Le location esatte dell' "Arcano incantatore"
11 Agosto 2008
La situazione al via delle ricerche: Si sapeva che il film era stato girato nella tenuta di Fiore a Fiore, sul lago di Corbara e più in generale in Umbria.
Che il film fosse girato nei pressi di Todi, e anzi in una zona specifica chiamata Tenuta di Fiore (nel paese di Fiore) lo si sapeva, che il lago visibile in molte scene fosse quello di Corbara anche. Quello che come sempre ci ha mosso, però, è stato il desiderio di ritrovare i punti esatti delle location per fotografarli. Approfittando quindi della gentilezza di Dillinger e miss Dillinger (ovvero Marge, entrambi di Viterbo) abbiamo deviato dal loro paese per andare a perlustrare innanzitutto il lago, affiancato sul versante sud da una statale (SS448) che lo lambisce per condurre poi a Todi (se si viene da Viterbo, naturalmente). L’obiettivo è il gruppuscolo di case che nel film è abitato dalle signore che preparano le ostie e nel quale il protagonista (Dionisi) più volte si reca. Lì vicino (forse) dovrebbe anche esserci la casupola diroccata in cui nel film sta una prostituta che tenta di sedurre il nostro.

All'inizio del film vediamo Dionisi che comincia a parlare della sua avventura, di come lui seminarista fu costretto a fuggire dalla città di Bologna per aver messo incinta e fatta abortire una minorenne. In un momento di così gran sconforto viene condotto in una casa dove si diceva egli potesse chiedere aiuto al Maligno. Il racconto inizia con la scena di lui che passa davanti una scalinata. Nella realtà però non siamo a Bologna quanto invece sulla scalinata del Duomo di Todi, riconoscibile per via di una porta presente sullo sfondo che noterete nella tavola. La scena poi cambia e si vedono Dionisi e la sua guida passare davanti a degli archi. In realtà si tratta delle Fonti di Scarnabecco, nella parte bassa della stessa città di Todi. Passati davanti alle Fonti vediamo i due personaggi che salgono su una piccola salita per poi ritrovarsi a costeggiare delle mura. E' stata davvero la parte più difficile della ricerca, ritrovare quel muro!

Dionisi e la sua guida entrano e invece si ritrovano in un cortile per poi arrivare appunto nella stanza del patto. Il cortile interno e questa stanza fanno parte di Palazzo Pongelli, ultima residenza di Jacopone da Todi, chiuso al pubblico e vicino alle Fonti di Scarnabecco! Se si vanno a vedere i titoli di coda c'è un ringraziamento ai Conti Eugerio e Annamaria Pongelli. Ho provato a suonare lì al Palazzo per visitare il piano nobile (la stanza in questione fa appunto parte di questo piano) ma non ho ottenuto alcuna risposta. Se notate bene nella foto che vedete nella tavola ci sono un busto e alcuni affreschi: il busto è di Jacopone da Todi e gli affreschi sono opere d'arte che raccontano la sua vita.

Arrivati sul posto capiamo subito che la nostra meta non sarà facilissima da trovare. Un breve sguardo del lago da ovest (direzione dalla quale arriviamo) ce lo mostra come molto esteso e ricco di insenature. Scorgere da lì quello che cerchiamo è chiaro che è impresa impossibile. Proviamo con qualche domanda a chi sta nel ristorante che sul lago s’affaccia, ma nessuno ricorda nulla, anche se una ragazza dice che continuando per la statale verso Todi s’incontrerà una casa abbandonata che, a suo dire, mette ancor oggi molta paura. Proseguiamo il viaggio lungo la statale scrutando con attenzione ogni spiraglio visibile tra gli alberi. Una seconda sosta si rivela inutile: nessuna casa diroccata in vista, niente di niente. Finché, ad un certo punto (siamo verso la metà del lago), non ci imbattiamo nel ristorante di Vissani e, poco prima, in un gruppo di case che vagamente potrebbero essere quelle che cerchiamo (ma siamo distanti). Proviamo a scendere? Ci chiediamo. Sì, c’era un piccolo bivio duecento metri prima, proviamo a prendere quello. Inversione di marcia e ritorno. Eccolo, il bivio. Dice semplicemente: “Parco fluviale del Tevere – Divieto di caccia”. Lo imbocchiamo e scendiamo per una piccola stradina non asfaltata: ci ritroviamo ben presto in riva al lago. Ci aggiriamo con in mano i fotogrammi necessari all’identificazione certa e sulla nostra destra, quasi completamente coperte dagli alberi che paiono averle inghiottite, riconosco le case incriminate! Sono loro, non ci si può sbagliare, a circa sessanta metri dalla riva come nel film. E proprio lì di fronte, semi-immersi, ancora i rametti che si vedevano spuntare dall’acqua nel film. In numero minore ma sono quelli, e la cosa è facilmente verificabile perché il profilo delle colline che nel film viene da lì inquadrato è esattamente identico. Dunque Avati venne davvero su questo lago artificiale a girare e proprio lì dove ora eravamo noi.


La gran parte del film è girata in quella che viene rappresentata come l’abitazione dell’Arcano Incantatore, una torretta con annesse piccole case. Stando a quello che si dice su internet dovrebbe essere nella tenuta di Fiore, a Fiore. Per arrivare al paese è sufficiente proseguire per la statale che passa di fianco al lago di Corbara quindi seguire le indicazioni, che vi fanno inerpicare con l’auto per una stretta strada asfaltata. Al termine della (non breve) salita ci si trova a Fiore e, sulla destra, un cartello seminascosto e scritto a mano indica la famigerata (per noi, ben s'intende) “tenuta di Fiore”. Parcheggiamo ed entriamo in quello che ha tutta l’aria di essere uno splendido agriturismo. La torretta a prima vista pare proprio la stessa del film, con il particolare tetto inclinato a caratterizzarla fortemente. Tutto sta a capire l’angolazione e la distanza dalla quale è stata ripresa da Avati. E proprio qui ci accorgiamo che, per quanto ci somigli, la torretta non è lei! Troppo stretta, con finestre che non corrispondono, con le case intorno disposte in modo diverso... Com’è possibile? Eppure la tenuta di Fiore è quella, non ci si può sbagliare! Ci addentriamo nel giardino dell’agriturismo e proprio da lì scorgiamo, in lontananza, un’altra torretta che potrebbe essere quella che cerchiamo. Prendendo come sempre in mano i fotogrammi del film per orientarci e fare un veloce confronto, notiamo che è proprio quella torretta persa nel verde a due chilometri di distanza, ad essere stata scelta da Avati. Il tetto è lo stesso, le case intorno anche, le finestre precise... Nessun dubbio. Il punto è: come arrivarci? Alla nostra sinistra si apre un sentiero da percorrere a piedi e che scende verso il basso invece che verso sinistra come servirebbe a noi.
Vediamo dove porta, ci diciamo, e con Dillinger tento l’avanscoperta. Dopo un quarto d’ora di strada la torretta è già scomparsa dall’orizzonte, sepolta dagli alberi. Tocca procedere a intuito, cercando di capire dove potrebbe essere. Sbagliamo strada un paio di volte prima di rivederla spuntare, ora più vicina. Ma da lei ci separano i rovi, una barriera di alberi fitti larga non si sa quanto. Proviamo a farci largo a fatica, ci pieghiamo sotto i rami, spostiamo le spine, usiamo il bastone e dopo 10 minuti di camminata impossibile ci troviamo di fronte alla dura realtà: la torretta è lì a due passi, a cento metri e non di più, ma la zona è recintata e non si passa. Niente da fare. Scatto qualche foto comunque e risaliamo. E’ ora di pranzo e come trattoria scegliamo “La Rosa dei Venti”, sempre a Fiore, citata nei titoli di coda del film tra i ringraziamenti. La signora che vi troviamo ricorda ancora quando preparava i cestini per la troupe, durante la lavorazione del film, e non ha difficoltà a confermarci che la torretta che cerchiamo è proprio quella che avevamo appena intravisto dalla distanza. Si chiama castello Petaccioli e ora è di proprietà di un americano, alla cui cancellata arriviamo in breve. Purtroppo al campanello non risponde nessuno e superare la cancellata per raggiungere la torretta è impossibile. Sappiamo insomma con esattezza dov’è il posto ma non riusciamo ad accedervi (capita spesso, purtroppo). Provando a chiedere nella viletta vicina incontriamo una gentilissima ragazza che ci racconta di quando fece una piccola parte nel film (era una delle bambine che lavoravano nella “casa delle ostie”) e di come qualche scena venne girata persino in casa sua.

