Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Il Gobbo: Musicarello fra i più bizzarri, interpretato dai Trip, ottima band italo-inglese fra beat e progressive (in cui all'inizio militò Ritchie Blackmore!). I quattro, su un furgone "psichedelico", affrontano un accidentato viaggio verso un festival a Montecarlo, inframmezzato da vari numeri musicali. Impagabili le apparizioni di Mal, sempre intento a girare improbabili film (o fotoromanzi?) in costume. Bellissimo l'inizio in sala biliardo, grandi pezzi degli stessi Trip e dei New Trolls. Reperto d'epoca da riscoprire.
Graf: Tre ragazze milanesi si fingono straniere per agevolare il "rimorchio” da parte di tre baldi ed esuberanti giovanotti romani. Lo scaramucce dialettiche tra i sei, gli approcci degli uni e le resistenze delle altre, i dialoghi insaporiti di espressioni dialettali, gli equivoci sulla nazionalità delle ragazze, la simpatia contagiosa dei sei protagonisti, la vivacità degli episodi che si susseguono a tamburo battente, il tratteggio sanguigno delle figure di contorno, disegnano un mosaico divertito e commosso di una umanità ottimista, allegra e spensierata.
MEMORABILE: La sequenza originale iniziale della messa pasquale a san Pietro con la benedizione papale é uno spezzone di rilevante interesse storico e religioso.
Herrkinski: Quasi 2 ore è una durata eccessiva per questa trasposizione kinghiana; infatti la sovrabbondanza di dialoghi dell'organizzazione governativa rende la visione spesso tediosa e toglie ritmo a un soggetto che probabilmente era meglio lasciare all'originale forma letteraria. Detto questo, è indubbia la professionalità della confezione e del cast e qualche sequenza riuscita c'è; tuttavia Lester ha fatto di (molto) meglio in ambito action. Musiche dei Tangerine Dream un po' fuori luogo; si lascia vedere, ma necessita di parecchia pazienza.
B. Legnani: Film per ragazzi, ma senza insopportabili concessioni alla retorica e con un Cestié neanche troppo sdolcinato. Ci sono le indimenticabili facce di Ezio Marano e John Steiner, che palesa viso affilato e mani da pianista. Film medio, ma con un finale divertentissimo, perché Fulci rifà la corsa delle bighe di Ben-Hur, mettendoci slitte e cani, con trasparenti citazioni, di gesti e di situazioni, che è impossibile non notare. Le donne si beino degli occhi celesti di Franco Nero e di quelli poetici di Renato De Carmine.
MEMORABILE: La citazione da [f=5467]Ben-Hur[/f]...
Jdelarge: Con la solita eleganza che contraddistingue i suoi film, Freda dirige questo buon peplum avventuroso che propone la figura anacronistica di Maciste in Cina attorno al 1200. L'azione c'è e le scene di battaglia sono ben girate, così come sono di raffinato gusto i vari interni presenti nella pellicola (su tutti il palazzo dove si insedia, di fatto, il re dei mongoli). Qualche momento leggermente troppo "piatto" in cui non si riesce a delineare una buona caratterizzazione dei personaggi c'è, ma per il resto il film si fa guardare.
B. Legnani: Un buon inizio, un'ottima idea, un personaggio giusto e il film è guardabile senza difficoltà. Purtroppo il livello cala quando l'azione si sposta oltre Oceano e il "pendolo", cui Pozzetto è costretto, non è sorretto da sufficienti trovate e diventa un po' noioso. Sorprendente presenza di Harry Reems, noto nel mondo per essere il protagonista maschile di Gola profonda (interessanti le sue dichiarazioni in Inside...). Ma là era lo stallone, qui fa il gay.
Galbo: Personaggio fondamentale nella storia dello sport, raccontato in un buon film di Stephen Hopkins. Il regista riesce a sviluppare la storia mantenendo in equilibrio la parte sportiva e quella personale, in una rappresentazione che si avvale di un'eccellente ricostruzione ambientale, benché la sceneggiatura debba essere necessariamente stringata e il racconto giustamente enfatico. Buona la prova del protagonista che dà al personaggio uno spessore superiore al "santino" oleografico ma rimarchevole la prova di tutti i caratteristi.
Gestarsh99: L'America s'è impigrita di brutto. Negli anni '70 la giustizia fai da te era questione individuale e un Paul Kersey se la sbrigava tranquillamente con le sue braccia; nel 2011 invece ad arrotolarsi le maniche ci pensano appositi collettivi di "massoni" coscienziosi, che "orizzontalizzano" tanto i punituri quanto gli assistiti non solventi. Nicolino Cage ci casca con tutte la scarpe e le sue sette camicie dovrà inzupparle per benino prima di sottrarsi al mulinello di paranoia e persecuzione centrifugatogli attorno. Anche se a fine lavaggio l'alone resistente di ambiguità eversiva resta bello che vistoso.
Gestarsh99: É un destino comune quello che lega gemellarmente Asso Rothstein alla Mecca dell'azzardo sorta nel deserto. L'alea-iacta-est che Scorsese, da fùlvido sociografo del Crimine, serve loro è un'anagenesi demolitrice e ridimensionante, un'apocatastasi redentrice e omologante. Nel rùtilo sfolgorìo di una Las Vegas casinò-e-casino delle umane cupidigie si compie l'ultimo vero capolavoro del cineasta newyorchese, lungo l'eclittica di un De Niro/Sam cartesiano, perfezionista scrupoloso e devoto all'ethos del lavoro, ma stregato da un sortilegio: quello dell'Amore. L'araba infelice delle epopee mafiose.
