Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gestarsh99: Il prototipo dei Pierini-fake ha i connotati scarsi del brevilineo Esposito, mini-Rascel sboccato e malefico, in un ruolo ben lontano dalla focalità del suo immediato ispiratore. L'inventario del film pare invece svaccarsi tra carab(b)inieri da barzelletta e macchiettismo vernacolare centrosudista: Terzo fa il maresciallo tartaglione, Adriana Russo la ciociara molto Lollo-ma-tutt'altro-che-frigida, Ciardo l'apulo-saudita dal gergo incomprensibile e Ghiani, ça va sans dire, il "sardo di comprendonio". Tra mega-peti, archeo-battute e fredduracce ibernanti, ogni tanto una risata di pietà scappa.
MEMORABILE: Nino Terzo che esclama: "Attenzione: ho bisogno un tappo!" (sic!); Ghiani che prova a potare l'acqua del rubinetto con le cesoie...
Daniela: Nel 1917 nella campagna inglese, due bambine scattano alcune fotografie che mostrano esserini volanti... si tratta di fate?
Il fatto suscita l'interesse di chi ritiene si possa dimostrarne l'esistenza in modo scientifico, ma anche comprensibile scetticismo. Film che si ispira ad un vero dibattito che vide coinvolti fra gli altri Houdini (Keitel) e Arthur Conan Doyle (O'Toole), ma si schiera sin dall'inizio dalla parte della fantasia, senza però farne abbastanza uso nella regia, corretta ma piatta, inamidata, senza guizzi.
Galbo: Il regista Gary Felder autore dell'originale e riuscito Cosa fare a Denver quando sei morto torna con questo thriller di stampo decisamente convenzionale ma non privo di un certo fascino, affidato sopratutto alla carismatica figura di Morgan Freeman del panni del criminologo Cross a cui fa da contraltare la brava coprotagonista Judd. Per il resto il film si traduce nella solita caccia al serial killer di turno con alcuni momenti ben realizzati ma che devono molto a pellicole precedenti, in primis Il silenzio degli innocenti. Discreto
Herrkinski: Dietro il titolo fuorviante si cela un dramma borghese ambientato nel ventennio fascista, ben risolto con una generica location rurale e vestiti d'epoca; interessante il cast, su cui troneggia un Leroy nel ruolo di ripugnante gerarca e padre-padrone, nonché la sempre affascinante Dionisio. Le scene dedicate al pubblico softcore sono invero brevi e del tutto trascurabili, più atte a mostrare qualche nudo che altro; il film viaggia sui binari del dramma familiare e non rinuncia a qualche crudezza, come nel bel finale. Non così male, dopotutto...
Homesick: Le potenzialità umoristiche insiste nel primo capitolo si sviluppano in un auto-rifacimento demenziale su cui verrà eretto il sequel dallo stesso registro L’armata delle tenebre. L’ipercinetica steadycam orchestra un ludico circo degli orrori - soggettive rombanti, cadaveri ricomposti e danzanti, oggetti che prendono vita per macabri stacchetti slapstick, mostri linguacciuti, fiumane di sangue - in cui Bruce Campbell, armato di fucile e motosega, recita clownesco e divertito in quello che, a conti fatti, è una sorta di fumettistico one-man show: come dimenticare i suoi guai con la mano ribelle?
MEMORABILE: Campbell che dà la caccia alla sua mano mozzata ribelle e dispettosa: una sequenza degna dei cartoni di Hanna e Barbera!
Pigro: Massacri, fuga e detenzione di una coppia di efferati pluriomicidi, raccontati freneticamente in un iperbolico frullato di sangue e tv, in altre parole ciò che per Stone caratterizza il degrado della società americana: violenza e stupidità. Ma se la prima parte, con una notevole partitura da videoclip tra realtà sogno e trasfigurazione della violenza in chiave tv, è potente e sorprendente, la seconda rotola nella retorica, sia nello stile che nei contenuti che girano a vuoto in una satira vieta e stucchevole.
Galbo: Un cuoco perde il lavoro perchè non sa leggere e scrivere; sarà aiutato da un'operaia vedova della quale si innamorerà. Bel film diretto da Martin Ritt che ha il merito di affrontare un tema insolito per il cinema hollywoodiano, l'analfabetismo, vera e propria piaga sociale di dimensioni insospettate. Il film affronta il problema con incisività ma anche con molto pudore grazie ai due grandi attori impiegati che offrono un'ottima recitazione senza clamori ma piuttosto su toni lievi e discreti. Regia diligente
Caesars: Pur trattandosi di un tipico melodramma in pieno stile Anni Cinquanta, la pellicola è ben diretta e altrettanto ben interpretata da Pietro Germi, riuscendo così ad essere superiore a molti prodotti simili girati in quel periodo. Da segnalare anche il giovanissimo Edoardo Nevola, che riesce a non risultare stucchevole, cosa assai rara nei ragazzini del nostro cinema. Anche gli altri interpreti si fanno apprezzare, mentre Sylva Koscina colpisce anche per la sua folgorante bellezza. Un film che merita la visione.
Trivex: Siamo dalle parti del capolavoro assoluto, per questa "genialata" emozionale non soltanto per bambini. Grandissima idea praticata benissimo, attraverso un'animazione d'eccellenza e un ritmo quasi sempre elevato. Resta un po' complicato per i più piccini e per questo per gli "under 7" è necessario l'accompagnamento dei genitori, onde evitare prolungati momenti d'incomprensione e forse di noia. Ci si emoziona e forse gli occhi, per taluni, potrebbero pure diventare umidicci (sempre a causa di queste "benedette" emozioni di noi fortunati esseri umani).
Saintgifts: Tratto dal famoso romanzo di Mark Twain, del quale però non riesce a rappresentare la parte più interessante (la vita e le usanze degli Stati del sud prima della guerra di secessione) se non in piccola parte e superficialmente. Nella trascrizione cinematografica viene anche omessa la presenza di Tom Sawyer e ci si concentra sulle figure di Huck e Jim (il campione di pugilato Archie Moore, che se la cava anche come attore), lo schiavo nero. Discutibile anche la scelta del protagonista, troppo bambino e troppo a modo. Presenza anche del grande Buster Keaton.
Caesars: Western all'italiana, girato quando il genere stava morendo, appartenente al sottogenere comico. La parte più divertente di tutto il film si ha in all'inizio, quando la moglie di Eli Wallach gli fa una filippica interminabile nella quale inserisce i titoli (e qualche nome di regista) di molti spaghetti western. Gli attori sono bravi, soprattutto Gemma e Milian, ma quest'ultimo per tutto il film sfoggia una nenia lamentosa che stufa presto. Quasi un remake in chiave parodistica di Sole rosso.
Gestarsh99: Si "ricomincia da capo" in questo piccolo fantadramma canadese, insolitamente ambientato in un centro di recupero per tossicodipendenti. Tre i personaggi coinvolti nel time-loop, prigionieri di un ciclico mercoledì in perenne azzeramento e ripartenza. Diverrà per loro un incubo senza uscita al limite dell'autoannientamento, fra deliri di onnipotenza e messa in pratica di ogni nefandezza criminale. Le situazioni non sono granché interessanti e si procede per ridondanze, con l'esortazione ultima ad assumersi responsabilità importanti superando i blocchi mentali per decisioni nette e coraggiose.
Ruber: Sinise dirige un "Thelma & Louise" in versione maschile con una sceneggiatura dotata di buon ritmo ma che purtroppo vede un cast mal assortito: il duo Gere/Anderson è nella parte di due fratelli tra loro diversi che al fallimento della fattoria di proprietà risponderanno in maniera dura e scappando da una parte all'altra del paese e immergendosi in un vortice di problemi. La storia può sembrare un po' scontata, ma ha dalla sua un ritmo incalzante e buoni dialoghi. Sinise si rifarà con Uomini e topi.
MEMORABILE: Una giovane Helene Hunt in un piccolo cameo; Frank al fratello: "E non riuscivo a venire via prima ero proprio al limite"... a letto con una donna.
Cotola: Era prevedibile che il romanzo di Raspe fosse congeniale a Gilliam. Ne è, infatti,
venuto fuori una pellicola molto bella e decisamente riuscita dal punto di vista visivo in cui il regista, coadiuvato da un cast tecnico di prima grandezza (Ferretti
alle scenografie, Rotunno alla fotografia, Pescucci ai costumi), mostra tutto il suo
estro visionario. Meno bene la sceneggiatura che non funziona del tutto, ma alla fine
il risultato è una gioia per gli occhi tutta da gustare.
Giùan: Esempio di film che non va da nessuna parte e che fa nutrir seri dubbi sul fatto che chi l'ha girato sapesse dove voleva andar a parare. Ayer, sceneggiatore del bellissimo Training day, si fa prender la mano in cabina di regia e corre dietro i suoi personaggi senza apparente filo logico. Così vediamo susseguirsi a stretto giro di posta sindromi post guerra del golfo, reminiscenze da Angeli con la faccia sporca, tentativi scorsesiani di redenzioni autopunitive. Bale ci crede fino a metterci i suoi soldi, ma la sensazione è di un marcio troppo patinato.
Caesars: Commedia brillante, con trama non molto originale in verità, che vede George Segal intraprendere una relazione extraconiugale con Glenda Jackson, con tutte le complicazioni che ne seguiranno. Il merito della sceneggiatura è quello di mantenere il ritmo della narrazione sempre molto alto con momenti veramente divertenti e il regista Melvin Frank ha mano felice nella direzione degli attori. All’epoca ebbe un discreto successo, peccato sia praticamente sparito dalla circolazione.
Renato: Un giorno nella vita di George (Gary Lockwood, quello di 2001), un uomo che sembra quasi portato dal vento, in balia degli eventi che succedono intorno a lui. Demy firma con un'eleganza pericolosamente in bilico sulla maniera questo film che, forzando, potrebbe sembrare persino un elogio al menefreghismo: ma tra le tipiche carrellate ed i soliti interni coloratissimi, tratti distintivi del grande regista francese, non si ha affatto l'impressione di vedere un suo film minore, tutt'altro.