Prima di arrivare alla torretta, prima anche di passare di fronte al lago di Corbara, Dionisi scende dalla carrozza in un borgo dove sta una piccola chiesetta che già si era vista all’inizio del film. Un luogo grazioso, che rappresentava secondo me il punto più difficile da rintracciare, quando partimmo per Todi. Era lì a due passi come sembrava nel film? Si diceva che il film fosse stato completamente girato in Umbria quindi perché no? Però dalle ricerche fatte su internet prima di partire il posto non s’era trovato: la chiesetta romanica non saltava fuori! Abbiamo mostrato quella foto a tutta Todi e provincia, senza ottenere risposta certa. Decine di chiesette perse nelle campagne umbre visitate a vuoto, molti che dicevano sì è lassù, altrettanti che invece giuravano non fosse roba di quelle parti. La prima ricerca finì male e si tornò a casa con le pive nel sacco. Il caso della chiesetta montava e acquistò nuova importanza all’avvistamento della medesima in un vecchio film con Proietti: Meo Patacca. Fu il caro Legnani a lanciare l’allarme e la memoria non lo aveva tradito: era proprio la stessa chiesa, che nel film si vedeva far parte di un borgo ancor più ampio di quello che s’era immaginato vedendo l’Arcano Incantatore. Ma Meo Patacca era girato quasi tutto a Roma, che si va fino in Umbria per girare qualche scena? Sembrava difficile. Grazie a questo cominciò a farsi strada la convinzione che la chiesetta e il borgo fossero dalle parti di Roma.
Si scandagliarono la Tuscia e il Lazio intero, si contattarono archeologi e specialisti, mentre intanto Cesare Bastelli (che fece la fotografia, nel film), il quale in un primo momento aveva detto che il film era stato girato tutto in Umbria, ebbe un flash: “E' vero: a film finito ci fu un giorno di riprese extra. E lo girammo vicino a Roma, comunque nel Lazio. Io ricordo che feci una andata e ritorno da Bologna. E ricordo anche che girammo pure di notte e sotto un temporale...”. La prima conferma “ufficiale”: non si era dunque in Umbria, in quella giornata “misteriosa”, ma nel Lazio. Si passarono al setaccio decine e decine di siti, ma di quella chiesetta nessuna traccia. Cesare focalizzò ulteriormente, qualche giorno dopo: “Ricordo che quella location era vicina al Lago di Bracciano... Io purtroppo ricordo solo un posto piuttosto infrattato. Abbastanza isolato, molto nel verde. Ricordo un borghetto molto antico. Forse con un’antica villa o castello come nucleo centrale e qualche casetta addossata. Era a nord di Roma, cioè per noi che venivamo da Bologna era in un certo modo prima di Roma. Ricordo anche colli, un po’ brulli, non montagna vera e propria ma alture...”.

Un invito a nozze praticamente! Trovato il primo sito di noleggio carrozze d’epoca (“Le carrozze d’epoca” in via Failla 39 a Roma), chiamai. Grande disponibilità e promessa da parte loro di fare un’indagine approfondita. Quando dopo una settimana davo già per scontato che nessuno telefonasse più, mi chiama Cristiana dicendo che sono riusciti a scoprire non solo che le carrozze ad Avati per l'Arcano Incantatore le avevano fornite loro, ma che il posto è uno in cui sono stati girati molti altri film (recentemente anche la fiction “Orgoglio”) ed è a Castello di Rota, nella Tolfa! Avevano insomma ragione un po’ tutti: siamo vicini al lago di Bracciano, a Trevignano, a Tolfa... Guardando sui Google comunque, di foto di quella chiesetta non ce n’erano, ed ecco qui spiegato il perché non si era finora trovata. Attivata la sempre in gambissima Grada al quartier generale delle location, è saltato fuori anche il punto esatto scrutando dal satellite. Siamo a metà strada tra Manziana e Tolfa, lungo la via Braccianese: si sale su e si arriva a Rota. Ci è andato per noi il recuperato Dillinger con Marge (ovvero miss Dillinger) e ha scoperto che il luogo è privato. Ha scattato un paio di foto ripromettendosi di tornare, ma almeno oggi abbiamo anche grazie a lui una volta per tutte almeno una magnifica foto attuale della benedettisima chiesa sconsacrata di San Girolamo al castello di Rota!

Verso la fine del film Dionisi ritorna nel luogo dove aveva fatto la sua promessa con la misteriosa Dama, nella stanza affrescata... ma troverà il cancello chiuso e una signora dall'altra parte intenta ad accendere lumicini funerari che gli comunica che "qui non c'è nessuna stanza affrescata". Nell'ultima inquadratura del film il regista ci fa capire che niente è finito mostrandoci una cancellata con tanto di teschio...
Un grande ringraziamento, oltre all'insostituibile Cesare Bastelli (qui gli aggettivi cominciano a scarseggiare..), anche ai fratelli Avati (che ben ricordavano la zona della chiesetta, a quanto si è visto), a Wupa e Marge per aver scortato Zender e Dillinger sui luoghi del film e a Cristiana delle "Carrozze d'epoca", che ci ha permesso di sare la svolta definitiva alla ricerca della chiesetta. In aggiunta ovviamente un grosso grazie va anche a Joker, grazie al quale abbiamo potuto integrare allo speciale le location relative alla Dama.
Foto e testi: Zender (tranne per le foto e i testi relativi a Dionisi e alla Dama, da attribuire a Joker). Compagni di viaggio: Wupa Wump, Dillinger, Marge
ARTICOLO INSERITO DA ZENDER (grazie alle ricerche effettuate con DILLINGER) E JOKER