Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gestarsh99: Dopo Kurosawa e Leone tocca proprio al malaccorto Andrea Bianchi - e alla tremula penna di mr Regnoli - il compito oneroso di misurarsi col celebre Arlecchino servitor di due padroni... Più che di aggiornamento siculo/naif si tratta di un rozzo mafia-western post-coppoliano imperniato sulla faida omicidiaria tra due cosche malavitose rivali, che il regista infarcisce di musi abbruttiti, trucidoni poco raccomandabili e violenza esibita senza andar tanto per il sottile. A tirare il perfido collare a strangolo c'è Henry Silva, doppiogiochista goldoniano meno imbalsamato del solito.
MEMORABILE: L'imparruccatissima Barbara Bouchet in vesti di meretrice ninfomane e sciroccata...
Homesick: Apertura e chiusura satiriche con il grandissimo Tognazzi inflessibile esattore fanno racimolare mezzo pallino in più ad una commedia che per tutta la parte centrale si trascina fiacca, scempia e grossolana sotto forma di farsa sul filone delle “grandi rapine”. Ma c’è ben poco da ridere: Moschin, Leroy e Fabrizi sono al loro peggio, Stander è tremendo e le musiche di Trovajoli scopiazzano il Morricone de Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
MEMORABILE: Tognazzi che resiste ai tentativi di concussione (auto, denaro, squillo); la pubblicità western del materasso.
Galbo: Commedia con toni da farsa misti a venature horror che promette molto di più di quello che mantiene. Se sulla carta il copione poteva suggerire un'opera raffinata ricca di allegorie morali e sociali, il film prende una piega eccessivamente "fracassona" nel probabile tentativo commerciale di ingraziarsi il pubblico, riccorrendo in eccesso agli effetti speciali e sfruttando non come si dovrebbe il magnifico cast a disposizione. Gradevole ma al di sotto delle aspettative.
Daniela: Nella Francia pre-rivoluzionaria, un aristocratico dalle idee progressiste compie audaci imprese con il volto coperto da una maschera. Quando viene sfregiato, per non essere scoperto chiede aiuto al fratello gemello, timido quanto lui è spavaldo... Dumas babbo fornisce il canovaccio, Christian-Jaque la sua abilità nelle trasposizioni in costume, ma il risultato è meno felice rispetto a Fanfan la Tulipe e non solo per la minore originalità. Delon è bellissimo ma pare più a suo agio in ruoli torbidi e tormentati piuttosto che in chiave brillante. Spettacolo non sgradevole ma un poco deludente.
Gestarsh99: Reduce dalla claustrofobia carsica di The descent, Marshall si getta in questo suo revival del post-atomico ottantiano (due personaggi si chiamano Miller e Carpenter). Sorprende come il regista riesca a destreggiarsi in maniera così convincente tra la luttuosa serietà catastrofista di 28 giorni dopo e le geniali baracconate citazioniste di Planet Terror, arrivando persino ad omaggiare il Boorman di Excalibur. Rhona Mitra emerge, autoritaria e valorosa, come una degna erede della Ripley di Alien.
MEMORABILE: La parte girata nel bosco, visivamente barocca e maestosa.
Galbo: Dopo The Town di Affleck, un altro film dedicato ad una rapina, questa volta ambientato a Los Angeles. Non certo originale narrativamente, il film è tuttavia ben realizzato e godibile. Il regista adotta uno stile ipercinetico nelle riprese dimostrando una certa dimestichezza con il genere e un buon senso del ritmo. La caratterizzazione dei personaggi è curata, senza contrapposizioni nette tra buoni e cattivi (ogni personaggio rivela le sue debolezze e fragilità). Buona la prova del cast.
Galbo: Film che deve molto per l'atmosfera d'insieme e la ricostruzione degli ambienti (la Los Angeles torbida e corrotta con un corpo di polizia dai modi quanto meno sbrigativi) Chinatown di Polanski. Il film di Tamahori ha però il limite di una sceneggiatura un po' confusa ed ingarbugliata, mentre appare lodevole il tentativo di un'analisi psicologica dei personaggi principali. Ottimo e nutrito il cast; belle fotografia e colonna sonora.
