Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'idea era eccellente e il soggetto (di Tonino Guerra, Franco Indovina e Luigi Malerba) si era ingegnato di trovare una serie di ottime situazioni entro cui svilupparla. In pratica Ugo Tognazzi è l'autista del ricchissimo avvocato Gastone Moschin, il quale fin da un funesto incidente in auto usa il poveruomo come fantoccio cui addossare tutte le colpe. In cambio lo fa arricchire, gli trova una moglie (Maria Grazia Buccella, che però va a letto con l'avvocato, non certo con lui!) e lo muove come il classico uomo di paglia. In tutto questo l’ex autista, troppo ingenuo per capire, si convince (anche se spesso cerca di evadere dalla situazione) che l'avvocato lo aiuti e quindi abbia diritto a trattarlo...Leggi tutto così. Quasi un Fantozzi ante-litteram, meno catastrofico e più indirizzato verso la classica commedia all'italiana. Tognazzi attore, molto dimesso come richiede la parte, ha la faccia giusta e calibra con bravura la sua espressività. Purtroppo è assolutamente inefficace dal punto di vista registico. Nell’infelice tentativo di dare alla sua commedia una parvenza di cinema d'autore, riempie il film di momenti morti, non sfrutta mai nel modo migliore una sceneggiatura già poco brillante e prolunga ogni scena oltre ogni soglia di sopportazione denotando scarsa attitudine alla regia (allo stesso modo aveva mediocremente utilizzato l'anno prima un capolavoro di Buzzati dirigendo senza verve IL FISCHIO AL NASO). Mal dosato l'uso delle musiche e in un contesto tanto "improvvisato" anche il bravo Gastone Moschin si salva a fatica.

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Undying 12/08/08 15:52 - 3807 commenti

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La sceneggiatura sembra anticipare le (dis)avventure del rag. Fantozzi, essendo indirizzata a raccontare le traversie del povero ed ingenuo autista Oscar (Tognazzi) assuefatto (più o meno consciamente) al volere del cinico avvocato interpretato da Moschin. Al di là dell'ottima performance di Tognazzi (in veste d'attore, che come regista si perde in situzioni dilatate oltre i tempi necessari), affiancato dal buon Moschin e dalla svampita e piacente Maria Grazia Buccella, l'impressione finale è che la pellicola resti incompiuta, causa tempi morti e situazioni ironiche più spesso irrisolte.
MEMORABILE: il discorso in play-back di Oscar, inconsapevole "amministratore delegato" della Piper-Cola (vedi trailer)

Greg 14/07/10 15:52 - 19 commenti

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Sicuramente la migliore regia di Tognazzi con un buon cast che oltre il regista vanta Moschin e la Buccella. Tragicomico, prefantozziano e grottesco. Non eccelso ma vedibile e comunque divertente. Buone le musiche. Tristissimo il finale. Ancora una volta Tognazzi, come anche Sordi, si dimostra migliore come attore che come regista.
MEMORABILE: Tognazzi ingegnere navale.

B. Legnani 17/07/10 23:30 - 5519 commenti

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Graziosa opera di Tognazzi, con una prima mezzora davvero buona, dopo la quale il film va un po' calando, però restando sopra la sufficienza (**½). Tognazzi regista imprime sobrietà al Tognazzi attore, affiancato da un ottimo Moschin, mentre la leziosa Buccella (produce Cecchi Gori) viene a noia, come fa, del resto, pure il film nella mezzora conclusiva. Centrato Franco Fabrizi, autista e maggiordomo.
MEMORABILE: "Ci amiamo da molto tempo?" "Beh... per ora siamo solo marito e moglie."

Il Gobbo 3/09/10 13:39 - 3015 commenti

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Tognazzi anche regista a rivisitare in chiave di commedia grottesca la "dialettica servo-padrone", usando però il caratteristico dècor pop-lounge quasi da fantascienza, con esiti gustosi per gli aficionados. Interprete come sempre maestoso, come peraltro Moschin, appropriato Fabrizi, bona la Buccella, bellissimo iltema musicale di Berto Pisano: a non tenere fino alla fine il passo è la sceneggiatura. Niente male però.

