Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Geppo: Uno dei dieci film di Franco e Ciccio realizzati nel 1970, come in catena di montaggio. A quel tempo la coppia funzionava alla grande e quindi le produzioni battevano il ferro finché era caldo. Nulla di particolare: si sorride e il film si lascia vedere con allegria, grazie anche all'irresistibile simpatia del duo comico siciliano. Azzeccata l'ambientazione laziale, trasformata in una giungla nera con tanto di animali selvaggi. Tra le solite spalle classiche troviamo un bravissimo Enzo Andronico. Come film mi sembra adatto anche ai bambini.
MEMORABILE: Le truffe di Enzo Andronico ai danni di Franco e Ciccio.
B. Legnani: Che Ed Fury (con folle ciuffo alla Elvis) sia un pessimo interprete dell'ennesimo forzuto del cinema italiano degli Anni Cinquanta e Sessanta è innegabile. Al primato concorrono una trama davvero brutta, banalità assortite (ben due passaggi segreti!), inspiegabili comportamenti dei personaggi (animali compresi), recitazioni mediocrissime, doppiaggio talora fastidioso, scene di colluttazione che paiono girate al rallentatore. Il peggior Bragaglia?
Galbo: Tra love story, film di denuncia antimafia e melodrammone, questo film di Damiano Damiani non riesce a decidere la strada da prendere e finisce per essere un non giusto omaggio al buon passato del regista. Le corrette interpretazioni dei due protagonisti (specie di Jo Champa), non riescono a "redimere" un film la cui sceneggiatura è piuttosto mediocre e nemmeno la regia riesce ad incidere in modo positivo.
Reeves: Maciste arriva in Cina nel 1200 e aiuta gli insorti cinesi contro i mongoli oppressori. Freda dirige il film con grande professionismo(le scene d'azione sono al solito magistrali) ma senza la carica dei suoi film migliori, quelli nei quali credeva di piu. L'idea di una campana che, una volta suonata, spinga un popolo alla ribellione è da considerarsi una specie di private joke per regista e sceneggiatori. Gordon Scott, ex-Tarzan, ci mette anche un po' di ironia, la tortura alla povera Hélène Chanel è spettacolare.
MEMORABILE: "Il mio nome è Maciste, sono nato dalla roccia e vengo da lontano": l'eroe è evasivo nei confronti di chi chiede la sua identità.
Cotola: Minuziosa, interessante e, nella seconda parte, spettacolare ricostruzione dell'attacco
a Pearl Harbour, illustrata sia dal punto di vista americano che da quello giapponese.
Ci mette un pò di tempo a carburare, ma superata la fase di "rodaggio" il risultato è
ragguardevole. Regia di grande professionismo; confezione curatissima e cast di gran
classe (anche se con meno nomi noti rispetto alla media di questo tipo di pellcole) come da trazione. Onore al merito per aver evitato la stucchevole retorica ed inutili
quanto facili manicheismi.
Galbo: Diretto da George Seaton, un western che vale sopratutto per le belle interpretazioni dei due protagonisti che mettono in scena una storia di amicizia virile, ambientata in un territorio magnificamente valorizzato dalla bella fotografia. La trama è abbastanza prevedibile ma il film è reso godibile anche per gli innesti brillanti (per lo più dovuti a Martin) che lo caratterizzano. Di forte impatto lo "showdown" finale. Godibile.
Caesars: Buona l'idea di partenza, già sviluppata e con esiti migliori in altre pellicole, ma lo svolgimento non è dei più riusciti. La prima parte regge bene e la vicenda tiene desta l'attenzione, poi la situazione si sviluppa in modo lento e noiso; peccato perché si poteva decisamente fare di più in sede di soggetto e sceneggiatura. Buono il cast degli interpreti con Gwyneth Paltrow all'altezza della situazione. Merita una visione ma è un'occasione mezza sprecata.
Jandileida: Senza dubbio il migliore tra le Squadre: giusto equilibrio tra poliziottesco e comico, un Milian veramente in forma smagliante che regge con agio tutta la pellicola (e che completino!), qualche vampata di violenza ben assestata e un paio di battute volgari ma centrate. Si respira ancora aria fresca (certo la storia è sempre quella) e il maresciallo assume le caratteristiche che poi ne contraddistingueranno la figura nei film a venire, ancora lontano dalla macchietta, a volte un po' triste, che, ahimè, diventerà poi specialmente negli ultimi Delitti. Buono.
