Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

Location LE LOCATIONCineprospettive

TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/08/07 DAL BENEMERITO RENATO
Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione
ORDINA COMMENTI PER: BENIAMINI GERARCHIA DATA

Renato 12/08/07 13:28 - 1648 commenti

I gusti di Renato

Bellissimo. Come nel precedente Accattone, Pasolini riprende il suo discorso sui sottoproletari romani. Qui ci narra la storia di questa ex prostituta, la Mamma Roma del titolo, che ha cambiato vita per amore del figlio Ettore. Ma le cose si metteranno male, col ritorno del suo ex pappone... Il film è davvero toccante, la rappresentazione "sacra" di argomenti decisamente terreni funziona perfettamente, in più Pasolini ha un indubbio talento visivo che, sommato al resto, rende quest'opera ciò che è: un capolavoro.

Cotola 22/12/07 00:38 - 8998 commenti

I gusti di Cotola

Il secondo, commovente e intenso, film di Pasolini riprende molto da vicino temi e personaggi del suo capolavoro d’esordio Accattone. La mamma Roma del titolo (interpretata da una strepitosa Magnani), infatti, ricorda il personaggio della prostituta Maddalena, mentre il personaggio di Ettore è una filiazione di Accattone da cui comunque si distacca notevolmente sotto certi aspetti. Splendidi e funzionali alla trama, i richiami alla pittura rinascimentale fra cui resta nella memoria la citazione del capolavoro del Mantegna: il Cristo Morto.

Pigro 8/06/08 16:47 - 9623 commenti

I gusti di Pigro

L’emancipazione negata del sottoproletariato romano: prostituta lascia il marciapiede per lavorare e dare un futuro al figlio che rischia una deriva delinquenziale. Torna la visionarietà e la poesia di Accattone, ma qui Pasolini è paradossalmente “frenato” dall’energia di una strepitosa Anna Magnani. Ne esce fuori un film ibrido, strano, a metà fra Pasolini e neorealismo “di ritorno”, comunque potente e indimenticabile. Belle le atmosfere pittoriche (Masaccio, Mantegna, Caravaggio...). Intenso ed emozionante il finale (che non svelo).

Galbo 10/10/08 05:41 - 12372 commenti

I gusti di Galbo

Oltre che un bellissimo film, è un documento dal grande valore morale sulle condizioni del proletariato "borgataro" romano. Lo stesso Citti, bravissimo nei panni del protettore del personaggio della Magnani (splendida la sua interpretazione) venne letteralmente preso dalla strada da Pasolini. Il film si segnala per il suo toccante realismo, disgiunto da qualsivoglia effetto lacrimevole, ad alto rischio visto il tema trattato.

Rickblaine 17/10/08 16:09 - 635 commenti

I gusti di Rickblaine

Pasolini richiama il valore della vita che ritrova una madre ex prostituta che cerca di trasferire anche al figlio. Una storia triste e leggermente cruda. Un rapporto materno fortemente sentito che dopo varie vicissitudini si allenta. Grande la Magnani e molto espressiva. Peccato gli spezzoni in silenzio nei momenti di non dialogo.

Matalo! 1/04/09 17:43 - 1378 commenti

I gusti di Matalo!

Il rapporto tra il regista e la Magnani fu difficile, dato che i capricci della diva mal si incontravano con le esigenze del regista. Ma Mamma Roma resta uno dei vertici di Nannarella, attrice immensa anche nei suoi vezzi talvolta irritanti. Pasolini prosegue e centra meglio il discorso sul proletariato, qui con velleità di riscatto piccolo-borghese; velleità disfatte dalle vicende. Riferimenti puntuali a Masaccio e Pontormo (Pasolini studiò con Roberto Longhi). Nonostante sia un film molto stilizzato è sempre commovente e coinvolto.
MEMORABILE: La risata roca e triste della Magnani durante il pranzo di nozze.

Blsabbath 27/01/10 09:23 - 46 commenti

I gusti di Blsabbath

Una prostituta fa di tutto per liberarsi dalla propria condizione ma ogni tentativo è vano: non c'è riscatto sociale per il sottoproletariato, non ci sono i mezzi. Pasolini aggiunge al solito cast di reietti un'attrice professionista (e che attrice!) e ne viene fuori un piccolo capolavoro di neorealismo. Un'immensa Anna Magnani condita da facce felliniane di imberbi comparse. Bellissimo.
MEMORABILE: Il prete che dice: "Su niente non si costruisce niente".

