Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Caesars: Seguito apocrifo del film di Kubrick, nel quale si immagina che il figlio del prode gladiatore segua le orme paterne e guidi gli schiavi verso la libertà. Ovviamente in questo caso le vicende raccontate non c'entrano nulla con la storia ma si tratta di peccato veniale, visto il genere. In talune circostanze sembra quasi uno Zorro trasportato in epoca romana (il protagonista, con elmo che gli nasconde la faccia, si "trasforma" nell'eroe della vicenda). Dignitoso anche se assolutamente ingenuo. Vivace la regia di Corbucci.
Caesars: Non perfetto ma comunque interessante ed avvincente. Un sergente istruttore americano viene ucciso durante un'esecitazione a Panama. Da chi, come e perché? Le testimonianze fornite dai soldati sono discordi e sarà dura far luce sull'accaduto. Storia abbstanza interessante molto ben diretta e ben interpretata. La sceneggiatura non è esente da buchi e gioca non proprio pulito con gli spettatori, ma è decisamente un film godibile che merita la visione.
Caesars: Pur potendo contare su di una sceneggiatura dei fratelli Coen, il film risulta poco riuscito e moderatamente divertente. Si mischiano due generi (l’heist movie e la commedia comica) senza riuscire a ottenere buoni risultati in nessuno dei due; peccato perché gli attori reggono bene (sempre splendida la Diaz), ma la regia piuttosto piatta e anonima non aiuta la causa. Potabile per passare un’ora e mezza distensiva, ma non certo memorabile.
B. Legnani: Banale dire che è girato con professionalità ma senz'anima, però è la verità. Funziona meglio nelle piccole cose (come la Navarro sul balcone nel finale) ma non in quelle grandi (lo stesso finale, troppo prolisso e mai coinvolgente). Buono l'inizio, con bei movimenti di macchina (ma non inquadrare il viso di Gemma per oltre 20' pare un inutile vezzo), ma il calo comincia con l'inserimento di momenti comici che nulla c'entrano con l'assunto. Inutili Pajarito (non fa manco sorridere) e la Giorgelli, però qui dolcissima. **
Gestarsh99: Girolami e Vitali daccapo assieme per il lancio di un "nuovo" personaggio studiato ad hoc per sobbarcarsi schermicamente l'eredità comico-romanesca di un Pierino in profonda crisi d'identità, prosciugato nel morale dalla pipinara di emuli-vampiro rovesciatasi in sala agli inizi dell'82. Tanto carismatico e ingagliardito l'uno, quanto rattristante e perennemente randellato quest'altro: un cialtronello trasteverino dedito a guasconate fallenti degne di Er più e Rugantino. La voglia di riscossa e divertimento è costantemente castrata dai paliatoni e dai fiaschi sonori incamerati dal protagonista.
MEMORABILE: Il sor Augusto rivolto a Giggi: "Me dispiace, a Giggè, ma la zampogna mia sòna n'artra musica, tiè!" e giù un pernacchione fragoroso.
B. Legnani: Franco&Ciccio accettabile, grazie anche ad un cast ampio e gustosissimo. Ci sono i mezzi e lo si vede. La sceneggiatura regge fino a oltre metà. Poi, come spesso càpita con il duo, si stenta a trovare una buona via conclusiva. Franco si contiene, Ciccio fa quasi il serio, Arena (splendidamente doppiato da Amendola) è perfetto. C'è il musetto di Melù Valente. CSC ultravisibili: la Rìgano ha il ruolo femminile principale, la Mancini ha più battute del solito.
Gestarsh99: Come può un ortaggio arginare il Male? Può eccome, se a capotavola c'è Clive Owen a usar bastone con carota, garrota e bastinaca. È lui il paladino sgranocchiante, Marvel hero e Callagangster, Django hard-boiled e Looney Tune; incannulato via endovena alle flebo di Kill Bill, Sin City, Matrix e Killing Zoe. Il suo film è un po' di tutto: cartoon, fumetto, noir ironico e sparatutto. Un'overdose di adrenalina, sangue a scrosci e humour nero; iniectio magistralis di acuità e forsennatezza per gli action più convulsi e neurotonici a venire. Diceva il minestrone: "La terra dà sempre buoni frutti".