Daniela: Da ragazzino era un campione di salsa ma abbandonò la danza dopo l'aggressione da parte di una banda di bulli. Venticinque anni dopo e con molti chili in più, prova a ritrovare l'antica passione per amore della sua nuova capoufficio... Commedia danzerina che muove al sorriso non tanto per la storia, prevedibile rivincita dello sfigato di turno, quanto per l'imbranata tenerezza del protagonista Frost che al momento giusto dà prova della stessa insospettabile leggerezza mostrata da altri famosi ciccioni dello schermo, da Ollio a John Belushi. Per una serata simpatica e scacciapensieri.
Il Gobbo: Il buon Seagal anche regista (!) schiera nientemeno che Michael Caine in vacanza-assegno con la più improbabile pettinatura di sempre, e il dottor Cox, ad assecondarlo nei consueti turgori e sfracellamenti di un po' tutto. Ovviamente il meglio viene nella parte finale in cui il Nostro si aggira per un immenso e sorvegliatissimo stabilimento con la stessa disinvoltura di chi fa il giro dell'isolato, nel frattempo distruggendo ogni cosa. Impagabile.
Nicola81: Romanzando sulle vicissitudini del trapper Jim Bridger (qui in cerca di vendetta per l'omicidio della moglie indiana), lo specialista Sherman dirige uno dei primi western dalla parte dei pellerossa, la cui violenza viene vista come la reazione quasi inevitabile ai soprusi dei bianchi. Prima parte più riflessiva, seconda maggiormente incline allo spettacolo, con una chiusura forse eccessivamente brusca. Confezione curata (anche gli indiani sono molto credibili), begli scenari naturali e buone interpretazioni, in particolare di Van Heflin.
Giacomovie: Il modo in cui il film arriva ad una convincente ed appassionata (anche se affrettata) conclusione fa rimpiangere la prima parte più distaccata, nella quale si mette in mostra solo la raffinata fattura della confezione e si ha l'impressione di un film bello ma senz'anima. Sensazione confermata anche da attori molto professionali che perdono in naturalezza e da un'eleganza che diventa patinatura. La Pfeiffer, ancora bella ed attraente, difende le speranze di sex-appeal delle cinquantenni. Da cartolina alcuni scenari.
Taxius: L'ultimo episodio della nuova trilogia sul Pianeta delle scimmie chiude in calando; questo non vuol dire che sia un brutto film, semplicemente che ha deluso un po' le aspettative dopo il più che positivo terzo capitolo. L'azione, che è comunque ben presente, lascia il trono da protagonista al fattore drammatico, con crisi familiari in primo piano. La trama, non molto originale, ricorda molto il dramma dei campi di concentramento nazisti con, in questo caso, le scimmie come vittime. Nel complesso non male, ma velocemente dimenticabile.
Galbo: Commedia western incentrata su una partita di poker. Film gradevole e divertente, con una regia che mantiene un ritmo sempre elevato. I personaggi sono ben caratterizzati e la vicenda scorre piacevolmente con un'impennata di interesse finale. Ottima la prova del cast. Buono il doppiaggio italiano.
Taxius: Fantascienza su adolescenti per adolescenti con la tipica trama da adolescenti. Onestamente il film comincia bene e i primi 15 minuti, ovvero fino alla quarta onda, sono interessanti; poi crolla e diventa il solito polpettone con i ragazzini che cercano di salvare il mondo tra esplosioni e bacetti vari col fusto di turno. Non ci si può aspettare nulla di che da un titolo del genere, ma almeno un po' di atmosfera da fine del mondo poteva starci; invece niente, si subisce il solito dramma adolescenziale. Brutto e noioso.
Homesick: Sembra che per realizzare un thriller decente Argento debba per forza riproporre, in una veste nuova, i suoi capolavori del passato: così, qui ritroviamo tutti i "tòpoi" di L'uccello dalle piume di cristallo e Profondo rosso, che surrogano la mancanza di ispirazione del regista; anche le musiche dei Goblin sanno di riciclato. Recitazione imbarazzante, a parte Von Sydow, Lavia e la Falk. In confronto a Il cartaio, questo è comunque un prodotto più che dignitoso.
