Forse l'ultimo grande film di un grande regista. Ottima prova di Montesano e Giannini, ma sarebbe da citare tutto il cast... Monicelli riesce a dare l'idea di un intero periodo, tra miseria, fame e guerra, non dimenticandosi però di far ridere con zampate di quelle che si ricordano. Infatti la difficile miscela tra le parti "serie" e quelle più prettamente da commedia all'italiana è molto ben riuscita. Sicuramente un film da vedere.
MEMORABILE: Strepitoso Gassman, nobiluomo senza un soldo, che in chiesa fa la fila due volte per la comunione...
Film apprezzabile per l'ottima (e verosimile) resa ambientale, scenografica e di costume dell'italia picaresca del '500, affidata alla maestria e al grande mestiere di Mario Monicelli in una delle sue ultime grandi produzioni cinematografiche. Il film è meno valido sul versante della sceneggiatura fatta più di spezzoni e singoli episodi e poco organica, difetto tuttavia che si tende a dimenticare a causa delle performances molto buone di gran parte del cast.
La confezione è notevole con i costumi, le scenografie e l'ambientazione curatissimi. Quando apriamo il pacchetto però ci accorgiamo che dentro non c'è molto oltre alle disavventure seriali dei due protagonisti che, peraltro, tra loro si sposano abbastanza bene. I flashback iniziali servono solo a proporci un Manfredi cieco mendicante e l'Hendel precettore manesco e a conti fatti di tutto il film quello che resta di più è la comparsata di Gassman nobile decaduto. Tanto fumo ma poco arrosto...
Con tutti questi attori, guidati da un valido regista, ci si poteva aspettare di più. Il film non è male, ma non tutto funziona (la parte con la De Sio, per quanto generosamente svestita, è un po' troppo tirata); e nonostante l'indiscussa bravura di Giannini e Montesano, la pellicola finisce per trascinarsi un po', anche se ha i suoi buoni momenti (il mendicante Manfredi, la fregatura dei cannoli e il pappone a gestione familiare). Sicuramente vedibile, ma poteva essere meglio.
MEMORABILE: La parte con Gassman (marchese squattrinato, ma signore fino in fondo). Fantastico quando riceve più comunioni per mettere qualcosa nello stomaco.
Due picari vagano per la Spagna combinandone di tutti i colori. A vent’anni da Brancaleone, Monicelli torna a filmare un’epoca storica reinventata, con immutato gusto della rivisitazione e spirito guittesco. Qui però l’invenzione non va oltre la serie di sketch comici e le storielle da commedia all’italiana trasferita in costume. Insomma, operazione non riuscita in un film troppo lungo e senza nerbo, che ha l’unico pregio di scorci visivi del tardo 500 spagnolo. Il resto è buon mestiere senza anima.
L'ottima ricostruzione storico-scenografica ed una trama divertente e non banale fanno di questo film uno degli ultimi grandi film di Monicelli. Buona parte del merito va sicuramente allo splendido cast che, oltre alla coppia di protagonisti, trova nella comparsata di Gassmann uno dei suoi momenti più felici.
Il film è ottimo per alcuni spunti, ma sopratutto per un cast veramente all' altezza; la mano di Monicelli è sicura, vigorosa ed esperta, la trama ammiccante ma sincera, senza sbavature. Gassman è ben trattenuto, Giannini giusto, la De Sio splendida prostituta.
Buon film di Mario Monicelli. Ciò in cui rende di più è nella perfetta ricostruzione di costumi, luoghi e atmosfere del 500; per quanto riguarda la sceneggiatura, ci sono alti e bassi, c'è poco d'autore e molto da commedia italiana (specie nelle scene con la prostituta); tra i furtarelli e qualche buona gag i ritmi sono sostenuti e nel complesso si lascia seguire fino alla fine per la bravura dell'ampio e vasto cast (Montesano e Giannini sono splendidi, ma al pari è anche Gassman).
MEMORABILE: Tutte le scene con Gassman; Manfredi mendicante che fa appoggiare l'orecchio del piccolo Montesano alla statua.
Ma Lazzarillo de Lormes non era spagnolo? E allora perché si senton diversi mortacci? Una coppia di attori in buona vena, ma il film è di quelli della senilità di vari autori; cioè, si sente odore di set e si vede che le comparse son comparse. Riciclata la gag delle paste de Il mattatore (qui son cannoli). La De Sio sfodera un derrière da urlo, ma dura poco. Un film stanco, riscattato da qualche guizzo simpatico.
Buon film di Monicelli, dall'attenta ricostruzione storica ma soprattutto dal grandissimo cast. Giannini e Montesano sono una coppia riuscita e funzionano alla grande anche da soli, Gassman tra i personaggi di contorno è il più felice mentre Manfredi si accontenta di una caratterizzazione breve sopra le righe. Ci sono poi Blier, Bisio e una bellissima Giuliana De Sio. Un po' troppo lungo e frammentato ma comunque un film da vedere.
Io adoro questo film! Ma dovendo fare una recensione neutra non posso non notare che la pellicola tende alla frammentazione e (talvolta) alla dispersione, eppure... eppure Giannini e Montesano sono due picari molto credibili, Giuliana da Sio è in splendida forma, inoltre bisogna fare un monumento ai cameo di Manfredi (un vecchio viandante cieco e avido) e Gassman (un nobile decaduto ma ancora orgoglioso). Belle le musiche (Lucio Dalla e Malavasi) e la ricostruzione storica. All'epoca non piacque ma credo sia da rivalutare. ***1/2
MEMORABILE: Le pene che ha dovuto passare il giovane Montesano alla scuola del vecchio cieco!
Pregevole film in costume che prende spunto, con qualche libertà, dalla letteratura appunto "picaresca" della Spagna cinque-seicentesca, la stessa Spagna di Don Chisciotte (che viene anche direttamente citato). Giannini è un'ottima scelta, ha la fisionomia furbesca giusta e complessivamente appare più in parte di Montesano. Gassman, di gran classe come sempre, riesce anche a intenerire. Insomma, promozione a pieni voti.
Buona idea fare una commedia italiana ambientata in Spagna con attori come Montesano, Giannini e altri che ben si prestano nel ruolo di picari spagnoli. La conseguenza è che però manca l'uso dialettale che di solito caratterizza bene i personaggi popolari italiani della commedia nostrana rendendo spesso le battute più comiche. Le interpretazioni sono comunque buone: Vittorio Gassman sembra uscito da un dipinto di El Greco (vedasi i titoli di testa) ed è valido nel ruolo di un nobile più ricco di animo che di soldi. Belle location spagnole.
A vent'anni di distanza dal Brancaleone, Monicelli ripropone un altro un affresco storico smitizzante, questa volta prendendo spunto da un'opera cinquecentesca considerata prototipo del romanzo picaresco e più in generale del romanzo moderno. L'operazione risulta però poco riuscita, a parte rari momenti: la regia è stanca, la sceneggiatura frammentaria e poco grintosa, Montesano e Giannini si impegnano ma non convincono, Manfredi si auto-cita e nella folla degli altri personaggi spicca il solo aristocratico squattrinato ma gran signore interpretato da Gassman.
Un bellissimo film boccaccesco (anche se ambientato in Spagna) ricco dell'intelligente ironia di Monicelli, che riesce a trasformare la volgarità in riflessione sulla vita. E' un'odissea fatta da molti spezzoni separati che ci fanno incontrare personaggi memorabili: dal maligno mendicante alla prostituta disobbediente, dalla suora vogliosa al nobile decaduto impersonato in modo magistrale da Gassman. Non è solo un film ma un inno a non prendere sul serio la vita, forse l'ultimo guizzo della commedia all'italiana.
MEMORABILE: Gassman che fa la comunione due volte.
Monicelli, un bel pezzo dopo i due Brancaleone, decide di andare in trasferta in Spagna e affrontare il genere picaresco, prendendo spunto dal Lazarillo de Tormes. Gli attori non si adattano molto al genere e all'ambiente e ne viene fuori una specie di commedia all'italiana messa assieme svogliatamente. Solo Gassman dà prova di mestiere e di impegno. Il resto è noia e spesso gli interpreti si rendono irritanti (De Sio in particolare, per quanto si conceda alla vista). Il "numero" dei cannoli, lo abbiamo già visto nel Mattatore.
MEMORABILE: L'episodio con il nobile di Toledo, interpretato da Gassman, che nell'originale non era che uno scudiero cui Lazarillo faceva da servitore.
Monicelli torna alla commedia storica in costume ma non riesce a ripetere il successo di Brancaleone, a causa soprattutto di una sceneggiatura poco curata che presenta molti tempi morti e situazioni poco coinvolgenti. La prova dei tanti mostri sacri del nostro cinema è naturalmente di livello più che buono, ma il regista non riesce a trovare la giusta amalgama e sembra che ognuno interpreti un suo piccolo film personale. Ogni tanto si sorride ma con cotanto cast e con un budget del genere si poteva fare sicuramente di meglio. Si può guardare, ma dopo la visione non resta un granché.
Uno dei film migliori della seconda parte della carriera di Mario Monicelli, che mette il suo genio al servizio di una storia divertente, piena di grandi trovate e di un cast strepitoso, anche se purtroppo alcuni hanno una parte troppo breve (Nino Manfredi, Vittorio Caprioli). Ci sono anche Paolo Hendel sua una delle scene migliori e Claudio Bisio. La storia diverte ed è ricca di momenti geniali e regge per tutta la sua durata, anche se forse un taglio non sarebbe stato male. Perfette le location e la ricostruzione d'epoca. Da vedere assolutamente.
Encomiabile per giustezza delle ricostruzioni e il raffinato di lavoro di scenografie e costumi, si perde in una scrittura meno feroce rispetto ad altri lavori degli autori, ma non sfigura a livello interpretativo. Più che un affresco satirico dell'epoca, una serie di sequenze ben riuscite se prese singolarmente, in bilico tra l'istrionismo di Gassman e il bozzettismo di Montesano. Nel mezzo, l'energico Giannini tiene in piedi il tutto. Incompleto, ma consigliato.
MEMORABILE: Lo schiaffo del cieco; Gasmann che riceve gli ufficiali tributari; "La vita è un balocco".
Grande sforzo produttivo (attori di vaglia, regista di gran nome, splendide località spagnole), ma il film non funziona, perché tutto suona regolarmente falso (folle lo scambio finale!), espresso in modo eccessivo (si pensi all’ilarità di Giannini mentre rema, o all'assurdo ruolo di Hendel). Il film è poi troppo lungo, ricco di episodi a loro volta prolissi, dando l’idea che sia stato assai sforbiciato, per visibili salti narrativi. Giannini troppo carico come furbastro, Montesano svacca (i due legano poco), inutile Manfredi, delizioso Gassman, bene Caprioli, banalissima la De Sio.
MEMORABILE: Gassman che cede il passo all'altro nobile; Il medesimo che chiede agli sgherri di stare un passo più indietro.
Vittorio Gassman HA RECITATO ANCHE IN...
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CuriositàDaniela • 18/07/17 16:43 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Soggetto dal romanzo spagnolo Lazarillo de Tormes, di autore ignoto. Pubblicato nel 1554 e proibito dall'Inquisizione, è considerato il prototipo della letteratura picaresca, sviluppatasi tra il XVI e XVII secolo.
Il cortile interno della casa del marchese Felipe (Gassman) citato in verificate da Mauro, post 11-4-16 8:42 (a Salamanca) interessa oppure no? E le mura di Avila, citate il 7-4-16 1:55 sempre da Mauro in verificate, col cieco e Lazarillo bambino che avevo già postato?
Solo una curiosità: il toro del ponte di Salamanca esiste davvero, solo che è stato messo all'inizio del ponte, verso la città, ed è stato decapitato. O forse è un altro