Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Nella Iugoslavia del 1943, un gruppo di coraggiosi anglosassoni in lotta contro i tedeschi, deve distruggere un ponte. Buon film di guerra con forti venature spionistiche, caratterizzato da sequenze altamente spettacolari (figlie verosimilmente del grande budget impiegato), un buon ritmo dettato dal bravo regista Hamilton e un affiatato gruppo di attori di varia nazionalità (c'è anche l'italiano Franco Nero). Godibile.
Tomastich: Un guilty pleasure nel quale si mischiano drama, love-story, lacrima-movie, qualche nudo (anche under-age), spy-story e parapsicologia. La vita di due ragazzi, per l'appunto Gila e Rik, viene narrata durante la loro giovinezza e dieci anni dopo. I due blocchi del film sono complementari: la delicatezza e anche l'irrazionalità la fanno da padrone. Ipoteticamente in USA ne avrebbero potuto tirare fuori un cult '80s, in Italia è rimasto negli archivi delle tv private...
Galbo: Dopo il buon Radiofreccia, questo è il secondo film di Luciano Ligabue ma non può dirsi altrettanto riuscito. Il film presenta lo stesso spirito comunicativo e lo stesso impeto generazionale del precedente ed ha il pregio della buona regia e dell'ottima ricostruzione ambientale. La sceneggiatura è però eccessivamente retorica e la scrittura troppo verbosa perchè lo spettatore si appassioni realmente ai personaggi. Buono il cast.
Matalo!: Demente passo falso del bravissimo Petroni, capace in altri western di avere un respiro americano e una salda mano alla m.d.p.; Milian charlottato fa il bounty killer ed è un profluvio di battute in rima che farebbero accapponare un morto. Le musiche di Morricone sono da corte marziale. Sotto si vede la mano di un regista ben più notevole, ma questo è peggio. Il grado zero dello spaghetti western? Eh no, perché c'è l'altro Provvidenza!
Il Gobbo: Ex-agente della Cia è incaricato di vendicare l'uccisione di un collega e amico. Eliminati due dei tre assassini, il terzo è da scoprire fra i partecipanti ad un'arrampicata in Svizzera... Thriller su commissione per il grande Clint, cui la trama (da un romanzo di Trevanian) offre il destro per riprese spettacolari di vette notevolissime, oltre che per lo sfoggio delle capacità fisiche. Film senza lampi, ma che funziona, avvincente e ben fatto. In un ruolo minore Reiner Schöne, il (mediocre) cattivo di È tornato Sabata
Camibella: Totò è il marito di una ricchissima quanto avara donna contro la quale inscena il proprio rapimento per spillare del denaro per spassarsela a Roma. Dopo la "malafemmina" arrivano i "fuorilegge" ma la zuppa non cambia. Il duo Totò e Peppino funziona sempre grazie all'evidente e sfavillante feeling esistente tra i due grandi artisti. Forse la storia non è tra le migliori avendo una sceneggiatura un po' barcollante, ma si ride e questo, in fondo, è ciò che importa. Citazione importante per una Titina De Filippo nel ruolodi una tirchia da antologia.
MEMORABILE: La scena iniziale quando Titina sfoggia tutto la sua immane avarizia.
Taxius: Fare meglio del primo capitolo era difficile e forse impossibile e infatti questo secondo Kick Ass fallisce in questo intento. Il cambio di regia si vede in quanto viene a mancare quel qualcosa che rendeva speciale il numero uno. Nonostante tutto la trama e i personaggi reggono ancora bene e, da non amante dei cinecomic, posso dire che questo sequel è superiore a molti altri film Marvel o DC in circolazione. La violenza, molto "fumettosa", non manca così come non manca il sangue. La presenza di Jim Carrey è un valore aggiunto.
Galbo: Con le dovute differenze, una sorta di Thelma e Louise in versione comica-brillante, che condivide con quel film una delle protagoniste. Una donna la cui vita va a pezzi cerca una via di fuga insieme alla nonna il cui carattere non è dei più facili. L'inizio non è male, con la descrizione dei caratteri dei personaggi. Purtroppo la sceneggiatura è povera di spunti e ricca di luoghi comuni; solo il mestiere delle due attrici rende accettabile la visione del film, anche se l'impressione generale è quella di un'occasione sprecata.
