Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Il paragone con la commedia di Eduardo è improponibile, ma il film comunque è simpatico e si lascia guardare, soprattutto grazie alla bravura della Loren e di Gassman (che però insieme sono mal assortiti). Ci sono molti momenti divertenti, una fotografia dai bei colori e un buon ritmo. Un po' arronzato il finale (che tradisce quello dell'opera originale) e inutile cameo di Mastroianni. Buono nel complesso.
B. Legnani: Spionistico di imitazione, il cui unico motivo di interesse sta nel fatto che l'eroe eponimo è un'eroina, la Schoeller, tedeschina caruccia, ma non bellissima (era anche cantante: vanta una presenza, nel 1965, al Festival di Pesaro). Alberto Lupo non funziona, come la trama che accumula ingenuità che vanno ben oltre quello che sarebbe stato lecito attendersi (incredibile l'ombra dell'armato che si staglia in bella vista sulla parete...). Lenzi gira benino, ma di fronte alle assurdità il talento non basta.
Caesars: Quasi inevitabilmente, visto il grande successo del capostipite, ecco il seguito del film di Monicelli. La regia questa volta è affidata a Loy e Mastroianni non figura più nel cast (sostituito da Manfredi), così come Totò. Com'era lecito aspettarsi, la pellicola rimane ad un livello assai inferiore rispetto al suo modello, anche se, soprattutto nella prima parte (finché rimane in scena Garrone), il divertimento non manca. Dopo il furto, col ritorno a Roma, il ritmo scema un po' fino ad un finale non molto riuscito. Discreto, non di più. **!
Giacomovie: L’autore della storia di Peter Pan, lo scrittore James Matthew Barrie, mette la sua fantasia al servizio di quattro bambini diventando per loro un punto di riferimento. Con la valenza educativa del suo soggetto, il film diventa adatto per una visione familiare e aggiunge al lato fantasioso una componente di tristezza emotiva che lo rende drammatico. La narrazione non risulta sempre scorrevole ma la parte scenografica cattura lo sguardo. Buona l’intesa tra il bravo Johnny Depp e la bella Kate Winslet.
Nando: Quattro episodi sul mondo del calcio minore con valenze diverse. Il buonismo impera con vigore. Discreto il primo episodio con D'Angelo, macchiettistico il secondo con un insopportabile Ravello, sufficiente il terzo con Alberti protagonista, simpatico l'ultimo con Mastandrea in parte. Film leggero ma dignitoso.
Caesars: Tutto molto prevedibile in questo film ambientato nel mondo delle corse automobilistiche. I ritratti psicologici dei protagonisti sono tagliati con l'accetta e non vengono approfonditi più di tanto; ovvio pertanto che la parte del leone la facciano le sequenze che riprendono le macchine in corsa. Lo spettacolo non manca, invece le emozioni per lo spettatore sì. La regia di Goldstone è corretta, anche se non particolarmente ispirata.
B. Legnani: Accettabile peplum, con una cosa sorprendente: Tarpeia (Ornella Vanoni), nell'ottavo secolo avanti Cristo, indossa i panataloni lunghi... Tolto questo inesplicabile anacronismo, il film ondeggia attorno alla sufficienza. Ci sono masse da spostare, location laziali che, una volta tanto, non stridono che i presunti luoghi del mitologico o del western. Su tutti, ovviamente, Massimo Girotti. I due forzuti, tutto sommato, se la cavano non male. Con manica larghetta, arriva a **
B. Legnani: Il miglior Fidani? Certo è molto meglio di alcuni pessimi western successivi. Qui ci sono momenti interessanti, la storia attira l'attenzione e obettivamente non annoia mai (anche se ci sono alcune cose inspiegabili: Giusti parla di "misteri fidaniani"...). In un mare di facce troppo laziali per essere credibili, alcuni volti però funzionano: al di là di Ettore Manni (il migliore del lotto), anche il protagonista va egregiamente. Inspiegabile, in un film con risvolti truci, l'inserimento delle battute in romanesco, nella nota fase delle uova.
Caesars: Risi ci regala un'opera non eccezionale ma comunque godibile e carina, benissimo interpretata da Nino Manfredi e dagli altri attori italiani (mentre Harry Guardino, congelato da un ruolo troppo stereotipato, fornisce una prova scialba e Senta Berger si limita ad essere bellissima). Avercene al giorno d'oggi commedie così, senza inutili volgarità e girate da signori professionisti. Ottimo Totò in una piccola parte di contorno.
Galbo: Sorvolando sulla scarsa logica dell’assunto (una sola valle in tutto il pianeta risparmiata dalla catastrofe nucleare!), un film che di fantascientifico ha solo le premesse e che diventa presto un ibrido tra survival movie e dramma esistenziale, tutto con ritmi rarefatti di un opera non brutta ma noiosa e tutto sommato abbastanza banale nelle sue ovvie metafore. Si salvano l’ambientazione suggestiva e la buona prova degli unici (se si escludono gli animali) tre personaggi in scena.