Nando 26/04/10 01:58 - 3806 commenti

I gusti di Nando

Il neorealismo Pasoliniano, cominciato con Accattone, prosegue con questo spaccato proletario di grande impatto visivo. La presenza di Nannarella aumenta il pathos e la sua interpretazione è magistrale: si pone come donna che cerca l'emancipazione dalla strada e desidera un futuro migliore per il caro figlio. Il pessimismo è latente e la figura del sinistro Citti cerca di evidenziarlo, ma la poesia sceneggiativa alla fine emerge.

Rebis 29/06/10 18:03 - 2331 commenti

I gusti di Rebis

L'obbiettivo spalancato sui volti, sulle strade, come un occhio avìto, che inquisisce, insaziabile, ogni cedimento, esitazione o ripensamento inane. Roma (in)sorge tra le sue rovine immersa in un dilagare panico di luci abbacinanti, liquide, contrastanti. Schegge al rallentatore definiscono il presagio, catturano l'attimo indisposto a retrocedere. Il repertorio classico innalza lo sguardo ad una ieratica solennità che traduce il vivere degli umili in un maestoso canto dell'ineluttabile. Mastodontica, Anna Magnani, incede, calpestando quelle strade che nutrono figli e màrtiri.

Enricottta 22/06/10 15:33 - 506 commenti

I gusti di Enricottta

Se si fanno accostamenti ad altri maestri del cinema ci si rende conto della grandezza di Pasolini. Gli accostamenti a Bergman, per alcune inquadrature, ad Antonioni per certe atmosfere, alla capacità di destrutturare, scarnificare ed infine di svelare completamente le facce che filma. Non si sottrae nessuno, neppure una grandissima Anna Magnani a questo esercizio di stile che sembra più il segreto di un mago, che non solamente abilità (o sensibilità se si preferisce). Sospeso tra lirismo e coattitudine, Pasolini crea un capolavoro.
MEMORABILE: Il finale.

Franco Citti HA RECITATO ANCHE IN...

Spazio vuotoLocandina AccattoneSpazio vuotoLocandina Il giorno più cortoSpazio vuotoLocandina RequiescantSpazio vuotoLocandina Ammazzali tutti e torna solo

Giùan 8/08/11 10:58 - 4528 commenti

I gusti di Giùan

Dopo Accattone era difficile per Pasolini ritornare ai temi del sottoproletariato romano con uno sguardo originale. Per farlo infatti chiamò Annarè e se il rapporto umano tra i due fu falsato da aspettative troppo alte, la resa che fortunatamente ci rimane sullo schermo è appassionata quanto folgorante: la Magnani attrice fu "svuotata" da Pasolini, che in lei tratteggia un personaggio pre-storico, incarnazione di un popolo alla disperata ricerca di un'emancipazione per i propri figli, costretti invece a pagare le tare dei loro geni(tori). Struggente!
MEMORABILE: La gara delle stornellate in apertura; il fantasmagorico carrello sulla "passeggiata" notturna della Magnani che monologa un formidabile "delirio".

Capannelle 17/10/11 10:30 - 4394 commenti

I gusti di Capannelle

Un film pasoliniamente acerbo ma che mette in mostra bellissimi personaggi. Si dice che la Magnani recitasse in maniera troppo borghese rispetto a quanto le chiedesse Pasolini, ma la sua prova è da incorniciare. Garofalo è un principiante da ricordare e anche gli altri, dalla verace Bruna al ragazzo della bancarella accanto, sanno rimanerti dentro. La pellicola non vuole commuovere, ha sicuramente qualche momento di stanca ma regala alcune inquadrature notevoli.

Smoker85 2/05/12 13:37 - 487 commenti

I gusti di Smoker85

Nonostante la mia stima per Pasolini, penso che questo film senza Anna Magnani avrebbe detto poco o nulla... È un po' come Uccellacci e uccellini, che senza il magistrale Totò non ricorderemmo nemmeno, forse. La storia è amara, gli interpreti efficaci, il dramma narrato purtroppo credo sia attuale ed estendibile anche a realtà di altri luoghi italiani. Ma il valore aggiunto è proprio la Magnani, che trasforma una trama tutto sommato media in una pellicola memorabile.
MEMORABILE: Il ballo sulle note di "Oh violino zigano".

