Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Importante, perché è il primo film "piratesco" con base operativa a Peschiera del Garda. C'è una certa disponibilità di mezzi, visti i nomi, i costumi, le comparse. La storia regge per circa metà film, poi comincia (e continua) a perdere colpi. Serato e Barker corretti, stupenda (e bravina) la debuttante Granata, conturbante la Alonso, impacciato Vargas, non azzeccata la comicità riservata a Maggio. Regìa priva di nerbo.
Rufus68: Le speranze perdute, il disagio psichico, la grettezza: Comencini immerge i suoi personaggi dilaniati in un'ambientazione sospesa tipica della provincia più chiusa in cui sembra che non accada mai nulla. I tocchi romantici e autunnali di Morricone aggiungono valore a tale scelta di stile. Bravi i due protagonisti, in particolare la Pitagora, essenziale e sommessa. Il classico film che migliora nel tempo.
Piero68: Se per un attimo si dimentica la bassa qualità del prodotto, non si può che dire chapeau a questo film che vent'anni fa aveva previsto pari pari lo sviluppo reale della rete e delle moderne comunicazioni in tempo reale. Profetico davvero, anche nell'idea di villaggio globale. È chiaro che il film ha una infinità di difetti e lascia molto a desiderare, soprattutto per le caratterizzazioni tagliate con l'accetta e per l'eccessiva enfasi assegnata al personaggio interpretato da Phillippe. Anche il finale lascia molto a desiderare.
Galbo: Passato piuttosto inosservato, non è male questo esordio registico di Stallone. Un film certamente imperfetto ma tutto sommato godibile per la riuscita caratterizzazione ambientale (la New York del dopoguerra) e per i personaggi ben tratteggiati. Buona anche la prova degli attori. Di contro, la storia non è molto originale oltre che piuttosto prevedibile.
Galbo: Congedo cinematografico del grande Robert Altman, questa pellicola è un'operazione quasi speculare a quella compiuta dallo stesso regista in Nashville. Si racconta l'America sotto forma di un grande affresco musicale, non più negli spazi aperti del Tennessee, ma all'interno di uno studio di registrazione. Rimane inalterata la grande capacità del regista di raccontare storie corali, curando insieme numerosi personaggi e scegliendo un cast di altissimo livello che dà ottima prova di sé.
Galbo: Tra le ultime opere di Risi, un film ambientato in Libia nel 1940, in pieno conflitto bellico. La vera sorpresa del film è la recitazione dimessa e "sottrattiva" di Beppe Grillo che convince più qui che in altre incursioni cinematografiche. Migliore la prova istrionica di Coluche. Il film non è memorabile forse a causa della difficoltà a trasporre l'opera letteraria da cui è tratto sullo schermo. Il ritmo langue e la sceneggiatura è povera di spunti. Buona l'ambientazione.
Taxius: La coppia Chan/Wilson si riunisce nel sequel di Pallottole cinesi in quello che sicuramente non è il miglior film di nessuno dei due protagonisti. La trama è poco interessante e pure le varie scazzottate non divertono come in altri loro film. La grande pecca a mio parere sono le brutte scenografie, troppo finte. Si può anche non vedere.
Mascherato: Il thailandese Kaosayananda, temendo che il suo nome sia difficile da pronunciare, si fa chiamare (e si firma) Kaos. E non poteva fare scelta migliore, visto che la confusione regna sovrana in questo action fantaspionistico, un po' melò un po' woo-movie. Non ci crede nessuno (Banderas e la Liu lo danno esplicitamente a vedere). Io stesso non potevo credere ai miei occhi quando ho visto il frutto dello stupro di una balena ad un delfino (sic!) nuotare in un acquario.
Markus: Divertente pochade semi-sofisticata in cui uno spumeggiante Banfi (nel suo periodo di massimo successo cinematografico) troneggia insieme a un cast di circostanza ma ben amalgamato, in cui chiaramente spicca la bella Bouchet che spara le sue ultime cartucce prima di passare a fare aerobica in tv. Ritmo sostenuto per tutta la pellicola e situazioni legate alla commedia degli equivoci di stampo classico, ma pur sempre efficace. Del film mi ha sempre incuriosito il design degli interni della villa (di un raro gusto kitsch, ma per questo meraviglioso).
Siska80: Leggermente inferiore alla versione precedente sebbene di più ampio respiro, con una regia veloce, bei costumi e un cast di bravi attori tutti in parte (menzione singola la merita la Sarandon, come sempre intensa e di classe), soprattutto le giovani leve. Trama pressocché invariata, rispecchia abbastanza fedelmente il romanzo della Alcott ed è comunque un buon prodotto.
