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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Film epocale, di culto, ma certamente imperfetto. Il road-movie per eccellenza, il manifesto della libertà propugnata dalla cultura hippy è in realtà un lungo viaggio per le strade deserte (e assolate) degli Stati Uniti, con la cinepresa (diretta da Dennis Hopper, che con Peter Fonda ha curato praticamente tutto, dalla sceneggiatura alla produzione fino, ovviamente, alla recitazione) che riprende le motociclette ormai anacronistiche di Capitan America (Fonda) e Billy (Hopper) mentre si superano e si affiancano, procedendo appaiate sugli sfondi evocativi di un'America libera e forse ai più sconosciuta. Non ci sono dialoghi particolarmente brillanti ma quasi sempre considerazioni...Leggi tutto di gusto popolare, sprazzi di filosofia spicciola, frasi spezzate (dai fumi dell'alcol e della droga, assunta In dosi massicce e nelle forme più disparate: coca, marijuana, acidi…) e il vero senso del film lo dà la colonna sonora, intrisa di classici rock-country-blues a partire dall’inno “Born To Be Wild” degli Steppenwolf. EASY RIDER è un film di sensazioni (esemplare la lunga parentesi psichedelica vissuta forse da Karen Black, continuo sovrapporsi di immagini senza alcun senso apparente), in cui poco spazio può trovare anche l'istrionismo del giovane Jack Nicholson. Un film che però, a ben vedere, è costruito senza nessun tentativo di rendere piacevole l'esperienza, visto il montaggio lento e la noia costante che colpisce chiunque non voglia fondersi con l'animo dei due protagonisti. Finale comunque scioccante, che arriva inatteso e inesorabile: messaggio chiarissimo!

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Lele Emo 28/03/07 13:38 - 184 commenti

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Grosso manifesto generazionale meravigliosamente hippy e irresistibilmente ancora giovane. Degno di essere il più importante fra i "flower-power-road-movie". Nessun attore brilla particolarmente per interpretazione, ma l'atmosfera s'impone magistralmente e contrappone ad una superficie di colori, estate e positivismo hippy, una vena nera ed amara, chiara fine del sogno. Meravigliosa la scena nel bordello con gli Electric Prunes a far da sfondo. Toccante il momento di Fonda al cimitero, in acido, in braccio alla statua.

Red Dragon 29/03/07 21:29 - 125 commenti

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Stracult firmato Hopper (e Fonda). Diciamolo, tanto lo dicono pure loro in svariati momenti: questi non recitavano, in quel periodo erano veramente strafatti! Ma è proprio questa la forza di Easy rider: autenticità e spirito pienissimo. Il film non è un capolavoro, tutt'altro, ma diventa un manifesto generazionale perché ha un'anima chiara e precisa, con spazio per un piccolo ma grande momento del giovane Nicholson. Può risultare lento, molto lento, ma almeno una volta va visto. Born to be wild.

Deepred89 15/04/07 14:24 - 3706 commenti

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Incredibilmente sopravvalutato. Probabilmente all'epoca un prodotto del genere poteva sembrare interessante, oggi appare soltanto noioso e obsoleto. Lentissimo, con una storia poco coinvolgente e per nulla emozionante, pieno di dialoghi e situazioni alquanto datate. Restano le ottime interpretazioni degli attori e le musiche molto azzeccate, ma nonostante questo il film va visto solo come documento d'epoca.

Homesick 17/04/07 12:54 - 5737 commenti

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Il manifesto di una libertà irraggiungibile perché minacciata dal conformismo e dalla paura. Hopper conferma la sua sensibilità di uomo ed autore, dirigendo con passione ed inventiva un film amaro, profondamente calato nella società americana del tempo, ma con un messaggio che giunge intatto anche a quella di oggi. La figura da lui interpretata è ingenua ed esuberante, quella di Fonda jr enigmatica e disillusa, mentre l'acutissimo discorso su libertà e paura che pronuncia lo straordinario avvocato-filosofo Nicholson è da imparare a memoria e vale l'intera visione. Grandi musiche.
MEMORABILE: Nicholson: il suo discorso su libertà e paura, perfetto corollario di quello sugli extraterrestri; il tic al braccio;« Non so se mi spiego...».

B. Legnani 16/10/07 10:54 - 5532 commenti

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Ingeneroso valutarlo oggi, ma causa una certa delusione. Alcune trasgressioni ora fanno sorridere e resta la sensazione di un film che ha un concetto di base notevole, ma la cui realizzazione è altalenante. Pecca cui hanno sopperito, al tempo, l’anelito verso l’impossibile libertà, le molte cose inedite, talune splendide immagini (quelle montagne a strisce…). Il citato anelito di libertà (contrappuntato dai tanti corsi d’acqua), magari declinato in maniera diversa a seconda della persona e della sua storia anteatta, difficilmente non conquista.
MEMORABILE: Il discorso di Nicholson sulla libertà e “Meglio tornare indietro” (e quel che segue, per me, al di là della metàfora, più che sorprendente).