Ruber: Adesso capisco perché la premiata ditta Izzo e family ha smesso di fare film insieme... diretti poi dalla Izzo stessa... Sceneggiatura scadente, cast che non viene minimamente sfruttato e dove forse solo il povero Covatta con la sua spontaneità campana e qualche battuta salta il dirupo; gli altri ci cadono in pieno; il figlio della Izzo è irritante nel parte del burino coatto. Le storie sono assurde e non si ride mai.
MEMORABILE: La "ninna nanna" simulata sotto le lenzuola da Abatantuono e Cucinotta per distrarre i bambini dalle loro performance amorose!
Digital: Un buon motivo per decidere di metter su questo film è la presenza di un Hopkins ancora in forma il quale, recitativamente parlando, si mangia in un sol boccone tutti gli altri. Ma le note liete non si fermano al bravo Anthony, perché la storia - basata su un fatto realmente accaduto - riesce pienamente a stuzzicare la curiosità dello spettatore, pur sapendone l'epilogo. Tecnicamente ineccepibile, sconta forse una certa ripetitività, il che si ripercuote in un ritmo non sempre vivace. Un capo d'opera certo non è, ma la sufficienza la merita.
Ronax: Se l'abate Prevost e Giacomo Puccini facevano morire Manon fra le braccia del suo amato nelle paludi della Louisiana, Cecil Saint Laurent e Jean Aurel lasciano più benevolmente che i due fuggano in autostop dopo che il ricco amante di lei ha scoperto l'inghippo. Sullo sfondo di una Parigi alle porte del '68, un'incantevole Catherine Deneuve si divide disinvoltamente fra la passione per uno squattrinato giornalista e maturi ma danarosi accompagnatori. Commedia patinata pseudo-trasgressiva ben fotografata e recitata ma del tutto inconsistente.
MEMORABILE: Il dialogo nella discoteca fra Sami Frey e Brialy.
Panza: Quadretti vagamente neorealisti che sfociano spesso nella commedia pura con magri risultati. Non funzionano i personaggi secondari, che sfociano nel macchiettismo più fastidioso con esiti controproducenti. Va meglio invece alla figura dell'accalappiacani interpretato in maniera convincente da Renato Speziali. Non si capisce a cosa puntasse Lipartiti, che non riesce a direzionare il film in maniera giusta. Simpatico Carotenuto nel ruolo del prete, che ci regala almeno qualche break simpatico. Di scontento comunque c'è solo lo spettatore.
B. Legnani: Decamerotico molto tardo, ma ancor più tremendo che tardo. Davvero non si sorride mai, come fa prevedere il primo tentativo di battuta: Martufello dice di essere andato a Gerusalemme perché aveva capito "crociera", non "crociata". Si continua battendo il tasto degli anacronismi e degli assurdi camera look. Disastrose la Badescu e la Roccaforte (la Cavagna è la meno peggio). Vastàno fa Vastàno, mentre il protagonista Martufello non regge il film, ma sarebbe stata impresa titanica pure per Ruggero Ruggeri. L'unico a recitare è Spaccesi.
B. Legnani: Non si riesce a capire cosa volessero fare gli autori: il problema è che qualunque cosa volessero fare, essa è perdente. Non funziona l'innesto con lo spaghetti alla Trinità, non funziona la satira della guerra sanguinosa in costume (meglio, anch'essa sul grottesco, quella di Mondo Candido), non funziona la raffica di battute (Maccione è bravissimo e mette a segno qualche colpo, ma sono assai meno di quelli sballati), non funzionano le citazioni (da 007 a Il barbiere di Siviglia...). Ci sono troppi errori, persino una Marsigliese in franglais (“le jour de glory est arrivé”)!
Nando: Narrazione surreale incentrata sul viaggio intrapreso in un'ipotetica città del futuro di un anziano professore, un meccanico ed un sboccata adolescente. Trama slegata e scombiccherata nonostante qualche buona, flebile idea. Lunghezza eccessiva e messaggio non sembre chiaro. Cameo di Guccini come custode di un museo.