Angosciante ed irreperabile caduta nel baratro della droga, vista quasi come logica conseguenza dell'altra faccia del sogno americano. L'indagine/accusa sociologica è comunque soverchiata dai toni melodrammatici della triste vicenda dei due coniugi protagonisti, affidati ai volti sempre più segnati di Woods e della Young. Crudo e pessimista.
MEMORABILE: Gli indebitamenti dei due coniugi, costretti a traslocare in case sempre più misere.
Film piuttosto pretenzioso nella sua ambizione di descrivere la depravazione di un rampante protagonista della scena economica di una grande città che precipita nell'abisso della tossicodipendenza portando con sè la consorte; il risultato è purtroppo alquanto convenzionale in quanto non riesce ad evitare alcuno dei luoghi comuni del genere sia nella regia (mediocre) che nella sceneggiatura e nelle prove degli intepreti.
Un film sicuramente avvincente sul piano del ritmo narrativo, ma piuttosto convenzionale nella forma e nel contenuto. La discesa agli inferi dei coniugi cocainomani è troppo didascalicamente rappresentata, come fosse un teorema da dimostrare senza alcuna distrazione. Questo spiega il ricorso a troppi luoghi comuni, e le forzature drammatiche che punteggiano la sceneggiatura. Anche gli attori, pur bravissimi, vanno spesso fuori squadra.
Cocaina: vero cancro degli anni '80? Pare questa la domanda che si pone Harold Becker per questo suo film interpretato magistralmente da James Woods. Una sostanza stupefacente come "specchio" e cartina di tornasole della società americana del business e dei soldi facili. Certe situazioni sembrano solo abbozzate, altre invece ben costruite. Crudo al punto giusto senza eccessi (in cui si poteva facilmente cadere).
Becker fa arrivare l’ambizioso e frustrato Woods sul cocuzzolo della montagna finanziaria, ma con la neve alta così, che darà vita a una slavina inumante affari, figli in arrivo, amici, amore ch’a nullo amato non perdona. L’aggravio drammatico è interamente delegato a un volitivo Woods già incontenibilmente frizzante e frenetico senza bisogno alcuno di incontrarsi con quella cosa che sembra talco ma non è, e che dà il suo meglio quando cavalca trasandatezza, conseguenze dei colpi di testa e tutto lo stradario della dipendenza/assuefazione. Si deve a lui se il film non sembra vivere di cliché.
Anni 80, la cocaina oggi purtroppo diffusissima era un qualcosa da ricchi, da "vincenti", da rampanti, ma il regista ci mostra a cosa può portare l'abuso di questa sostanza. Film che ha una sua morale, ben intepretato dal variegato cast, valide musiche e tipiche ambientazioni borghesi della ricca America di allora. Da vedere e riscoprire.
MEMORABILE: Le abitazioni della coppia: da una villa con piscina a un tugurio; Woods al colloquio coi clienti nel finale; Il volto di Woods mentre prepara la coca.
Convenzionale ma piuttosto efficace nel dipingere il "quadro bianco" di una coppia di consumatori di cocaina e dei loro compagni di viaggio sballati. Lui è un bravo venditore, lei una magnifica compagna. Poi il successo, le cene, i "giocattoli", la droga, il "furto", il declino... Non molto originale, certo, ma anche se stereotipata la storia pare avere un senso e una buona attitudine a comunicare quanto sia precario il confine, all'interno della società americana, tra uno status di benessere - a 360 gradi - e quello della rovina totale e irreversibile.
MEMORABILE: Più o meno: "sarà come se tutto questo fosse successo a qualcun altro"; Niente più caffeina, alcool e cocaina".
Agente immobiliare, per far fronte agli impegni di un lavoro stressante e ai debiti dovuti a spese esagerate, inizia a far uso di coca e "contagia" anche la mogliettina, con conseguente discesa negli inferi per entrambi... Impossibile non pensare a cosa è riuscito a fare Minnelli da una materia simile (alcool al posto della droga): paragone che va a tutto scapito del modesto film di Becker, gravato da una sceneggiatura tanto effettistica in alcuni punti da sfiorare il comico involontario, per cui anche un bravo attore come Woods, qui fuori ruolo, finisce per sembrare un guitto.
To hell and back? Piuttosto solo una discesa all'inferno e senza nemmeno possibilità di ritorno in questo film dal titolo quanto mai esaustivo sul contenuto. Giovani rampanti e cocaina: un binomio frequente negli anni 80/90, attualissimo se portato ai giorni nostri. Bravo come sempre Woods, a traino la Young. Unico neo l'aver voluto creare un mondo bidimensionale dove l'unica protagonista è appunto la neve bianca e il contorno non esiste. Anche se su altri binari risulta efficace al pari di Cristiana F.
Ascesa e caduta di un venditore sulla via di Los Angeles. Preambolo che mostra come in America tutti possano farcela, salvo poi piombare più volte nel baratro della droga. In un'epoca in cui tiravano tutti almeno fa vedere gli effetti di chi andava oltre. Oltre a ciò le fasi drammaturgiche (l'aborto, le botte alla moglie) sembrano incollate per dare gravità: si poteva puntare di più sul lato poco umano delle amicizie di contorno. Woods ha qualche buono momento, ma sembra già esagitato di suo.
MEMORABILE: L'amico che vorrebbe la moglie in cambio della droga; L'attacco epilettico; La Young alla sbarra di danza.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Film cronaca", domenica 7 marzo 1993) di Cocaina: