Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Pinhead80: Grandissimo capolavoro di Fellini che filma quella che è stata la sua giovinezza e quelli che sono stati i suoi compagni di avventura: tutti perdigiorno pronti a sbeffeggiare chiunque conduca una vita normale e onesta fatta di lavoro e sacrifici. C'è un periodo della nostra vita in cui si è assaliti dalla voglia di lasciarsi andare al dolce far niente. Qui si riprende quell'idea e la si filma nella realtà di un paese pieno di gente pronta a rimboccarsi le maniche per fuggire alla miseria. Vita e cinema si confondono in un tutt'uno.
Panza: La filmografia di Sergio Pastore rimane uno dei grandi misteri del cinema di genere italiano. Autore di una manciata di titoli dei generi più disparati, qui si cimenta nel filone della commedia erotica. Trama singolare, qualche battuta centrata, ambientazioni ben curate, una certa bizzarria di fondo, ma non c'è niente che non si sia già visto in altri film coevi. Il codazzo francese nel finale (con cameo di Sylvia Koscina!) è abbastanza tirato per le lunghe e fa calare decisamente il ritmo, che nella prima parte era accettabile.
Capannelle: Il titolo e la coppia di protagonisti potevano far pensare ad una commediola ma la produzione di Michael Douglas non ha tradito, anzi. Si tratta infatti di una riuscita parodia noir che ci regala una galleria di personaggi azzeccati e una Tyler cui non difettano forme e ammiccamenti. Finale pirotecnico con prese in giro dei Village People, di Un giorno di ordinaria follia e di John Woo. Ingiustamente ignorato da critica e pubblico.
Rigoletto: Grazioso film all'acqua di rose, in cui tutto funziona pacificamente dal primo all'ultimo minuto: niente scossoni ma nemmeno rovinose cadute di stile che avrebbero pregiudicato il lavoro. La riscoperta del mito della semplicità attraverso la semplicità dei racconti mitologici e leggendari. Bravi i protagonisti (ho apprezzato particolarmente Lithgow e la Dillon). Meraviglioso il Bigfoot, con uno sguardo quasi umano e un sorriso contagioso.
MEMORABILE: La pulizia del Bigfoot al suono della sigla degli Addams.
Faggi: Produzione ibrida (Italia e Spagna), convenzionale ma non troppo, comunque prevedibile negli sviluppi, con disegno netto dei personaggi (il ranger integerrimo, la bella in pericolo, il fuorilegge innocente, la bella pericolosa come una vipera, l'usurpatore). La dose di azione è forte, distribuita ovunque, preponderante nel finale (la lunga sparatoria). Tutto scorre in una zona dove si trovano i cliché di genere, senza lampi d'eccezione, senza brillamenti immaginifici, ma - ed è importante - senza annoiare o far cadere le braccia.
Reeves: Misconosciuto film western con sfondo terzomondista che esalta il bravo Robert Hundar, attore che in vita non ha mai ottenuto il riconoscimento sperato. I rivoluzionari sono simpatici, i cattivi rancheros egoisti e violentatori, il killer yankee prende coscienza e si schiera con i ribelli. Tutto avviene con un buon ritmo e colpi di scena non banali. Poi, quando il sottoproletariato ha il volto di Fernando Sancho, non ci si può che divertire. Andrebbe sempre citato tra i western rivoluzionari di Corbucci, Sollima, Leone...
Galbo: Realizzato con la collaborazione dei fratelli Vanzina, è un tentativo di uscire dai canoni dei film giovanilistici realizzati dagli stessi autori (Sapore di mare) per allestire una commedia rosa, non volgare e improntata ad una certa leggerezza di tono. Tentativo solo in parte riuscito, in quanto il film appare alquanto inconsistente e non riesce ad evitare parecchi luoghi comuni narrativi del genere. Anche gli attori principali non danno il massimo.
Dusso: Pur con diversi limiti sul versante comico, resta una delle ultime grandi commedie sexy del cinema di genere. merito di un cast grandioso e di una Fenech che ogni tre minuti è nuda (anche integralmente).
Giùan: Koreeda prosegue con convinzione e peculiare etica cinematografica il suo rispettoso aggiornamento dello Shomin-geki, col racconto pervicacemente piatto della "banalità" del quotidiano, ancora identificata nelle nuove forme di dissoluzione familiare. Il tono è quello di un minimalismo capace di ridurre drasticamente (pur senza eliminarle) le scorie dell'artefatto, lasciando emergere in progressione reiterata i personaggi: lo scrittore infantile e indolente, l'ex moglie volitiva e seria, il bambino costretto a crescere, la nonna consapevole (splendida Kiki).
Galbo: Tratto da un romanzo dell’autore italo-americano David Baldacci, Potere assoluto è un thriller con risvolti fantapolitici realizzato da Clint Eastwood con molta professionalità e il solito grande mestiere. L’opera non brilla certo per originalità e non è tra le cose migliori del regista ma si lascia vedere piacevolmente anche grazie all’ottimo cast impiegato, che vede alcuni tra i migliori nomi del cinema americano (lo stesso Eastwood, Gene Hackman e Ed Harris).
Pigro: Giovanotto è geloso della sua ragazza, che infatti preferisce i rapporti con altre donne. L'amore possessivo è al centro di un film ispirato all'omonimo episodio proustiano della "Ricerca". Nel mondo di Akerman gli uomini sono petulanti, esclusi dalle intimità delle donne, più pure e sensuali: schematismo a parte, il problema del film risiede nel tipico intellettualismo della regista (qui meno pesante del solito), che ama costruire le sue opere con lunghe estenuanti sequenze silenziose, da cineclub anni 70. Elegante ma evitabile.
