Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Decoroso film di imitazione, che ha il punto più scarso proprio nell'interprete principale, decisamente privo di vere espressioni. Curioso notare come agli occhi di oggi appaiano deboli proprio quei "tòpoi" che all'epoca era necessario rispettare: segretaria, capo e doti amatorie irresistibili, tipo 007. La trama ha molte facilonerie, ma non è che il prototipo ne fosse esente. De Martino dirige senza acuti, ma con sicurezza. Il volto (e non solo) più interessante è quello di Rosalba Neri, quanto mai felina: purtroppo esce di scena molto presto.
Daidae: A me è piaciuto. Puzza molto di Sapore di mare e simili, ma è divertente e leggero. Certo il cast non è eccezionale (anche la Wendel è penosa ma il suo viso fa dimenticare la recitazione) e più che Samperi sembra di vedere Vanzina, ma comunque non disturba. Numerose citazioni cinematografiche e non: da "Der kommissar", famosa canzone di Falko, a "Carcerato". Passabile.
Galbo: Storia di due tigri che vengono separate da cuccioli e si ritrovano in età adulta grazie all'aiuto di un cacciatore. Il regista JJ Annaud già avvezzo a lavorare (e a dedicare film) ai grossi animali (L'orso è una delle sue opere più conosciute) realizza un film molto particolare in cui i protagonisti sono due grossi felini la cui vicenda è narrata con assoluto verismo (e con riprese davvero belle, considerati i protagonisti). Il film può essere considerato una moderna favola naturalistica non priva di importanti messaggi ecologisti. Da vedere.
Zender: Un Bud Spencer inedito nei panni del grande truffatore Charleston, che si muove a Londra con la sua cricca per fregare un armatore (James Coco) e il suo avvocato con la complicità involontaria di un commissario (Lom). Una trama piuttosto intricata e godibile, uno Spencer sornione e simpatico quantunque la sceneggiatura non lo aiuti eccessivamente. Coco troppo sopra le righe, ma i suoi siparietti “telefonici” con l’avvocato sono parte integrante del film, movimentato dall’indimenticabile tormentone musicale (riproposto in tutte le salse).
Galbo: Un valido regista come Steno in una delle peggiori prove della carriera. Un film in cui non funziona niente, dalla regia alla sceneggiatura, davvero scontata e banale. Anche gli attori danno il peggio di sè con Villaggio che non riesce a liberarsi dei "fantasmi" di Fantozzi e la Muti che è solo una bella presenza senz'anima. Da evitare.
B. Legnani: Debole Franco e Ciccio, che si trascina sfruttando poche idee, talora allungate in modo eccessivo. Nonostante la regìa di Lucio Fulci, il film fa capire subito che il ritmo mancherà e non bastano alcuni bozzetti azzeccatissimi (Gianni Agus è impeccabile come sempre, anche perché è perfetto per il ruolo del nobile). Si arriva fino in fondo, ma del duo (con Fulci alla regìa) c'è senz'altro di meglio.
Pinhead80: Il film che ha fatto innamorare molte persone delle arti marziali. Chen cerca di rifarsi una vita e trova lavora presso una fabbrica di ghiaccio, ma troverà solo inganni e morte sulla sua strada... Rispetto ad altri film del grande Bruce Lee si cerca di privilegiare la storia ai combattimenti. Il risultato è buono, anche se si vedono le pecche di una produzione molto risicata. Forse la sua forza "furore" deriva proprio da questa semplicità.
MEMORABILE: Chen che si presenta per la resa dei conti dal proprietario della fabbrica di ghiaccio.
Galbo: Naturale prosecuzione del secondo film e sempre più lontano dallo spirito originale della serie, questo terzo Lethal Weapon accentua il carattere di commedia con azione anche grazie alla riproposizione del personaggio interpretato da Joe Pesci. Come valore aggiunto c'è Rene Russo, bella presenza e bravissima attrice, qui nei panni di una avvenente poliziotta. Pregi e difetti sono pari pari quelli del secondo episodio: film indiscutibilmente divertente e ben fatto ma anonimo.