Stefania 13/05/12 02:05 - 1599 commenti

I gusti di Stefania

E' un eterno ritorno alla strada - per prostituirsi, per campare alla giornata di furtarelli - la vita di Mamma Roma e di suo figlio, la strada già segnata, la strada eterna dimora degli umili. Mater Dolorosa di un figlio crocefisso al lettino di contenzione, Mamma Roma ha la fisicità scultorea di una Madonna rinascimentale, è dannata e condannata da un amore primordiale, un amore furibondo e instancabile, in un film che racconta una storia eternamente vera.
MEMORABILE: Le "passeggiate" notturne della Magnani e i suoi monologhi, di un tragico fatalismo; "A coatti!" e il gesto della mano davanti alla faccia.

Mickes2 30/07/12 12:56 - 1670 commenti

I gusti di Mickes2

Il sentimento di protezione incondizionata di una madre, la voglia di una vita migliore, un futuro più roseo, per lei, ma soprattutto per suo figlio Ettore. Ancora una volta il sottoproletariato romano sotto lo sguardo partecipe ma pessimista di Pasolini; si rende palpabile tutta la sofferenza nell’assidua ricerca di un riscatto sociale e morale in quest’affresco neorealista con spiccati riferimenti religiosi e pittorici: Mamma Roma simbolo di una città intera, figura Maddaleniana; ed Ettore, crocefisso sul letto simbolo di morte e sacrificio.
MEMORABILE: L'indimenticabile prova di Anna Magnani.

Viccrowley 2/07/13 20:20 - 814 commenti

I gusti di Viccrowley

Opera di straordinaria intensità, la "Mamma Roma" pasoliniana fonde in maniera inestricabile forme d'arte diverse, il cinema, la pittura e finanche la musica (Vivaldi in primis). L'epopea di una donna che vorrebbe diventare quello che non è, aspirare a un più alto livello esistenziale, ma può riuscirci solo superficialmente, a livello di facciata (come la società  stessa). Tutto intorno il cemento di un boom ancora in costruzione in una città  che prova a cambiar finalmente pelle. Bianco e nero da brivido, Anna Magnani da standing ovation.
MEMORABILE: L'incipit con la festa di nozze con inquadrature della tavolata che rileggono "L'ultima Cena".

Didda23 28/09/13 00:02 - 2424 commenti

I gusti di Didda23

Oltremodo lodevoli e ammirabili certi momenti nella sceneggiatura e qualche momento registico (soprattutto l'inizio e la fine, con immediati accostamenti pittori). Nel mentre qualche passaggio eccessivamente forzato, in perfetta simbiosi con la prova della Magnani che stressa troppo facendo sì che la recitazione perda in naturalezza. Non so se questo contrasto con il realismo degli altri attori sia voluto, fatto certo è che stona decisamente. Andamento senza picchi emotivi.

Fafo1970 13/01/14 16:47 - 30 commenti

I gusti di Fafo1970

Una delle ultime indimenticabili interpretazioni della grande Nannarella, che qui si "scontra" col mondo di Pasolini, più portato a sottrarre che ad aggiungere; ma il risultato è quello di un prodotto vincente ed emozionante, dove i contrasti si traducono in ricchezza e opportunità. Bellissima la fotografia, suggestiva la musica "alta" e i richiami al Mantegna.

Paulaster 23/01/14 10:22 - 4375 commenti

I gusti di Paulaster

Pasolini narra l’evoluzione degli accattoni: adesso han casa, i jeans, la motocicletta; ma restano ancora stritolati tra i quartieri in costruzione e sullo sfondo la cristianità di Roma. Contenuti da presa di coscienza, senza sconti in una redenzione ancora da venire, dove Garofalo è simbolo e vittima. A parte quando è sguaiata, la Magnani dà spessore. Regia migliorata che riesce a mettere in scena immagini come quadri solenni.

