Note: Aka "Quattro volte quella notte", "4 volte quella notte" ma non "Quante volte quella notte?" o "Quante volte... quella notte?". Il film venne girato nel 1969 ma uscì nei cinema in Italia solo il 15/7/72 dopo essere uscito l'anno prima a Montreal e Toronto.
Un Mario Bava decisamente minore, poco a suo agio in un genere a lui estraneo (“Se all’epoca non giravi una commedia sexy ti scambiavano per omosessuale”, ebbe modo di dire), che in qualche modo cerca di lasciare il segno inserendo una personale considerazione sui diversi punti di vista. Così la storia vera e propria è minimale: Gianni (Brett Halsey) e Tina (Daniela Giordano) si conoscono al parco, vanno a ballare e la sera si ritrovano nell'appartamento di lui. Cosa succede? Si apre con la versione di lei, che racconta alla madre come lui abbia cercato di violentarla. Poi è la volta di Gianni, che confessa agli amici, vantandosene, di come lei si fosse dimostrata...Leggi tutto una specie di ninfomane. Infine il portiere del palazzo galeotto (interpretato da uno dei due sconosciuti produttori del film), voyeur incallito, spia col binocolo e racconta al lattaio di orge omosessuali. Sembra finita, ma ecco che compare uno psicanalista il quale, rivolgendosi direttamente agli spettatori, spiega come di uno stesso accadimento possano esistere molte versioni, tutte - in parte - corrette e propone una sua interpretazione (da qui il titolo alternativo del film, QUATTRO VOLTE... QUELLA NOTTE) cercando di basarsi sulle altre tre. Più che un film, quindi, si tratta di un gioco, di un'idea (presa dal solito RASHOMON) adattata a una storia puramente pretestuosa, con un finale a sorpresa (l'idea di rivolgersi direttamente allo spettatore aveva già concluso I TRE VOLTI DELLA PAURA). Il tocco di Bava si rintraccia soprattutto nelle scenografie kitsch, nella fotografia scintillante, in quell'atmosfera molto sessantiana che ritroviamo nel contemporaneo 5 BAMBOLE PER LA LUNA D’AGOSTO (lavoro altrettanto “vuoto”, per molti versi simile). Inspiegabile la commissione censura, che tenne il film lontano dalle sale per quattro anni prima di farlo uscire (c’è qualche nudo, qualche allusione all’omosessualità, tutte cose ridicole...). Un lavoro noioso e stiracchiato.
Peccato! Senza le sequenze comiche (eehh...) accelerate, senza talune battute del copione che manco Ric e Gian, con qualche attore un po' meglio, poteva essere un gioiello pop. Restano le donne bellissime, le scenografie rutilanti, ma il senso complessivo è di spreco. La trovata finale dà la misura dei sentimenti di Bava verso il film, quando gli toccherà girarne un altro in cui non credeva (5 bambole) sarà però molto più radicale e distruttivo, e caverà il sangue dalla rapa...
Uno dei film più particolari ma allo stesso tempo meno riusciti di Bava. La struttura, che ricorda Rashomon di Kurosawa, finisce presto per stancare, nonostante alcune buone idee di sceneggiatura. Dal punto di vista della trama il film appare piuttosto inutile, quasi un bizzarro esperimento che però convince solo a tratti. Ad ogni modo la regia di Bava e le musiche rendono il tutto piacevole e pop. Discreta la Giordano nei panni della protagonista e curiosa l'interpretazione di Brett Halsey, che parecchi anni dopo farà diversi lavori con Fulci.
Forse sembrerò balsfemo ma questo film può essere considerato una sorta di Rashomon erotico con tanto di palesi spruzzate pirandelliane. Indendiamoci: del capolavoro di Kurosawa questo film di Bava non ha quasi nulla se non la struttura narrativa, in virtù della quale un fatto viene ricostruito in maniera sempre diversa a seconda del punto di vista di chi lo racconta. Opera minore del regista romano che non naufraga solo grazie al suo mestiere. In ogni caso meglio non aspettarsi grandi cose.
