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Ciavazzaro: Episodio nella media. Le musiche sono ottime e ancora fresche (prima del riciclo, che si sentirà in parecchi episodi a venire), buon cast di guest-star, fotografia ben realizzata. Evitabili invece le numerose scazzottate, inutili
al fine dell'episodio. Bravo Burr.
Digital: Dunque, vediamo, in questo western si possono trovare il bandito che si redime, il prepotente di turno che si vuole allargare territorialmente, il fuorilegge che intende uccidere l'integerrimo sceriffo locale... Fatta la conta di tutto ciò che è presente, si può benissimo dire che il film fa dei cliché il suo credo, il che denota scarsa originalità. Meglio la parte iniziale: ha più mordente, con una bella sequenza di sparatoria; ciò che viene dopo è solo un lungo, estenuante preludio allo scontro finale bandito-sceriffo. Fortuna che dura poco...
Jdelarge: Gli unici aspetti positivi di questo film sono rappresentati dai costumi e dalle buone scenografie. Tutto il resto è da dimenticare, a partire dalla spettacolarità inesistente delle scene d'azione che, invece, dovrebbero rappresentare la base, in film di questo tipo. Ridicole le scene di danza, così come la legnosità dei guerrieri impegnati nei combattimenti. Pessimo.
Herrkinski: Ottima biografia romanzata del mito del Kung-Fu degli anni '70, Bruce Lee. Sebbene non manchino parecchie "licenze poetiche" (specialmente nel finale, in cui l'aspetto soprannaturale viene preferito a ipotesi più realistiche della sua morte misteriosa), il film è davvero appassionante e J. S. Lee (nessuna parentela comunque) dà un'interpretazione eccellente, anche dal punto di vista fisico. Suggestivo e ben confezionato, ogni sentimento è ben dosato e quindi il film risulta un'esperienza filmica davvero interessante.
Pumpkh75: Usualmente McCarthy fa le cose a smozzichi e bocconi: stavolta lascia la penna a un altro e ne guadagna la regia, perché riesce a creare quel minimo sindacale di angoscia laddove la materia trattata è stata già maneggiata una infinità di volte. Parte finale maligna (escludendo l’ultimo minuto, inutilmente commerciale), che non rappresenta una discontinuità rivoluzionaria ma aiuta a preservarne il ricordo. Semplice ma efficace l’ossessione per le mani. Lambisce il buon film.
Galbo: Molti dei film con Jason Statham rischiano il pericoloso effetto "fotocopia", sono cioè tutti molto simili tra loro a dispetto del fatto che il protagonista sia un attore non poi così disprezzabile nel suo genere. Safe appartiene al genere "uno contro tutti", con il buono impegnato in una guerra personale contro mezzo mondo (ma non manca la componente paterno/sentimentale) fatta di inseguimenti, sparatorie e poco altro. Un po' limitato anche se tecnicamente all' altezza.
Galbo: Quattro uomini vengono assunti da un ricco americano per riportare a casa la moglie rapita in Messico da un rivoluzionario. Bel western d'autore con forti connotati action, molto sottovalutato dalla critica e diretto da un ispirato Richard Brooks. Il film presenta una sceneggiatura ben scritta che porta in primo piano i valori dell'onore, della lealtà e dell'amicizia. Buona l'ambientazione messicana all'epoca della rivoluzione di Pancho Villa. Ottimi il cast e la fotografia.
Cotola: Ennesimo filmettino americano di fantascienza a base di invasione aliena con tanto di "paranoie" sulla pericolosità dell'altro e del diverso. Non c'è un'idea che sia una: in compenso tutto proviene da innumerevoli altri film. I più saccheggiati sembrano essere Siegl e Carpenter ma le citazioni si sprecano. C'è però un colpo di scena che lo spettatore scafato potrebbe intuire ben prima del suo dispiegarsi. L'unica freccia al suo arco è che non annoia o almeno non troppo. Per il resto si può tranquillamente lasciar perdere.
Pigro: Quattro amici si rinchiudono in una villa dove mangiare senza fine. Spietato apologo grottesco sull'autoannullamento dell'individuo e della società borghese, eccessivo e funebre, amaro e tragico, dove anche l'eros - condotto da una disponibile magna mater - è viatico della fine. Omaggio al banchetto satirico di Boileau, citato nel film, ricorda la Sodoma dei quattro potenti autoreclusi di Sade, ma ha il sapore di un lungo funerale. Notevoli i grandissimi attori coinvolti (forse Mastroianni un po' meno degli altri).
Pessoa: Onesto western di McLaglen che si ispira ai grandi classici del genere ignorando le lezioni di Peckimpah e Leone. La trama ben strutturata è retta da dialoghi godibili e originali. Ottima prova dell'illustre cast con la Welch, bella e brava, che s'impadronisce dello schermo a ogni inquadratura. Notevoli le location e ottime le scene d'azione. Ritmo non vorticoso ma non ci si annoia mai. Gli appassionati troveranno momenti di cinema perduti da tempo, gli altri non avranno perduto invano la serata.
MEMORABILE: Il momento del bagno; La lotta finale.
Rocchiola: Lui, lei e l’altro su una barca circondati unicamente da distese marine assolate e deserte. Questo thriller acquatico claustrofobico e teso sembra la versione moderna de Il coltello nell’acqua. Noyce prima del trasferimento a Hollywood si dimostra regista di rango abile nello sfruttare la suggestiva ambientazione marina e nel creare una suspense crescente che delude solo nell’esagerato doppio finale. Ottima la prova di una giovane e riccioluta Kidman, che al naturale possiede la bellezza di un cespuglio di rose selvatico.
MEMORABILE: L’avvistamento della barca alla deriva; L’intermezzo amoroso tra la Kidman e Zan; Neil imprigionato nella goletta in fase d'affondamento.
Caesars: Francamente mi aspettavo qualcosa di più. La prima parte è interessante con la ricostruzione della Cuba pre castrista, con le sue contraddizioni legate al regime di Batista. Poi la storia d'amore tra Redford e la Olin prende il sopravvento e la pellicola perde d'incisività (oltre che di credibilità nella trama). Rimane comunque un film che merita la visione, in quanto girato bene dal compianto Pollack. Ho fatto fatica a riconoscere Tomas Milian, in un ruolo decisamente non secondario.
Geppo: Buon giallo ambientato interamente su uno yacht. La trama è discretamente interessante ma il film si lascia guardare soprattutto per il bel mare e per il fascino dei paesaggi. Il giallo è condito da alcuni delitti ideati dalla diabolica e bellissima Teresa Velázquez; il tutto per recuperare un tesoro legato forse a una bombola subacquea. Si riesce comunque a creare una buona tensione, anche grazie agli ottimi Franco Fabrizi e Massimo Girotti. Eccellente la fotografia, meravigliose le musiche estive dirette da Carlo Savina.
MEMORABILE: Gli ultimi minuti, che ricordano il finale di [f=5178]Roma bene[/f]: che sia stato lo stesso Fabrizi (anche nel cast di [f=5178]Roma bene[/f]) a suggerire l'idea a Lizzani?
Il Gobbo: Western nostrano ma abbastanza all'americana: un po' fuori tempo massimo, come del resto l'anziano regista. Due bande rivali, affratellate da una (ingiusta) accusa e inseguite da un intero villaggio inferocito, si rifugiano dentro un forte. Presto sale la tensione... non per lo spettatore, però, perchè l'andamento è nel complesso fiacco. Ricca tuttavia la galleria di facce western. Così così, ma c'è di peggio. Capita spesso su 7 gold...
B. Legnani: Importante, perché è il primo film "piratesco" con base operativa a Peschiera del Garda. C'è una certa disponibilità di mezzi, visti i nomi, i costumi, le comparse. La storia regge per circa metà film, poi comincia (e continua) a perdere colpi. Serato e Barker corretti, stupenda (e bravina) la debuttante Granata, conturbante la Alonso, impacciato Vargas, non azzeccata la comicità riservata a Maggio. Regìa priva di nerbo.