marito cinico, volgare e manesco che ci fa capire quante ottime qualità avesse Montagnani come attore. Vonetta McGee è azzeccata nel personaggio della moglie e bravo anche il compianto Cerusico: il suo personaggio fa molta tenerezza. Un film davvero riuscito.
Belfagor: Da un romanzo poco conosciuto della Christie (eppure fra i più amati dall'autrice stessa), un adattamento che non tenta dei cambiamenti azzardati come il coevo Orient Express ma riesce a coinvolgere grazie all'eleganza della confezione e alla capacità con la quale vengono gestiti i topoi da giallo classico. Il cast al centro di questo mistero dalla soluzione insolita e dal finale a effetto è dominato da una splendida Close che ruba la scena a tutti, anche se una Anderson corvina e sorniona guadagna un posto di rilievo.
MEMORABILE: Edith elenca i modi per sbarazzarsi delle talpe; "La sua descrizione di un assassino si adatta a tutti i membri di questa famiglia".