Enzus79 15/02/11 12:15 - 2863 commenti

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Bella questa commedia grottesca diretta ed interpretata da un buon Ugo Tognazzi e da un altrettanto bravo Gastone Moschin (non dimenticando Fabrizi). La prima parte è davvero buona, mentre la seconda annoia un po'. Colonna sonora abbastanza coinvolgente.

Il Dandi 16/06/11 12:52 - 1917 commenti

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Commedia ambiziosa e kafkiana, in cui Tognazzi cerca la prova di maturità (come regista: come attore ovviamente l'aveva già data). Purtroppo il ritmo non è sempre adeguato al tema grottesco che il soggetto avrebbe richiesto, e le strizzatine d'occhio sull'alienazione modernista (sceneggiano due collaboratori di Antonioni) si riducono all'insistenza sul futurismo dell'arredamento pop e sulle musiche lounge (pur ottime) di Berto Pisano. Comunque da vedere, grazie anche a un Moschin grandioso come sempre.
MEMORABILE: Tognazzi: "ma non potrei avere almeno mille lire in tasca?" Moschin: "ma che ci devi fare? hai le carte di credito!"

Motorship 22/01/13 17:21 - 585 commenti

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Grottesca e ambiziosa, questa commedia diretta da Ugo Tognazzi ha alcuni punti davvero interessanti e riusciti, altri meno. Il freno verso una più totale ed eccelsa riuscita della pellicola è proprio la regia di Tognazzi, piuttosto ondivaga e incerta. Fosse stata diretta da un altro, staremmo a parlare d'altro. Nonostante ciò, il film è invitante, merito anche delle ottime prove del cast, a partire dallo stesso Tognazzi, ma anche di Moschin (superbo) e di Fabrizi. La Buccella e sempre una grande gioia per gli occhi. Bella la OST di Berto Pisano. **!

Galbo 22/01/13 17:47 - 12372 commenti

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Grandissimo attore, Ugo Tognazzi non è stato regista altrettanto memorabile. Anche in questo caso è deliziosa e riuscita la prova di recitazione nei panni di un sottomesso "attendente", al servizio di un ricco e prepotente industriale. Il film è tutto sommato gradevole, ma limitato da una sceneggiatura prolissa, con troppi tempi morti. Rimarchevole invece la prova di Gastone Moschin. Finale amaro.

Vitgar 24/07/14 09:48 - 586 commenti

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Tipica commedia all'italiana in cui emerge il rapporto di sudditanza del debole verso il potente senza scrupoli ma che paga bene. Oscar progressivamente si abitua a questa situazione al punto da venire plagiato dal terribile avvocato e a considerare la sua non vita una cosa normale. Tognazzi sempre bravo come attore, un po' meno come regista. Moschin perfetto per il suo ruolo. La Buccella ottima nel rendere l'immagine della donna oggetto fondamentalmente oca. Buona la colonna sonora di Pisano.
MEMORABILE: Oscar che chiama l'avvocato per la scelta della cravatta

Paulaster 5/06/15 17:25 - 4373 commenti

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L’idea del sopruso ai danni dell’inferiore sembra l'eco di un Fantozzi ante litteram e il gioco dell’approfittarsi regge per buona parte del film. Poi l’innamoramento verso la consorte e il ruolo di prestanome aziendale alla lunga tediano per ripetitività e mancanza di sbocchi. Tognazzi come regìa ha poco ritmo e l’unico sussulto c'è nel finale. Bravo Moschin, mentre la Buccella incarna lo stile dei fine sessanta.

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Rambo90 9/10/17 16:54 - 7659 commenti

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Un'idea promettente, giocata molto bene dal punto di vista del cast: Tognazzi attore non si discute e in questo ruolo servile funziona, così come Moschin padre padrone, Fabrizi maggiordomo/guardia e la bella e svampita Buccella. A funzionare meno sono la regia un po' raffazzonata dello stesso Tognazzi e la sceneggiatura, che dopo un buon avvio si perde e diventa ripetitiva, accumulando un po' di parti eccessivamente statiche. Comunque vedibile, con una bella colonna sonora.

