Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Graf: Intelligente, elegante e divertente commedia di caratteri di Comencini. Quattro amici cacciatori e le loro mogli allestiscono l’eterna rappresentazione dell’amore e della gelosia coniugale per supposti e temuti tradimenti. In un’Italia alla vigilia del miracolo economico, certe sotterranee inquietudini cominciano a insinuarsi nella vita coniugale degli italiani. Film molto più complesso e costruito di quello che appare. Si sente la mano dello sceneggiatore Anton. Strepitose Dorian Gray e la Moll.
Homesick: Opaco. Per adattare il romanzo di Verne, il nipote di Visconti chiama a raccolta un nutrito cast internazionale, il direttore della fotografia Kuveiller e il compositore Usuelli, ma lo spirito avventuroso è spento da una narrazione di scarsa fluidità – inutilmente attualizzata da cenni alle minoranze etniche e ai prigionieri politici - e da personaggi ridotti all’ombra di se stessi. Durante la cattura, fustigazione e accecamento di Strogoff sembra di stare in uno spaghetti western, ma è solo nelle scene belliche conclusive che uno squarcio di luce rianima l’intorpidita pellicola.
Daniela: In preparazione di un'attacco in massa, una pattuglia riceve l'ordine di andare in avanscoperta per catturare soldati nemici ed ottenere informazioni... Regista di uno dei migliori film bellici di ogni tempo, Milestone delude in parte con questo, discretamente realizzato ma molto più convenzionale: buona la prima parte con la caratterizzazione in flashback dei personaggi, ma svolgimento piuttosto fiacco ed epilogo nel segno della retorica. Nel bel cast, Widmark e Malden in evidenza, mentre Palance appare defilato.
Galbo: Dopo il successo del primo capitolo, torna il mitico Conan sempre interpretato da Arnold Schwarzenegger e con la curiosa partecipazione di Grace Jones. Sebbene realizzato con cura il paragone con il primo film è decisamente perso: l'eccessivo "carico" mitologico presta il fianco ad un (involontario) ridicolo e le vicende appaiono così francamente poco credibili. Efficace l'ambientazione.
Galbo: Primo film della celeberrima serie che celebrò il genere catastrofico, insieme a film come L'inferno di cristallo, Airport è la celebrazione della professionalità hollywoodiana. Tratto con perizia da un best seller lettarario, il film mette in campo una squadra di grandi professionisti: la sceneggiatura che interseca bene alcune storie che finiscono per appassionare lo spettatore; il cast di ottimi professionisti come Martin e Lancaster e i tecnici che realizzano (con i mezzi dell'epoca!) uno spettacolo di ottimo livello.
B. Legnani: Ha buona fama, ma è rovinato da trama incomprensibile (Giusti nel Dizionario si guarda bene dal provare a narrarla...). Funziona nelle piccole cose (un po' di sadismo, qualche "parolinata", trovatine seminascoste come il personaggio di Pesce, che si definisce "pesce piccolo"), non nelle grandi, a partire dalla rigidità di Garko, stonata col tono scherzoso affiorante: meglio s'adatterebbe a una cupezza completa. Meglio Serato, Jaspe e Lulli. Nella trama gialla richiami a Holmes (il terriccio) e a Ellery Queen (il messaggio in punto di morte).
Elnatio: Leggi Allen Woody e il palato si prepara a assaporare qualcosa di squisito... Questo film, invece, lascia l'amaro in bocca. Manca quasi tutto quello che caratterizza il cinema di Allen; qualche battuta decente Woody l'ha riservata solo al suo personaggio, per il resto la sceneggiatura è pessima, così come la regia. Alcuni spunti buoni c'erano, ma stranamente Allen non li ha saputi sfruttare. Peccato.
Gabigol: Fatta un'attimo la tara su alcune banalità, forse inevitabili in una pellicola horror-comedy dal target dichiaratamente adolescenziale, il filmetto si difende grazie a un'atmosfera distesa e tutto sommato simpatica; bene anche il cast, visibilmente affiatato e coinvolto nel progetto. In conclusione, una sarabanda di cliché ben amalgamati per restituire un'opera di intrattenimento senza nessuna pretesa aggiuntiva. Gradevole nella sua semplicità.