Graf 7/07/14 01:03 - 708 commenti

I gusti di Graf

Mamma Roma, una prostituta romana sprovvista di qualsiasi radice storica, esecra se stessa e il suo ceto sottoproletario e cerca forsennatamente il riscatto sociale attraverso suo figlio Ettore, ma costui, un buono a nulla, la disingannerà dolorosamente. Tra tragedia e ironia Pasolini racconta, in cifra elegiaca, una moderna e disperata Via Crucis senza Resurezione finale, ambientata tra la stupenda bruttezza della periferia romana brulicante di “pezzenti” che anelano inutilmente a divenire “gente perbene”. Film potente e stilizzato.

Pier Paolo Pasolini HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina AccattoneSpazio vuotoLocandina Ro.Go.Pa.GSpazio vuotoLocandina Il vangelo secondo MatteoSpazio vuotoLocandina Uccellacci e uccellini

B. Legnani 20/07/14 18:52 - 5519 commenti

I gusti di B. Legnani

Il messaggio è potente e molteplice (cito al volo solo l'urbanizzazione forzata e il passato che, inesorabile, ritorna) e permette di far passare in secondo piano alcune cose, come un finale un po' forzato nella sua genesi. Paradossalmente mi hanno convinto di più le recitazioni dei non professionisti (alcuni restano indimenticabili: Bruna, Biancofiore, il ragazzo del banco) che la Magnani, eccellente quando si frena, ma sguaiata, innaturale e distraente quando eccede.
MEMORABILE: "Ha chi ha messo le corna?" "Al popolo di Roma!"

Deepred89 12/05/15 00:09 - 3701 commenti

I gusti di Deepred89

Melodrammone postneorealista pomposo e prevedibile, tronfio quanto una Magnani a briglia sciolta o un Vivaldi sparato in loop, ricattatorio come l'immagine di un ragazzino in stato di agonia che invoca la mamma. Abbastanza pesante, anche se la troupe di assoluti professionisti copre con tocchi raffinati le imperfezioni registiche. Le bellissime ambientazioni salvano il film, troppo poco umile per risultare potabile, troppo poco ingeguo (se non registicamente, anche se si punta a citare Mantegna!) per risultare simpatico. Pura sopravvalutazione.

Victorvega 15/03/16 16:07 - 501 commenti

I gusti di Victorvega

Sulla scia di Accattone Pasolini tratteggia il sottoproletariato (in questo caso il tentativo di affrancarsi da questa condizione) alla sua maniera. Anticipando Uccellacci e uccellini si serve di un attore di spicco che con la sua recitazione cannibalizza il film e crea contrapposizione con la spontaneità e il realismo del cast. I primi piani, i movimenti apparentemente "dilettanteschi" della mdp... Tutti marchi d'autore. Accanto a questi le citazioni pittoriche che avranno il suo apice ne "La ricotta". Notevole anche per il valore storico.

Alex75 18/03/16 09:36 - 876 commenti

I gusti di Alex75

Dopo Accattone, Pasolini dà un altro contributo originale, popolare e solenne al tempo stesso, al neorealismo italiano, ispirandosi al mondo delle borgate romane, con suggestivi riferimenti religiosi e pittorici, raccontando aspirazioni a una condizione migliore frustrate dalla tragica consapevolezza che “su niente non si costruisce niente”. A segnare il film è la vitale e verace interpretazione della Magnani, ma restano impressi anche Franco Citti e Garofolo, tipici volti di borgata.
MEMORABILE: “Violino tzigano”; Il dialogo tra Roma e il parroco; L’agonia sul lettino di contenzione; Il finale.

Gabrius79 24/06/16 20:44 - 1420 commenti

I gusti di Gabrius79

Film di chiara e inconfondibile impronta pasoliniana, con una intensa e straordinaria Anna Magnani che interpreta degnamente il ruolo di mamma/prostituta con la valida spalla di Ettore Garofolo nella parte del figlio. Uno spaccato di vita che ha come scenografia una Roma ancora incontaminata e di borgata.

Rufus68 7/10/16 22:04 - 3819 commenti

I gusti di Rufus68

Le aspirazioni (frustrate) del proletariato urbano, alle soglie del "genocidio culturale" operato dal consumismo. Pasolini rende questo tragico momento di passaggio ricorrendo a potenti contrapposizioni: i nuovi quartieri e i ruderi romani, il dialetto e le musiche di Vivaldi; in tal modo ingenera un diffuso e lancinante senso di nostalgia e perdita. Debordante e indimenticabile la Magnani, commovente Garofolo; grande Citti con la sua miscela di vittimismo e sopraffazione, ma anche la Loiano e la Corsini disegnano personaggi di rara purezza.
MEMORABILE: Le sequenze con la Magnani prostituta; Le apparizioni del persecutore Citti; Le invocazioni di Garofolo sul letto di morte.