Galbo: In un paese della costa scozzese, un bambino aspetta in compagnia della madre il ritorno del padre, imbarcato su una nave. Film d'esordio del regista Shona Auerbach, Dear Frankie è un delicato racconto di formazione, realizzato con toni tenui e con una singolare affinità tra i caratteri introversi dei personaggi e le stupende ambientazioni naturali. Benchè la storia possa darne l'occasione, il regista riesce a tenersi lontano dai toni stucchevoli, grazie ad una sobria sceneggiatura e all'ottima prova dei tre attori protagonisti.
Anthonyvm: Soggetto vincente (una rock band sfigata in stile Spinal Tap alle prese con formiche giganti), cast azzeccato e nessuna voglia di prendersi sul serio. Buone premesse sviluppate con scarso mordente, come se si avesse paura di esagerare (difetto tipico di molti film simili, Big ass spider tanto per citarne uno). Le gag riuscite non mancano, Tom Arnold è irresistibile, ma l'intero versante "forte" (nudi e sangue) è limitato, gli SFX e le povere scene corali (il fiacco climax al concerto) sintomatici dell'esiguità dei mezzi. Simpatico e nulla più.
MEMORABILE: La ragazza nuda inseguita dalla formicona; La formica parlante; Le canzoni dei Sonic Grave; Tom Arnold con le mani mozzate applaude schizzando sangue.
Pol: Non sarò riuscito a contestualizzarlo nella sua epoca, ma senza Jack Nicholson (fortunatamente mattatore assoluto) sarei piombato in catalessi. L'intreccio sostanzialmente non esiste, l'azione latita se escludiamo un paio di brevi scazzottate e poco altro, gli attori più che interpretare i personaggi paiono delle figurine degli stessi e l'aspetto visivo sarà forse fedele al fumetto ma non mi ha certo entusiasmato. Per fortuna il Joker si divora il film in lungo e in largo, altrimenti non sarei arrivato in fondo.
MEMORABILE: Le poche canzoni di Prince infilate a forza (ma tanta) nel film, spudorato (e in questo forse primo) esempio di merchandising cinemusicale.
Gestarsh99: Utilizzando la stessa cornice grafico-computerizzata del "chroma-key" che aveva fatto la fortuna di Sin City, Snyder traspone su pellicola un altro fumetto di Miller. Ben lungi da propositi di veridicità storica (tranne che per il reparto costumi), il film si presenta come una gloriosa esaltazione kitsch della cultura bellico-marziale degli Spartani, che contrappongono la loro valorosa dedizione machista al sacrificio alla mostruosità promiscua dei Persiani. Rimandi a Tolkien, Il gladiatore e Conan per un'opera di abbacinante fascismo estetico.
MEMORABILE: Il ritorno del giovane Leonida a Sparta, dopo aver ucciso il "lupo dal freddo inverno", con il tappeto trionfale dei Carmina Burana.
Caesars: Frankeheimer è stato un buon mestierante che ci ha regalato anche grandi film (L'uomo di Kiev, Profezia ed altri) ma Ronin, pur restando su un livello più che dignitoso, non rientra certamente tra questi. Molto ben realizzate le due lunghe (forse troppo) sequenze d'inseguimento tra macchine e buona la prova di De Niro. Per il resto la storia non ha particolari motivi d'interesse anche se si lascia seguire senza eccessive cadute.
Caesars: Commedia musicale, che pur non potendo definirsi "imperdibile", ha momenti molto divertenti e trascinanti, grazie a buoni interpreti (Meryl Streep, ovviamente, su tutti), le canzoni degli Abba (che i non più giovanissimi ricordano perfettamente), un'ambientazione greca d'effetto e colori sgargianti. Operazione studiata a tavolino e con pochissima anima, ma che lascia lo spettatore soddisfatto e con un paio di motivetti in testa difficili da eliminare. Per puro intrattenimento cosa si può volere di più? Tre pallini se li porta a casa.
Galbo: Un pò remake, un pò sentito omaggio al film di Dante, Piranha 3D di si colloca nel mare magnum dei film di intrattenimento, abbandonando la vena di critica ambientale e fantapolitica del predecessore. Qui contano lo spettacolo (garantito soprattutto nell'ultima parte),gli effetti speciali che fanno egregiamente il loro lavoro e il talento visivo del regista viene fuori prepotentemente in alcune scene (peraltro paradossalmente proprio in assenza dei pesci assassini). Qualche riserva sugli inconsistenti giovani protagonisti. Discreto.
