Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Il peggior Totò che io conosca (*). Tutto pare improvvisato (nel senso deteriore del termine) o rinzaffato a viva forza nella pseudo-trama (la parte militare con Galeazzo Benti è incredibile). Ci sono cose assolutamente illogiche anche se inserite nello spirito di grana grossa: basterà dire che dapprima di punto in bianco il protagonista cambia carattere e capacità espressiva senza uno straccio di spiegazione e che poi, da incapace guidatore di treno, si trasforma misteriosamente in impeccabile pilota che porta il convoglio alla base. Tremendo.
B. Legnani: Onesta commedia con venature giallorosa che mantiene quello che promette. Così abbiamo Milian in versione Monnezza, lo stralunato Pozzetto che ha le battute migliori ed una serie di caratteristi fra i quali l’adorabile Riccardo Billi (che, con cambio di vocale, cita il Belli). Tanto bella quanto buffa la Rizzoli che parla romanesco. Un pochino sopra la sufficienza.
MEMORABILE: Interrogato sul contenuto della valigetta, Pozzetto parla di carte geografiche della Svizzera Romanda...
B. Legnani: Scrive Borges che la soluzione di un enigma è sempre meno eccitante, pertanto inferiore, dell'enigma. Qui, quando arriva Fidia (un cane, non lo scultore) e inizia il disvelamento del mistero, il film si arresta di botto, apre parentesi spropositate (inspiegabilmente chilometrico il tempo dedicato alla discoteca), sballa il pre-finale (a Bagno Vignoni) e ha chiusura che sa di appiccicato male. Che peccato, perché il personaggio di Verdone, al di là di qualche eccesso, e quello di Rubini sono azzeccati. La Neri, attorialmente schiacciata dai due, fa da (bel) contorno, come le splendide location.
Gabrius79: Da un bel libro di Chiara Gamberale viene estrapolata questa commedia non così eccelsa ma a tratti guardabile e spiritosa, con poche frecce che centrano il bersaglio. Cast discreto con la presenza di una buffa e svanita Eva Riccobono, mentre il "cameone" della Cucciari soddisfa in parte.
B. Legnani: Pellicola entrata nella storia del cinema italiano, per la prestazione straordinaria di Alberto Sordi che fa nascere Nando Moriconi, poi esaltato in Un americano a Roma. Grandissimo l’attore quando nuota e gioca nella “maràna”, lèmma che si sente anche in Le belve (per definire il laghetto di Monte Gelato). Il resto del film è un po’ sotto, ma si guarda con piacere.
MEMORABILE: De Filippo ascolta le considerazioni che inchiodano inequivocabilmente la Pampanini come colpevole del reato di adescamento, dopo di che la assolve.
Pigro: Titolo ingannevole per un film di montaggio di 9 stralci da 6 celebri film del periodo d'oro di Totò (da metà anni '50 ai primissimi '60) per ricordarlo a un anno dalla morte. Antologia molto ridotta, ma piuttosto ben congegnata grazie a una selezione di scene (quasi sempre) memorabili, in cui Totò se la vede di volta in volta con i suoi compagni più significativi (Peppino, Fabrizi, Taranto). Si ride, dunque, quindi la visione del film non è tempo sprecato; e però di per sé questo collage aggiunge poco, anzi nulla, al grande Totò.
Daniela: Due bimbi scomparsi nel nulla, i genitori prossimi al divorzio costretti a ricompattarsi, la richiesta di riscatto, la corsa affannosa contro il tempo per procurarsi la somma necessaria... Thriller concentrato nell'arco di una manciata di ore ed in pochi spazi, dalla trama piuttosto banale, appena riscattata da un twist, peraltro non imprevedibile, che tuttavia risulta gradevole grazie alla prova convincente del sempre bravo Darin, qui avvocato incasinato, che ben riesce a trasmettere l'ansia per la sorte dei figli.
Markus: Che negli ultimi quindici anni Robert De Niro accetti qualsiasi ruolo (per noia o per fame di denaro non è dato sapere) è ormai cosa nota, ma un punto così basso era francamente arduo da profetizzare. Una commediola volgare e di una puerilità disarmante; tuttavia è talvolta anche divertente (se non fosse per l'inquietante presenza di cui sopra). Da accettare senza troppe pretese, consci di volersi godere una pellicola squisitamente trash e demenziale. Ricorda un po’ lo stile dei “teen-movies” ottantiani.
Taxius: Vent'anni dopo l'uomo è riuscito a fare sua la tecnologia aliena, girando su astronavi e basi futuristiche. I primi 15 minuti fanno ben sperare, salvo poi sciogliersi subito e mostrare quanto il film sia brutto. Se il primo, pur nel suo essere un'americanata, era comunque realizzato con gusto e con personaggi ben delineati, questo è un'accozzaglia di effetti speciali da videogame. I protagonisti insipidi risultano antipatici e piatti e i vecchi Pullman e Goldblum son messi là tanto per avere un minimo collegamento col primo film.
Galbo: Distante da quello interpretato da Neeson nella fortunata serie Taken, Matt Scudder è protagonista di un thriller con atmosfere noir che può dirsi riuscito. Funziona anzitutto l'ambientazione, che propone gli angoli più oscuri di una New York poco fascinosa. Benché la sceneggiatura dimostri qualche punto debole, il regista mantiene la tensione fino al finale violento e catartico. Buona la prova del cast, con un protagonista molto credibile e una riuscita scelta dei caratteristi (il guardiano del cimitero ad esempio) che restano impressi.