Myvincent 23/11/17 16:38 - 3722 commenti

I gusti di Myvincent

Dopo Accattone continua il viaggio di Pasolini nelle periferie romane e negli orrori di un'umanità disumana. Il lirismo prende piede e l'incontro con una stella del momento come Anna Magnani funziona benissimo, in sintonia con i volti, i vestiti, i gesti della gente del popolo. Casalbertone, il Quadraro, il Parco degli Acquedotti, Don Bosco sono gli sfondi di una città nuova nata già in disfacimento, in linea coi sogni borghesi che Mamma Roma investe su Ettore, il suo amato figlio, ma inutilmente.

Magi94 26/11/17 21:15 - 944 commenti

I gusti di Magi94

Un film importante, che dimostra l'atipicità di Pasolini nello scenario cinematografico mondiale, con il suo oscillare tra personaggi del sottoproletariato e toni aulici con numerose citazioni artistiche. Mamma Roma è uno di quei personaggi tragici che non si scordano, Pasolini la dipinge con autenticità e la Magnani si erge con tutto il suo spirito istrionico a creare una figura disperata (meravigliose le scene tra mille lampioni). Bianco e nero strepitoso, riflessioni proletarie importanti. Soffre forse di una narrazione un po' sfilacciata.

Pinhead80 16/03/19 22:45 - 4715 commenti

I gusti di Pinhead80

Una donna che ha sempre fatto la vita mantenendo un pappone da quattro soldi cambia lavoro per poter inserire nel miglior modo possibile il figlio nella società. Anna Magnani interpreta un ruolo impegnativo e lo fa con bravura immensa. E' lei la regina incontrastata della vicenda, non solo come una mamma che tiene in piedi una famiglia, ma come donna che regge una città intera. Mamma Roma è di tutti e allo stesso tempo di nessuno.

Buiomega71 3/08/20 01:05 - 2899 commenti

I gusti di Buiomega71

Il Pasolini più viscerale, che visto oggi non ha perso un grammo della sua potenza narrativa (né i dialoghi, né tantomeno la vicenda, intrisa di disperazione e crudeltà). Dall'inizio alla festa di nozze con la tavolata posizionata uguale a quella che verrà in Salò, ai picchi morboso/incestuosi di una Magnani strabordante e veemente, a "Violino tzigano" che risuona come un tormentone fino ai surreali dialoghi nelle passeggiate notturne. Livido e, a volte, durissimo (il pappone di Citti, il carcere) apologo pasoliniano sulle miserie umane. Notevole la bella di notte della Loiano.
MEMORABILE: La Magnani tira una scarpa ai ragazzacci sulle scale; La Magnani che si avventa su Citti con coltello in mano; Ettore che vende i dischi della madre,

NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...

Spazio vuotoLocandina Una pura formalitàSpazio vuotoLocandina IrreversibleSpazio vuotoLocandina Il cattivo tenente - Ultima chiamata new OrleansSpazio vuotoLocandina L'ora del lupo

Il ferrini 2/11/20 17:06 - 2337 commenti

I gusti di Il ferrini

Mamma Roma è un film sulla morte; lo si intuisce già dalle prime scene con la finestra della casa che dà sul cimitero, e poi il ciondolo col teschio, e ancora Ettore che racconta a Bruna d'aver rischiato di morire due o tre volte di polmonite e pleurite. E infatti la morte alla fine trionfa, portando via tutto, soprattutto ai vivi. La Magnani è straordinaria, ma quello che più resta è indiscutibilmente la regia, di chiara ispirazione neorealista e tuttavia moderna, sperimentale, soprattutto nei lunghi piani sequenza notturni. Immancabile.