Daniela 18/11/17 18:24 - 12606 commenti

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Dopo essere andato in galera per coprire le responsabilità de padrone, un autista accetta di sposarne l'amante e poi di fare il prestanome in loschi affari... Con maggiore grinta nella regia e una sceneggiatura più corrosiva, questo Oscar avrebbe potuto ben figurare fra gli antesignani dell'eterno perdente Fantozzi. Così invece, pur apprezzando lo spunto, si resta a livello di una barzelletta troppo lunga raccontata senza molta verve. Bravi Tognazzi, Moschin, Fabrizi, mentre Buccella fa la sua figura vestita solo di fiori ma risulta stucchevole. Musiche d'effetto ma invadenti.

Faggi 7/05/18 20:01 - 1548 commenti

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Il grottesco all'italiana sotto la supervisione di Tognazzi. I primi due o tre rulli introducono bene al sarcasmo, incuriosiscono e divertono, promettendo follie da mondo capovolto, cinismo, personaggi originali, satira e soda caustica. Non tutto, poi, funzionerà alla perfezione, ma fa niente; l'oggetto ha comunque i suoi punti di forza e riesce a trovare un microcosmo umoristico convincente; l'esosfera d'epoca con l'apparato e il décor pop aiutano; e la visione scorre, tra momenti incisivi e qualche inerzia.

Rufus68 13/06/18 22:29 - 3818 commenti

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Forse Tognazzi ha appreso l'arte del grottesco alla corte di Ferreri o, forse, questa è sottilmente connaturata alla sua personalità. Fatto sta che tale arte informa lodevolmente la sottovalutata regia: il padrone che utilizza il sottoposto per i suoi traffici usurpandone libertà e personalità è, infatti, un bell'apologo sul fascino pervasivo del potere. Moschin risulta azzeccato nella definizione mefistofelica dell'aguzzino che si veste dei panni del benefattore. Bell'inizio; un po' di stanca nella parte centrale fa, però, perdere di mordente.

Reeves 19/01/21 10:43 - 2152 commenti

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In mezzo a una storia di sottomissione decisamente non banale e al solito magistralmente interpretata da Ugo Tognazzi ci sono tante altre cose interessanti. Una su tutte: l'avvento del capitalismo finanziario, con l'industria che viene inaugurata non per produrre ma per essere acquistata dalla concorrenza. Molto più profondo di quanto possa sembrare a prima vista. Peccato per i ruoli femminili che non vanno oltre la macchietta.
MEMORABILE: Il libretto rosso di Mao con sorpresa; La scenografia pop della piper cola.

Puppigallo 2/04/22 07:47 - 5250 commenti

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Storia di un burattino inserito nel teatrino dorato creato dal suo capo. Tognazzi e Moschin sono indubbiamente attori di razza; e lo stesso Tognazzi non è comunque l'ultimo arrivato come regista, ma qui, idea e qualche simpatico spunto a parte, il tutto sembra scivolare troppo nella farsa. In più la debolezza dell'insieme, accentuata da un'eccessiva dilatazione di alcune scene, contribuisce a far invecchiare piuttosto male una pellicola, che seppur restando vedibile, dà la sensazione dell'occasione persa.
MEMORABILE: Moschin in barca a Tognazzi in carcere: "Vieni alla finestra per un salutino veloce".
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  • Musiche Ciavazzaro • 10/05/10 11:11
    Scrivano - 5591 interventi
    Berto Pisano:
    http://www.youtube.com/watch?v=8KeBe8UIQhs&feature=related
  • Homevideo Il Gobbo • 3/09/10 13:39
    Segretario - 762 interventi
    Pubblicato in dvd da Cecchi Gori Home video, buona ancorché spartana edizione.
  • Musiche Lucius • 19/04/15 00:05
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:

    Ultima modifica: 19/04/15 08:06 da Zender
  • Curiosità Paulaster • 2/06/15 16:36
    Controllo di gestione - 96 interventi
    Nel film sembrava potesse figurare come comparsa Alessandro Benvenuti (nel 1968 avrebbe avuto 18 anni), ma gli ho scritto personalmente e mi ha risposto "No, non sono io quello con l'abito bianco, ma capisco dalla somiglianza che effettivamente si può essere tratti in inganno".

  • Discussione Paulaster • 5/06/15 01:26
    Controllo di gestione - 96 interventi
    Ho contattato Benvenuti tramite Fb e gentilmente mi ha risposto con "No, non sono io quello con l'abito bianco, ma capisco dalla somiglianza che potevi essere tratto in inganno. A.B.".
  • Discussione Zender • 5/06/15 07:56
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Ahah, ok, grazie mille Paulaster. A questpo punto sposto davvero in "curiosità".
  • Curiosità Roger • 6/06/15 00:19
    Fotocopista - 2923 interventi
    Piccola comparsata per Jimmy il Fenomeno, l'attore "prezzemolino" che si diceva portasse fortuna ad ogni film a cui partecipava: è uno dei detenuti che esce dalla doccia del carcere.

  • Curiosità Zender • 7/08/16 18:18
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:

  • Discussione Lodger • 12/03/19 21:37
    Pulizia ai piani - 1563 interventi
    Recensione da "La Stampa" del 1/12/1968:

    - CONTIENE SPOILER -

    Il pericoloso vizio di dire «Sissignore»
    Un divertente film di Ugo Tognazzi


    (Cristallo) — In Sissignore, già recensito in queste colonne da Saint-Vincent, terzo film diretto da Ugo Tognazzi dopo Il mantenuto e Il fischio al naso, è notevole l'analisi del rapporto di sudditanza che taluni uomini si impongono da sé, in forza di una monade per così dire fascistica che opera in loro alla rovescia. L'autista Oscar sente e dice la parola «sissignore» come un vero composto, un tutto; e la dice col cuore anche quando le labbra tacciono. Il suo padrone, un finanziere senza scrupoli, profitta largamente della situazione. Ha urtato con la sua «fuori serie» un pullman carico di cinesi, undici dei quali rimangano secchi. Ebbene, non gli ci vuole molto sforzo per convincere il devoto Oscar ad accollarsi la colpa. Si capisce che lo colma di regali; e quando dopo tre anni esce di prigione, l'autista fruisce d'una moglie deliziosamente ochetta, d'un suntuoso appartamento, e della carica di consigliere in una fabbrica di bibite. Ma anche così, il vecchio rapporto non muta. Oscar continua a dire «sissignore» a tutti gl'imbrogli cui lo chiama il tiranno; finché in quell'uomo di paglia si ridesta il cuore e con esso la dignità. Oscar s'innamora nientemeno che di sua moglie, la quale è cosa del padrone; ma costui, per mezzo di un maggiordomo, vigila, impedisce che il matrimonio sì consumi. Restano al pover uomo le soddisfazioni professionali che gli crescono a dismisura (con quel tanto di paradossale che comporta la divertente sceneggiatura di Malerba, Guerra e Indovina), ma non sono che lustre dietro cui il despota prospera e trionfa, non lasciandosela mai fare sul punto di Mary, l'amante sua e moglie del succubo: tanto che alla fine ritroviamo Oscar un'altra volta in carcere per devozione al principale, ma allietato dalla notizia che presto «sarà padre». Sia pure tra gli eccessi, aneddotici, che sono poi i limiti, della «commedia di costume», il film sviluppa con arguzia e senso di verità il tema dell'obbedienza divenuta abito; la quale fra i malanni del nostro vivere non è poi il minore. A ogni nostro «sissignore» i farabutti crescono d'un palmo; e le rivalse della sensibilità e dello spirito (Oscar non ne è sprovvisto) nulla giovano alle vittime. L'aver salvato i risultati spesso fini di un'osservazione concreta, dalla facile rapina del paradosso spettacolare, è il primo merito di Tognazzi, regista satirico, qui prevalentemente rivolto a divertire senza sgomenti surrealistici; il secondo, è di aver fatto la parte giusta a Tognazzi attore, armonizzandone la pastosa sobrietà col tumultuoso risalto di Moschin e la soffice sveltezza di Maria Grazia Buccella. Ma sussiste il difetto capitale del cinema fatto dagli attori: un andare sempre in linea retta, indifferente agli ostacoli, senza svoltare mai.
    (l.p.)

    Fonte:
    http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,10/articleid,0123_01_1968_0276_0010_7802812/