Belfagor: Da un romanzo poco conosciuto della Christie (eppure fra i più amati dall'autrice stessa), un adattamento che non tenta dei cambiamenti azzardati come il coevo Orient Express ma riesce a coinvolgere grazie all'eleganza della confezione e alla capacità con la quale vengono gestiti i topoi da giallo classico. Il cast al centro di questo mistero dalla soluzione insolita e dal finale a effetto è dominato da una splendida Close che ruba la scena a tutti, anche se una Anderson corvina e sorniona guadagna un posto di rilievo.
MEMORABILE: Edith elenca i modi per sbarazzarsi delle talpe; "La sua descrizione di un assassino si adatta a tutti i membri di questa famiglia".
Undying: Prima del pessimo Tutti possono arricchire tranne i poveri, Mauro Severino dirige una pellicola realizzata in co-produzione con la Spagna, nella quale l'odontotecnico Giangaleazzo (Montesano), succube di una moglie (meridionale) frigida e tirchia, di una suocera invadente e due figlie, perde la testa per la disponibile e piacente Corinna (Barbara Bouchet), moglie di un grezzo e geloso vigile settentrionale. Comicità di grana grossa, con bersaglio sulla mentalità "religioso-bigotta", tipica di certa cultura meridionale. Comunque vedibile e divertente.
Gestarsh99: Trascrizione occidentalizzata di un bigino del sadismo vomitivo made in Thailand. Trattandosi di un remake, l'effetto sorpresa viene un po' meno ma il divertimento non schioda neppure di un ångström: lo spettatore sa già a quali sfide orribili andrà incontro il disgraziatone di turno, però da buon scopofilo ha ugualmente smania di vederlo schiattare di vergogna, fatica, ribrezzo e umiliazione. La sceneggiatura rende la trama meno contorta rifinendola nei passaggi irrisolti, a scapito però dell'aspetto ironico, che trova uno spazio risicato solo nella scena al fast-food e nei minuti conclusivi.
MEMORABILE: Il macabro sketch col morto al fast-food; quando si scopre che il gioco ha i connotati massonici di una secolare catena di crimini sanguinari.
Xamini: Keira Knightley è una meraviglia, la sua voce seduce sin dal pezzo introduttivo e Mark Ruffalo entra altrettanto bene nel personaggio. Dopodiché il racconto procede arrivando a sorprendere quel tanto che basta per staccarsi dal consueto ma senza eccessivi slanci, restando costantemente centrato sul tema musicale di fondo. Carino, dunque, senza arrivare alla dolcezza di Once.
Giùan: Sorta di rodaggio per l’accoppiata Imperoli-Guida, destinata a dare il meglio (cinematografico e non solo) di sé nel successivo cult Blue jeans. Qui infatti degno di nota è giusto l’esordio di Gloria, la cui acerba angelicità attende ancora maliziose valorizzazioni, muovendosi all’interno di un plot che sbanda tra allusioni alla crapula borghese (professionisti pedofili, ragazzotti viziati e viziosi, coppie scoppiate) e idealizzazioni presessantottine (l’amore puro cui aspira Monica). Recitazione marionettistica, confezione approssimativa. Sbarbatello.
MEMORABILE: Gloria sul letto che parla al telefona col babbo voltandosi e girandosi: molto “bardottiana”.
Galbo: Giunta al quarto episodio la saga del giustiziere interpretato da Charles Bronson cambia ambientazione (Los Angeles) e regista (J. Lee Thompson); a ciò non corrisponde un cambiamento del registro narrativo che rimane il medesimo. Il film è quindi ampiamente prevedibile e vengono lasciati a casa tutti i possibili "orpelli" ideologici e di caratterizzazione dei personaggi per privilegiare l'azione pura che è quello che in fondo si aspettano gli spettatori di questo genere di film. Per appassionati.
Homesick: Summa dell’intero genere slasher che nel profluvio di (auto)citazioni cinefile in bilico tra realtà e fiction - spesso sul filo dell’ironia: si veda il cameo del regista -, compone piccoli capolavori di suspense come il climax del prologo con la falsa protagonista e lo sfasamento temporale nella sequenza con le immagini in differita, ove si coglie la visionarietà perfida di Nightmare. Gli interpreti non sono semplici agnelli al macello, ma conferiscono spiccata individualità ai loro personaggi di vittime combattive (Campbell, McGowan), spregiudicate reporter (Cox) e «vicesceriffini» (Arquette).
MEMORABILE: Il prologo; il cameo di Craven (è il guardiano Fred, con maglione a righe e cappellaccio come Freddy Kruger); i tergicristalli che spazzano sangue.