Redeyes: Pellicola curata che tratta la situazione dei fattori alle prese con la crisi dell'agricoltura, ma sopratutto con il Credito agrario. Efficace il parallelo crisi economica e familiare, ben resa da Shepard e Lange, assolutamente in parte. La regia è attenta e cattura uno squarcio di America con una bella fotografia. Finale non deludente.
Homesick: Uno dei migliori thriller italiani e fulciani: inquietante, parapsicologico, glaciale, con una tensione inarrestavbile, dal drammatico prologo fino al finale hitchcockiano. Invidiabile la capacità del regista - già dimostrata altrove - di rimescolare le carte e ingannare gli spettatori, presentando loro un copevole talmente ovvio da diventare insospettabile: una delle più marcate differenze tra il giallo di Fulci e quello di Argento. Musiche ad hoc di Frizzi.
Caesars: Intenso. Diviso in tre "capitoli" nei quali si analizza la reazione della protagonista alla morte di marito e figlio in seguito a un attentato, il film si avvale di un'interpretazione davvero notevole di Diane Kruger; ma sarebbe sbagliato attribuire solo alla performance attoriale la riuscita della pellicola, in quanto soggetto e sceneggiatura sono ben costruiti e il regista mette in scena il tutto con sagacia. Il ritmo è lento, ma l'interesse dello spettatore non viene mai a mancare, fino al notevole finale.
Didda23: L'inizio con le riprese subacquee e una composizione dell'immagine ricercata facevano ben sperare; peccato che con lo scorrere dei fotogrammi il tutto si affossi in una trama banale e prevedebile con elementi che ben poco ci azzeccano (tutte le parti legate alla sessualità) con il resto. Manca una vera e propria empatia con i personaggi principali, colpa da imputare a una totale assenza di profondità di questi ultimi, relegati a macchiette stracolme di cliché. Qua e là qualcosina si salva (la figura di Jenkins), ma la sensazione è quella di un filmetto poco interessante.
MEMORABILE: Le torte al lime nel frigorifero; Le dita mozzate e ricucite; Il cinema sotto l'appartamento della protagonista.
Kinodrop: Daniels sembra più attento a ricostruire e fotografare nel dettaglio gli anni '70 con spirito estetizzante che a dare corpo e credibilità alla vicenda, anzi alle vicende. Un caso giudiziario, giornalisti che indagano e un'avvenente Kidman fulcro erotico della storia per un finale dalle tinte noir e dall'atmosfera paludosa. Specie la prima parte si segue con sforzo e in genere manca di sintesi, anche se si fa apprezzare per la psicologia un po' alterata dei protagonisti. Cast ben scelto ma lasciato a sé. Un passo indietro rispetto a Precious.
Gestarsh99: Per pianificare questo adrenalinico reboot, Padilha "singolarizza" la sua Tropa de elite subordinando spettacolo e suggestioni futuristiche al discorso esplicitamente politico. La finalità intrinseca non è più satireggiare su un modello di civiltà oppresso dalla criminalità dilagante e dalle speculazioni corporative ma denunciare quella linea espansionistica a stelle e strisce basata su occupazione e repressione, oltre che evidenziare l'ingestibilità di una filosofia tecnologica improntata alla riprogrammazione meccanica di organismi senzienti insanabilmente castrati nei propri diritti umani e civili.
MEMORABILE: "Ehi, avete aggirato la legge creando una macchina che pensa di essere un uomo..."
Caesars: Se pensiamo a tutti i capolavori che ci ha regalato John Carpenter sembra impossibile che ci sia davvero lui dietro la macchina da presa di questo inutile remake del cult-movie di Wolf Rilla. Sembra un prodotto destinato alla televisione tanta è la piattezza che caraterizza la pellicola, non aiutato neammeno dalla prova degli attori, tutti piuttosto sottotono. Il film dovrebbe generare un alto livello di tensione, mentre riesce soltanto ad annoiare e ad intristire nel vedere malamente sprecato il talento di un grande autore.