Qualcuno già lo ha menzionato: il film è ispirato da Rashomon (di Kurosawa) per via di una narrazione spezzattata a seconda dei punti di vista dei vari protagonisti. Il significativo sottotitolo, "Una Notte Fatta di Bugie", sintetizza l'essenza della pellicola, racchiusa negli sviluppi di una notte (volutamente caotica e confusionaria) durante la quale l'intreccio erotico si sviluppa garbatamente e con curioso tocco educato. Paradossalmente il film, causa problemi di censura, arriverà sugli schermi ben dopo quattro anni dalla realizzazione. Da ricordare i titoli di testa animati. Psichedelico.
Film molto minore (e noioso) di Bava, la cui struttura a "più versioni della stessa cosa" viene a stancare ben presto. Colpa principalmente di una prima edizione di Daniela Giordano (in veste di pudicissima ex-allieva delle Orsoline) che è davvero eccessiva, nonché condita con tentativi di umorismo da latte alla ginocchia. Meno peggio la parte in cui la protagonista fa la "gattona", ma poi si ripiomba verso il basso. Giordano più bella che brava, ma paragonata agli altri sembra la Hepburn. Il portiere (terzo ruolo nel film!) è Dick Randall! *½
Acqua di colonia in una boccetta di Chanel n.5. Leggi: la ricercatezza formale di Mario Bava (luci, colori, inquadrature, scenografie) al servizio di una storia che avrebbe dato il raccapriccio ad un Polselli qualsiasi. L'eros (esiguo) è acidulo e imbranato, privo di qualsiasi rotondità. L'umorismo stecca e la pedanteria dei testi aggrava l'immobilismo generale. Una a caso delle tre noiosissime "versioni soggettive" è più credibile di quella che vien tacciata di veridicità. Gioverebbe arenarsi sui titoli di testa e sulle macchie di Rorschach. Lasciate riposare Rashomon e Pirandello, please...
Variazione sul canovaccio di Rashomon in chiave di commedia grottesca. Un uomo, una donna, una notte e quattro differenti versioni dell’accaduto. Il gioco funziona a tratti, soprattutto nella prima parte, poi tende un po’ ad appesantirsi con l’entrata in scena dello scienziato barbuto e delle sue deliranti spiegazioni e in alcune lungaggini eccessivamente pop-psichedeliche. Il meglio lo danno Daniela Giordano e Brett Hasley, perfettamente a loro agio nei cambiamenti che la sceneggiatura impone ai loro personaggi.
Il limite di questo film è che i tre racconti sono talmente divergenti da risultare incompatibili. Per la versione più reale c'è da dire che a molti di noi è capitato di aver avuto il terrore che un rapporto sessuale potesse banalizzare o far calare un meraviglioso feeling mentale, una sorta di poesia e di estasi contemplativa. In tal caso si potrebbero scoprire nervi dolenti e detestare il film; io, dopo decenni di rabbia per le occasioni perdute, ho accettato la cosa, capendo che dopo tutto è stato meglio così e sono riuscito ad apprezzarlo...
MEMORABILE: Meravigliosa e stravera la frase finale dello psicologo sui due protagonisti e sulle persone normali.
Accostare questo lavoro di Bava a Rashomon è un vero oltraggio alla memoria di Akira Kurosawa, perché se è pur vero che il tipo di trama è lo stesso (una storia raccontata da vari personaggi, ciascuno dei quali dà la sua versione dei fatti) il risultato finale è distante anni luce dal capolavoro giapponese. Il cinema di Bava non mi ha mai suscitato grandi entusiasmi, ma qui il livello è veramente basso. Si salva giusto qualche trovata visiva (ogni volta che la Giordano porta agli occhi il vetro rosso vede lui denudato di un capo di vestiario).
È giusto che anche i maestri si prendano una vacanza. Bava ci va con una rivisitazione di Rashomon insonnolita e svogliata, accesa dei colori turgidi della fotografia e dello sgargiante décor pop dell’appartamento di Halsey, riproposti di lì ad un anno in 5 bambole per la luna d'agosto. Fioca, invece, la luce che promana da un erotismo in vesti da commedia – persino l'aristocratica sensualità della Giordano e lo strip della Skay si deprezzano - e dai segnali trasgressivi della “strana coppia” gay-lesbica. Epilogo da metacinema, in ideale continuità con quello de I tre volti della paura.
MEMORABILE: I titoli di testa con le farfalle;i commenti della Sabel mentre accoglie Halsey.
Tentativo malriuscito, da parte di Bava, di trasformare una commedia sexy in un piccolo cult "rivoluzionario" per il genere. Certi riferimenti espliciti all'omosessualità maschile e femminile hanno ottenuto come unico scopo quello di ritardare l'uscita nelle sale del film, mentre in realtà volevano essere pretestuose pietre dello scandalo. Certo, lo stile di Bava è sempre dietro l'angolo, ma la scrittura è davvero troppo banale per elevarlo alla pari di altri suoi lavori. Il finale poi...
Caleidoscopico divertissement di un Maestro che non prendeva mai nulla particolarmente sul serio, tranne il proprio lavoro. In questa chiave è da leggere anche questo apparente sconfinamento nell'erotico, che già nel titolo promette ben più di ciò che è disposto poi a mantenere. Bava infatti bypassa tutto ciò che di pruriginoso il soggetto propone risolvendolo in uno stile pop, ironico e spiazzante. Così, pur se di film non riuscito si tratta, ancor si resta affascinati ingenuamente dalla fotografia di Rinaldi e dalle musiche di Lallo Gori. Brutto cast!
Decisamente il peggior film di Bava. Insulso, sonnolento e pieno di stupidaggini. Quattro diverse versioni per una serata, per dire che la verità non è mai una sola. E allora? Aria fritta. Da evitare assolutamente, per non farsi un'idea sbagliata del Maestro.
Quante volte? Troppe, anche per la pazienza del baviano di più stretta osservanza che si trova coinvolto in questo insulso rompicapo psicanalitico che gira disperatamente a vuoto, alla vana ricerca di una minima ragion d'essere. La mano del maestro affiora marginalmente, giusto nelle bizzarrie pop della scenografia, mentre la fanno da padrone la faccia da bamboccione di Halsey e i terribili dialoghi "umoristici" partoriti dal genio di Guido Leoni. Resta il piacevolissimo cast femminile, che però concede assai meno di quanto il titolo prometta.
MEMORABILE: La foggia della giacca con cui Halsey si presenta a casa della Giordano.
Raffigura in modo sexy e leggero il rapporto tra i sessi. Le varie storie e legende che spesso si raccontano: un uomo timido che rimorchia una donna vogliosa e instancabile, al contrario una donna pudica abbordata da un maniaco sessuale. Poi c'è il guardone onanista che vede solo omosessuali... E' il periodo pop-psichedelico-ironico di Bava che gira film senza mordente. Un periodo di calo che va dal 1968 al 1970, dove si avverte il pessimismo dei film validi che verranno negli anni seguenti.
Ciak si gira! E si rigira! Le due facce della stessa medaglia in un film irriverente che scambia l'altro lato dell'amore per perversione, ma erano gli anni sessanta... Alcuni dialoghi sono incredibilmente naif. Una pellicola estetizzante dove tutto è possibile, una vicenda raccontata da tre punti di vista. Un cubo di Rubik. Sei pronto a metterti in gioco?
Deludente. Uno dei punti più bassi del buon Mario Bava. Non so con quanta ambizione e ispirazione Bava Senior si sia apprestato a dirigere un film del genere, in cui la banalità non ha limiti. Nemmeno i cosiddetti (pochi) momenti erotici gli fanno raggiungere la mediocrità. Daniela Giordano più bella che brava.
Unica tappa del regista nella commedia sexy con risultati deludenti. È costruito secondo una struttura simile a Rashomon, dove cioè un medesimo accadimento viene raccontato secondo i diversi punti di vista dei personaggi; è una scelta scellerata e suicida, non adatta a un regista come Bava che nelle sue opere non ha quasi mai dato ampio risalto alle trame. In questo caso, in special modo, a venir raccontato da diverse angolazioni è il nulla più totale e non c’è traccia di degno erotismo.
Giustamente da annoverare tra i film minori di Bava assieme a Cinque bambole per la luna d'agosto, di cui non possiede però i picchi negativi che rendevano quest'ultimo la pellicola decisamente meno riuscita del regista sanremese. Questo si mantiene nell'aurea mediocritas, invece, e deve tutto il suo fascino alla raffinata art-decor degli ambienti dell'appartamento e della discoteca. Autocitazione da Operazione paura nella scena della telecamera che dondola assieme al movimento oscillante dell'altalena. Splendida Daniela Giordano.