Galbo: Tutto sommato riuscita commedia di Barry Levinson, buon esempio di cinema di intrattenimento realizzato con molta cura e professionalità, pur senza essere un capolavoro. Merito della sceneggiatura, attenta alla scrittura dei personaggi e alla loro dinamiche interiori, alla regia sufficientemente personale e sopratutto al simpatico terzetto di attori ben amalgamati ed affiatati così da fornire una buona opera molto godibile.
Rambo90: Un action fatto molto bene, dalla trama semplice ma riscattata da un ritmo velocissimo e da un susseguirsi di eventi e sparatorie quasi senza sosta. In questa occasione il cinema francese scimmiotta quello americano, tra scene ipercinetiche e alto valore dei personaggi messi in campo e regala il giusto intrattenimento. Bene la Kruger, mentre Hounsou comanda il drappello di soldati con un certo carisma. Buono.
Pigro: Il tema dei Big Data è delicatissimo e fondamentale in questa epoca, ma qui gli autori lo banalizzano con una narrazione superficiale, che accenna sì alle questioni più spinose, ma in un frullato generale da classico film da complotto, con la ragazzina che entra nella grande azienda tra entusiasmo e dubbi. Non paghi, frullano pure i riferimenti cinematografici, che abbondano in tutte le direzioni, quasi un collage che va dal thriller al s/f, prendendo un po’ qua e un po’ là. Pure gli attori volano basso per personaggi terra-terra. Evitabile.
Deepred89: Sorprendentemente spassoso, secondo chi scrive superiore al precedente Bisbetico domato sia per la simpatia del personaggio della Muti (là piuttosto insopportabile) sia per la regia meno raffazzonata. Le poche gag non riuscite (Celentano Cicerone, gli errori lessicali della Muti) scivolano via in favore della quantità industriale di smorfie e battute elargite da un Celentano in grandissima forma, qui sostenuto da ottimi comprimari, Celi in primis. Banalità e prevedibilità non smorzano il ritmo e il divertimento. Spensierato e godibilissimo.
Caesars: Il quinto episodio della saga, che vede alla regia David Yates, è probabilmente anche quello meno riuscito fino a questo momento. La trama non presenta né novità né elementi di rilievo e l'atmosfera si fa sempre più cupa senza però riuscire a destare un minimo di "brivido". Rimane una realizzazione accurata e la presenza di attori di non discutibile talento (nelle parti di contorno, cioè il cast adulto), però la lunghezza eccessiva (ben più di 2 ore) nuoce assai e lo spettacolo, oramai finita la novità, si segue anche con un po' di noia.
Cotola: Villeneuve sposta il confine tra bene e male, tra buoni e cattivi, tra bianco e nero e ci mostra ancora una volta il lato più oscuro degli USA la cui faccia stavolta è molto più brutta, sporca e cattiva che nella precedente pellicola. Il risultato è eccezionale e conferma tutte le qualità registiche del canadese che gira con grande perizia e con maestria consumata. Il tutto è sorretto da un ritmo che non conosce pause e che mantiene altissima la tensione anche nei momenti di "pausa" che sono preparatori agli scoppi di violenza ed alle scene action che sono girate divinamente. Da non perdere.
MEMORABILE: Gli ultimi minuti. A tavola: faccia a faccia. "Pensi che quelli che ti hanno mandato qui siano diversi da noi? Da chi credi che abbiamo imparato?"
Didda23: Potrebbe essere un contradditorio perfetto, in un ipotetico scontro con pellicole che narrano la cattiveria dell'animo umano. Nonostante la patina politicamente corretta (con tanto di coppia interracial), la visione è piacevole per la gestione dei tempi narrativi e per la sentita prova attoriale (su tutti il piccolo Tremblay, già adorato dal sottoscritto in Room). La scelta di puntare su più punti di vista rende ancora più interessante il racconto. Ci si commuove nonostante l'artificiosità di talune scene. Un film che fa sperare ancora nel genere umano.
MEMORABILE: Halloween con inaspettata scoperta; La gita scolastica; La recita.
Gestarsh99: Tachicardico fanta-action che s'incunea negli interstizi dello spazio-tempo portandosi appresso realtà viruale e psico-ingegneria tesliana. L'idea di rivivere in eterno una situazione circoscritta a scopo perfezionistico non è nuova (Ricomincio da capo, La ragazza che saltava nel tempo), come neppure l'idea di penetrare la mente altrui cercando di interagire fisicamente con le sue esperienze visive (Inception) ma grazie al suo strategico polso elaborativo il bravissimo Jones riesce a ottimizzare queste intuizioni non sue creando un qualcosa di estremamente convincente, raffinato e appassionante.
MEMORABILE: L'apertura della capsula in cui viene tenuto in vita il troncone del corpo del protagonista.