Caesars: Sicuramente non siamo di fronte ad un capolavoro, ma questo Allen, tutto sommato, non mi è dispiaciuto. La storia non è originalissima e la carrellata di cartoline parigine di inizio film sono sinceramente stucchevoli, però se ci si lascia rapire dalla trama "fantastica" ci si può ragionevolmente divertire davanti alla parata di celebrità (che sembrano un po' tutti dei fessacchiotti in verità, ma forse l'intento era anche quello di smitizzare queste figure) che appaiono agli occhi dello stupefatto protagonista. Una visione la merita. ***
Pumpkh75: Slasheruncolo patinato che sguinzaglia la bollente e ambigua Paz de la Huerta, sempre senza slip ma con il reggiseno: accoppa senza remore maschi fedifraghi, annienta come presenza la terribile scream queen Katrina Bowden ed è un optional che poi non sappia recitare mezza battuta. A onor del vero, però, la storia è una fesseria colossale che fa acqua da ogni dove, senza regia e con pessimi effetti digitali, ma che delizia nella sua scalcinata onestà persino quando finge di essere femminista. Probabile capolavoro per tredicenni onanisti.
Caesars: La prima parte è folgorante, con l'irruzione diella Seigner nel teatro, che praticamente costringe il regista a farle fare il provino. Però alla lunga la situazione diventa esagerata e il film perde un po' in qualità, pur restando un buon prodotto anche grazie alla straordinaria interpretazione dei due soli attori in scena. Da sottolineare come Amalric sia quasi identico a Polanski da giovane. E a proposito del grande regista polacco, bisogna dire che è anche merito suo se questa pièce teatrale, portata su grande schermo, regge fino alla fine (pur, come detto, calando nell'ultima parte).
Piero68: Ancora una volta, con una produzione molto low-cost, si cerca di sfruttare il filone Gomorra. E non solo per la sceneggiatura ma anche per il ricorso a volti già noti nel panorama napoletano che hanno partecipato o al film o alla serie. Ma ancora una volta ne viene fuori un prodotto senz'anima, noioso e stereotipato dove un per nulla credibile Biagio Izzo si ritrova a vestire i panni di un boss della camorra. Meno male che almeno il giovane Di Gennaro (apprezzato in Lo chiamavano Jeeg robot) ci mette un po' di enfasi e cerca di salvare la baracca.
Rambo90: Commedia di furti e finti spaventi, costruita su misura per Tina Pica, qui a dire il vero meno ispirata del solito, affiancata da un De Vico che ripropone con simpatia il suo personaggio. La trama non è granché, si basa sulla solita girandola di equivoci e imbrogli, ma qua e là è ravvivata da alcune apparizioni di Tognazzi, particolarmente in palla, mentre a Riva tocca un poco riuscito personaggio serioso. Nel complesso niente di eccezionale, ma vedibile.
Kinodrop: Anche se di fattura notevole, soffre di un eccesso di registri dal target incerto: si va dal film di formazione con taglio favolistico all'horror/splatter, forse inseguendo una metafora socio-politica rivolta al presente o al passato dell'Ungheria. Protagonista un cane meticcio che, abbandonato viene addestrato crudelmente alla lotta e liberatosi diventa capobranco vendicatore. Colpisce l'immagine di una Budapest "metafisica", teatro della "rivolta" ben orchestrata dal giovane regista. La musica Lisztiana è forse l'elemento chiave della narrazione.
MEMORABILE: La "recitazione" di Hagen; Il virtuosismo della mdp nelle scene di "rivolta"; La tromba pacificatrice nel finale.
Il Gobbo: Il processo melvilliano di astrazione, anzi di scarnificazione dei clichè del noir si fa radicale, sconfina nella metafisica. Sfruttando appieno un Delon al massimo della sua potenza iconica Melville realizza un capolavoro di magistrale rigore, più orientale degli orientali, compatto come un haiku. Un uomo solo non ha molte chances contro uno, anzi due sistemi organizzati: può solo restare fedele alle proprie regole, cercare di fare bene il proprio lavoro. E aggiustarsi la tesa del cappello. Cinque pallini per il mio millesimo film.