Una discreta scemenza, che però ha il pregio di lasciarsi vedere, con un Dundee piuttosto incartapecorito, ma ancora simpatico (anche se rifà più o meno le stesse cose). Dall’Australia, si trasferisce a Los Angeles con moglie e figlio per assecondare la consorte. Troverà un lavoro, userà il coltellaccio, cadrà nei soliti equivoci, parlerà con gli animali e prenderà a calci i cattivi (c’è infatti anche un piccolo giallo, che però non risolleva il film dalla mediocrità). Cammeo per Tyson (fa meditazione al parco). Vedibile, quanto perdibile.
MEMORABILE: A un party, un riccone dice: "Io mi faccio un bel clistere col caffè e sono a posto con lo stomaco". E Dundee: "Con latte e zucchero?".
Terzo e francamente inutile episodio della saga dell'avventuriero australiano. Ormai quello che c'era da dire è stato ampiamente trattato nei due capitoli precedenti e qui si cerca sopratutto di vivere di rendita con un personaggio inflazionato. Hogan non diverte piu e recita con il pilota automatico. Imbarazzante il cameo di Tyson. Il resto del cast, tolto il veterano Banks, naviga nella mediocrità pura e semplice. Regia men che mediocre di Wincer.
Dopo due episodi divertenti, la terza storia che ha per protagonista l'australiano trapiantato in America, mostra decisamente la corda. Le idee latitano e nonostante il cambio di ambientazione (questa volta Los Angeles) la storia non riesce mai a decollare definitivamente e anche gli attori appaiono francamente svogliati. Inutile.
La serie viene chiusa in bruttezza, con un terzo capitolo di cui nessuno sentiva il bisogno. Il protagonista è a mio avviso davvero poco convincente, come tutta la pellicola, che cerca di sfruttare il successo dei primi 2 capitoli. Inutile.
Terzo capitolo di una saga che aveva già detto tutto negli anni '80. I protagonisti sono sempre gli stessi, Paul Hogan e Linda Kozlowski, ma non sono più quelli dei primi due episodi e non bastano un figlio e un viaggio ad Hollywood per rinverdire le gesta di Mister Crocodile Dundee e rilanciare la carriera di Paul Hogan, ormai in affanno. Spiace dirlo, perché Mick Dundee era un grande, ma boccio senza appello questo terzo film, nonostante l'ennesimo cattivo da affrontare, gli scenari suggestivi australiani e alcuni celebri cameo. Out.
La simpatia di Paul Hogan è contagiosa sebbene sia giunta al terzo tassello. Il bizzarro personaggio caccia-coccodrilli diverte anche nelle situazioni più banali, pur servendosi dei più triti cliché del genere e rischiando di trascinare alla visione anche soggetti più recalcitranti. La presenza degli amici animali e dei riferimenti al loro mondo interagente con il nostro rappresenta un punto fermo (se non addirittura un quid pluris) dell'opus di Wincer. Bel film!
Un personaggio come Dundee funzionava contestualizzandolo al periodo, vale a dire negli anni 80. Alle soglie del terzo millennio non solo non funziona più ma il film ha pure l'aggravante di essere una sorta di riedizione dei primi due episodi. Con questi presupposti non poteva che essere un mezzo flop e nemmeno il ricorso a qualche espediente, leggi Tyson, riesce a tirare su il livello. Los Angeles sarà pure più accattivante di N.Y. per alcune location, ma l'ambientanzione in questo caso concorre poco.
Se fosse stato un film a se stante, piacerebbe a tutti. C'è il giallo (e per un volta tanto, teatro nel teatro, come Shakespeare), si ironizza sullo star-system (la sindrome del "padre-attore", le scene a scuola), l'onnipresenza di cineprese e televisioni. E il vero titolo "Croc a Los Angeles" conteneva l'indizio: è un film "su" Hollywood. Purtroppo ogni giudizio (di critico o del pubblico) rimanda all'inarrivabile capolavoro di Dundee 1, e i paragoni, si sa, fanno male. da riguardare sempre con piacere.
MEMORABILE: Pattinatrice: "Ehi, aspetta, ma forse tu sei gaio?" "Sì, beh, sono un tipo allegro, sì" "Lo sapevo!"; Mick, Mike, e Micky.
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