Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gestarsh99: Se escludiamo Uomini sulla luna, questo fu il primo fantascientifico Usa a trattare il tema dell'invasione aliena, dando la stura a tutto il vivace filone che si sviluppò in quel decennio. Una sperduta base antartica, due mondi differenti (scienziati e militari) ed un mostruoso essere (forse troppo frankensteiniano): un cocktail perfetto! Hawks condisce il film con la sua innata vena ironica e sdrammatizzante, per mezzo di dialoghi a raffica ed incalzanti, suo inconfondibile marchio di fabbrica. Un classico, incastonato tra suspense e rigore formale.
MEMORABILE: Scienziati e militari che si dispongono in cerchio sul ghiaccio, restituendoci le dimensioni effettive del disco volante. Da brivido...!
Caesars: Remake dell'omonimo film (che non ho visto) di Pietro Germi, si tratta di una classica commedia degli equivoci di chiaro stampo francese (anche se si svolge nel belpaese). Tutto si regge sulle spalle di una bravissima Melato che risulta assai più efficace dei suoi comprimari. Buono comunque il cast attoriale nel quale hanno una parte, troppo piccola purtroppo, lo stesso Salce e Caprioli. Vedibile ma non certo imperdibile.
B. Legnani: Non proprio riuscito, a causa di una lentezza che lo segna per oltre 40', fino a quando arriva Sordi. Prima la Valeri non riesce a reggere, nonostante il talento, alcune storielle tirate per le lunghe e neppure troppo entusiasmanti (quasi fastidioso Talarico doppiato con cadenza milanese...). Poi il film cresce, con Sordi cinico sfruttatore di vecchiette, preferibilmente ricche. Qualche risata la strappa, ma è un po' troppo tardi per innalzare i film dalla sua aurea mediocrità. Curioso qua e là, ma nulla di più. Comparsata di un giovane Fulvio Mingozzi!
MEMORABILE: Sordi che prepara la vasca da bagno, con lastroni di ghiaccio.
Mdmaster: È proprio quel minimo di originalità che riesce a elevare Surf's Up sopra la media dei cartoni della Sony (non a caso Brannon è un ex Pixar). L'idea del dietro le quinte del trofeo di Big Z trasmette alla pellicola un ritmo notevole, anche se indubbiamente difetta di charme. Il problema è che, seguendo il modello Shrek, si tenta troppo di strizzare l'occhio allo spettatore moderno, raccontando una storia prevedibile che risulta divertente... e basta. Sicuramente meglio del noiosissimo concorrente Happy Feet, ma non certo un cartone memorabile.
Saintgifts: Philippe de Broca ha mantenuto fedelmente lo spirito feuilleton del romanzo di Paul Féval "Le Bossu" il gobbo, che dà più importanza, fin dal titolo, al travestimento di Lagardére (travestimento risolutore più che non il famoso colpo di spada). Nonostante i diciassette anni lungo cui si snoda la vicenda, tutto si svolge con grande dinamismo, le situazioni nascono e si risolvono senza intoppi (se non quelli che danno adito a duelli e imboscate, anima di questo genere). I personaggi sono ben delineati e riconoscibilissimi. Popolare.
Pigro: A Lee non si addicono il buonismo e le fiabe. Se è interessante l'idea di indagare la complessità e le ambiguità del punto di vista nero in una collocazione anomala per il tema ma iperconnotata come è la guerra, al punto da riverberare le ambiguità stesse in ogni personaggio e in ogni punto della storia, non altrettanto si può dire per la trama in sé e per come viene narrata, cioè con lungaggini e banalità che annacquano il senso (e il godimento). E come fanno i contadini di Sant'Anna di Stazzema a parlare inglese? Belle scene, poca sostanza.
Rambo90: Filmetto di avventure a basso costo ma con una sua dignità: Lettich negli anni novanta ha diretto solidi action e infatti riesce a costruire bene le coreografie e a dotare la pellicola del giusto ritmo. Van Damme si prende meno sul serio che in passato e diverte, Heston invece appare per pochi minuti, giusto per un saluto. Pessima la colonna sonora di Pino Donaggio.
Rufus68: Se la Valeri si fa ricordare per l'inimitabile inflessione (una sorta di parlata popolaresca ennui), è Caprioli a organizzare, in maniera quasi inavvertita, un sorprendente apologo sulla disillusione. Grazie a una serie di personaggi e vignette ai limiti dell'espressionismo (il fratello, i cravattari) si resoconta il disinganno di un'anima ai margini che vede sbiadire pian piano i propri sogni da piccolo borghese. Il finale, con la protagonista accalappiata dal pizzaiolo, è crudelmente conseguente a tale poetica.
Gestarsh99: Il mockumentary intraprende una pista molto più snodata del solito, ristrutturandosi con versatilità in uno pseudo-reportage che, occhieggiate le internautiche modalità shock del Cablegate e delle rivelazioni di Wikileaks, simula il recupero e l'analisi di filmati amatoriali e scottante materiale audio/video governativamente secretato. Con molta più eloquenza e speditezza espressiva di un Soderbergh, il rinnovato Levinson espone senza censure la cronistoria multimediale di un'aggressiva epidemia virale, ultimo anello di una catena di sciagure ambientali in letale circolo vizioso. Giugulante.
MEMORABILE: Gli effetti esponenziali causati dal brodo tossico di scorie radioattive, escrementi animali, farmaci mutageni, metalli pesanti e fauna ittica infetta.
Ronax: Affascinante e dissoluta signora borghese si insinua con esiti tragici nella vita di un giovane prete dubbioso e tormentato. Opera "maledetta" del polacco Kawalerowicz in trasferta in Italia, il film procede a singhiozzo, alternando momenti di suggestione a cadute nel fumettistico e a risibili estetismi esasperati dall'uso eccessivo del rallenty e dalla splendida ma debordante musica di Morricone. Lisa Gastoni è brava e molto sensuale ma il suo personaggio è, come quello del prete e come tutto il contesto, privo di qualunque crebilità.
MEMORABILE: La chiesa ipermoderna e automatizzata che sorge ai bordi di un'autostrada di fronte all'autogrill Pavesi (mah!)
Markus: L'idea geniale di partenza del film, con un giovane "imprenditore" (il regista/attore Philippe Lacheau) che s'inventa una specie di agenzia per fornire a pagamento alibi ai clienti che ne hanno necessità, ahimé termina subito e già dopo mezz'ora la pellicola diventa pochade. Peccato perché era davvero l'unico ottimo elemento di un film sì divertente, ma che annovera una serie di situazioni spassose quanto già viste. Resta indubbiamente un po' la rabbia di vederci spodestare l'arte della risata di grana grossa dai cugini d'Oltralpe.
B. Legnani: La necessità di creare motivazioni che rendano ancora necessaria l’azione di Paul Kersey porta all’eccesso che sfocia nel grottesco. Nel mezzo disastro è coinvolto un grande come Martin Balsam. Charles Bronson conosce la lezione a memoria, ma per salvare il film ci sarebbe voluto ancora Vincent Gardenia (ma forse non sarebbe bastato neppure lui). Da non rivedere.
Gestarsh99: Il primo dei quattro sequel in calando di un capostipite che ha fatto storia, generando discussioni e vespai polemici di condanna in tutto il mondo. Golan e Globus riacciuffano per le rughe il sessantenne Bronson, scaraventandolo in un prodotto 100% Cannon-style: rozzo, schematico, sommario ma nonostante tutto efficace. Il risoluto Paul Kersey torna così a dar voce alle paure e alla rabbia repressa della maggioranza silenziosa USA, proseguendo la sua sporca opera di ripulitura delle strade cittadine.
MEMORABILE: La figlia di Kersey che, per sfuggire ai suoi stupratori, si getta da una finestra, finendo infilzata sulle punte acuminate delle sbarre di un cancello.
Modo: Nonostante sia un po' lento nell'incedere, le atmosfere rendono bene la sofferenza dei due protagonisti e il film si guarda con piacere. La storia è narrata dall'adolescenza all'età più adulta. Splendida la dimora dell'eccentrica e brava signora Dinsmoor. Dell'ingombro di De Niro forse non se ne sente il bisogno ai fini della storia, ma fa comunque la sua parte. Bella la fotografia e i due attori nello splendore della loro qui giovane età. Tratto dal romanzo di Charles Dickens "Great Expectations", anche se molto romanzato. Da vedere.
Rambo90: A metà tra il giallo e il legal drama, con una sceneggiatura prevedibilissima ma girato almeno con professionalità e un ritmo discretamente sostenuto. L'intreccio giallo è costruito discretamente, nonostante si intuisca da subito dove andrà a parare e il cast può contare su una Griffith in parte e un Berenger azzeccato per il ruolo. Regia buona.
Gestarsh99: Attesa disattesa questa nuova regia di Steven Knight, "noirratore" di razza fermo al double tap ben piazzato nell'anno di grazia 2013. Le colonne portanti restan quelle cui l'autore è affezionato: spettri del passato, catarsi biunivoche (Redemption), microcosmico ingabbiamento (Locke). La cornice notturna dei primi film è invece una nota a margine che non coccola mai maternamente il centro della scena, quando dalla finestra irrompono con stridore invadente le "forze speciali" tesserate Matrix e The Truman show: corpi estranei che col resto del film c'entrano come un pandoro caldo a Ferragosto.
Galbo: La collaudata coppia Gene Wilder-Richard Pryor torna in questa commedia che "sfrutta" in senso comico gli handicap dei due protagonisti (un cieco e un sordo) per una serie di gag non sempre riuscite. Il film è caratterizzato infatti da momenti divertenti alternati ad altri non così spassosi. Buona l'intesa tra i due attori.
Caesars: Terribile commedia che cavalca temi attuali (i diritti degli omosessuali), con clichè visti e rivisti troppe volte sul grande schermo. Niente funziona in questo film, a partire dalla trama per proseguire con interpreti dignitosi e nulla più, se si esclude la presenza "fisica" della Biel. Se non si hanno troppe pretese si può anche vedere in una serata piovosa, ma non si può contare sul fatto che riesca a strappare più di due sorrisi, due. Se questo è quanto si riesce a fare oggi ad Hollywood, cento volte meglio la sexi commedia italiana anni '70.
Galbo: Visione d’autore della vita dei ghetti afroamericani che si focalizza su un giovane in tre fasi diverse della vita, a partire dall’infanzia. Il talentuoso regista Jenkins segue il personaggio regalando allo spettatore una visione molto intima e personale con momenti di profondo realismo. Un merito dell’autore è quello di avere trovato un gruppo di eccellenti e credibilissimi interpreti, particolarmente aderenti ai propri personaggi. Ottima la scelta delle musiche e la fotografia. Un Oscar meritato.
Gestarsh99: Voleva dimostrare di essere già grande la nostra Ami Canaan Mann, dar prova di saper seguire le orme paterne già con la stessa potenza e credibilità. Il suo metodo: prendere una bella coppia di agenti - l'uno riflessivo e devoto, l'altro impulsivo, iracondo e violento - lasciarli alla buia mercè di un thriller poliziesco esile, abusatissimo, pseudo-accattivante ma ben mascherato sotto una coltre fumogena di deja-vù pret-a-porter (Mann, Fincher, Schumacher, i Coen, Spike Lee) e alla fine pepare l'intreccio con dissidi interiori ed infanzie trascurate. Peccato abbia fatto fessi solo gli allocchi.
MEMORABILE: Il volto di Jeffrey Dean Morgan: un incrocio perfetto ed un po' inquietante tra i visi di Javier Bardem e Robert Downey Jr...
B. Legnani: Era uno dei cavalli di battaglia teatrali di Gino Cervi (ne esiste anche un'edizione per la televisione), anche qui, pertanto, inevitabile attore protagonista, nel ruolo di uno dei pochi pontefici (almeno credo...) che diceva le parolacce. La commedia originale è un piccolo capolavoro. Il film si lascia guardare volentieri. Interpreti gustosi, tutti, non solo il grande attore bolognese.
MEMORABILE: Cervi esamina il ricco crocefisso ostentato da popputissima e scollatissima nobildonna e le dice (più o meno) di apprezzare pure il Calvario...
Deepred89: L'incontro tra un borghese e un'hippy fa da premessa a un prodotto insolito, dotato di un'atmosfera sottilmente destabilizzante che il bravo Sindoni crea attraverso l'ambiguità dei suoi protagonisti (stereotipati ma non scontati) e dei loro sguardi e la carica ossessiva delle musiche prog-jazz. Ed è questa la forza del film: chiaro nei suoi messaggi (anche politici) ma al tempo stesso sibillino e sfuggente. Peccato per l'ingombrante personaggio di Cristo ("sfattone" da party di casa Jesse Pinkman), che getta un po' nel torpore il secondo tempo.
MEMORABILE: L'allucinazione borghese con grandangolo alla Petri (e se anche il prefinale altro non fosse che parto del super-io borghese del protagonista?)