Galbo: Insolitamente diretto da Sam Raimi (regista non avvezzo alle trame sentimentali) Gioco d'amore è un melenso melodramma che unisce sport e sentimento come peggio non si potrebbe. Il film che può piacere solo ai fan sfegatati del genere, procede sui binari dell'ovvio e del prevedibile (finale compreso) e rappresenta un clamoroso passo falso del regista (che si risolleverà con Spiderman) e dell'attore principale.
Markus: Ancora una volta, non sazio, lo spettatore desideroso di grosse emozioni nello spazio avrà a che fare con una specie di piovra marziana un po' molesta. Stavolta però la colpa è dell'uomo, che ha stimolato una forma vivente (da cui il nome del film) e, come al solito, gli è sfuggita la mano e quella che doveva essere una missione spaziale diventa un inferno difficile da gestire. A Espinosa il compito - peraltro riuscito - di rendere bene un qualcosa di stravisto negli annali e supplire alla mancanza di originalità con un ritmo narrativo al cardiopalma.
Pinhead80: Arrivati a un certo punto della vita è più semplice tirare le somme e se queste non tornano allora pensarci troppo può far dimenticare il presente e di conseguenza perdersi un futuro che può essere migliore del passato. La commedia non riesce a liberarsi da alcuni classici cliché, cosa che impedisce alla narrazione uno svolgimento più sincero. Questo forse non avrebbe accattivato il pubblico, ma sarebbe stato il segnale di uno sforzo votato alla ricerca dell'originalità.
Galbo: Una vedova con sei figli trova una casa diroccata nell'Idaho e decide di stabilirvisi dopo averla ristrutturata. Ambientato nei primi anni 60, il film è l'ennesima riproposizione del sogno americano, questa volta sotto forma della ricerca di un'abitazione da parte di una famiglia indigente. La buona prova di Kathy Bates e del coprotagonista Edward Furlong, nonché la discreta ambientazione, non mascherano i limiti di una sceneggiatura che fa del ricorso estremo ai buoni sentimenti e della morale buonista la sua cifra narrativa.
Gestarsh99: Come due untori manzoniani, i fratelli Pastor tornano a impestare gli schermi con le loro epidemie planetarie. Se Carriers seguiva il copione arieggiato di un rewind nostalgico su strada, in questa seconda apocalisse umana il bello e il cattivo tempo li decide un'agorafobia alla Shyamalan, allergia mortale agli spazi aperti che costringe la popolazione a vivere rintanata in luoghi chiusi o sotterranei. Sparsa sul bancone, una fragaglia di incongruenze, bambinate e pressapochismi sin troppo inficiante e svalorizzante, cui fa da eutanasia un epilogo sviolinatissimo insopportabilmente new-age.
MEMORABILE: La lotta con l'orso in chiesa; Il protagonista che chiama a squarciagola la moglie senza aprire la finestra che ha davanti (con la pioggia l'aveva aperta...).
Deepred89: Una notevole atmosfera, cupa e sensorialmente stimolante, sorregge un annacquatissimo dramma (tratto da una storia vera) su un ragazzo rapito dalla mafia. Gratuitissime velleità artistiche, stravisti escamotage onirici, attori accettabili ma non esaltanti; rimangono le riuscite ambientazioni in una singolare Sicilia fredda e boschiva e l'azzeccata fotografia, di buon livello nonostante l'uso talvolta discutibile del grandangolo. Con qualche pregio a livello visivo, ma due ore appaiono eccessive, per un soggetto tanto scarno.
Galbo: Film bello e particolare sulle nefaste conseguenze (specie psichiche) della guerra. Il film appare particolarmente efficace nella caratterizzazione dei personaggi principali attraverso una bella ricostruzione (quasi sempre in flash-back) dei loro rapporti e del legame che li unisce. Clima molto lirico e particolare attenzione alla fotografia e alla recitazione grazie ai bravissimi attori principali all’inizio delle rispettive carriere.