Noodles 1/08/21 16:53 - 2196 commenti

I gusti di Noodles

Secondo film di Pasolini, anch'esso come il primo di stampo neorealista, con un'Anna Magnani in una delle sue prove più riuscite e intense e un realismo molto crudo: nelle location, negli attori e soprattutto nei dialoghi. Il tema dei subalterni è da sempre caro a Pasolini e le sue borgate romane di fanfaniana memoria ancora in costruzione sono un teatro perfetto per un'altra vicenda amarissima di fallimentari tentativi di uscire da un destino che sembra insuperabile. Cast come sempre amatoriale e come sempre efficace. Struggente il tema musicale (l'unico). Da non perdere.

Maxx g 8/05/22 18:05 - 631 commenti

I gusti di Maxx g

Mamma Roma racconta una persona che si vuole ricostruire, che vuole dimenticare il proprio passato. Ha un figlio che ignora quello che la madre era un tempo. Ma è destino che il passato ritorni, inesorabile, implacabile. Il film del 1962 di Pasolini regge tutto sulla straordinaria Anna Magnani, contagiosa con l'eco della sua risata e quel suo romano tagliente. Uno spaccato di vita della Roma di un tempo. Da recuperare. Efficaci anche i comprimari. Buona la prova di Sergio Citti.
MEMORABILE: Il ritorno di Mamma Roma dalle ex colleghe.

Reeves 13/12/22 15:01 - 2152 commenti

I gusti di Reeves

Immenso film nel quale Pier Paolo Pasolini usa un linguaggio modernissimo per raccontare un mondo lontano, oggi dimenticato ma già all'epoca in via di estinzione. Tutto è perfetto: la recitazione dei non professionisti, la loro interazione con Anna Magnani, le simbologie, il sottofondo politico-sociale, la scelta dei luoghi. Capolavoro assoluto, commovente e profondo.
MEMORABILE: Il carrello che anticipa la Magnani mentre sul marciapiede racconta la sua vita.

Yari 10/05/23 19:30 - 49 commenti

I gusti di Yari

Splendido secondo film di Pasolini, con protagonista una bravissima Anna Magnani qui nella parte di una donna dal doppio lavoro, fruttivendola di giorno e prostituta di notte, il tutto per mantenere il suo unico figlio Ettore, scansafatiche e scavezzacollo. Franco Citti spesso e volentieri gli viene a chiedere soldi in prestito. Famosa la scena iniziale del film in cui a un matrimonio la Magnani canta gli stornelli. Ottima la regia, con piani sequenza lunghissimi e inquadrature nel dettaglio. Il film trae spunto da un evento reale.
MEMORABILE: Anna Magnani balla il tango "Violino Tzigano".
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.

In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.


DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.

HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.

CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.

MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
  • Discussione Raremirko • 11/07/14 01:23
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Curiosamente nella parte finale un personaggio cita "il girone della merda", che il regista renderà indimenticabile, 13 anni dopo, in un altro film...
  • Discussione Raremirko • 11/07/14 01:26
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Il ragazzo legato al letto rimanda al dipinto Cristo morto di Andrea Mantegna
  • Discussione Graf • 11/07/14 01:39
    Fotocopista - 908 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    Il ragazzo legato al letto rimanda al dipinto Cristo morto di Andrea Mantegna

    Vero.
    E' tipico della poetica di Pasolini nobilitare la materia "bassa" con richiami artistici e stilistici "alti". Conformare l'inquadratura alla pittura del Rinascimento o usare come colonna sonora la musica barocca di Vivaldi permette la "lievitazione" di una storia brutale e disperata in una dimensione atarassica, pacificata e quasi fuori dal tempo.
  • Musiche Alex75 • 23/08/16 17:31
    Call center Davinotti - 709 interventi
    La versione di Joselito di "Violino Tzigano", brano scritto nel 1934 da Cesare Andrea Bixio e Bixio Cherubini. Serafino Murri, nella monografia de Il Castoro dedicata a Pasolini definisce "raccapricciante" la voce di Joselito. Non gli do torto.

    https://www.youtube.com/watch?v=H2G7cr_Tmh8
  • Musiche Alex75 • 25/08/16 17:41
    Call center Davinotti - 709 interventi
    L'autore classico utilizzato per la colonna sonora qui è Vivaldi. La direzione d'orchestra è di Carlo Rustichelli, che avrebbe collaborato con Pasolini anche per "Ro.Go.Pa.G"

    https://www.youtube.com/watch?v=ElSfBz8kreQ
  • Discussione Rufus68 • 9/10/16 22:36
    Contatti col mondo - 218 interventi
    Quando il protettore di Biancofiore legge la carta d'identità del malcapitato proprietario del ristorante Ciceruacchio, egli dice:
    "Abitante in via Capecelatro 15".
    Nel 1962, quando fu girato il film, questo era un errore: a quel tempo si doveva parlare di Piazza Alfonso Capecelatro (una piazza di Primavalle).
    L'errore, tuttavia, è scusabile: la denominazione toponomastica "Piazza Alfonso Capecelatro" fu istituita il 25 febbraio del 1948.
    Dal 5 giugno 1941 (delibera 1749 del Comune di Roma) ad allora il termine esatto era proprio "Via Alfonso Capecelatro".
    Magari gli sceneggiatori hanno compulsato un dizionario toponomastico anteriore al 1948.
  • Discussione Pigro • 11/10/16 00:09
    Consigliere - 1658 interventi
    Rufus68 ebbe a dire:
    Quando il protettore di Biancofiore legge la carta d'identità del malcapitato proprietario del ristorante Ciceruacchio, egli dice:
    "Abitante in via Capecelatro 15".
    Nel 1962, quando fu girato il film, questo era un errore: a quel tempo si doveva parlare di Piazza Alfonso Capecelatro (una piazza di Primavalle).
    L'errore, tuttavia, è scusabile: la denominazione toponomastica "Piazza Alfonso Capecelatro" fu istituita il 25 febbraio del 1948.
    Dal 5 giugno 1941 (delibera 1749 del Comune di Roma) ad allora il termine esatto era proprio "Via Alfonso Capecelatro".
    Magari gli sceneggiatori hanno compulsato un dizionario toponomastico anteriore al 1948.


    No, Pasolini (e non "gli sceneggiatori") non leggeva la toponomastica sulla carta, ma la "viveva" andando in giro e riportando i nomi che sentiva dalla gente. E lui ha scritto proprio "via Capecelatro 15".
    Magari il proprietario del ristorante non aveva rinnovato la sua carta d'identità per anni, e quindi questa riportava ancora la denominazione vecchia...
    A parte le battute, è che forse nel parlato normale della gente che abitava da quelle parti tra la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 60, quel posto era chiamato ancora con il nome vecchio: càpita spessissimo. C'è gente che ancora traduce l'euro in lire, figuriamoci se gente che per una vita ha chiamato una strada in un certo modo smette per delibera comunale. A Bologna si continua a chiamare "Piazza Santo Stefano" quella che in realtà sarebbe "via Santo Stefano", per dire...
  • Discussione Buiomega71 • 3/08/20 10:38
    Consigliere - 25892 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Ancora oggi attualissimo, che non ha perso un grammo della sua narrazione viscerale che arriva diretta come un pugno nello stomaco (e se un film non risente del passare del tempo, per quanto mi concerne, è un gran film), dove Pasolini parla con il cuore in mano, senza le allegorie e i simbolismi che verranno dopo (Porcile, Teorema), ma guardando ad un pubblico vasto e non solo per certi spettatori colti e snob.

    Cinema di pancia quello del primo Pasolini, che con un realismo aspro regala un racconto sanguigno e vitale, impreziosito dalla straordinaria strabordanza veemente di una Magnani che furoreggia in maniera impressionante, divisa tra un amore figliale che sfiora la morbosità incestuosa e la ricerca della retta via (facendo l'ortolana al mercato).

    L'inizio al banchetto di nozze, con la geometria della composizione dei tavoli e i canti è la stessa identica di quella che sarà in Salò (pure Citti con la sua sposa "donna scimmia"), così come il vagabondare di Ettore tra i campi (sullo sfondo i palazzoni in costruzione) ha in embrione i sopralluoghi del Decameron e della Ricotta.

    Dalla Magnani che lancia una scarpa con il tacco ai ragazzacci sulle scale, a Ettore che ne prende un sacco e una sporta dai "ragazzi di vita", dove la promiscua e contesa Bruna lo pianta in asso per andarsene con i suoi amici, ai discorsi surreali e deliranti della Magnani che passeggia di notte battendo, tra le luci dei lampioni  e le belle donne, dove le si affiancono effemminati marchettari e varia fauna umana maschile, a quelli di Ettore sulla morte di un bimbo di due anni, allo straordinario momento quando , sul piatto del giradischi, parte Violino tzigano (cantata da Joselito) e la Magnani insegna il tango al figlio, Violino tzigano che torna quando Ettore, al mercato delle pulci, rivende i dischi sotratti alla madre, tra cui proprio Violino tzigano, alla laidezza del pappone di Citti (di furiosa rabbia femminea quando la Magnani, in cucina, lo aggredisce con un coltello da cucina, che mi sembrava una scena di Attrazione fatale ante litteram).

    Puro cinema proletario , popolano, pasoliniano fino al midollo, che scava tra i volti dei ragazzi di vita, di ragazze facili non propriamente bellissime, di protettori, di puttane, di carcerati e degenti in ospedale (il furto della miserissima radiolina bianca è un must), fino al disperato finale, che non commuove, con Ettore legato ad un tavolaccio e la grata del tugurio (i simbolismi pittorici non li ho colti, essendo totalmente a digiuno sulla materia), oppure la sua crisi in cella, dove viene afferrato dagli altri carcerati, che ha tutta l'aria di un terribile stupro di gruppo omossessuale.

    Dialoghi taglienti nella carnalità romanesca, cattiveria, cinismo, crudeltà, rabbia e miserie umane (la tristezza e lo squallore infinito di andare a rubare ai ricoverati in ospedale), nella sincerità narrativa di un Pasolini al massimo della forma registica (come cantastorie).

    Degna di nota la prostituta della Loiano "Biancofiore", quintessenza del personaggio pasoliniano con quella non recitazione tipica del regista friulano, coacervo di ignoranza, sensualità, carnosità e grezza femminilità, mentre Garofalo assomiglia troppo a Bruce Lee (quando poi è disteso, sul tavolaccio , a occhi chiusi, è identico a Chen).

    Come avverà nel primo Scorsese di little italy con il Ken Loach delle periferie londinesi, Pasolini ritrae le borgate romane con doloroso lirismo e un emotività che lascia il segno.

    Puro cinema istintivo, per quel che mi concerne il miglior Pasolini della prima ora.

    Per la serie conrnuto e mazziato. Il povero Ettore non c'ha soldi, il fancazzismo dilaga, sottrae i dischi alla mamma, li rivende ad un poco pulito ricettatore che compra di tutto. Si piglia i soldi e acquista una collana da quattro soldi da donare ad una ragazza dei quartieri popolari non propriamente attraente (e pure parecchio mignotta) di qui si è invaghito (Bruna).
    Risultato, massimo dello zerbinismo e dell'umiliazione: viene menato dai suoi compari nullafacenti, lasciato lì saccagnato di botte e la sua  ( grezzissima) Bruna se nè và con gli altri lasciandolo lì come un fesso (Ci vediamo domani Ettore).
    Allo sfortunato Bruce Lee de borgata non gliene va dritta una.

    Straordinaria e incisiva la fotografia in bianco e nero di Delli Colli.



    Ultima modifica: 3/08/20 19:16 da Buiomega71
  • Musiche Matemalex • 24/02/24 22:02
    Galoppino - 495 interventi
    Alex75 ebbe a dire:
    L'autore classico utilizzato per la colonna sonora qui è Vivaldi. La direzione d'orchestra è di Carlo Rustichelli, che avrebbe collaborato con Pasolini anche per "Ro.Go.Pa.G"

    https://www.youtube.com/watch?v=ElSfBz8kreQ
    In questa sequenza il brano è il 2° mov. Larghetto tratto dal Concerto per fagotto, orchestra d'archi e basso continuo in re- RV 481 di Antonio Vivaldi.

    Ultima modifica: 25/02/24 21:27 da Matemalex
  • Musiche Matemalex • 24/02/24 22:13
    Galoppino - 495 interventi
    Altro brano utilizzato è il 2° mov. Largo tratto dal Concerto per flautino, orchestra d'archi e basso continuo in do+ RV 443 di Antonio Vivaldi.
    Lo si ascolta quando Carmine (Citti) torna a chiedere soldi a Mamma Roma (Magnani).
    Ultima modifica: 25/02/24 21:39 da Matemalex