Lavorazione sofferta, protrattasi dal 1991 al 1993. Una, forse, delle cause per cui il film appare sviluppato confusamente. La vicenda si perde dietro un "crescendo" di effetti speciali, con droidi sempre più fantascientifici (alcuni volanti!) connotando il film nell'ambito del "fumettistico". C'è pure la ragazzina geniale, asso del computer stile Wargames. Salto nel vuoto per Fred Dekker, regista del piccolo gioiellino Dimensione Terrore (1986) e del pessimo Scuola di Mostri (1987).
Terzo, superfluo capitolo della saga creata da Verhoeven. Già il secondo capitolo era di troppo, questo proprio non avrebbe dovuto esistere. Noioso, con una trama scontatissima, colpi di scena telefonati, un ritmo fiacco e scene d'azione, che dovrebbero essere il punto forte della pellicola, molto brutte. Cast da insufficienza piena. È un peccato che un grande come Rip Torn si lasci andare a certe becere produzioni. Da evitare.
Non riesco a credere che Dimensione terrore e questo "film" siano stati diretti dalla stessa persona. Se col 2 si è fatto fiasco, con questo "Robocop 3" giunto dopo diversi anni si è fatto fiascone! Una squallida operazione commerciale, che per fortuna si rivelò un flop e che nessuno si azzardò a replicare... grazie a Dio. Film inguardabile, attori scarsi... un pallino.
Nonostante l'intervento alla sceneggiatura del disegnatore Frank Miller, il terzo capitolo di Robocop naufraga miseramente dal punto di vista artistico. Si tratta di un fumettone grezzo ed iperviolento in cui la psicologia dei personaggi è tagliata con l'accetta e anche le sequenze d'azione appaiono assai deludenti. Da evitare.
Dopo il primo grande "Robocop" di Verhoeven, la tenuta dignitosa del secondo di Kershner, arriva la mediocrità del terzo capitolo di Fred Dekker, onesto mestierante che affossa completamente l'impianto ferocemente satirico dell'originale, già banalizzato alquanto nel primo sequel. La storiella d'azione che resta è giusto sufficiente a non addormentarsi prima della fine. Trascurabile.
Se il sequel di Kershner aveva ancora qualche freccia al suo arco, quest'ultimo (per ora) proseguio non ha molto da offrire. L'atmosfera sulfurea ed urbana del prototipo è ormai definitivamente edulcorata e tutto assomiglia ad un fumettone cyberpunk di basso profilo. Scene d'azione mediocri, protagonisti stereotipati, violenza moderata; almeno il "nuovo" Robocop (Burke) riesce ad emulare bene Weller, ma è schiavo di una sceneggiatura che spesso lo fa apparire debole e un po' tardo, specialmente nelle sequenze di combattimento. Deludente.
Film zeppo di tutti i luoghi comuni più beceri dei film d'avventura e di banalità varie (una su tutte: la solita bambina prodigio che mette fuori uso due pericolosissimi cyborg nemici utilizzando una specie di commodore 64!!!). Ma una regia discreta con qualche buon guizzo, una buona confezione e qualche sprazzo d'ironia salvano miracolosamente la pellicola dalla categoria "filmaccio". In ogni caso se ne poteva fare tranquillamente a meno.
Il primo era un capolavoro indiscusso di fantascienza cyberpunk, il secondo una pellicola fracassona alla Mazinga contro Goldrake, questo è una boiata pazzesca senza giustificazioni di sorta. Nemmeno Peter Weller, il Robocop originale, ha accettato di recitarvi, lasciando il posto ad un altro. Insensato istupidimento di un supereroe cinematografico, che scalava ben altre vette, nel 1987. Flop in patria, è arrivato nelle nostre sale in ritardo di un anno e mezzo, forse per riempire dei vuoti di programmazione. Era meglio un direct to video. Out.
Non così male come si dice, soprattutto rispetto a alla vaccata che fu il secondo (ma fare peggio era difficile). Una storiella semplice (poveri vs ricchi) in cui non si capisce perché viene innestato l'elemento nippo-ninja, una manciata di minuti sparsi qua e là per vivacizzare l'azione di cui si poteva fare a meno (o si doveva sviluppare di più). Considerando che il target del film sono gli adolescenti il risultato va bene così, anche se il personaggio della bimba hacker (classico tappa falle di sceneggiatura) rimane duro da digerire.
