Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Girato nel 1954 (è stato restaurato e riproposto recentemente) è forse uno dei primi esempi di film catastrofico di ambientazione aerea. I classici temi della serie Airport (cronologicamente successiva) sono riproposti in questo film: gruppo di personaggi alle prese con una situazione drammatica che tirerà fuori il meglio (e anche il peggio) di sè. Ben sceneggiato e girato, è una delle migliori interpretazioni del grande John Wayne in un ruolo non western.
Homesick: I buoni sentimenti e la solidarietà tra ricchi e poveri sono le risorse più sane ed apprezzabili di questo musicarello che utilizza le canzoni della Cinquetti per allacciare gare di nuoto, equivoci, scorci turistici italiani e spagnoli e persino inquietanti bambine che ballano il flamenco. Degli interpreti funzionano bene Taranto, Vianello e la Della Porta con la loro simpatia, mentre Damon presta un sorrisetto così sardonico da risultare fuori luogo. La bellezza principesca della Pignatelli si potrà rimirare in tanti film successivi.
MEMORABILE: I duetti tra Taranto e Vianello all’improvviso arrivo di quest’ultimo.
Giacomovie: L'intento di Matarazzo è sempre quello di cercare la storia lacrimevole, ma qui il soggetto consente di fornire il quadro sociologico di un'epoca, reso ancora più realistico dal colore del cinemascope e dalle numerose comparse come mondine che danno il quadro delle loro precarie condizioni di vita. I sentimenti sia d'amore che familiari abbondano, la trama è condotta con una buona esposizione, ma si arriva alla conclusione in modo frettoloso, anche se adeguatamente emotivo. ***
MEMORABILE: "La solitudine è una brutta malattia, ma basta essere in due e si guarisce subito".
Giùan: Fresca commedia borgatara e al contempo film-specchio di quella che si avviava ad essere l'italia del Boom: povera (ancora per poco) ma bella (dentro e fuori). Risi, insieme agli sceneggiatori Franciosa e Festa Campanile, ebbe il merito di portare sullo schermo una generazione di ragazzotti sfaticati, allupati, ma in fondo legati ai valori tradizionali (Arena e Salvatori), di ragazze sfrontate ma pie (Allasio) e di giovinette imbelli ma tenaci (Panaro e De Luca): insomma un nuovo che veniva da lontano e che i panni sporchi voleva continuar a lavarli in casa.
Il Gobbo: Ex membro della Legione straniera, sbandato, si ricicla come streetfighter entrando in un giro di scommesse dove i cazzotti si danno sul serio... Dallo sceneggiatore di Rambo un'idea che non trasuda proprio originalità da tutti i pori. A trasudare in modo torrenziale è il testosterone, e ovviamente il prode Van Damme ha ampio spazio per esibire le sue innegabili credenziali atletiche. Quelle recitative si limitano al consueto digrignamento, ma raramente gli estimatori di questi film vi cercano brividi shakespeariani
Rigoletto: Artisticamente raggiunge la sufficienza solo grazie alla prova di Heston attore, ma sarebbe stato migliore se dietro la macchina da presa non ci fosse stato... Heston regista. Una performance notevole resa credibile dal fatto che il regista ha fatto diverse concessioni al protagonista ma si è dimostrato meno abile quando si è trattato di pensare agli altri. Il risultato è che il quarto d'ora finale, pur con tutto il suo crescendo, sembra un po' tirato per i capelli. Con le polveri bagnate manca dunque il grande botto, ma le potenzialità le aveva.
Il Gobbo: Il film preferito in assoluto del Gobbo. Leone ha ormai in mano non più personaggi, ma Archetipi: ne aggiunge uno di dichiarata ispirazione chapliniana (che di fatto ruba la scena agli altri due), e non pago di avere inventato e concettualmente esaurito un genere in due film, inventa pure i sottofiloni. Il repertorio leoniano di motti celebri si amplia a dismisura, spiccano le ineffabili teorie sul mondo che si divide in due. Il dvd americano, che ha consentito anche alla massa di gustarsi una scena inedita, è indispensabile. 15 pallini
MEMORABILE: "Ogni pistola ha la sua voce, e io questa la conosco"
Taxius: Ottimo thriller che riesce a tenere alta la tensione dell'inizio alla fine e assolutamente imprevedibile perché fino agli ultimi minuti non si riesce a capire chi sia l'assassino/a. Importante è la struttura psicologica dei personaggi, entrambi soffocati da una New York sempre più indifferente alle sofferenze del singolo individuo. Al Pacino è Al Pacino e anche la Barkin è perfetta; in secondo piano Goodman, ma molto divertente. Il thriller che non ti aspetti.