Gestarsh99: C'è moltissimo cinema dei '70/'80 sotto questo infiammante bracconaggio notturno fra i dedali planimetrici della trincea metropolitana. Un feroce, cacotopico siege-movie soffocantemente più dinamico e ipertensivo del suo antecessore domestico. L'esordio di DeMonaco metteva radici nel chiuso di un'abitazione perdendosi fra temporeggianti sfilacciature e indisponenti gigionismi finto-pulp; qui invece l'ampliamento considerevole del terreno di scontro e l'occhio sgranato al cronometro assicurano prolungate contrazioni cardiache e un flusso ininterrotto di eventi rischiosi ben contessuti tra loro.
MEMORABILE: La sadica asta milionaria in cui i cinque protagonisti sono battuti al miglior offerente come cacciagione da impallinare e massacrare...
Markus: Questa volta l’insegnante Edwige Fenech è... di pianoforte, ma la solfa è la solita degli altri episodi della serie: attizzare uomini e portarli a compiere simpatiche prodezze per cercare di sedurla (lei è scambiata per prostituta, ma poco cambia). Sceneggiatura, ça va sans dire, puerile e puntante al pruriginoso di grana grossa, addizionata da un'apprezzabile componente comica assicurata dal solito stuolo di comici e caratteristi. Curiosa quanto insolita l’ambientazione a Lucca. Ottimo il commento musicale di Franco Campanino.
Gestarsh99: Sempre più corrugato nel viso e nell'animo, l'anziano "cupìdo dissolvi" sloggia un'altra volta dalla East alla West Coast tornando a scoccare le sue frecce mortifere su chiunque abbia la sfiga di imbattercisi contro: in sua presenza, buoni e cattivi, parenti ed estranei fan tutti la stessa fine. Oltreché restituire tonalità più realistiche, il subentro alla regia di Thompson apporta una (relativa) ventata di freschezza alla serie, rinsecchitasi al terzo capitolo fra i polpastrelli di un Winner senza più criterio logico né entusiasmo creativo. Scarseggia di sentimenti ma abbonda in cattiveria.
MEMORABILE: Il subdolo personaggio ottimamente interpretato da John P. Ryan; La granata polverizzante...
Rambo90: Con il Godzilla giapponese (ed i suoi epigoni) c'è poco e niente in comune. Siamo più dalle parti di Jurassic Park, con Emmerich che regala le scene action e distruttive a cui ci ha abituati, spettacolari e ottime sul fronte effetti speciali. Poco importa in film del genere se la storia è ridotta all'osso, se poi il divertimento è davvero notevole. Il cast inoltre è ben scelto: l'accoppiata Broderick-Reno regala più di un sorriso, anche grazie a una sceneggiatura con le giuste dosi di ironia. La seconda parte tiene incollati allo schermo.
Rambo90: Un grandissimo film di Hill, che mi ha emozionato molto, costruito incrociando gli stilemi del genere carcerario con quello sulla boxe. Snipes e Rhames insieme sono ottimi; soprattutto il secondo riesce a tratteggiare benissimo la sua figura di campione turbolento e presuntuoso, che per certi versi mi ha ricordato Mike Tyson. Molto bravo anche Falk, un boss abbastanza sui generis, con la sua fissa per la nobile arte. Spettacolare l'incontro finale. Da non perdere.
B. Legnani: Divertenti 52' sull'enigma Alberto Malien, ipotetico autore delle grandi canzoni italiane degli Anni Settanta e Ottanta (e oltre, forse), mai firmate, fungendo da ghostwriter ("negro" si diceva una volta), con contratto... a vita. Racconto del tutto inventato, ovviamente un po' ispirato a sparizione vere (viene sempre in mente Majorana), molto divertente nelle finte interviste, nelle quali brillano per naturalezza Magalli, Silvestri e Golia, al punto che sembrano crederci. Perdonabile l'autopromozione finale per "Misofonia". Perché "Malien"? Anagramma di "Milena", la ragazza amata.
MEMORABILE: Silvestri racconta l'incontro sanremese con Malien.
Rufus68: Questo film andrebbe mostrato nelle residue scuole di cinema per far comprendere l'importanza dell'attore. Una farsa, con battute volgari e allusioni di grana spessa, si trasforma, grazie a caratteristi eccezionali, in una sorta di rallentata e gradevole commediaccia di costume. Giuffrè domina con la sua aria da gatto sornione assecondando una serie di presenze mitiche (notevole la debordante Perego). Si ridacchia a denti stretti (bravo Cannavale a far da spalle, non male il superdotato Delle Piane). Fenech bonazza top.
Ruber: Discreto film sull'epoca dell'ascesa al potere di Mussolini che cerca di raccontare il tutto visto da quattro donne con opinioni diverse. Godibile per tutta la sua durata, in diversi momenti della storia appassiona per il modo di raccontare un dramma senza mai lasciarsi andare alla stretta cronaca di quei tempi. Ottimi i dialoghi e direi abbastanza buona la parte della cantante Cher, che qui dimostra anche di avere buone doti teatrali oltre che vocali; ottime le musiche e la sceneggiatura del bravo Zeffirelli. Scenografie ottime.
Il Dandi: Da un giallo del periodo, una parodia sul fenomeno dei rapimenti che in quella stagione imperversava (anche) al cinema. Non irresistibile, ma fa un certo effetto vedere vecchie glorie ancora ricche di potenziale (Walter Chiari, Franca Valeri) interagire con giovani dal destino diverso (Boldi, Teocoli, Smaila), un'icona del lacrima-movie (Cestiè) e incontrarsi tutti in un territorio rustico da poliziesco popolare: il tutto stavolta il tutto non è nient'altro più che la somma degli ingredienti, che bastano a incuriosire.
MEMORABILE: I contatti telefonici per il riscatto tra Franca Valeri e Walter Chiari.