Una commedia anomala diretta dal bravo Bava che come suo solito riesce a infondere il proprio tocco personale alla pellicola; come non pensare al suo zampino nella fotografia? Per il resto la storia ci mostra come può cambiare una situazione cambiandone il punto di vista. Nel film chiarissimi rimandi alla scenografia pop di Diabolik dell'anno precedente, così come la scena della doccia.
Un esercizio di stile che, se non fosse stato per i dialoghi oscillanti tra il disastroso e l'irritante, avrebbe potuto avere una sua dignità e un senso; considerando l'insieme si è al mero formalismo, la noia è in agguato e la sonnolenza possibile. Dispiace vedere sprecate le invenzioni visive, coloristiche e pittoriche alla Bava (il gusto fotografico e di uso della mdp). Mi chiedo che effetto facesse, all'epoca, tutta quella logorrea dialogata, con parole che oggi suonano ridicole e insulse. Invecchiato male.
Divertissment che fa anche riflettere, racconta di un fatto e di quanto la verità sia difficilmente obiettivabile, poiché ognuno proietta se stesso, proprio come nel test delle macchie di Rorschach (che aprono e chiudono il film). Incredibili le sfaccettature della bravura di Bava che qui sa anche cimentarsi nel genere "costume", confezionando un'opera pop, fruibile su un piano estetico ed espressivo, anticipando di molto il futuro.
MEMORABILE: I begli interni di una casa all'avanguardia architettonica.
Strana bestia Mario Bava: non rinuncia a inserire guizzi provocatori (senza peraltro che la situazione lo richieda) ma rinuncia a prendersi sul serio. Il film non è che una commedia sexy, a tratti financo pecoreccia, che declina stupri e omosessualità per poi incollare un finale che celebra il romanticismo della castità. Bava infila citazioni colte, sfoggia il genio visivo dell'artigiano, ma contemporaneamente si rassegna ai toni da barzelletta. Del resto con tali ingredienti (attori, dialoghi, musiche) era difficile osare oltre.
MEMORABILE: L'altalena in soggiorno e la battuta del portiere guardone: "Te spiego: ce sta l'omosessuale ma anche la donna-sessuale, o invertita, o salamandra".
La bellissima Daniela Giordano interpreta una giovane alle prese con un appuntamento molto particolare. Il film, alla mia prima visione, mi è piaciuto per svariate ragioni. Intanto perché nel 1969 tratta di argomenti "caldi" in modo genuino e senza mostrare, a mio avviso, alcuna opinione in proposito. Il film diverte e Bava non smentisce se stesso nella tecnica, in particolare nella cura della fotografia, ma non solo. E poi, personalmente, trovo irresistibile quella strana "atmosfera" a cavallo di due decenni (60 e 70) tanto diversi tra loro.
Si passi in giudicato: Daniela Giordano è una sventola. A parte tale inevitabile presa d'atto, il filmino è quello che è, una ricognizione fatua e colorata delle nuove abitudini sessuali degli italiani. Grazie a una narrazione multiprospettiva si parla, per ellissi, di satiriasi, ninfomania, omosessualità, verginità, voyeurismo... sempre in bilico fra commediola e barzelletta, beninteso. Meno sciocco di quel che si dice, ma alla fine il sugo è poco. Finale coi protagonisti al mare (di Roma) a vedere l'alba, come in Ecce bombo.
Opera considerata minore di Mario Bava, parte da uno spunto classico (ancora una volta Kurosawa) e plana sulla commedia sexy-lesbica del periodo senza però rinunciare ai virtuosismi che hanno reso unico il suo cinema. Attori piuttosto fiacchi (anche se Calisto Calisti medico è da antologia), ragazze decisamente bellocce ma l'interesse è soprattutto per l'atmosfera psichedelica già annunciata dai titoli di testa e che ogni tanto fa capolino, come un fiume carsico che accompagna tutta l'opera di Bava.
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DiscussioneFauno • 4/09/16 11:51 Contratto a progetto - 2743 interventi
Finale coi due protagonisti al mare (di Roma),a vedere l'alba come in Ecce bombo.
Niente da dire sulla segnalazione di Rufus che denota un occhio cinematografico attento; mi sento però in dovere di ricordare che il film di Moretti è uscito 5 anni dopo. Meglio che non inizi a parlare di Ecce bombo perchè l'ho già fatto in un'altra discussione poi sfociata in lite...Dico solo che di Moretti e Benigni mi disgusta perfino sentir pronunciare il loro nome e mi fermo lì.
DiscussioneZender • 4/09/16 12:06 Capo scrivano - 47801 interventi
Beh, ma Rufus non dice che è copiata da Ecce Bombo, la scena; dice solo che è simile, che in fondo è un dato di fatto. Non vedo proprio perchèdovresti parlare di Ecce bombo poi, si tratta di una similitudine e fine. Altri giudizi su Moretti e persin Benigni evitali, appunto, che qui c'entran niente.
DiscussioneFauno • 4/09/16 17:34 Contratto a progetto - 2743 interventi
Ok sulla seconda parte, ma sarà la scena di Ecce bombo ad essere simile a quella del film di Bava, non il contrario!
E spero di non farmi qualche grassa risata il giorno che vedrò Rashomon...Magari un'altra trovata propagandistica "alla Martin Luther King Kong" l'affiancamento o gemellaggio di questi due film...
DiscussioneZender • 4/09/16 17:44 Capo scrivano - 47801 interventi
In realtà manco dice che che è simile, solo che avviene "come in Ecce bombo". Constata senza dire chi viene prima, chi copia chi o altro. Poi uno può farsi l'idea leggendo che Ecce bombo venga prima, ma lui non lo dice, dice che è solo quel che accade anche in Ecce bombo, ed è vero.
Fauno ebbe a dire: E spero di non farmi qualche grassa risata il giorno che vedrò Rashomon...Magari un'altra trovata propagandistica "alla Martin Luther King Kong" l'affiancamento o gemellaggio di questi due film... Anche se i due film sono di genere molto diverso - uno commedia sexy, l'altro dramma pessimista ambientato nel Giappone antico- le similitudini ci sono, nella struttura della trama e nella soluzione finale (sempre con le dovute differenze di genere).
DiscussioneFauno • 5/09/16 11:06 Contratto a progetto - 2743 interventi
Ma il problema è che dai commenti non sembra ci siano solo similitudini; sembra invece che i Bmovie italiani siano dei gran copioni dai classici. E questa similitudine con Rashomon è roba da ridere rispetto a quel che è scritto in Tutti i colori del buio vs Rosemary's baby, e per me è semplicemente scandaloso e odioso. Non parliamo poi dell'Ultimo treno della notte con l'altra palla di chissà quale film di Bergman...A me son già bastati Il settimo sigillo e Il posto delle fragole per chiuderla lì...Mai visto niente di più banale, ozioso e noioso, a proposito di tanti commenti ripetuti in serie sui Bmovies...
Per Ecce bombo si può indorare la pillola finchè si vuole, ma se non si puntualizza bene, c'è una marea di gente sempliciona che non si pone neanche il problema delle date, capisce che questo film di Bava ha copiato da Moretti e tira dritto con la sua imbecillità...se non ci credete e reputate il livello di chi legge medio-alto (come dovrebbe essere!)buon per voi...io non ci credo più.
In tutti i casi Rashomon lo vedrò e poi rivedrò questo e se avrete ragione ve ne darò atto...Io posso esagerare a dire peste e corna di certi atteggiamenti, ma se si dimostrano motivati sono pronto a ricredermi e a fare autocritica. Per ora un NO a caratteri cubitali lo dico solo per Martino vs Polanski.
DiscussioneZender • 5/09/16 14:01 Capo scrivano - 47801 interventi
L'italiano è italiano, le pillole non c'entrano. Non è che c'è niente da capire. "Come nel" non indica uno che copia da un altro. Indica solo che esistono due scene simili. Poi se uno vuole si guarda le date dei film e si toglie la curiosità, se non vuole capisce solo che le due scene son simili e basta.
Poi stop col tirare fuori gli stessi esempi che nulla c'entrano e di cui hai già scritto cento post. Parla di Rashomon e Bava se vuoi, ma lascia stare Martino e Polanski o addirittura Bergman, o parlane nei post relativi.