MEMORABILE: Gli ululati che accompagnano il nome di Madame Varcolac; La nerdaggine del fratellino; Gli aspetti moderni inseriti in un castello millenario.
Gestarsh99: Primo e fondamentale tomo del Pentateuco poliziesco eastwoodiano. Tourniquet mitopoietico del petrigno Callaghan, l'irlandesaccio dal grilletto scalpitante, espettorazione urbana del più rantoloso e inveterato catarro di frontiera: anafilatticamente allergico a creanze formali e catenacci disciplinari, sempre a brutto muso contro i catoni del legalismo e i burocrati dei codicilli procedurali. Nel mirino della sua 44 magnum, un taglieggiante cecchino "zodiacale", crucialmente esequiato dalla regia intramuscolo di Don Siegel, pellaccia scorzosa del cinema più nervuto e intransigente.
MEMORABILE: La violenta sequenza girata all'interno dello stadio.
Galbo: In un epoca precedente quella dei medici superstar, come Clooney o Laurie, una storia ospedaliera che parla della disumanizzazione e del recupero di umiltà di un luminare della medicina a sua volta malato. Già dalla parte dei più deboli, la regista Randa Haines ritrova William Hurt che sfodera una brillantissima prestazione in un film edificante che pecca a volte di eccessiva retorica ma (specie per la prova del suo protagonista) merita sicuramente la visione.
Nancy: Poco o niente a che fare coi templari, il film è comunque un bel "polpettone" che spazia dallo storico al fantasy, con qualche atmosfera gotica veramente suggestiva. Non convince del tutto l'evoluzione della trama e il finale gioca un tiro veramente bruttino (e... verdognolo). Nicolas Cage tuttavia ha una faccia che convince (si sa) e, accompagnato da quello che era stato il volto di Salvatore ne Il nome della Rosa (Perlman), ci fa godere tutta l'atmosfera medievale sicuramente molto ricercata. Non da buttare.
Galbo: Quasi un tutt'uno con il primo film, è ambientato ad Hong Kong negli anni 50, quando il protagonista (scontrandosi con maestri locali) tenta di diffondere la propria tecnica di arti marziali. Con un pò meno di tensione narrativa rispetto all'episodio precedente, il film si esalta ancora una volta nelle eccellenti coreografie dei combattimenti che ne costituiscono il vero valore agginto. Ottima la prova di Donnie Yen.
Lovejoy: Incaricato dalla mafia ad acquistare una banca in Svizzera, si ritrova implicato in un affare dove di mezzo c'è una miniera d'argento... Simpatica commediola ben scritta e diretta con un buon brio da Passer. Ha, dalla sua, un notevole cast, tutti al meglio della loro forma. In particolare Caine e Jourdan. In due ruoli defilati due grandissimi come Warner e Ackland che forniscono ottime prove. Come sempre, del resto. Bella colonna sonora.
Giùan: Dal punto di vista dell’etica cinematografica Clint si ricollega in qualche modo al vecchio Ford de L’assassinio di Liberty Valance. Se però il film è altrettanto rigoroso del modello nel ribadire le atroci verità della storia come le efferate necessità dell’epica e della propaganda, Eastwood deroga talora dall’asciuttezza che il racconto avrebbe meritato, scivolando, peraltro comprensibilmente, in qualche eccesso spettacolar/patetico (produce Spielberg, scrive Haggis). Si tratta comunque di un'opera autorevole, con tre persuasivi dannati eroi per caso.
MEMORABILE: L’incontro dei 3 reduci con i parenti dei compagni morti; L’indiano Ira che (forse) ciondola per strada e a cui Doc non dà il passaggio.
Galbo: Un nuovo cambio di regia, il ritorno a Providence e il recupero di una parte del cast originale, segnano la terza avventura dei vermi assassini adesso opportunamente mutati e dotati di capacità di volo. Il film mantiene un accettabile livello di divertimento grazie alla bontà degli effetti speciali e all'impiego di un cast di validi caratteristi (con Michael Gross assurto al ruolo di protagonista). Non un capolavoro ma piuttosto godibile.
Galbo: C'è probabilmente più di una nota autobiografica nella vicenda della bambina divisa tra due famiglie egualmente ostili. Asia Argento si rivela regista molto attenta e partecipe nei riguardi del mondo degli adolescenti e il film si contraddistingue per il suo realismo e la capacità non indifferente di rappresentazione. La storia è di contro un pò troppo esile e se l'interpretazione della Salerno tocca per profondità, quella di Charlotte Gainsbourg e di Gabriel Garko è eccessivamente caricaturale.
Ruber: Buona la prima di Edoardo Ponti, che scrive e dirige il suo primo lungometraggio e che sa dirigere con sapienza sua mammma, la Loren nazionalpopolare, ma che può contare anche su un ottimo cast (oltre a sua madre ci sono la Sorvino e la Unger per un dramma tutto al femminile). Ponti si gioca tutto su una sceneggiatura con tre donne con vite diverse ma con un passato angosciante e un futuro da ricostruire. La Loren ha poche battute ma è avvolta nei suoi silenzi che valgono molto di più e anche le seconde linee come il "drugo" McDowell rendono al meglio.
MEMORABILE: McDowell viene picchiato da tre ragazzini nell'identica scena che anni prima al contrario lo vedeva nel "drugo" di [f=904]Kubrick[/f].
Cotola: La storia non è di quelle particolarmente originali: siamo dinanzi al "solito" personaggio dalla doppia personalità (a causa, neanche a dirlo, di traumi
infantili), il cui equilibrio mentale verrà turbato da un avvenimento inaspettato. Eppure una buona regia ed una sceneggiatura sobria e discreta (buono il finale), riescono a rendere abbastanza riuscita questa pellicola il cui fiore all'occhiello è, ovviamente, la strepitosa prova en travesti di Cillian Murphy. Non esaltante il resto del cast, così come gli altri personaggi. Tra il non male ed il buon film.
Markus: Storie di giovani, spionaggio e affetti a San Donà di Piave durante il primo conflitto mondiale. L'opera di Bianchi pecca per eccesso di messaggi patriottici (peraltro esternati fuori tempo massimo, benché sia un film d'ambientazione storica), ma è dotato di buoni momenti di tensione avvalorati dal continuo uso di brani popolari che ci riconducono a quel (brutto) periodo. Gino Cervi è indubbiamente un valore aggiunto sul fronte delle interpretazioni, mentre Milly Vitale si ha la netta sensazione che sia lì per soddisfare l'occhio maschile.
Galbo: Olmi gira un film sulla grande guerra quasi senza mostrarla; eppure, il conflitto bellico è sempre presente ed intacca le anime e gli spiriti di un manipolo di gente semplice mandata a combattere e morire sulle trincee. L'orrore è così forte che si preferisce togliersi la vita piuttosto che affrontarlo, in una delle sequenze più toccanti del film. Girato con pochi mezzi ma estremamente efficace nell'ambientazione e nella fotografia, questo è un potente film di denuncia il cui messaggio, a dispetto dei tempi, è estremamente attuale.
Manfrin: Filmettino tipicamente anni '60 per il modo libertino e osè con cui in quegli anni si iniziava a vedere il gentil sesso e quanto a esso legato. Non certo privo di bellezze femminili (spiccano la Lualdi e la Gabel) e sicuramente costosetto, con escursioni sino in Giappone. Salvabile per il buon ritmo, addirittura con scene alla "Ridolini". Da vedere più che altro per curiosità di cinefilo.
Panza: Modesto professore si innamora di una donna incontrata per caso... Variazione sul tema del travet, ripreso da un racconto di Gogol, che si segnala non tanto per la parte comica, in cui Rascel si destreggia con mestiere, specialmente quando il personaggio esprime la sua timidezza con la mimica, ma nella toccante conclusione, nel quale l'illusione del protagonista si scontra con la bruciante realtà. Una prova della maturità di attore di Rascel (che si occupa anche della regia), coadiuvato in scrittura da Zavattini e altri, purtroppo non premiata ai botteghini e velocemente dimenticata.