MEMORABILE: L'omaggio musicale struggente al pasoliniano Accattone, con le note della "Passione secondo Matteo" di Bach a liturgizzare i titoli di testa di Bass.
Digital: Ci sono numerosi precedenti di film con il plot che prevede terroristi senza scrupoli piazzare esplosivi in luoghi particolarmente affollati. Final score è l’ultimo di una lunga lista. Il filmetto si lascia guardare con discreto gusto, ma la durata poteva essere leggermente accorciata, poiché vi sono lungaggini che sarebbe stato opportuno eludere. Chiaramente tocca settare al massimo il livello di sospensione dell’incredulità per persuadersi delle molte esagerazioni di cui è infarcito il film; fatto ciò, ci si può anche moderatamente sollazzare.
Rigoletto: Il film più difficile del 2018, divisivo per matrice ideologica e culturale. Invocato da una parte e boicottato dall'altra, narra delle violenze perpetrate agli italiani (fascisti e non) da parte dei titini. Bruno ha coraggio da vendere per tentare all'esordio un film sulla memoria con un soggetto tanto controverso e inviso alle sinistre italiche. Il regista però ha il buon gusto di non piegarsi alla bassa macelleria, occultando i particolari più riprovevoli. Accompagnato da un'ottima recitazione, lo si può definire un film buono e amarissimo.
Galbo: Il film di genere sportivo prodotti dal cinema statunitense non si sottraggono mai o quasi ai canoni narrativi delle storie di redenzione. Questo "The espress", che racconta la storia di un giocatore di football americano, non fa eccezione ma nonostante qualche cliché di troppo nella narrazione si rivela un film pienamente godibile anche per merito del regista Gary Fleder. Il film è ben realizzato, si avvale di una solida sceneggiatura e può contare su una buona prova del cast capitanato da un ottimo Dennis Quaid.
Herrkinski: Sull'onda di Conan il barbaro esce questo alto esponente del pellicciottesco nostrano, girato da un Lenzi che parrebbe irriconoscibile non fosse per una certa cura generale (bella anche la fotografia, persino in notturna) e per un certo compiacimento splatter, pur non esagerato. Pasco cerca in tutti i modi di assomigliare a Schwarzy; Eastman sfoggia le sue classiche facce da pazzo e le due bellezze Prati/Audray sono un bel vedere. Certo, low-budget trash e approssimativo quanto si vuole, ma tutto sommato divertente e confezionato discretamente.
B. Legnani: Morandini dà *** a un grosso nome? Leggerne bene la prosa! Si scopre che, con asterischi gentili, spesso c'è la stroncatura: "Pasolini rivela qui i [suoi] limiti". Film noiosissimo, con cast che (tolti Girotti, Terzieff e la Callas) lascia allibiti per l'incapacità di dare un minimo supporto a ciò che si dice o si fa, con soluzioni visive (Battistero e Camposanto del Campo dei Miracoli!) che, se usate nel contesto ellenico da chiunque altro, avrebbero fatto gridare alla follìa. Farà felice chi potrà (colto e sincero) dire di averlo capito. Costumi belli, ma pure su di loro domina il ronf-ronf.
Caesars: Pupi Avati decide di prendere in giro il genere con il quale ha sfornato il suo capolavoro La casa dalle finestre che ridono; così l'anno dopo realizza questo film grottesco, girato sempre in un'Emilia solare, che cerca di ridicolizzare i canoni dell'horror. Il risultato, a mio parere, è buono anche se non tutte le battute sono riuscite: la mano di Avati è più che riconoscibile e sono moltissimi i momenti convincenti e poi, anche se buttata sul ridere, la trama gialla è discretamente avvincente.
Didda23: Padre e figlia vogliono raggiungere il ranch di famiglia nel "selvaggio" Texas; lungo il tragitto dovranno affrontare attacchi da parte di banditi. Fortunatamente l'incontro con Pecos (Mitchum) cambierà la situazione. Western che si fonde adorabilmente con la commedia grazie alle buone perfomance attoriali soprattutto della Hale nei panni del finto "ragazzo". Mitchum ha un carisma unico e interpreta con facilità il ruolo. Qualche scena a cavallo ben girata e qualche sparatoria ravvivano l'andamento narrativo, che si poggia su una sceneggiatura semplice ma efficace.
MEMORABILE: Lo scherzo (che permette a Mitchum di scoprire la vera identità del ragazzo); La festa per l'arrivo dell'avvocato; Il colonnello.
Homesick: L'interesse di Gariazzo per gli ufo si sposta dallo spionaggio del suo Occhi dalle stelle alla fantascienza umanitaria simil Ultimatum alla Terra e soprattutto E.T.; solo che, non disponendo degli effetti speciali di un Rambaldi, il suo piccolo alieno dal cuore d'oro assomiglia piuttosto al robottino "Telemaco" che andava di moda negli anni Ottanta... Il messaggio umanitario giunge semplice e sincero e il cast internazionale è ben guidato e partecipa con sguardi profondi ai sentimenti della storia.
MEMORABILE: Il dono del visore; L'atterraggio dell'astronave.