Caesars: Non solo è datatissimo, ma è anche di una noia quasi letale. In sovrappiù abbiamo anche personaggi che suscitano un'empatia assai prossima allo zero. Però qualche (pallido) motivo per guardare la pellicola c'è: innanzi tutto è una fotografia del modo di vivere occidentale in oriente a quei tempi, e poi mostra qualche scorcio quasi documentaristico di Katmandu. Jane Birkin è molto graziosa ed Elsa Martinelli merita sempre la visione. Per il resto calma piatta, in quanto la trama è insulsa e prevedibile e gli attori non forniscono certo prove degne del premio Oscar.
Guru: E’ una commedia scritta dalla coppia Steno-Monicelli, che mette in campo il doppio ruolo (anche calcistico!) di una personalità insicura interpretata da Walter Chiari in perfetta antitesi con l'alter ego (in carne ed ossa) sicuro e fiero di sè! Forma smagliante di Chiari, poliedrico e dinamico nella doppia performance. Graziosa e vulnerabile Isa Barzizza. Finale allo stadio... con due squadre di tutto rispetto! Lieto fine con bacio.
Galbo: Paradigmatico di una preoccupante involuzione dell'Avati regista, è un film in cui c'è pochissimo da salvare, giusto lo spunto iniziale che si ricollega al lavoro sulla memoria impregnato di malinconia, che ha sempre caratterizzato il regista emiliano. Lo sviluppo del film è pessimo, con una storia che tocca il ridicolo in più punti, una messa in scena poverissima e un gruppo di attori mal diretti, con Scamarcio forse al punto più basso della carriera e una Sharon Stone chiaramente reclutata come specchietto per le allodole.
B. Legnani: Lungometraggio di Stanlio e Ollio, con due coppie di gemelli che ignorano d'essere nella stessa città. Stracco nel mettere a posto le carte, solo dopo mezzora (quasi a metà film!) il meccanismo comincia a farsi divertente, con le coppie stupefatte per essere scambiate per gli altri due. Purtroppo talora si scade nell'obsoleto torte-in-faccia. Qualche "tòpos" qua e là (Ollio che fa togliere a Stanlio il cappello, che lo rimprovera d'averlo ficcato nei guai...). Medio e nulla più. Sandford, anziché il poliziotto, stavolta fa il manigoldo.
Guru: Come ricordare i bei tempi della giovinezza... da matricole alla laurea! Un gruppo di studenti percorre insieme la strada che li porterà al dottorato ed insieme gioiranno e piangeranno dolci pene d'amore. Straordinario rivedere i luoghi ancora intatti di una Torino del 1940 dove la Denis con il suo amato si giurano eterno amore! Purtroppo la qualità della pellicola non mi ha permesso di valutarne la fotografia, ma i contenuti e i dialoghi sono accettabili e soprattutto semplici e puliti. Grande come sempre Campanini.
Ronax: Dopo un incipit dei più classici, con la strega che dal rogo lancia imperiture maledizioni, si passa a un altrettanto classico svolgimento da teen movie con il solito gruppo di adolescenti stupidotti che finiscono nella casa maledetta da cui non si salverà quasi nessuno. Con mille difetti (fra tutti l'inutile pseudo colpo di scena finale) e pieno di palesi scopiazzature a destra e a manca, ma in fondo neppure così terribile come si dice. Attori modesti, con maschi cretini e ragazzotte prosperose ma poco edotte in fatto di recitazione.
MEMORABILE: IL duello a colpi di preghiere e formule magiche fra il vecchio prete e la strega rediviva.
Faggi: Peplum d'altri tempi dove, con sfrontata libertà, vengono introdotte nello stesso frullatore due materie prime importanti: Gesù Cristo e l'ecatombe pompeiana. La stranezza dilaga ma non è un problema: risulta come primo fattore d'interesse. Poi, ma si deve arrivare agli ultimi furibondi venti minuti, c'è lo spettacolo della catastrofe naturale, condotto con classici effetti speciali d'antiquariato (apoteosi di sovrimpressioni, fondali dipinti, trasparenti e cartapesta): vera delizia, per chi sa apprezzare. Basil Rathbone è Ponzio Pilato...