MEMORABILE: La dolorosissima tortura delle dita frantumate; L'iper-frenetica sequenza della sparatoria al ritmo infernale della motörheadiana "Ace of spades".
Homesick: Zenith dell’horror metafisico. Pur traendo spunto da Inferno, Fulci costruisce un’opera personale, visionaria, rigorosa e persino delicata nonostante gli eccessi splatter. Troviamo un suggestivo prologo con una scena – la barca sul fiume - da quadro preraffaelita, un pittore maledetto, lo pseudobiblion, i sotterranei cupi e verdastri, Mirabella morente che vede in soggettiva i terribili ragni che gli camminano sugli occhi, musiche corali e solenni di Frizzi, un finale dantesco.
Eccellente.
MEMORABILE: La fuga della Monreale, ripetuta mentalmente dalla McColl. Molto autoriale.
Stefania: Credo che il pregio del film sia quello di focalizzare in ugual misura il dramma di chi sa (quasi) con certezza di dover morire e il dramma di chi sa di dover sopravvivere. Anzi, mi è sempre sembrato che Hillary sia un personaggio tratteggiato con maggior cura rispetto a Victor, e la loro Love Story ci coinvolge perché li vediamo accogliere una grande sfida: vivere una storia normale in condizioni di assoluta anormalità. E' un film fatto per commuovere, e ci riesce. La regia di Schumacher è accuratissima. Strappalacrime, ma di classe.
Galbo: Lasse Hallström riprende alcuni temi di uno dei suoi film più famosi, mantenendo l'ambientazione nella idilliaca provincia francese e sostituendo la cucina etnica al cioccolato. Il film funziona meglio nella prima parte, quella della descrizione dei personaggi e delle dissertazioni su cibo e sentimenti, laddove nella seconda la storia diventa più prevedibile e scontata. Nel cast spiccano per carisma e bravura i "veterani" Helen Mirren e Om Puri. Non male, nel complesso.
Xamini: Un due pallini abbondanti questo Logan Lucky, che definirei anche La truffa (il film) degli imbecilli: quasi tutti i personaggi sono intellettualmente non brillanti e l'abbondanza, in mancanza di risate, infastidisce. Quello che emerge da una struttura piuttosto ordinaria (e dal tentativo fallito di scatenare le risa) è il personaggio della figliola di Tatum, che arriva sin quasi al grottesco, ma in qualche maniera funziona nel rapporto col padre e restituisce un pelo di anima. Lei e il finale.
MEMORABILE: Take Me Home, Country Roads cantata dalla bimba; le richieste in carcere; il finale.
Rambo90: Remake aggiornato di un classico che perde il confronto con l'originale, pur rimanendo godibile. Interessante lo sviluppo maggiore dato alla famiglia e ai ricordi del protagonista (che questa volta non è da subito azzerato nelle emozioni), ma a latitare sono scene action coinvolgenti e una trama incalzante. Kinnaman se la cava (ma non è Weller), Oldman e Keaton sono sempre un piacere, Jackson puramente esornativo. La regia è buona, sa creare ritmo con nulla ma poteva essere fatto tutto molto meglio.
Galbo: Buona commedia sul mondo iperefficiente e nevrastenico della televisione americana, tra produttori rampanti e star in declino in cerca di occasioni di rilancio. Sceneggiatura di ferro e buona ricostruzione ambientale di un "dietro le quinte" poco conosciuto dal pubblico. Il film si affida giustamente al solido professionismo di "vecchie glorie" come Ford e la Keaton (senza dimenticare Goldblum) ma è Rachel McAdams la rivelazione del film, davvero ottima per i tempi della commedia.
