Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Il Gobbo: Fulcione minore ma con molti meriti, dall'andamento vivace alle caratterizzazioni riuscite, e con un paio di perle registiche (l'arrivo di Checchi all'Eur e la discesa di Nino Terzo nell'abisso di casa sua, un pezzo di puro espressionismo). Carotenuto sublime, carina Ombretta Colli. Da riscoprire.
Homesick: Essenziale nella trama e breve nel metraggio, è penalizzato dalla povertà delle scene di massa e d'azione, ambedue al di sotto di quanto sia lecito attendersi da uno dei tanti film parastorici prodotti in Italia in quegli anni. Leone e la Angelucci aprono gustosi siparietti comici (la visita al bagno degli uomini, la carne di topo reale), mentre Tarascio, certo poco credibile come Cesare gladiatore, si riscatta con una morte enfaticamente teatrale. Di Commodo si era già parlato nel peplum Ursus, il gladiatore ribelle.
MEMORABILE: Le crisi di violenta follia di Commodo.
B. Legnani: La graduatoria discende dalle inevitabili preferenze. Vince (non per sorteggio) "La riffa" (***½), che mi pare il più bilanciato, mentre gli altri sono assai prolissi nell'inizio (Visconti) o nella conclusione (gli altri due). Poi il fellinianissimo "Le tentazioni del dottor Antonio" (***½), seguito da "Renzo e Luciana" (**½, grande titolo, per chi non se ne fosse accorto), con una freschissima Solinas. Ultimo (e per me a sorpresa, perché Visconti spesso mi pare grandissimo) "Il lavoro" (**), la cui presunta causticità mi pare molto rarefatta.
MEMORABILE: I c.s.c. Angelini e Macchi, che tirano al bersaglio dalla Loren.
Daniela: Si prendono tre macho-men del cinema d'azione, si travestono da drag queens, si mettono in un ambiente a loro estraneo (un paesino sperduto della provincia americana) e si sta a vedere cosa succede, dopo aver acceso un cero a Santa Priscilla. Ne è uscito fuori un film molto colorato, simpatico anche se un po' troppo ruffiano, un inno al piacere della diversità troppo programmaticamente anticonformista per esserlo davvero. Comunque i tre macho-men in versione inedita se la cavano, anzi John Leguizamo sfodera un paio di gambe invidiabili...
B. Legnani: Si sposano bene due attori diversissimi: Van Cleef con due espressioni glaciali e Milian, notorio caleidoscopio. Il sottotesto politico (il soggetto è di Solinas) non inficia la solidità della trama e alcuni eccessi (il pre-nazista fuggito in America al servizio del capitalismo, la corsa finale verso il Sole dell'Avvenire...) fanno sorridere. Indimenticabile il patto della Navarro coi mandriani. Ambientazioni meravigliose, ampi panorami, duelli di spicco (l'iniziale e quello multiplo conclusivo). Morricone si/ci esalta nel tema principale. Facce amabili pure tra gli n.c.
MEMORABILE: "È una delle mie quattro mogli"; "Mi spiace meno di quanto crediate".
Rocchiola: Affermata stella del cinema ricorda il suo incontro da semplice cameriera con la contessa Sanziani, attempata nobildonna sul viale del tramonto che gli fu amica e mentore. L’ultimo film di Minnelli è una produzione italo-americana snobbata da pubblico e purtroppo martoriata dai produttori. Un film malinconico sempre in bilico tra ricordi, sogno e realtà in cui l’anziana Bergman passa il testimone alla giovane Liza. Da confrontare con il quasi coevo Fedora, altra amara e anacronistica riflessione sul cinema di un grande regista a fine carriera.
MEMORABILE: "Se non sei originale non sei nessuno"; "E' già finita la mia vita"; "La vita non restituisce mai nulla"; Lo specchio della contessa.
Daniela: L'ateismo convinto di un giovane medico ambizioso che presta servizio presso un lebbrosario in Malesia verrà messo a dura prova dalle sue esperienze sul campo, disavventure personali comprese... Prolisso polpettone edificante di modesto interesse, a parte la discreta confezione, da annoverarsi fra i film meno personali del regista, forse poco portato verso le grosse produzioni come questa. Accanto allo strabordante Ives, anche Hudson appare piuttosto opaco, mentre Rowlands poco può nei panni di un personaggio tanto convenzionale come quello della fidanzata fedele. Perdibile.
Markus: Commediola tedesca la cui nota più appariscente è l’impiego di Lino Banfi (nella versione originaria parla in tedesco!), ma anche di Rubini come caratterista. La vicenda narra d’un ragazzo tedesco di buona famiglia che desidera sposare la figlia di immigrati italiani e gradisce farlo nel paesello originario di lei, in Puglia. Una volta arrivato, si scontra con usi e costumi del posto. L’Italia, come al solito, è rappresentata anacronisticamente e dando per scontata la cultura meridionalistica come valida per tutto il paese.
ALLE ORE 17:30 su *altro (specificare)
Nota bene: su SuperSix (Piemonte canali 88-99-616, Lombardia 86-88, Emilia-Romagna 88-113-213-813-850)
Homesick: Tra le infinite serie giapponesi dedicate ai robots, questa occupa senz'altro un posto particolare, non solo per il tasso di violenza e sangue nettamente inferiore alla media - anzi, praticamente assente benchè i combattimenti non manchino - ma anche per l'adozione di spunti concreti, realistici e a misura d'uomo, come la crisi economica, il capitalismo vorace, l'emigrazione nello spazio per trovare nuove risorse e un protagonista (Watta) che è anzitutto un bambino, ritratto nella sua vita quotidiana (non di rado buffa e demenziale) e scolastica. Potente sigla dei Superobots.
MEMORABILE: In un episodio Watta è malato e pilota il Trider con l'aiuto della sorellina Sakiki.
Tarchetti: Capolavoro spaghetti pre-leoniano. Cupo, amaro ed essenziale a mio giudizio rimane uno dei più solidi della fase sperimentale del nuovo filone western, che, nato da qualche anno sui rimasugli del fortunato genere "muscoli e sandaloni" ovvero il peplum, faceva fatica a emergere rimanendo incollato al cinema di oltre-oceano. Qui abbiamo di fronte un impossibile viaggio disperato sorretto da attori già ampiamente immersi nel genere (Undari su tutti) e da futuri mattatori (Sancho) per una pellicola da riscoprire assolutamente. Fondamentale.
MEMORABILE: Wu il cinese che dorme mentre è in atto un assalto indiano al forte dove sono rifugiati i coloni in fuga dai predoni: una inquadratura simpatica.
B. Legnani: Commediuccia noiosetta (è un remake, peraltro, con idea che richiama Arrivano i dollari! e forse, risalendo, chissà quanti altri film), d'ambientazione pisana, che punta sulle grazie (invero venuste) di una smagliante Edwige Fenech. Il resto, però, scade, più che nel pecoreccio, nel banale e nel ripetitivo (si pensi al personaggio di Gianfranco D'Angelo). Curioso trovarvi Giusva Fioravanti, la cui attuale celebrità prescinde dalla sua giovanile e non trascurabile carriera nel mondo dello spettacolo.
MEMORABILE: Il mezzo spogliarello di Valeria Fabrizi.
Panza: Il peggior difetto di questo film è l'uso eccessivo e sempre fuori luogo di giochi di parole che funzionano solo 20'. Si passa poi a riempitivi francamente inutili ed inseguimenti allungati di diversi minuti che vogliono creare una sottotrama amorosa risibile. Si ride nei primi minuti grazie a qualche battutina di Franchi e a Ingrassia che riesce a ritagliarsi un minimo di spazio. In tale confusione nemmeno Terzo e Banfi risultano salvifici per un film davvero scontato e noioso sotto ogni punto di vista. La sigla d'apertura è di Little Tony.
Gestarsh99: Dopo un decennio trascorso a palleggiarsi i sequel della serie con sempre più svogliata ripetitività, Wong ed Ellis si fanno saggiamente da parte; il crollo in picchiata però procede inarrestabile. Meccanismo identico condito di prevedibile sadismo nella scomposizione della suspense, gratuita disonestà nella moltiplicazione dei possibili percorsi mortiferi e cattiveria di dubbio gusto ampiamente evitabile. A colmare gli intervalli tra uno schiattamento e l'altro, una fuffa di inquietudini lavorative e tira e molla sentimentali di nessun interesse. E con l'epilogo siam punto e daccapo...
MEMORABILE: Il catastrofico crollo iniziale del ponte.
Ira72: Irene Frachon, pneumologa bizzarra e impetuosa, scopre che all'assunzione del farmaco Mediator seguono migliaia di misteriosi decessi. Ma. Sarà impresa ardua dimostrarne il collegamento e ancor più arduo sarà il contrapporsi agli interessi economici dell'impresa farmaceutica coinvolta. Storia vera e fedelmente narrata, dal ritmo tipicamente francese, talvolta lento e con qualche eccesso fuori luogo. Comunque meritevole e interessante per il tema trattato. Non male anche se, sul tema, Il venditore di medicine ha ritmo più brioso e migliori interpreti.