MEMORABILE: Al Pacino che "perquisisce" la Barkin.
Homesick: Crepuscolare, fangoso e tragico, con pennellate psicanalitiche. Lo svolgimento, teso e sostenuto, segue un suo cammino personale ed affascinante, nonostante i richiami al pessimismo e alla fotografia di Django (che era proprio di Barboni) o alle inquadrature e alle due famiglie rivali di Leone. Mann è amnesico e impassibile, Strode immenso e pio, Montefiori e Martell indispensabili, Schneider cereo. Nella fagiolata, nel tiro alla fune e nella rissa al saloon si intravede la futura vena comica dei western con il duo Hill-Spencer.
Homesick: La Tattoli appartiene alla scuola di Bellocchio e come lui attacca con duro sarcasmo: il bersaglio è la cultura maschilista che avvelena ogni strato della società - incluso l'ipocrita Pci - costringendo la donna ad asservirsi all'uomo con la dipendenza economica, il matrimonio e la gravidanza. Decostruzione del piano temporale, flash surrealisti (la mucca, lo scambio degli occhi) e brutali inserti documentaristici (il parto con sgradevoli dettagli anatomici) definiscono uno stile eclettico e talvolta frastornante. La voce di Nando Gazzolo è più protagonista dell'attore che doppia, Mario Piave.
MEMORABILE: "Chi ha detto che la donna è fatta per generare, chela maternità rappresenti il suo trionfo, che non le è riservata opera più grande? Che assurdità!".
Disorder: Il secondo lungometraggio del futuro premio Oscar Alfonso Cuarón è un adattamento dell’omonimo romanzo di Frances Hodgson Burnett, dal quale però si discosta abbondantemente, sia come trama che come ambientazione. Ma se alcuni cambiamenti si rivelano riusciti (il cambio di ambientazione da Londra a New York, a esempio) altri hanno invece solo l'effetto di banalizzare la trama rendendola poco comprensibile (vedi il rapporto di Sara con il misterioso benefattore, qui solo abbozzato). Buona la regia, solo discreti gli interpreti. Sufficiente.
Ale nkf: Di questo episodio non ho apprezzato il fatto che Colombo per incastrare i due assassini usi una delle trappole più meschine e cattive rendosi alquanto antipatico. Inoltre intuisce che i due si conosco in modo piuttosto inverosimile e soprattutto non convice il fatto che il criminologo abbia progettato un ottimo delitto e commetta degli errori clamorosamente stupidi (gli autori potevano sbizzarirsi un po' di più!). Anche le scene col suo amato cane non ci sono più e si ride poco.
Undying: Rosa (l'attrice filippina Alessandra de Rossi) è costretta ad abbandonare il paese per essere assunta come domestica presso una famiglia cinese a Singapore. Giunge nella nuova casa proprio il "settimo mese lunare": tradizione vuole che i morti tornino a manifestarsi presso i vivi. Soprattutto (e questo è il caso) se all'interno della dimora è avvenuto un fatto di sangue. Banale il plot, ma l'eccellente fotografia, le trovate di regia (con dissolvenze originali) e il macabro contorno stile gotico italiano anni '60, lo rendono piacevole.
Galbo: Da uno sceneggiatore (premio Oscar per The departed) come William Monahan era lecito aspettarsi qualcosa di più al debutto dietro la macchina da presa. Un noir con personaggi principali intriganti (il criminale in cerca di redenzione, l'attrice alienata), alcuni buoni dialoghi e una suggestiva ambientazione, che spreca le sue potenzialità a causa di una storia poco interessante e figure di contorno stereotipate.
Flagranza: Ultima collaborazione col grande direttore della fotografia Gianni Di Venanzo, questo film di Rosi è la cronaca post neorealistica di un giovane aspirante torero, che insegue un sogno di riscatto, partendo da una condizione di miseria assoluta. Film per certi versi anomalo e per altri coerente con la poetica del grande regista, il cui gioco documentaristico/fiction sembra preludere alle future produzioni, nel bene come nel male; da C'era una volta a Il caso Mattei, insomma. Affascinante e dimenticato.
Panza: Maquillage di scene erotiche (rectius: balletti e spettacolini dai peggiori night di Caracas) intervallati da interventi del cicerone Amanda Lear che ci rifila due o tre sue canzoni tanto per farsi una "leggera" autopromozione. Incredibile l'uso di filmati di repertorio che aprono le scene erotiche, messi per far credere di essere all'estero. Tra i numeri erotici troviamo: un illusionista che eleva peni (!), una setta con al collo dei numeri tipo Lotto e una villa con riti sadomaso subiti da un vecchio. Inconcepibile.