Il Gobbo 16/03/08 18:13 - 3015 commenti

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Imperitura fucina di icone per aspiranti fricchettoni più o meno fuori tempo o fuori posto (vedere le locandine del film nelle camerette di amici a Nuoro - no, dico... - ci ha sempre divertito moltissimo), e va bene. Ma il film, già ingenuo al limite dell'auto-parodia, oltre che rozzetto, è talmente incartapecorito che non lo si riguarda più per evitare un deprecabile soprassalto di simpatia con gli schioppettatori in coda. Sconsigliato ai maggiori di quattordici anni.

Ford 7/07/08 22:39 - 582 commenti

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Un film visivamente esaltante coi suoi colori sgranati, i salti di montaggio e gli effetti ottici... ma la storia dimostra ampiamente i quaranta anni che son passati, in cui s'è capito che libertà non è farsi di spinelli davanti ad un fuoco o di acidi in un cimitero... La sceneggiatura ha diversi buchi riempiti da interminabili scene di viaggi in moto e musica rock.

Herrkinski 10/08/08 19:29 - 8111 commenti

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È un film rozzo, talvolta sperimentale, che è riuscito ad imporsi come film di culto per una serie di motivi. Innazitutto la colonna sonora è splendida e ben amalgamata con le immagini, tanto da caratterizzare addirittura svariate sequenze e renderle memorabili. C'è davvero tanta musica in questa pellicola. Tuttavia quando subentrano i dialoghi, si nota pure il realismo dei "fattissimi" interpreti (su tutti Jack Nicholson) e le "facce giuste" dei personaggi di contorno. Bellissime le location, d'effetto il montaggio psichedelico.
MEMORABILE: Lo scambio di droga e "The Pusher" in sottofondo, Fonda che lancia l'orologio e parte in moto sulle note di "Born To Be Wild", il trip a New Orleans.

Straffuori 12/08/08 21:48 - 338 commenti

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Film culto sulla filosofia hippy, sulla libertà, sul tema del "viaggio" (in tutti i sensi) condito da bei pezzi di rock and roll e da interpretazioni notevoli, specie di Fonda e Nickolson (Hopper mi è sembrato un po' troppo fuori dagli schemi). Il film a mio parere pone l'accento sul prezzo da pagare per essee veramente liberi e sul fatto che chi è libero è diverso e chi è diverso fa paura anche senza fare del male. Vedasi la spiegazione di ciò nel triste e assurdo finale.

Galbo 17/08/08 19:34 - 12392 commenti

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Assurto a "road movie" per eccellenza, appare inevitabilmente ingenuo e datato agli occhi dello spettatore odierno, ma non va dimenticata la carica innovativa che ebbe all'epoca della sua uscita, riguardo a trasgressività e denuncia del mondo piccolo borghese della remota provincia americana, rispetto al quale il film è decisamente un inno anticonformista e libertario. Valore aggiunto ulteriore è quello fotografico e paesaggistico, la cui validità è ancora intatta.

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Cotola 26/08/08 13:30 - 9043 commenti

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Film diventato un vero e proprio mito più per essere stato il manifesto di una generazione che si è riconosciuta in esso e nei suoi "contenuti" che per il suo vero valore, che è sicuramente indubbio ma forse eccessivamente sovrastimato. Profondamente legato ai tempi in cui fu girato, oggi può apparire un po' datato ma a tratti conserva intatta la sua bellezza. Grande interpretazione di Jack Nicholson e strepitosa colonna sonora fatta di brani ormai indimenticabili. Finale violento e molto amaro.

Matalo! 28/08/08 13:06 - 1378 commenti

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Passano gli anni e i contorni si delimitano per questo film, più proverbiale che riuscito ma non brutto, dove due giramondo percorrono come cowboys gli Stati Uniti infiammati dalla controcultura. Il merito di aver volgarizzato un fenomeno underground c'è tutto, solo che a volte è noioso e mai veramente incisivo. Nicholson, nel ruolo dell'avvocato alcoolizzato che ad ogni sorso di whiskey dice "Indiani!" è immortale. Hopper nei vestiti e nel modo di fare è tale e quale a Freewheelin' Frank dei Freak Brothers.

Caesars 9/09/08 08:57 - 3790 commenti

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Un film che ha fatto, giustamente, epoca ma che oggi appare inesorabilmente datato. Resta fondamentale comunque per la svolta che prenderà il cinema americano negli Anni Settanta e di ciò bisogna rendergli merito. Tra i suoi difetti un'eccessiva lentezza accompagnata da una trama che in alcuni momenti fa fare capolino alla noia. Gli attori svolgono bene il loro ruolo e tra di essi il più incisivo appare Nicholson, ancora lontano dalla gigioneria che lo caratterizzerà in seguito. Triste il finale e valide le musiche. Da vedere almeno una volta.

Patrick78 21/01/09 15:58 - 357 commenti

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Che delusione! Non si salva quasi niente in novanta minuti di disastro, che non è poi neanche così originale come vogliono farci credere, visto che sia Corman prima sia Richard Rush dopo erano arrivati a trattare meglio il tema dei bikers. Hopper avrebbe fatto bene a recitare, invece di intrufolarsi in quel mestiere di difficile applicazione che è fare il regista e propinarci una prima parte di film abbastanza decente, mentre nella seconda parte ci inonda di LSD e allucinazioni da morfinomane. Comunque bravissimo Nicholson e buono il finale amaro.