Gestarsh99: Caper-movie hintercapitolino scurrilmente sfrontato, dall'umòr pulp-itante, fotocopiativamente ricavato dalla stampante in disuso del birbantesco e iperscorretto Babbo bastardo, black-comedy californiana da cui ribiascica diversi ritornelli costituenti. L'imbottitura devotee-friendly pare il frutto della consulenza en passant di Farrelly e Jodorowsky, col sentore primario che la pellicola sia stata ultimata annettendo in lavorazione un segmento narrativo dopo l'altro in base al lunario ispirativo degli autori. Si esigevano più imprevedibilità e omogeneità coesiva. Un film diversamente inedito.
Deepred89: Tra i pochi registi autoproclamatosi autori in grado di dimostrare (anche tecnicamente) il merito di tale nomea, Sono azzarda il kolossal sul sesso a tutti i suoi livelli (piacere, merce, perversione) fallendo parzialmente il bersaglio: crea un regno di sesso e mistero ma la struttura smorza sempre il fascino sul più bello, dà una soluzione all'intreccio giallo ma poi scivola nell'ermetico gratuito. Ma non si fraintenda: cinema folgorante, in grado di elevare ad arte ogni fotogramma, al quale si perdona l'uso supponente di Malher nella OST.
Pigro: Dal futuro approda nel passato per scoprire l'origine del morbo che ha sterminato l'umanità. Un film di fantascienza? No, piuttosto un film onirico e febbrile, che intreccia temi forti su un registro grottesco e giocato sull'eccesso. La storia è complessa (per le dinamiche dei salti temporali ispirate a La jetée, con lo spiazzante paradosso del bel finale) ma affascinante, grazie a una sceneggiatura che non perde ritmo e a una regia sempre brillante e inventiva, con una splendida sensibilità visiva. Strepitosi e istrionici Willis e Pitt.
Daniela: Campione di tiro sportivo pieno di debiti e in crisi con la moglie pensa di risolvere i suoi problemi accettando di fare un servizio per un tizio conosciuto al poligono: sparare ad un bersaglo umano... Inizio promettente ma durante lo svolgimento, nonostante la buona tenuta della tensione, emerge l'incapacità di reggere le fila del racconto, confermata dal finale incerto. L'impressione è quella di un pranzo in cui l'antipasto stuzzicante precede pietanze scarse e insipide. Buoni i colloqui tra il protagonista e il suo "mentore", mentre risultano sottoutilizzati Sagnier e Karyo.
Kanon: Borghese annoiata esce di casa: ne vien fuori una nottata. Dal morir di noia. Si dice canovaccio, non han passato neanche lo straccio. Orologi non sincronizzati, thrilling da Prenatal, incontri/situazioni (che dovrebbero essere la linfa della vicenda) che dici "e allora?"; quando non sanno che fare, snocciolano un frasario misto biscotti della fortuna e Pilcher. Rubini passa per caso, s'accende 'na cicca e va avanti così, sproloquiando, mentre la Nebout (imbambolata e inespressiva) lo segue quietamente. Era meglio starsene a casa, alla tv.
MEMORABILE: L'incredibile assalto dei teppistelli; Il tremendo flauto paracinese; 6 minuti di partita di biliardo; Ignobile uso del termine "giallo".
Gestarsh99: Tre anni dopo un'opera sgranata e di nicchia come Pi Greco, Aronofsky si ripresenta con un film ancora più duro ed esplicito ma probabilmente meno penetrante e personale del precedente. Il regista abbandona quel bianco-nero rancido e spettrale dell'esordio ma non sfugge alla tentazione di riutilizzarne in parte gli stilemi (montaggio in alcuni punti sincopato, accompagnamento musicale techno, loop ossessivi). Una disumana discesa negli inferi della dipendenza, agghindata in un abito cool, accattivante e glorificato dalla magistrale partitura d'archi del Kronos Quartet.
MEMORABILE: Ellen Burstyn, impressionante nella sua appassionata intensità e la sempreverde Jennifer Connelly, che qui riserverà un vero pugno "hard" nello stomaco
Homesick: Luci, sfondi, costumi sgargianti e modellini testimoniano una fantascienza artigianale e creativa oggi soppiantata dai frastornanti effetti del computer, ma il film di Brescia si ferma al livello visivo, non riuscendo a procedere oltre a causa di una trama priva di originalità e modesta nell’azione. Le musiche di Giombini intervengono nei punti giusti, mentre a segnalarsi nel cast è Yanti Somer: viso tagliente, sguardo cristallino e short-cut.
MEMORABILE: Gli alieni con il volto e le mani putrefatte.
Cotola: Giallo di derivazione teatrale e di stampo classico (alla fine c'è pure lo spiegone finale con i personaggi riuniti) che non colpisce tanto per la storia (che intriga poco ed è
priva di vera suspence) quanto piuttosto per la rappresentazione della società del tempo ed in particolar modo della borghesia. Se è vero, infatti, che il regime volgeva ormai al termine, ci voleva un certo pizzico di coraggio nel girare una pellicola di genere con crimini e critiche alla società del tempo. Si può comunque guardare anche come semplice intrattenimento.