"Philo Vance" episodio per episodio

14 Febbraio 2021

LA PAGINA DEGLI ESPERTI
In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sui singoli episodi di "Philo Vance". Chi volesse contribuire commentando un unico e preciso episodio non ha che da CLICCARE QUI  e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal titolo dell'episodio e dal relativo pallinaggio (cercando di stare più o meno, a occhio, nei caratteri di un commento standard). Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.

01. LA STRANA MORTE DEL SIGNOR BENSON
**! 
Giorgio Albertazzi nei panni di Philo Vance introduce l'episodio spiegando non solo chi è Vance ma anche un po' di aneddoti legati al suo autore, S.S. Van Dine (uno pseudonimo, come noto). Poi infila il monocolo ed “entra” nella storia, che si apre sull'omicidio del signor Benson come da titolo. Affiancandosi all'amico Markham (Rossi), procuratore distrettuale di New York, Vance mostra subito la sua straordinaria acutezza che unisce a un'ostentata sicumera evidenziando (con stile) l'inadeguatezza di chi gli sta accanto. Uno Sherlock Holmes più antipatico ma anche persino più brillante e più divertente, che sembra sempre due passi avanti agli altri e spiazza con affermazioni solo a prima vista non supportate da fatti. Qui l'intreccio è complicato assai e reso ulteriormente più difficile da seguire per via di una rapidità espositiva che fa il paio con l'eloquio colto e fluido di Vance. Accade tutto con sveltezza impressionante e qualche elemento rischia di esser perso per strada. Il finale è comunque interessante e perfetto per riassumere la brillantissima tattica di Vance. Gli altri personaggi stingono tutti al confronto, pedine accessorie con Sergio Rossi costretto al ruolo del procuratore umiliato dalle intuizioni dell'amico. Insopportabili la colonna sonora con motivetti strumentali del tempo e gli stacchi in strada su immagini di repertorio. (Marcel MMJ Davinotti jr.)


02. LA CANARINA ASSASSINATA
** Esaurita la novità del primo episodio, in cui Albertazzi si premurava di presentarci il suo personaggio, tutto diventa più routinario; tanto è vero che si parte subito con l'omicidio della "canarina" del titolo (Lisi), una cantante che si esibisce nei locali e le cui "doti" tocca sorbirci a lungo nelle prime scene. Tutte in flashback, secondo uno stratagemma usato molte altre volte nel corso delle due puntate e che ci permetterà di ritrovare la Lisi in scena più di molti altri attori. A indagare è chiamata la coppia del caso precedente, composta dal procuratore distrettuale di New York John Markham (Rossi) e naturalmente da Philo Vance (Albertazzi), con la passione per l'arte relegata alla parte finale. La costruzione del caso, con un gran numero di sospetti che il giorno dell'omicidio vengono visti entrare e uscire dall'albergo della vittima, è caratteristica dei gialli televisivi vecchio stile (alla Ellery Queen per capirsi, che debutterà sugli schermi proprio l'anno successivo) e risulta troppo artificialmente assemblata per apparire credibile. Un eccesso di nomi e di orari da mandare a mente, una densità di accadimenti tale da non invogliare a seguire il tutto, una mancanza di chiarezza nell'esposizione dei fatti soprattutto nel finale. Il punto di forza continua ad essere l'elegantisima interpretazione di Albertazzi, da perfetto detective aristocratico che non smarrisce mai la sicurezza né la puntigliosità con cui smonta le teorie facili del procuratore suo amico. Guadagna in simpatia e spontaneità rispetto all'episodio precedente, ma si fa meno caratterizzato e centrale, ed è un peccato. (Marcel MMJ Davinotti jr.)

***! Una soubrette molto disinibita viene trovata strangolata nel suo appartamento, quando nessuno in teoria avrebbe potuto metterci piede: un altro rompicapo per l'ispettore Philo Vance. Ci troviamo qui di fronte a una riduzione tv con magnifici attori e maestri del teatro italiano (nonché celebri doppiatori) che coralmente danno all'opera uno spessore di gran pregio. Rispetto al libro, inoltre, risalta una maggiore analisi introspettiva della celebre platinata "canarina", il che è un valore aggiunto. (Myvincent)


03. LA FINE DEI GREENE
**! L'ultima doppia puntata della miniserie dedicata a Philo Vance, il detective di S.S. Van Dine, ci porta nella grande residenza dei Greene, ricca famiglia newyorchese in cui l'anziana vedova paralizzata (Zareschi) vive lamentandosi dello scarso affetto dei tre figli. L'unica che pare esserle affezionata è Ada (Esdra), adottata da piccola e cresciuta come parte della famiglia. A morire però è la superba e arcigna Giulia (Sini), uccisa con un colpo di pistola nella notte da un killer che dopo di lei tenta di eliminare anche Ada, colpita alla spalla e salva per miracolo. Al piano superiore della casa, dove vive la famiglia intera (sopra dorme la servitù e sotto, da solo, il maggiordomo), i fratelli si svegliano e accorrono. Conosciamo così Chester (Cundari), l'irrequieto Rex (Avogadro) e l'isterica Sibilla (Gherardi). Dal momento che l'assassino pare non aver forzato né porte né finestre pare probabile che sia da cercare all'interno della casa. E' il parere di Vance, giunto sul posto assieme al procuratore Markham (Rossi) e pronto a raccogliere indizi per un giallo impostato nella maniera più classica (soluzione compresa). Niente di particolare da segnalare quindi, con personaggi che hanno il compito di ricoprire il ruolo di sospetti e un Vance che rimarca l'eccentricità del proprio carattere distribuendo perle di saggezza legate a doppio filo con la sua passione per l'arte (interessante la sottolineata differenza tra fotografia e dipinto). Siamo un passo avanti rispetto alla "canarina" (episodio citato dallo stesso Albertazzi quando riassume la prima puntata) grazie a una maggiore linearità che aiuta la comprensione, ma pochi sono i guizzi e Avogadro si fa insopportabile quando alza la voce per apparire nevrotico ad ogni costo. L'ingegnosa trovata che fornisce la spiegazione degli omicidi è l'unico vero colpo di genio di una puntata comunque dilettevole. Un po' troppo teatrale la recitazione, nell'insieme. (Marcel MMJ Davinotti jr.)


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