Geppo: Tipica commedia brillante in puro stile Tarantini; non bruttissima, anzi, ma purtroppo priva di una vera e propria sceneggiatura (scritta dallo stesso regista con Giorgio Mariuzzo). Giuseppe Greco ha l'aria ingenua e pulita che occorre al personaggio, ma nulla di più. Azzeccata la coppia Montagnani/Ingrassia mentre trovo pessima l'interpretazione di Franchi: le sue battute non fanno proprio ridere, e mi ha profondamente deluso. Il finale (in carcere) è preso da L'insegnante al mare con tutta la classe, praticamente identico! Bella la Bouchet.
MEMORABILE: Le banconote inscatolate nei barattoli di pomodoro; Barbara Bouchet quando diventa violenta durante l'inaugurazione della fabbrica.
Gestarsh99: Ovunque metta piede, Paul Kersey si tira dietro sempre una carrettata di rogne che la metà basta. Rientrato all'ovile newyorchese come un bravo giustizier pròdigo, l'ultrasessantenne Charles diventa - per inappurate urgenze tafazziane - una specie di Jena Plissken raggrinzito al centro di una Brooklyn da vero e proprio incubo postatomico, con bande di punk invasati a cantarsela e suonarsela fra loro per lo strapazzamento dei cittadini del posto. Contrariamente all'episodio II, la violenza mostrata è così finta e sproporzionata da non rivelarsi scioccante ma alla peggio ridicola e sbellicante.
MEMORABILE: La guerriglia finale tra le gang di strada e mitraglia-Bronson su uno scenario in rovina da post-bombardamento aereo...
Herrkinski: Niente di nuovo sul fronte Van Damme, ma l'attore belga dimostra di non cedere il passo ancora una volta e si rende protagonista di una pellicola d'azione dalle forti tinte drammatiche, dove offre una buona prova sia fisica che recitativa. Mi è piaciuta la cattiveria inusuale che si respira in alcune scene del film e l'atmosfera piuttosto plumbea e priva di particolari buonismi; il sangue e la violenza non mancano, il cast se la cava e la confezione è abbastanza curata. A parte questo poco da segnalare, ma una visione disimpegnata la merita.
MEMORABILE: La tortura col trapano; Il massacro della famiglia; L'assalto al bordello.
Paulaster: Intreccio di storie in diversi continenti legate dallo sparo di un fucile. La sceneggiatura è ben "incastrata" ma manca principalmente la parte emozionale: la fase migliore (la ragazzina giapponese coi suoi problemi sessuali) è di fatto scollata dal cardine. Anche la conclusione sconta un certo buonismo. Momenti di tensione (l’uccisione del bambino, la fuga dalla polizia) fin troppo esasperati rispetto alla dolente realtà. Bravo Pitt, Bernal pessimo.
MEMORABILE: La giapponese che ci prova col dentista; Lo sparo nel vetro del pullman; La falsa notizia che sarebbe stata una rapina invece di un incidente.
Undying: L'ambientazione orientale del film lo distingue dal successivo filone della commedia decamerotica, mentre invece il plot narrativo sembra anticipare - per affinità di contenuto - il genere boccaccesco. La storia è avvicendata sulle avventure - più o meno piccanti - di un donnaiolo impenitente, disposto ad affrontare rocambolesche avventure al fin di giungere tra le braccia di piacevoli castellane e regine. Brescia farà certamente di peggio, ma non è che questo sia un buon motivo per considerare questo prodotto degno d'esser rivalutato. Unica motivazione d'interesse: il cast femminile.
Kinodrop: Il mondo del cronismo d'assalto e dell'audience a tutti i costi proposto dalla parte di un individuo a dir poco senza morale, che passa da ladruncolo a reporter 'splatter' in una Los Angeles notturna. Quest'ottica individualista però disinnesca la carica di denuncia di un fenomeno così diffuso e già ampiamente rappresentato sul grande e sul piccolo schermo. La trama via via aumenta di suspance ma si impoverisce di contenuti, reiterando un modulo già esaurito nella prima mezz'ora e concentrandosi sul bieco arrivismo senza scrupoli del protagonista.
MEMORABILE: La mono-espressione nel volto di Gyllenhaall; La bella fotografia e gli inseguimenti notturni; Il "listino prezzi" dei reportage.
