il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

IL COMMISSARIO MONTALBANO
episodio per episodio
ENTRA
340293 commenti | 64376 titoli | 25541 Location | 12763 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: In ginocchio da te (1964)
  • Multilocation: Molo di Mergellina
  • Luogo reale: Via Francesco Caracciolo, Napoli, Napoli
VEDI
  • Film: La tempesta (2013)
  • Multilocation: Cavallerizza Reale
  • Luogo reale: Via Giuseppe Verdi 9, Torino, Torino
VEDI
  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Lorena Vottero

    Lorena Vottero

  • Giancarlo Capo

    Giancarlo Capo

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Siska80
Un bimbo di nove anni riesce a donare sorrisi e soprattutto solidarietà a chi soffre in una Palermo colpita dal Covid nel 2020. Vale la visione unicamente per le buone intenzioni, perché il risultato complessivo è purtroppo soltanto mediocre e non per le location contate (giustificate in parte dall'ambientazione) quanto piuttosto per la recitazione modesta che non consente di immedesimarsi completamente nemmeno nei momenti più seri. La vita difficile vista attraverso gli occhi di una piccola creatura è comunque un tema sempre in grado di suscitare significative riflessioni.
Commento di: Pigro
Corto a episodi, ricuciti dalla presenza dell’autore, che riflettono amaramente sulla follia umana, sulla linea sempre più militante di Bozzetto: la guerra, la paura degli insetti e lo sterminio degli animali. Tre movimenti anche musicali (con Verdi, Chopin e Beethoven), caratterizzati ciascuno da una diversa animazione, sempre ben azzeccata, suggestiva, efficace. Alto valore ideale, dunque e grande godibilità (con succosa ironia soprattutto nei primi due) per una proposta che concilia bene il peso cinematografico con quello didattico.
Commento di: Caesars
Biopic che convince poco, avendo come unico punto forte le interpretazioni di tutto il cast. Quello che però c'è intorno è una trama poco approfondita (si poteva e doveva scavare di più nella personalità della Winehouse), farcita da molte (troppe?) performance della cantante. Il ritmo latita e la lunghezza è eccessiva, rendendo poco appassionante il racconto per chi non sia fan della sfortunata ragazza. Forse in altre mani avremmo potuto avere un lavoro che suscitasse più empatia con la protagonista.
Commento di: Il ferrini
Zemeckis gioca sul terreno di Scott, scienza e fede, ingegneri lontani. Il tema è interessante, ma non si può spacciare la religione come elemento indispensabile per un viaggio spaziale! La protagonista dichiara - come farebbe qualsiasi scienziato - che semplicemente non ha le prove dell'esistenza di Dio e per questo viene scartata. Ma scherziamo? Fra l'altro il volto della "fede" è affidato a un McConaughey capellone che parla per aforismi alla Coelho. D'impatto le scenografie, suggestivo lo stargate e il viaggio nel wormhole, ma a reggere tutto è solo una magnifica Jodie Foster.
Commento di: Pumpkh75
Santa Lucia pare un po' presa a caso dal mazzo e la “Nun” ha una caratterizzazione meno spaventosa e iconica di quanto vogliano farci credere, eppure il film tiene botta per due ore: la ricostruzione ambientale è di alto livello e trasporta nel tempo, la regia trova inaspettate soluzioni visive (tra tutte l’edicola) che rallegrano una fruizione solo parzialmente guastata dagli eccessi pirotecnici del finale. Rimanendo nel Conjuring universe, ci sono similitudini e non solo qualitative con il sequel di Annabelle. Confacente l’introduzione del caprone. Ennesimo ma esimio.
Commento di: Paulaster
In un collegio inglese alcuni studenti non sopportano le regole imposte. Prima parte un filo invecchiata nel mostrare le dinamiche bullizzanti all’interno dell’istituto, si risveglia poi quando il film attacca la controcultura e quando la regia cambia registro. Alcuni inserti grotteschi o di free cinema (il cambio di colore soprattutto) hanno ancora una certa efficacia. Pure la conclusione va oltre la classica vendetta e anticipa tragiche dinamiche prettamente statunitensi. McDowell è adatto al ruolo di leader anarcoide.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

S'inventa un'idea stramba che parrebbe anticipare uno svolgimento quasi parodistico o comunque da horror a buon mercato, il film: una mano di ceramica che spunta fuori tra i ragazzi che han voglia di divertirsi alle feste. Ti ci siedi davanti, la tocchi con la tua, di mano, come per stringerla, e pronunci le fatidiche parole: "Parla con me". Subito ti si presenta davanti uno spettro silente, sempre diverso e sempre orrendo. A quel punto non ti resta che dirgli: "Ti lascio entrare" e quello s'impossessa di te. Ti ingigantisce le pupille, ti fa spalancare la bocca,...Leggi tutto ti secca la pelle e ti fa dare di matto finché qualche anima pia non ti stacca dalla mano maledetta, spegne la candela e così facendo blocca immediatamente il transfer. A te resta il ricordo di un'esperienza folle, agli altri il filmato ripreso col telefonino di te che impazzisci. Un divertimento bislacco, tipicamente da ragazzini sciocchi da teen horror all'americana.