Schramm: Ascesa e caduta del giro criminale di Carlton Leach raccontata come uno Scorsese in overdose di Plegine o un De Palma più fuori giri del suo antieroe: a lasciare basiti e sfibrati è la quantità e la qualità della violenza: un Buskers di setti nasali rotti, denti sputati, ossa spezzate, risse bestiali, sangue che schizza e vola da/in ogni dove, un bastimento di belluina brutalità, un parossistico ed esacerbato tour de force di secca crudezza, con puntigliosità tendente spesso e volentieri al gratuito. Un film trasudante emoglobina, che non di rado pare concepito per farti sentire il Male dentro.
MEMORABILE: I primi 10' hooliganiani: un crescendo da fare impallidire la Alexander; "Non volevamo cambiare il mondo. Cercavamo solo guai, cazzo!"
Gestarsh99: Una gabbia di Faraday che calamita a sé tutte le scariche ideologiche, i processi ambientali e gli imperativi capitali(stici) dell'ecosfera reaganiana: il cane mangia cane edonistico, lo sfacelo industriale delle detritiche periferie metropolitane, la selvaggia tracotanza speculatoria delle corporazioni private, lo strumento scientifico chinato ai profitti finanziari meno limpidi e solidaristici. Verhoeven vi insuffla manometricamente quel graffiante coup de gueule sarcastico che recidiverà con espansività cancerosa anche nella sua fantascienza ventura, ammanettando l'attrattiva umorale del pugno di ferro al moralismo più cattivo, irridente e catastrofistico.
MEMORABILE: Uno dei marchi di fabbrica verhoeveniani: le reclame tv iniettate di sorridente cinismo apocalittico (vedi [f=2894]Atto di forza[/f] e [f=3539]Starship Troopers[/f]).
Il Gobbo: Ambivalente sequel di un capolavoro, ha il pregio dell'esemplarità (messinscena, recitazione, cura formale), e il difetto dell'inessenzialità: al primo film niente si poteva togliere, ma nemmeno aggiungere, e questo secondo capitolo sa di compensazione - peraltro fuori tempo massimo. Però, in un panorama di macerie, questo pure sembra una cattedrale. Prodigi della professionalità in un mondo di imparaticci o presuntuosi.
Buiomega71: Sembra L'occhio che uccide rivisto da Samperi, che parte già in quarta con squisite e morbosissime derive feticistiche nel personaggio laido di Quaglio (il pelo annusato preso dalla vasca, "disgustoso cretino!" e l'inquietante gigantografia della Bissera appesa nell'armadio sullo stile Bambole e sangue). Petrelli si muove tra incesto, voyeurismo, misoginia, pedofilia (la ragazzina della Zanchi), con barlumi da psychothriller (l'incipit in treno) e anticipando il Fassbinder di Querelle (la sodomia omo). Delizioso trattato di perversioni, peccato per il finale suicida un po' tirato via.
MEMORABILE: Lo sberlone che la Bissera molla a Quaglio dopo averlo beccato ad annusare il pelo; Il flashback dell'incidente; Rey palpeggia la Bissera che guarda.
Herrkinski: Tra melodramma e thriller-noir a sfondo familiar-borghese, nelle cornici milanesi e svizzere anni '80. Un cast discreto e una confezione decorosa che però va ad allinearsi con i film italiani di livello modesto, con uno script che paradossalmente funziona meglio nella seconda parte - più strappalacrime - che nella prima fatta di intrighi, a dire il vero abbastanza soporifera. Si fa comunque apprezzare il clima tendenzialmente malinconico, con i momenti clou sottolineati dalla score di Cipriani, cantata in coda da tale Christian (?). Passabile.
Ruber: Il film ha come tema le grandi corse automobilistiche nell’età d’oro di Hollywood. Qui il bolide è proprio un macchinone da corsa che due amici cercano di portare alla vittoria; poi però rientra la rivalità tra i due e comincia la contesa per la solita donzella di turno (in questo caso la bella Laurie). Un Curtis in pieno splendore e una sceneggiatura che mescola efficacemente action e commedia danno vita a una piacevole pellicola che si fa seguire con una giusta dose di tensione. A corredo una regia discreta, che sa mettere bene a fuoco le azzardate corse al limite.
Deepred89: Tra i film peggiori di Fulci. La trama, a metà strada tra Patrick e Phenomena, arranca con una povertà assoluta di idee. Fulci dirige svogliatamente (ma forse era penalizzato dal periodo di malattia che aveva appena vissuto) e pure lo splatter latita. Attori decisamente scarsi e dialoghi ridicoli. Da evitare.
Rambo90: Parte troppo lentamente, come un catastrofico canonico, per poi proseguire con improvvise incursioni di pesci giganti e virate alla Verne. Poco entusiasmante nel complesso ma non da buttare, soprattutto per il cast (in cui spiccano i duetti Gazzara-Borgnine) e per la fotografia subacquea. Personaggi schematici come i dialoghi, ma nella seconda parte c'è qualche sussulto. Gli effetti invece non vanno oltre qualche ingenuo fotomontaggio.