Greymouser: Film imperfetto, disorganico e sfilacciato nella sceneggiatura, ma visivamente affascinante grazie al talento autentico - qui ancora in parte inespresso - di Del Toro. Il soggetto, peraltro, è originale ed inconsueto, soprattutto nella premessa, e il regista riesce in più di un'occasione a tradurlo in immagini inquietanti e morbose. E' piuttosto la seconda parte tutta azione ad essere meno convincente e più prevedibile. "Mimic", per qualche strana alchimia, mi piace in misura anche superiore al pallinaggio che, obiettivamente, gli spetta.
Pigro: Un Costa-Gavras affabulatorio, quasi romantico, racconta l’avventura epica di un clandestino come fosse una nuova Odissea, dallo sbarco che ricorda l’approdo nell’isola dei Feaci all’arrivo a una Parigi-Itaca dove però non c’è più chi credeva lo attendesse, passando per tanti incontri, dalla turista-Circe che lo lega troppo a sé al Polifemo-polizia che bracca l’astuto neo-Ulisse sempre pronto a inventare nuovi modi per fuggire. L’immigrazione come mito in un’opera in cui il clandestino non è più vittima ma eroe. Approccio interessante.
Homesick: “La pastasciutta nel deserto”: ovvero, una tragicommedia sui soldati italiani in Africa nella Seconda guerra mondiale che sognano di tornare nel loro paese. Nella prima parte il tono è scherzoso e si seguono i traffici di Venantini – nel ruolo “sordiano” del romano spaccone e ammanicato – per ottenere l’agognata licenza; nella seconda la guerra rivela tutti i suoi orrori (morti, feriti, prigionieri, macerie) e il divertimento sfuma progressivamente nel dramma e nel pessimismo. Rina Mascetti intona “Camerata Richard”.
MEMORABILE: La camionetta con su scritto "Butta la pasta".
Gestarsh99: Le riunioni di famiglia non prometton quasi mai cene perfette, è sufficiente che a qualcuno salti in testa una frecciata per aizzare gli animi e dare il via alla bagarre del massacro. L'ombra mascherata di Bertino bussa ancora alla porta di una villa isolata di campagna: fasi eliminatorie devitalizzate arrancano stancamente su uno slasheretto come tanti se ne vedono, che rialza un po' la cresta solo nella metà conclusiva, tirando fuori un'andatura maggiormente grintosa e quel paio di sgambetti "screameggianti" utili se non altro a far chiosare "beh, dai, non è poi tutta sta gran bruttezza".
MEMORABILE: Lei che vorrebbe far sesso accanto al cadavere della di lui madre poco prima assassinata dal trio di killer mascherati...
Gestarsh99: Action gangsteristico svelto e dinamico in cui l'intreccio di rapimenti, scazzottate, sparatorie e regolamenti di conti tra bande nemiche è solo un pretesto per far scorrere un fotobook di tutti i grugni più laidi dell'italo-crime anni '70. Milian, in sella al suo Kawasaki, fa il rodaggio al futuro maresciallo rissoso e coprolalico di Squadra antiscippo, coi primi accenni ironici e sfrontati al turpiloquio aforistico-vernacolare ("Sono l'anima de li mortacci tua") e ai gestacci sconvenienti (le corna di derisione, la minzione frontale sotto gli occhi della donna ammanettata al water).
MEMORABILE: Il ritmo trionfante del riconoscibilissimo score micalizziano; Il tormentone (s)cult ripetuto da Lastretti al suo sgherro/boyfriend: "Vero, Franco?"
Galbo: Una non più giovane coppia sta per vendere l’appartamento in cui ha vissuto per 40 anni. Film sulle incertezze della maturità e la difficoltà del distacco, gradevole ma che non approfondisce più di tanto, limitandosi a rappresentare una galleria di personaggi che interagiscono brevemente con i protagonisti. Più che le persone contano gli oggetti e i ricordi di una vita che vengono progressivamente evocati. Freedom e la Keaton recitano con il pilota automatico ma l’impressione è che non siano stati “serviti” da una sceneggiatura adeguata.
Dusso: Molto meno serio del precedente La lunga sfida, questo secondo film di Zanchin - ancora una volta quasi tutto girato in Medio Oriente (stavolta siamo a Beirut) - è un divertente action sulle truffe nei casinò. Peccato che a lungo andare si faccia un po' scontato e perda in scorrevolezza. Ottime e funzionali le musiche di Bacalov, splendida la Margret e bravissima la Horn.
MEMORABILE: I trucchi per barare; Le esibizioni musicali della Margret.