Pigro 25/06/09 09:31 - 9666 commenti

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Due piccoli trafficanti di droga attraversano in moto le praterie americane facendo vari incontri. Per Hopper questi due rappresentano la vera libertà in opposizione alla società intollerante: segno dei tempi, in cui droga e sregolatezza erano idealizzati. Ma qui l'affermazione è confusa e ambigua, così come ambiguo e confuso è il film, costruito slabbrando il plot senza distruggerlo, inserendo canzoni e paesaggi a mo' di siparietto tra le scene dialogate, insomma facendo l'alternativo senza prescindere dai canoni hollywoodiani. Bel finale.

Ciavazzaro 30/12/09 11:36 - 4770 commenti

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Soppravalutato rispetto ai suoi meriti effettivi. Forse per chi ha vissuto quegli anni il giudizio può apparire molto positivo, ma in definitiva il film a mio avviso non è grandissima cosa. Buono il casting, ma la regia lascia a desiderare.

Capannelle 30/10/09 15:13 - 4411 commenti

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Film di culto ma se gli togli le inquadrature sulle moto on the road e alcuni pezzi della colonna sonora rimane ben poco. Un poco che esprime tutta la voglia di libertà del tempo (e la denuncia del razzismo neanche tanto strisciante negli Usa) ma che si articola però in una pellicola tanto genuina quanto ingenua (il girato fu fatto in quattro balletti, sul montaggio ci furono dubbi a ripetizione) e in dialoghi che non portano lontano. Soprattutto rivedendolo oggi.

Tarabas 19/01/10 11:15 - 1878 commenti

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Gli idoli non si giudicano, si venerano o si abbattono. Easy Rider è un mito, la cui influenza culturale, immagini e musica, va tanto al di là del contenuto che è impossibile fermarsi alle facilonerie hippy un po' invecchiate, alla contrapposizione manichea (ma nel '69 chissà) tra capelloni e rednecks intolleranti e violenti. Una conquista del west al contrario, virata in LSD, verso un Mardi Gras vuoto e funereo, un compianto dell'America madre libertaria precocemente morta (il delirio di Fonda nel cimitero). Da vedere e sentire, tuttora.

Saintgifts 16/01/10 22:50 - 4098 commenti

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Come tutti i lavori "speciali", Easy Rider suscita plausi e nello stesso tempo dissensi. Io credo sia un grande film, non tanto per quello che dice o vuol dire (e di cose ne dice), sulle quali ognuno farà le sue considerazioni, ma per l'opera in se stessa: nuove emozioni, nuove sensazioni. Si vedono persone, luoghi, si odono parole, come in tutti i film, ma qui è diverso: le persone, i luoghi, le parole, cose già conosciute, qui sono nuove, riscoperte e rivalutate, viste sotto un'altra ottica, che costringe a rivedere e a riascoltare.
MEMORABILE: Billy (Dennis Hopper) che non ha capito, dice: "Siamo ricchi perciò siamo liberi", Wyatt (Peter Fonda) che invece ha capito risponde: "Siamo fregati".

Rebis 30/01/10 17:50 - 2337 commenti

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Inestricabile dal contesto storico-culturale che lo ha concepito, Easy Rider sorprende oggi per la ricerca di un continuum spazio-temporale in cui il viaggio è contemporaneamente dipartita e arrivo, generazione e morte, trip psichedelico e stasi. L'uso del montaggio, in questo senso, è piuttosto innovativo, per quanto, del film, vivisezionato da una critica impietosa, non resti quasi nulla (sequenza lisergica a parte...). Il film va però fruito come "manifesto": la bellezza dei paesaggi (fotografati da Kovacs) è notevole, la colonna sonora eloquente; Fonda e Nicholson degni di memoria. Cult.

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Il Dandi 19/03/10 11:17 - 1917 commenti

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La prima volta che lo vidi mi parve allegorico; a ripensarci ora non lo è neanche tanto. Certo, il viaggio al contrario (da ovest verso est) è geniale, la simbologia delle droghe è molteplice (la cocaina per il commercio, la marjuana per l'amicizia, l'acido per l'incubo individuale) e ciò detta anche la regia: il montaggio sincopato ha fatto epoca ed è stato imitatissimo. Peccato per il cattivo doppiaggio italiano. Comunque vederlo senza partecipare al rito dei protagonisti è un po' come vedere un 3D senza gli appositi occhialini.
MEMORABILE: La riparazione della ruota dell'Harley in fattoria, mentre il maniscalco cambia un ferro: ognuno aggiusta il suo cavallo!