Caesars: John Huston riprende il filone bellico-carcerario (stile "La grande fuga" per intenderci) e lo innesta col filone sportivo ottenendo un prodotto molto godibile sia per cinefili che per calciofili. Non siamo di fronte ad un capolavoro ma ad un buon prodotto che vede impegnati anche grandi stelle del calcio del tempo che fu. Degno di rimanere impresso indelebilmente nella memoria colletiva è il goal in rovesciata di Pelè. Consigliabilissima la visione.
Galbo: Prima che la saga di Chucky venga rivitalizzata da un quarto episodio di discreto livello c'è questo terzo episodio che vede il piccolo protagonista dei primi due (adesso sedicenne) di nuovo alle prese con l'incubo del malefico pupazzo. La china discendente già imboccata da La bambola assissina 2 viene ulteriormente accentuata da questa terza puntata la cui sceneggiatura è veramente di basso livello e si punta tutto sugli effetti e sulla violenza delle sequenze. Inutile.
Caesars: Manfredi, protagonista assoluto della pellicola, interpreta tutti e sette gli episodi e la sua sola presenza vale il prezzo del biglietto. La qualità dei vari segmenti è variabile (alcuni sono poco più che barzellette) e Risi dirige col consueto mestiere. Probabilmente è in "Ornella" che si tocca il punto più alto, anche grazie alla presenza di un ottimo Salerno: si racconta, con molto garbo, la solitudine di due individui. Per vedere i nudi promessi dal titolo bisogna aspettare l'ultimo episodio, probabilmente il più famoso. **!
MEMORABILE: Toglietemi tutto ma non toglietemi il mio Philip watch!
Galbo: Sempre a suo agio con i film ambientati negli anni '30, Allen dirige una commedia sofisticata in cui il protagonista si muove tra la East e la West coast americana. Colpisce l'estrema naturalezza con la quale il regista colloca la storia e i suoi personaggi nel contesto di un America ancora vergine e terra di opportunità. Perfetto alter ego del regista, Jesse Eisenberg è l'interprete ideale, con un perfetto misto di candore e determinazione. Deliziosa la Stewart, molto bravi i caratteristi a partire da Carrell. Un buon film.
Markus: L'universo e i luoghi di Padre Pio spiegati a chi forse non li conosce e perfino a chi non crede troppo ai "miracoli". In effetti, il film di Jean-Marie Benjamin non ha nemmeno la pretesa di convertire anche i più irriducibili dei laici, ma forse riesce ad avvicinarli a certe atmosfere che ne hanno generato il culto. Lo fa con astuzia, attraverso gli occhi e il linguaggio di due ragazzini, fatto che rende il film a tratti spigliato e scansa il pericolo del tedio. Si ha però la sensazione d'assistere a un prodotto "minore", di nicchia, per assecondare un pubblico da festival.
Reeves: Volonteroso spionistico a firma Tanio Boccia con ambientazione sorprendente (Val d'Aosta!) e trama amatoriale, compresa una disamina sul gas elio che potrebbe favorire i viaggi interstellari. E' chiaro che il film è risibile, non ha colpi di scena, indugia nel mostrare paesaggi per fare minutaggio e non riesce a sorprendere neanche nel finale (che sarà raccontato da un personaggio). Però è altrettanto evidente che Tanio Boccia ce la mette tutta e che ci crede.
MEMORABILE: Il vestito di Moha Tahi che rimane impigliato lasciandola in guêpière.
B. Legnani: Il messaggio è potente e molteplice (cito al volo solo l'urbanizzazione forzata e il passato che, inesorabile, ritorna) e permette di far passare in secondo piano alcune cose, come un finale un po' forzato nella sua genesi. Paradossalmente mi hanno convinto di più le recitazioni dei non professionisti (alcuni restano indimenticabili: Bruna, Biancofiore, il ragazzo del banco) che la Magnani, eccellente quando si frena, ma sguaiata, innaturale e distraente quando eccede.
MEMORABILE: "Ha chi ha messo le corna?" "Al popolo di Roma!"