Il terzo capitolo è l'ultimo ed anche il peggiore della saga del robot-poliziotto. Segna, infatti, un passo indietro rispetto al già deludente e ben poco esaltante secondo capitolo. Ancora una volta oltre alla regia anonima, si segnalano
una sceneggiatura stiracchiatissima priva di idee non solo nuove ma almeno accettabili: ci sono i soliti cattivoni da fumetto che, forse, verranno messi nel sacco dal nostro eroe. Almeno non annoia o almeno non più di tanto.
Terzo capitolo della saga affidato a Fred Dekker, regista di horror demenziali. Il suo stile fumettistico e grottesco si sposa bene con le avventure di Robocop e qui perlomeno si cerca di essere fedeli allo script di Miller: la città di Detroit viene svenduta a una multinazionale giapponese che assolda dei mercenari per buttare via gli abitanti dalle loro case. Ottimi gli effetti speciali come il cyborg che vola e le scene d'azione tipo la guerriglia finale contro gli Splatterpunks. Notevole.
MEMORABILE: Gli androidi ninja della Kanemitsu; Lo spot dei simpatici giocattoli basati sugli sgherri della OCP, in realtà degli assassini spietati.
Se non superiore, al livello del secondo capitolo. Almeno qui ci sono una bella sceneggiatura e momenti sia drammatici che di humor nero (lo spot dei giocattoli dei risanatori). Sono tanti poi i rimandi al primo capitolo e, cosa da non sottovalutare, torna la meravigliosa colonna sonora di Basil Poledouris. Manca di coraggio e di credibilità: i samurai robot avrebbero potuto disintegrare Robocop in pochi minuti; e come è riuscito a trovarsi subito a suo agio con il sistema di volo? Il personaggio della bambina è irritante.
MEMORABILE: Robocop sorregge la collega Lewis formando la pietà di Michelangelo; Anche se è molto trash, la scena in cui Robocop arriva volando è epica.
Dopo un sequel che, seppur mal concepito, almeno non tradiva l'originale sotto il profilo dello splatter e della satira paradossale, questo terzo capitolo somiglia troppo a un action-movie per famiglie (l'insopportabile bimba prodigio rende il tutto anche più ovvio). La critica sociale e le gag annesse sono castigate e l'intrusione di un robot ninja (meglio lasciarli a Bookwalter, quelli) e di un jet-pack abbassa ulteriormente l'asticella dell'umorismo a livelli puerili. Tecnicamente comunque c'è di peggio: guardabile se non si hanno gran pretese.
MEMORABILE: L'ED-209 hackerato; La morte di Nancy Allen; Il suicidio del dipendente; Otomo si sistema la mascella fuori posto; Robocop vola con uno zaino a razzo.
Avvilente terzo capitolo che non aggiunge nulla e anzi toglie dignità a un personaggio che ormai aveva dato tutto già col capostipite. La regia è anonima, gli scontri numerosi ma di bassa attrattiva; e i personaggi, buoni o cattivi, vanno al di là dello stereotipo, risultando assai poco interessanti. Non c'è quasi niente da salvare (anche l'inaspettato decesso sa di tentativo di compensazione di una sceneggiatura davvero misera), compreso il finale, in cui si esagera con le Robocop funzioni, tentando di stupire, ma non si riesce comunque a far galleggiare la fanta-bagnarola filmica.
MEMORABILE: I "ninjabot", che almeno rappresentano qualcosa di un po' diverso, anche se appaiono esageratamente sofisticati.
Dopo un inizio promettente, la trama inizia a sgretolarsi, infilandoci dentro cyborg/samurai, una bimba hacker-prodigio che manipola tutte le macchine in modo del tutto inverosimile e una dottoressa che avrebbe creato Robocop ma non si è mai vista nei capitoli precedenti. Burke se la cava nel sostituire Weller nelle poche scene senza elmo, la Allen è sempre ottima nei panni della partner lavorativa dell'arma umana. Non si può negare una certa efficacia nella voglia di intrattenere senza troppe pretese, ma i buchi di trama e soprattutto il finale demenziale affossano il film.
MEMORABILE: (in negativo) L'inchino finale a Robocop: perché!?
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L'incipit di Robocop 3, è ambientato in uno squallido quartiere di periferia, in procinto d'essere abbattuto dalle squadre speciali inviate da una multinazionale.
Analogo inizio, pressoché identico è quello presente nel post-atomico diretto da Castellari, ovvero Fuga dal Bronx (1983).