124c 15/06/10 16:51 - 2918 commenti

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Film "da sballo" di fine anni '60, con personaggi giusti, comprimari azzeccati e ambientazioni uniche. Certo devono aver avuto un gran coraggio i produttori a soprannominare il protagonista Capitan America, visto che Peter Fonda è più un byker che un simbolo del sogno americano, o un supereroe. Dennis Hopper firma, comunque, il suo film più riuscito, lanciando, nel firmamento americano, la stella di Jack Nicholson, che crescerà negli anni e nei film (prima era solo un attore di horror low budget di Roger Corman). Grandi musiche!
MEMORABILE: "Born to be wild" a palla!

Fauno 29/10/11 00:33 - 2212 commenti

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Se c'è un personaggio che da quando l'ho visto per la prima volta non ho mai smesso di adorare, idealizzare e che in qualsiasi stato mentale mi trovassi non mi ha mai abbandonato, quasi fosse un amuleto o un simbolo carico dell'energia più proficua, quello è proprio Wyatt, Capitan America, l'ineguagliabile Peter. E per le mie prossime 100 metamorfosi o reincarnazioni non mi abbandonerà mai neanche il concetto di libertà così bene espresso dal grande Nicholson... mi resterà sempre in fondo al cuore.
MEMORABILE: Fra le altre, ottima anche la nazionalità del primo autostoppista.

Fabbiu 21/08/10 15:15 - 2145 commenti

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Passano gli anni e questo film resta in testa tra i manifesti della cultura hippy del tempo, della controtendenza ed evasione agli schemi borghesi; perché? Probabilmente perché non rappresenta o ricrea; easy rider è di quegli anni! Si godono molto le riprese on the road, che hanno una patina quasi di amatorialità (specie le scene sulle strade del carnevale); le musiche rock-country ben selezionate e le interpretazioni naturali con dialoghi non eccellenti (si sostiene che molti siano improvvisati) in particolare Jack Nicholson giovanissimo.

Nando 6/12/10 00:41 - 3814 commenti

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Apologia del mondo hippy e del viaggio in chopper tra le praterie e i deserti degli States. Una visione del nuovo pensiero, contrapposto ai campagnini benpensanti e reazionari infarciti di ridicoli pregiudizi. Un valido affresco on the road che si giova di tre ottimi intepreti e di una colonna sonora monumentale.
MEMORABILE: Le psichedeliche immagini seguenti all'assunzione del LSD.

Ziovania 8/01/11 11:23 - 337 commenti

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On the road per le strade d'America con delle scomode (immagino) motociclette al posto dei cavalli, Billy e Captain America sono gli ideali figli di John Wayne. Ripudiato il padre, non hanno però fatto i conti con la violenza e il razzismo di uno spicchio d'America da sempre contrario ad ogni cambiamento. Il loro viaggio, che è in primo luogo un viaggio interiore, finisce per diventare un'odissea. Uno dei meriti principali del film di Hopper è di non aver posto precisi riferimenti temporali e, soprattutto, nella genuinità di questo viaggio.

Giacomovie 1/09/12 21:04 - 1398 commenti

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Forse in America stanno ancora discutendo su quale tra questo film e Cinque pezzi facili sia più vicino al capolavoro. Per me nessuno dei due, ma Easy Rider è un buon film e ha una struttura più definita e veritiera rispetto all’indefinitezza dell’altro, una filosofia malinconica che non manca di connotazioni deliranti. Espone una spensierata avventura on the road realizzata con una tecnica di ripresa notevole, una colonna sonora che fa sentire ad un concerto e la ricerca di un senso di libertà tanto predicato ma allo stesso tempo temuto. ***
MEMORABILE: “Parlare di libertà ed essere liberi non è la stessa cosa”.

Rambo90 5/11/12 01:02 - 7697 commenti

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"Road movie" di culto, imperfetto nella confezione (ma questa era una marca all'epoca di certi film indipendenti) ma memorabile per alcuni dialoghi, per un montaggio spesso sconclusionato (celebre la sequenza del post LSD) e per l'abbigliamento e le moto dei protagonisti. Hopper e Nicholson giganteggiano, un po' troppo silenzioso Fonda. Da non perdere.

Piero68 7/11/12 09:56 - 2957 commenti

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Manifesto generazionale di culto che ha rappresentato per anni non solo il road-movie per eccellenza ma anche il tipico way of life dei giovani americani sul finire degli anni 60. Certo ci sono molte pecche, anche perchè Hopper non è proprio un fine regista, ma le interpretazioni dello stesso Hopper e di Nicholson, unite a quella del più taciturno Fonda, sono davvero monumentali. Come monumentale è la colonna sonora (su tutte "Born to be wild"). Sublime fotografia affidata a Kovacs e finale tragico che ha contribuito all'immortalità della pellicola.

Almicione 16/12/12 01:52 - 764 commenti

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La monotona alternanza di tediose riprese dei due motociclisti in viaggio e dialoghi inconcludenti e a tratti confusi rendono l'opera, nonostante la durata e il successo, fondamentalmente scialba. La regia quasi fastidiosa di un Hopper che avrebbe fatto meglio a limitarsi al ruolo di attore, non delinea in modo efficiente l'idiosincrasia popolare nei confronti della nascente cultura hippie. In questa generale mediocrità campeggia l'esimia performance di Nicholson.