Il tutto è però realizzato con insospettabile efficacia e una buona regia, al punto che quando la mano l'aggancia chi evidentemente non doveva... la tensione sale e l'orrore cresce, con ovvia entrata in scena di effetti speciali "al sangue". E così quella che sembrava un'idea piuttosto insulsa e puerile si trasforma in qualcosa di effettivamente spaventoso, che prepara a una serie di rimescolamenti di carte parzialmente inattesi. E' insomma meno scontato del previsto, questo horror australiano che per specificare orgogliosamente la sua provenienza sostituisce al classicissimo cervo investito in strada... un canguro e che si apre con un lungo pianosequenza di un certo pregio come a voler chiarire una certa autonomia rispetto agli horror studiati a tavolino che escono a mazzi soprattutto in America.

La protagonista è Mia (Wilde), una ragazza che ha perso la madre da non molto e che vive quasi in simbiosi con l'amica Jade (Jensen) e il dei lei fratellino Riley (Bird). E' la prima a subire pesantemente alcuni effetti della mano maledetta e la responsabile di molti degli avvenimenti che si verificheranno in seguito. E' comunque apprezzabile che la linearità elementare da cui si parte evolva in cambi di prospettiva interessanti.

Non sempre il ritmo sostiene a dovere il tutto e qualche pausa in cui si resta più che altro in attesa di quanto si sa dovrà accadere si sente, ma nel complesso, anche in virtù di un finale non banale e costruito in modo intelligente, come horror trova il suo perché e ha modo di distinguersi, persino di emergere. Il make-up dei posseduti a volte è impressionante, la conduzione apprezzabilmente non schiava del solito politically correct e il tutto fila discretamente. Poi certo, il salire sopra le righe di alcuni a volte infastidisce, ma sappiamo che certi personaggi sono un po' la regola, nel genere. Il cast li impersona senza mai demeritare.

Chiudi
E mentre Hollywood nel suo monster universe si lancia alla riscoperta dell'anima più giocosa, ingenua e primitiva di Godzilla, il Giappone rientra in possesso della propria creatura rilanciandone il peso specifico con ambizioni e mire ben diverse, non solo in termini di spettacolarità. Lo s'era già intuito con SHIN GODZILLA, ma qui si va oltre, costruendo il film sulla storia...Leggi tutto di un kamikaze, Shikishima (Kamiki), che nel 1945, a guerra ormai finita, in sosta per la riparazione del proprio velivolo sull'isola di Odo incontra Gojira, la bestia gigantesca. Avrebbe il compito di colpirla utilizzando la potente mitragliatrice del suo aereo, ma non ha la forza di sparare e nel frattempo il mostro fa scempio dell'intero contingente militare di stanza lì.

Rientrato in una Tokyo rasa al suolo dai bombardamenti, Shikishima vi incontra Noriko (Hamabe), una giovane che ha preso con sé una bimba orfana e ha deciso di crescerla. L'uomo resta con loro, provvedendo a pagare i sostentamenti con un lavoro particolare quanto rischioso: sminare il mare dalle pericolose bombe americane, facendole riemergere e sparandogli contro per farle esplodere. E' durante una di queste missioni che il nostro incontra nuovamente Godzilla, questa volta deciso a fare una visitina a Tokyo. Impossibile respingerlo, benché ci provino con apparente efficacia corazzate potentissime.

E' infatti il mare il primo terreno di scontro con il mostro: Godzilla vi si muove con gran disinvoltura. Si avvicina come uno squalo alle sue prede facendo spuntare dall'acqua non la pinna ma le inconfondibili creste (pronte a colorarsi d'azzurro e "alzarsi" quando è il momento di sparare il devastante raggio distruttore dalla bocca); quindi si alza imperioso, azzanna intere navi da guerra, riduce a brandelli tutto ciò che tocca, insegue a distanza minaccioso nuotando... La sorpresa migliore arriva da qui: contando su una regia che dal punto di vista spettacolare mostra numeri importanti, Godzilla ha in questo film scene davvero gustose e ben girate, che sfruttano le ampissime potenzialità della computergrafica (non sempre impeccabile, a dire il vero) per fornirci nuove prospettive della distruzione urbana di Tokyo (non mancano i vagoni del treno stretti in bocca dal mostro, vera immagine icona della saga).