Galbo: Un periodo tormentato (e in fondo poco conosciuto in Europa) della storia della Cina, quello dell'occupazione giapponese, rivive in questo film di Wilson Yip. Il protagonista non è solo un lottatore ma anche e soprattutto un simbolo della rivalsa del popolo cinese oppresso dallo straniero. Buona la ricostruzione storica, ottima la parte riguardante i combattimenti, coreografati in modo eccellente e valorizzati dall'ottimo e carismatico protagonista Donnie Yen.
Giacomovie: Lavoro d'impronta psicologica sui torbidi e demoniaci istinti che possono covare in una donna e sui capricci erotici dati dalla sua irrequietezza. Si tratta di un film che va sul complesso anche se non si allontana molto da uno sviluppo generico. La Morante, mai così generosa nel mostrarsi fisicamente, si adatta con bravura ad ogni risvolto del suo personaggio, con una recitazione convulsa e una vocalità nervosa ed irrequieta. Deriso l'istituto del matrimonio.
MEMORABILE: “Gli amanti malati di nostalgia godono di una felicità oscura”.
Von Leppe: Il soggetto di questo nuovo Godzilla giapponese è sempre lo stesso riproposto più volte, anche di recente da produzioni americane (la creatura che emerge dal mare e semina il panico in città). Ma il mostro è veramente ben fatto e la parte di film che lo vede in azione è notevole; riesce persino a essere inquietante per il suo aspetto e per come si comporta, a differenza di come ci avevano abituato nel corso degli anni. Peccato che la parte che riguarda i personaggi umani e i dialoghi sia meno convincente.
Paulaster: Spaccato di università americana dalla parte "dark" della faccenda. La materia preferita è lo sballo, a tutti i livelli: docenti, allievi, ospedali. Girato bene, con buone soluzioni, ha un intreccio che fa dimenticare che dovrebbe esistere una trama. Van Der Beek è satanico, il duo Sossamon-Biel gioia per gli occhi, più altre caratterizzazioni sopra le righe ma divertenti. Un prodotto usa e getta che lascia un buon sapore. Pregio di uno scritto di Bret Easton Ellis, anche se il finale è mediocre.
MEMORABILE: Il viaggio di Victor; La scena al Pronto Soccorso; Richard detto Dick.
Galbo: Quando Clint Eastwood racconta una storia spesso parla dell'America: anche in questo caso dietro la vicenda di quattro ragazzi di quartiere che formano un gruppo musicale c'è una nazione giovane e ancora "incontaminata" che il regista tratteggia con un affresco incisivo a cui contribuiscono una suggestiva fotografia e una colonna sonora di prim'ordine. Ottima anche la prova del cast, "preso" dal teatro. Nonostante la durata, il film è godibile e pur non trattandosi del miglior Eastwood è un tassello importante della filmografia del regista.
Galbo: Dopo il grande successo commerciale del primo capitolo, ritornano i vermoni assassini di Tremors. Con una parte del cast originale ed un nuovo regista, la storia ricalca grosso modo quella precedente ma il tono del film appare decisamente più esasperato e privo della sottile ironia del primo capitolo, così da risultare molto meno divertente e coinvolgente. La discreta realizzazione tecnica supplisce in parte alle lacune narrativa.
Piero68: Il tentativo di riproporre una sorta di "Ragazzi della via Pal" in salsa pugliese naufraga miseramente in una sceneggiatura tutto sommato inconcludente e fin troppo ricca di "omaggi", ma soprattutto in una regia incerta che non riesce quasi mai a tirare fuori dai giovani attori un enfasi credibile. Anacronistico se vogliamo, visto che la lotta di classe tanto decantata è solo un ricordo e troppo surreale nell'esposizione di alcuni episodi. A metterci una pezza una fantastica fotografia, l'unica cosa che riesce a regalare colori ed emozioni.
Rambo90: Tipico film di contestazione anni '70: rivisto oggi appare un po' datato e circoscritto a quel preciso momento storico. Rimane comunque godibilissima la performance del grande Elliott Gould, perfettamente a suo agio e calato nel personaggio. Un po' di lentezza ogni tanto e un'eccessiva prolissità ma comunque è un film non disprezzabile. Breve apparizione di un giovanissimo Harrison Ford.
B. Legnani: Celebre, bellissima opera di Castellani, che filma con essenziale precisione, facendo volar via i cento minuti di durata. Anna Magnani strepitosa: in un personaggio scontroso e strafottente sa declinare mirabilmente momenti ora di cattiveria, ora di paura, ora di burbera generosità. Il resto del cast è d'alto livello, con una co-protagonista (la Masina) che esce perdente dal confronto, forse anche per colpa del ruolo. Fa colpo vedere Alba Maiolini interagire con le due grandi. Non si scorda il sempre irresistibile musetto di Cristina Gajoni (Nastro d'Argento attrice non protagonista).