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Samdalmas 11/07/15 13:48 - 302 commenti

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Manifesto generazionale che ha segnato un'epoca, alla fine degli Anni Sessanta. Dennis Hopper e Peter Fonda sono due biker che attraversano l'America tra sogni, utopie e droghe a volontà. Quel sogno di libertà sta per finire tragicamente. Splendida la fotografia del grande László Kovács. Oltre a Jack Nicholson, nel cast anche una giovane Karen Black nel ruolo di una prostituta. Colonna sonora fenomenale: da Jimi Hendrix ai Byrds, il meglio del rock dei 60's.
MEMORABILE: Born to be wild iniziale; Il trip con le ragazze nel cimitero.

Jandileida 16/07/15 20:33 - 1565 commenti

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Legato al suo tempo, certo, e per me questo non è un aspetto negativo, anzi: la colonna sonora è un pezzo, anche grosso, di storia della musica contemporanea. Ma il film è anche un grande, sentito, amarissimo ritratto del rifrangersi dei sogni e degli ideali libertari contro il triste mondo reale: come non amare il Nicholson che discetta fattissimo di libertà? Poi, in una certa misura, è anche rozzo, manicheo (i bifolchi contro i capelloni) e montato molto male, ma la viscerale sincerità di Hopper si incontra raramente. Plauso anche per il riflessivo Fonda. Nella mia top 20.
MEMORABILE: Hopper nella comune: io avrei reagito allo stesso modo; L'acido al cimitero.

Pinhead80 16/07/15 13:38 - 4759 commenti

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Questo film di Hopper rappresenta lo spartiacque tra il vecchio cinema americano e quello della nuova generazione. Gli elementi innovativi sono da ricercare nella triade velocità-motociclette-droga, che andava incontro alle esigenze del pubblico giovanile. Il film ci accompagna alla scoperta di queste nuove generazioni che viaggiano negli Stati Uniti alla ricerca di qualcosa che gli appartiene per diritto, ma che non riescono a trovare. Opera dalla grande importanza storica a livello cinematografico e pregna di significati.
MEMORABILE: Il finale.

Liv 3/01/16 10:29 - 237 commenti

I gusti di Liv

Film che mi ha deluso, visto molti anni dopo che uscì e dopo averne tanto sentito parlare. Lo trovo erratico, velleitario, fatto di episodi quasi casuali e casualmente cuciti assieme. Molto meglio trovo Jack Nicholson e Karen Black in Cinque pezzi facili, di tutt'altro spessore. Questo mi sembra un film allucinato e stupefatto, senza capo né coda.

Daniela 8/07/16 01:24 - 12662 commenti

I gusti di Daniela

Come talvolta accade alle opere troppo radicate nel loro tempo, non è invecchiato benissimo questo film di Hopper, né sembra più così liberatorio il binomio erba e filosofia hippie. Sfumata la carica innovativa, restano i difetti di una sceneggiatura un poco slabbrata con una denuncia troppo generica del razzismo dei confronti dei non-omologati, ma anche gli innegabili pregi: una coppia di protagonisti iconograficamente perfetta, Nicholson finalmente in un ruolo che gli consente di dimostrare tutta la sua bravura, un epilogo tragico di grande impatto nella sua inaspettata stringatezza.

Paulaster 19/03/18 09:32 - 4419 commenti

I gusti di Paulaster

Due biker trasportano droga sui loro chopper attraverso gli Usa. Manifesto degli hippies moderni più nichilisti che sbandieratori di ideali. Fonda ha un ruolo iconico, libero e rilassato, mentre Nicholson surclassa Hopper come sballone (un'inversione di ruoli tra i due avrebbe dato più impatto). Musiche fondamentali a reggere gli spostamenti. Conclusione repentina e violenta come per distruggere gli ultimi sognatori.
MEMORABILE: Nicholson che beve il whisky; Le immagini del carnevale a New Orleans; Il trip di acido della doppia coppia.

Lou 15/11/16 23:54 - 1121 commenti

I gusti di Lou

Un film emblema del suo tempo, capace di rappresentare un inno alla libertà di vivere senza riferimenti e schemi precostituiti. La struttura stessa del film è disordinata e allucinata: una serie di eventi casuali che si susseguono e che riflettono lo spirito avventuroso e libertario dei protagonisti. Ottima la colonna sonora, dove il rombo delle moto chopper si fonde con una musica strepitosa e immortale.

Magi94 27/06/17 14:08 - 952 commenti

I gusti di Magi94

Film dolceamaro sull'America di fine anni '60. La regia è ottima, gli scenari meravigliosi coronati dalle musiche, la sceneggiatura presenta un crudo e allo stesso tempo poetico affresco sulla contrapposizione tra le due anime degli USA che vediamo ancora oggi. Nicholson come al solito superlativo. Effettivamente ci sono anche momenti meno riusciti, come il lungo trip di lsd che non mi ha affatto convinto. Rende di più in lingua originale.
MEMORABILE: "Gnic, gnic, gnic!"; Il discorso sulla libertà.

Thedude94 14/12/17 23:31 - 1097 commenti

I gusti di Thedude94

Hopper filma se stesso e gli ottimi Nicholson e Fonda in un road movie senza una grande storia da raccontare, ma pieno di curiosità e aneddoti sull'America di quegli anni di libertà e allo stesso tempo di potere capitalista. Il regista gira anche in maniera originale: ci mostra i grandi spazi terreni attraversati dai motociclisti, alternando le scene con un montaggio a dir poco frenetico, in alcuni momenti. Le parti migliori sono quelle relative all'assunzione delle sostanze stupefacenti, che mostrano gli effetti di esse sui protagonisti.

Pesten 21/07/18 10:28 - 790 commenti

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Storico, sì. Strano, sì. In molti lo reputano sopravvalutato e zeppo di imperfezioni tecniche. Ma alla soglia del suo 50esimo compleanno questo film regala ancora emozioni; vuoi per le inquadrature particolari e volutamente grezze, per le sue location che rappresentano il sogno on the road su territorio americano di tutti, ma anche per la sua negatività e crudezza finale, denuncia di una ignoranza e chiusura mentale che a conti fatti è maledettamente attuale. Personaggi semplici ma al tempo stesso enigmatici, grande colonna sonora.
MEMORABILE: Jack Nicholson, a cui basta poco per rubare la scena a tutto e tutti.

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Bubobubo 19/09/18 13:05 - 1847 commenti

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La miccia artistica che ha infuocato le menti di una generazione, quella sessantottina. Road movie utopico e male invecchiato che celebra la libertà in quanto tale, a dispetto dell'altro e degli altri. Poco importa che i demoni personali (dipendenze, estrazione sociale, desideri di maternità) siano in agguato per rovinare la festa: il malinteso è stato ormai abbondantemente orchestrato. Non fosse per le musiche, indifendibile. Il finale giunge come una liberazione.

Reeves 22/10/20 12:37 - 2214 commenti

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Un film che è al tempo stesso un passaggio mitologico e anche un caso di evidente sopravvalutazione. All'epoca, come dimostra il titolo italiano, era il film della libertà (anche se realizzato da un fervente repubblicano come Hopper), oggi questa lettura appare davvero datata. Restano le musiche incredibili (quando i due vanno in moto nella foresta e si sente "I Wasn't Born To Follow" dei Byrds i brividi continuano a venire, sulla schiena).

Minitina80 16/02/21 17:23 - 2984 commenti

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Basato su un’idea sfuggente e forte di libertà assoluta, priva da ogni costrizione che omologhi l’individuo in categorie o settori. Manca una trama lineare, ma non se ne sente la mancanza perché avrebbe circoscritto e ridotto l’opera a una qualcosa di definito, mentre qui si tratta di sensazioni che devono essere lasciate entrate nella pelle e nelle ossa. Appartiene a quel genere di film per cui un’analisi prettamente tecnica risulta superflua e penalizzante. Va vissuto e apprezzato per quello che trasmette e se non piace poco male, si passa oltre.

Noodles 24/02/23 17:09 - 2227 commenti

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Uno dei grandi cult del cinema americano, il road movie per eccellenza, e già questo vale tanto. Ma ciò che lo rende straordinario sono la semplicità dei dialoghi, il realismo autentico e quell'imperfezione di fondo che ne fa un'opera vera, senza gli abbellimenti e i nastrini di certo cinema che vuole essere realista ma con un occhio all'incasso. Alcune scene sono indimenticabili, su tutte la sequenza lisergica e il finale, autentico shock. Si viaggia tra gli splendidi scenari americani e si riflette sull'intolleranza di fondo della civiltà a stelle e strisce. Imperdibile.

Alexcinema 6/05/23 00:09 - 116 commenti

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Opera-manifesto della generazione ribelle americana di fine anni 60, costretta a fuggire continuamente da se stessa e il cui pretesto del viaggio nomade in motocicletta e delle sostanze stupefacenti può essere forse del tutto casuale. Collage disordinato di introspezioni, poco coinvolgente e volutamente criptico, che converge in un traumatico finale che trae proprio dalla casualità la sua forza più brutale. Visione incomprensibile a chi non entra nel giusto contesto.
MEMORABILE: L'allucinante montaggio dell' "intrippamento" al cimitero abbandonato: un incubo su celluloide.
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MUSICHE:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
  • Discussione Raremirko • 1/09/16 23:08
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Raremirko ebbe a dire:
    Concordissimo, poi, sul fatto che Easy Rider (magari inconsapevolmente, chissà...) ha dato la stura al cinema horror rurale americano più di qualsiasi altro film.

    Insomma, non l'ho bene in mente per ricordamelo come si deve, ma un ****! non glielo leverebbe nessuno

    Film seminale (in tutti i sensi) per chi come me ama come se stesso il nuovo cinema americano di rottura.



    Buio, perdonami, non capisco che intendi per contributi dati al cinema horror rurale.


    Il finale del film, con i redneck abbruttiti, sadici e assassini


    Capito; in parte anche lo stile del film, libero e non schematico, anticipa molte cose a venire.
  • Musiche Schramm • 22/07/18 17:16
    Scrivano - 7694 interventi
    Il finale non piacque a Bob Dylan, che avrebbe preferito dare una speranza al pubblico, e perciò compose una ballata con un testo più positivo, ottenendo un risultato ancor più contrastante e ambiguo che lasciò particolarmente soddisfatto Fonda.

    (Peter Fonda, prima conferenza stampa di prsentazione del film)
    Ultima modifica: 23/07/18 18:30 da Zender
  • Musiche Il Dandi • 23/07/18 17:19
    Segretario - 1488 interventi
    Schramm ebbe a dire:

    Il finale non piacque a Bob Dylan, che avrebbe preferito dare una speranza al pubblico, e perciò compose una ballata con un testo più positivo, ottenendo un risultato ancor più contrastante e ambiguo che lasciò particolarmente soddisfatto Fonda

    (Peter Fonda, prima conferenza stampa di prsentazione del film)


    Per chiarezza: Bob Dylan NON è l'autore della canzone Ballad of easy rider.

    Il futuro premio Nobel venne effettivamente approcciato da Fonda, che avrebbe voluto utilizzare la sua It's alright ma', I'm only bleeding e che lui componesse anche una canzone originale.

    Per incertezza o indisposizione Dylan si limitò invece a recapitare a Fonda i primi versi (The river flows, it flows to the sea/Wherever that river goes, that's where I want to be/Flow, river, flow) raccomandando di farli avere a Roger Mc Guinn dei Byrds, che avrebbe "sicuramente saputo cosa doverne fare".

    Ballad of Easy Rider divenne così il titolo dell'ottavo album dei Byrds, sovente ma erroneamente confuso con la quasi omonima colonna sonora originale del film.
    In entrambi gli album la canzone è accreditata al solo Roger Mc Guinn come autore; il cantante dei Byrds avrebbe voluto indicare Dylan come coautore per riconoscenza, ma quest'ultimo chiese espressamente che il suo nome non comparisse.

    La versione presente nel film (e nella soundtrack) è differente ed è eseguita dal solo Mc Guinn senza il gruppo.

    Sempre Roger Mc Guinn è responsabile anche della cover di It's alright Ma' I'm only bleeding che si ascolta sui titoli di coda, dal momento che Fonda non riuscì ad ottenere dalla Columbia i diritti per utilizzare l'originale di Bob Dylan.


    ***
    Fonte: note di copertina dell'album Ballad of Easy Rider dei Byrds, ristampa del 1997.
    Ultima modifica: 23/07/18 17:25 da Il Dandi
  • Musiche Schramm • 23/07/18 17:47
    Scrivano - 7694 interventi
    curioso. andrebbe a questo punto immessa anche l'intervista con fonda che dettaglia l'aneddoto raccontandola assai diversa, ma purtroppo non ho in questo momento con me il libro, che devo peraltro restituire domani, e che sul caso easy rider è oltretutto un arsenale di curiosità e trivia molto interessanti, soprattutto legate al modo in cui hopper ha più volte accidentato le riprese e la post-produzione (traccia tra le altre cose anche un incontro tra quest'ultimo e manson). vedrò di provvedere stanotte e riaggiornare qua domani pomeriggio.
    Ultima modifica: 23/07/18 18:32 da Zender
  • Curiosità Schramm • 23/07/18 17:49
    Scrivano - 7694 interventi
    Inizialmente il titolo del film era The Loners - I solitari, modificato poi in Easy rider grazie al coautore della sceneggiatura Terry Southern.

    Easy rider è un modo di dire degli Stati Uniti che fa riferimento al pappone che vive assieme alla propria assistita, e che quindi ha accesso quando vuole a una facile cavalcata (una "easy ride", appunto)

    I nomi dei due protagonisti sono presi a prestito da quelli di due leggende del vecchio west: Billy The Kid e Wyatt Earp.

    (Peter Fonda, prima conferenza stampa di prsentazione del film)
  • Musiche Il Dandi • 23/07/18 18:02
    Segretario - 1488 interventi
    Schramm ebbe a dire:

    ok. ho corretto io anche se stando alla contro-curiosità riportata dal dandi l'affare parrebbe ingarbugliarsi (vedi appunto sezione musica) ;)

    ti lascio il post vuoto per dislocarlo ordinatamente.


    In realtà la mia era solo una integrazione ;)
    Non conosco l'intervista a Fonda, ma così come è riportata non vedo conflitto fra le due versioni:

    mi pare abbastanza evidente che a Dylan appunto il film non piacesse, visto che ha chiesto espressamente di non comparire, e che abbia preferito passare la patata bollente a Mc Guinn e soci visto che erano già accreditati come i suoi interpreti più "ufficiali".

    P.S. Fra l'altro la casa discografica dei Byrds era anche la stessa di Dylan, la Columbia: che Fonda non sia riuscito ad usufruire della versione originale di It's alright ma' e Mc Guinn glie ne abbia approntato una versione surrogata, così a naso mi pare sempre opera della longa manus di Bob.
    Ultima modifica: 23/07/18 18:03 da Il Dandi
  • Musiche Schramm • 24/07/18 15:45
    Scrivano - 7694 interventi
    ecchime. ecco quanto dice la "controparte":

    Ancor più strana la reazione di Dylan, che partecipa a una visione privata per la Columbia, Bob arriva, scortato da due Black Panther. A un certo punto balza sulla sedia e interrompe la proiezione sostenendo che sebbene il film sia per lui favoloso, non avrebbe mai dato il permesso di utilizzare It’s alright ma. Anzi, per dirla tutta, non condivide il finale. Suggerisce addirittura di rifare l’ultima scena (voleva che Captain America si vendicasse dell’omicidio di Billy uccidendo i rednecks). Dopo diverse discussioni, accetta le motivazioni che Fonda gli fornisce e soprattutto acconsente all’utilizzo del pezzo. Ma senza la parte di testo, quella con “le domande senza risposta”, che Fonda e Hopper giudicavano più interessante. Continua a ripetere: “Odio la mia parte d’armonica. Odio anche il modo in cui canto quella canzone. Non potete rifarla?
    Poi di colpo decide di farsi in qualche modo perdonare. Prende un foglio e ci scrive sopra il testo di The ballad of easy rider, dicendo di chiamare Robert McGuinn per la musica. Proprio lo stesso McGuinn incide una cover strepitosa di It’s alright ma con chitarra armonica e voce, nella medesima vena dylaniana.

    (Ezio Guaitamacchi, Figli dei fiori, figli di Satana pg 85)

    Quindi stando a quanto riportato pare che il pezzo sia 50% Dylan e 50% McGuinn...

    Nell’intervista a fine libro (pag 260-61) si legge altrettanto, così raccontato dallo stesso Fonda:

    “Innanzitutto Dylan non ci ha permesso di utilizzare It’s alright ma (…) Gli ho spiegato che nel pezzo c’è una strofa sul suicidio che ha per me un significato particolare. “Forse non lo sai, Bobby”, gli ho detto, “mia madre si è suicidata quando avevo 10 anni; si è tagliata la gola da un orecchio all’altro… Capisci perché ho bisogno di quel pezzo? Renderebbe più realistico il racconto del film”.
    Bobby è rimasto di stucco, non era affatto preparato a sentire una risposta simile.(…) Poi prende un foglio e ci scrive l’inizio di The ballad of easy rider. Dylan appunta una frase su quel foglio: “the river flows / it flow sto the sea / wherever that river flows that’s where I want to be”. Mi ha regalato una canzone magnifica, piena di poesia per il finale di un film che è un pugno in pieno petto. Ho chiamato Roger McGuinn e lui ha aggiunto la frase “All that I wanted was to be free / and that’s what it tourned out to be”.

    Una notte al bar io e McGuinn abbiamo fatto quadrare il pezzo la cui musica accompagna i titoli di coda lasciando un commento sonoro romantico."

    pare che pià di passaggio della patata bollente, si debba parlare, almeno stando a queste dichiarazione di una triplice firma su uno stesso brano...
  • Musiche Il Dandi • 24/07/18 20:58
    Segretario - 1488 interventi
    Beh, il testo è molto semplice, ripete due frasi più volte: quindi Dylan ha scritto la prima e Mc Guinn l'ha completata con la seconda, su questo tutte le versioni concordano.


    Che Peter Fonda abbia anche aiutato Mc Guinn a far quadrare la musica lo sento dire per la prima volta, ma già che questo sarebbe successo "una notte al bar" direi che allora così vale tutto. :D
    Ultima modifica: 24/07/18 20:59 da Il Dandi
  • Discussione Tarabas • 11/09/19 09:16
    Segretario - 2069 interventi
    E' in circolazione la copia restaurata 4K da L'Immagine Ritrovata.

    http://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/easy-rider

    Io l'ho visto lunedì al Mexico a Milano, devo dire che come sempre han fatto un ottimo lavoro, considerati i 50 anni del film e una fotografia che, sullo schermo, denota una grana molto marcata, il che immagino renda ancora più arduo il lavoro dei restauratori (anche perchè ai nostri occhi ormai sembra un difetto e non una scelta artistica).
  • Discussione Reeves • 22/10/20 12:34
    Segretario - 700 interventi
    Schramm ha dichiarato:
    Inizialmente il titolo del film era The Loners - I solitari, modificato poi in Easy rider grazie al coautore della sceneggiatura Terry Southern.

    Easy rider è un modo di dire degli Stati Uniti che fa riferimento al pappone che vive assieme alla propria assistita, e che quindi ha accesso quando vuole a una facile cavalcata (una "easy ride", appunto)

    I nomi dei due protagonisti sono presi a prestito da quelli di due leggende del vecchio west: Billy The Kid e Wyatt Earp.

    (Peter Fonda, prima conferenza stampa di presentazione del film)
     
    Invece a Hollywood Party il cinema alla radio, visitabile sul sito di Hollywood Party - Raiplay, dicono che il titolo fu ispirato a un film che era anch'esso un road movie e che Hopper aveva molto amato e il cui titolo americano era Easy Life. Beh, si trattava di Il sorpasso....
    Ultima modifica: 22/10/20 18:02 da Zender