B. Legnani: Media farsaccia, con la quale si raschia nel fondo del barile fantozziano. La cosa migliore è Lino Banfi, l'unico a far ridere, specialmente nei suoi duetti con Ghiani (ma la gag dei campanelli e aggeggi vari che con Ghiani funzionano e con Banfi no è vecchia: è presente pure ne La poliziotta fa carriera del 1975 con la coppia Carotenuto-Vitali ed era stata ripetuta dallo stesso Banfi ne La poliziotta della squadra del buon costume del 1979). Patetico Reder travestito da donna. Il finale con Carabinieri e Polizia è stato poi riciclato pari pari in Sogni mostruosamente proibiti!
MEMORABILE: Il duetto Banfi-Ghiani sul lasciapassare.
Cotola: Ennesima versione del romanzo di Dickens che non presenta elementi particolarmente memorabili. Se la confezione è inappuntabile, lo svolgimento del plot (oltre, ovviamente, a sfrondare l'opera dello scrittore inglese) non sa invece approfondire gli
aspetti psicologici dei personaggi. La regia di Newell è corretta ma nulla più, così come le prove degli attori che, pur assolutamente dignitose, non lasciano un segno
particolare. Gli si può dare un'occhiata.
Graf: Credevo peggio. Tutto sommato un film di Allen che si guarda con un certo interessante in quanto quasi privo di quell'insopportabile saccenza da intellettuale newyorkese frustrato che ammorba spesso i suoi ultimi film in proporzione inversa alla scarsità dell'ispirazione. Allen, ormai più turista che regista, si sposta a Roma e, attraverso una fotografia della tonalità calda ed morbida, riesce a cogliere qualche lampo carnale e qualche guizzo di umanità della città eterna intrecciando tre episodi stracchi e telefonati, ma bizzarri e quasi surreali.
MEMORABILE: Il tenore sotto la doccia è la trovata iconica migliore del film; Benigni, fuori ruolo e fuori contesto, sembra passare lì per caso.
B. Legnani: Un anno dopo Poppea, Brescia ci riprova col duo don Backy-Landers: prende il decamerotico imperante, lo trasporta nell'antichità e ci mette un po' di scazzottate (Caponi per Hill, mentre Landers è lo Spencer di turno). Il film però non vale il precedente: bella la Linder, ma non vale la Benussi, livello attoriale generalmente più basso e sceneggiatura tirata via. Poppea si lasciava guardare: questo, invece...
MEMORABILE: "Con Troia abbiamo pazientato quarant'anni: ora basta!". Nell'originale era "Etiopia"...
Undying: La raffinatezza del regista (autore colto e particolarmente sensibile) impone un taglio meno sboccato e volgare alla sceneggiatura facendo apparire, tra la pletora di commedie in costume, questo titolo più accurato (nelle scenografie, nella recitazione e nella fotografia), pur se ricco di dialoghi non meno allusivi dei coevi decamerotici. Nel complesso, però, l'operazione appare disertata, per via della mancata sensualità che poteva essere sfruttata dall'utilizzo del cast femminile (Barbara Bouchet e Agostina Belli). Buzzanca è adatto al ruolo.
Giùan: Esempio di film che non va da nessuna parte e che fa nutrir seri dubbi sul fatto che chi l'ha girato sapesse dove voleva andar a parare. Ayer, sceneggiatore del bellissimo Training day, si fa prender la mano in cabina di regia e corre dietro i suoi personaggi senza apparente filo logico. Così vediamo susseguirsi a stretto giro di posta sindromi post guerra del golfo, reminiscenze da Angeli con la faccia sporca, tentativi scorsesiani di redenzioni autopunitive. Bale ci crede fino a metterci i suoi soldi, ma la sensazione è di un marcio troppo patinato.
Il Dandi: In trasferta USA per lavoro, l'impiegato Tognazzi ambisce a trovare moglie per prendere la cittadinanza americana e sistemarsi negli States. Polidoro viene dal documentario e si vede, racconta paesaggi e abitudini (marciapiedi di New York, spiaggie di Miami, fattorie texane) con gusto cartolinesco quasi da mondo-movie (belle le musiche di Nino Oliviero), insistendo con occhio esotico sull'accoppiata libertà morale + gadget del benessere economico, di fronte alle quali l'italiano Tognazzi, pur non essendo un ingenuo, resta sempre inadeguato.
MEMORABILE: "Thank you very much", dice il povero Tognazzi in continuazione.
B. Legnani: Uno dei film più deludenti di Stan Laurel e Oliver Hardy, nonostante la sua celebrità. Forse il non conoscere la pellicola parodiata crea qualche problema, ma resta il fatto che questa storia di evasi e di mascheramento da negri che lavorano in una piantagione non crea momenti di divertimento.