Quello che invece non convince sono al solito le fasi in cui si affronta l'epica romantica della storia, soprattutto perché poggiata su dialoghi insignificanti che la regia - pur aiutata da una splendida, scintillante fotografia - non riesce a rendere scorrevoli, con pause infinite in cui si cerca di caricare di mestizia quasi neorealista i personaggi. Ma se consideriamo che ai lunghi interludi sentimentali vanno aggiunti quelli interminabili in cui la difesa organizza il complesso piano per fronteggiare l'avanzata di Godzilla e quelli in cui ci si sposta sulle navi senza che nulla accada in attesa che il mostro attacchi, è facile concludere che le due ore di durata si sarebbero potute molto facilmente stringere guadagnandoci in termini di tensione e coinvolgimento. Così restano soprattutto le buone (talora ottime) scene con il mostro al centro, che col progredire degli effetti speciali diventano sempre più incredibili, specie se - come in questo caso - accompagnate da una eccellente capacità di regalargli una grandiosità e un impatto visivo superlativi.

Chiudi
A quanto si legge ispirato a una storia vera, il film racconta di Tess McCall (Kalember), casalinga con due figli che festeggia con un bell'evento in giardino i vent'anni di matrimonio con Craig (Irwin). Una famiglia felice, apparentemente, ma ecco che la sorella di Tess, Denise (Clayton), se ne esce a sorpresa con un fulmine a ciel sereno: è certa che il marito la tradisca e chiede a Tess di aiutarla a scoprirlo. Lei s'ingegna, pedina l'uomo e non ci vuole molto per capire che i sospetti di Denise sono fondati: il maialone se ne va con l'amante giovane in un locale ed...Leggi tutto è ora di fargli capire che non la passerà liscia.

E' sempre Tess a preparare le carte per l'avvocato divorzista, tanto bene che quest’ultimo - analizzato il certosino lavoro compiuto dalla donna per smascherare il cognato - le propone di lavorare come detective per lui. Tess sulle prime si nega, ma non appena Craig la fa sentire inutile e incapace, accetta e parte in caccia di mariti fedifraghi. Uno dei primi che becca in flagrante facendo lei stessa da esca è un giovane che ha sposato una ricca donna decisamente più in età (Vaccaro), disperata nello scoprire di essere stata a lungo presa in giro. Complimenti da parte di tutti, per Tess; tranne che dal suo Craig, poco felice di quell'attività che la tiene così tanto occupata fuori casa. E se invece pure lui...?

La parte forse più interessante del film comprende i sospetti di Tess sul proprio marito, il suo combattere contro qualcosa che non vuol credere possa essere vero. D'altra parte le smentite non mancano e il dubbio resta. E' lei, in ogni caso, il centro assoluto della vicenda: Patricia Kalember interpreta bene la signora di mezz'età ancora affascinante dapprima poco sicura di sé poi, grazie ai riconoscimenti ottenuti per il suo nuovo lavoro, sempre più pratica nell'usare i tanti strumenti del mestiere (che in qualche scena vediamo sfoggiare con gusto quasi "bondiano"). Eppure, al di là dell'amicizia con qualche cliente affezionata (la Sally di Brenda Vaccaro in primis, con la quale stabilisce un bel rapporto umano), l'aver acquisito i mezzi per indagare nelle vite altrui in qualche modo la spaventa, facendo alzare la tenzione in famiglia. Lo si capisce quando becca la figlia e il suo boyfriend fare sesso in casa, ma anche quando Craig cerca di dissuaderla dal continuare sulla sua nuova strada.

Non troppo aiutato da una regia che qualche indecisione la evidenzia, il film - televisivo e si nota - riesce a svilupparsi tratteggiando bene soprattutto la figura del marito, detective pure lui (ma in polizia), che Tom Irwin rende umano soprattutto nel modo amorevole e comprensivo con cui cerca di convincere su moglie a non lavorare troppo. Da riempitivo puro le scene con la figlia (Brûlé) indecisa se partire a fare l'Università in Francia, meno banale del previsto il finale in aeroporto. Drammatico ben calibrato, debole nella confezione ma che nel complesso si lascia seguire. Abbassando un po’ le aspettative…

Chiudi

Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE