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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/05/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 31/05/07 15:00 - 3015 commenti

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Affermato e annoiatissimo deisgner frugando in casa trova, avvolta in un foglio di giornale con la notizia della morte di Dillinger (ecco il titolo) una pistola... Tour de force di Ferreri, un lungometraggio quasi tutto in interni con il solo (immenso) Piccoli in scena: detto così sembrerebbe un macigno sul basso ventre, invece è un capolavoro godibilissimo, un apologo astratto e ghignante che sintetizza meglio di tanti coevi film più apertamente engagé i temi e i fermenti dell'epoca, compresi quelli estetici (la pistola-pop art...) Imperdibile.

Matalo! 13/07/08 02:51 - 1378 commenti

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Tour de force nell'alienazione dipinto in tempo reale dentro le mura in cui si compie il crimine di essere borghesi, il film è il capolavoro di Ferreri e lo zenith del cinema sull'alienazione, ben meglio e com maggior ferocia ed ironia di un qualunque affettatissimo Antonioni. Solo Piccoli poteva rendere questo non eroe, con la sua bella faccia perbene, la sua stempiatura da uomo assennato, i suoi modi garbati che improvvisamente e senza senso apparente scartano nella follia.
MEMORABILE: La passione di Annie Girardot per il cantante Dino.

Cotola 26/08/08 14:12 - 9043 commenti

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Il miglior Ferreri di sempre ed uno dei miglior film sull'alienazione che si siano mai visti. Nonostante la tematica non sia certo di quelle facili, la pellicola scorre via velocemente e con grande gradevolezza. Il merito non è solo della breve durata ma anche della bravura registica di Ferreri ed della sceneggiatura sobria ed asciutta ricca di significati e di elementi interessanti sebbene poverissima di dialoghi (cosa che potrebbe renderlo ostico a chi ama i film che "vomitano" continuamente parole anche se gratuite). Un gioiello da non perdere.

Spectra 7/11/08 08:16 - 84 commenti

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Forse il capolavoro assoluto di Marco Ferreri. Un film astratto, folle, piatto e monotono come la vita di tutti i giorni. Una pellicola che avrebbe rischiato di diventare noiosa Ferreri la trasforma in capolavoro. Un film praticamente muto, che scandisce il passare del tempo e che ci accompagna fino al tragico folle epilogo finale. Michel Piccoli straordinario.

Ercardo85 13/12/08 15:00 - 81 commenti

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Miglior film di Ferreri in assoluto. Laddove Antonioni filmava l'alienazione della classe borghese con uno stile spesso vacuo e sempre borghesissimo, Ferreri la cala in un contesto assolutamente concreto, che soltanto nel finale sfuma nel fantastico sociale, quando la metaforica fuga a bordo della nave (dopo essersi sbarazzato per sempre della moglie) libera il protagonista da ogni vincolo con la società "civile". Un capolavoro.

Redeyes 19/12/08 18:38 - 2449 commenti

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Un Ferreri tagliente, cinico ed alienato come non mai. Un Piccoli eccellente che regge la scena da solo. Scevro o quasi di dialoghi lascia che sia la mente ad esser colpita dalla tragicissima essenza dell'uomo. Difficile da digerire, a tratti (volutamente, sia chiaro), pressochè insopportabile, esplode come colpi di pistola in un finale assurdamente poetico nella sua insostenibilità. La cosa più pazzesca è che eravamo solo nel 1969. Ennesima perla del genio Ferreri.

Deepred89 25/12/08 22:18 - 3706 commenti

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Il punto di non ritorno del cinema di Ferreri e del grottesco in generale. Un film originalissimo che narra alcune ore della vita di un classico "alienato" fino ad un finale tanto assurdo quanto geniale. Trama quasi assente, niente ritmo, ma Ferreri riesce nel miracolo di rendere la visione comunque piacevole. Straordinaria l'interpretazione di Michel Piccoli e notevoli le musichette in colonna sonora (una delle quali la risentiremo nella scena più cruda di Milano odia). Ottimo.

Caesars 26/01/09 09:17 - 3790 commenti

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In poche parole di una noia mortale. Lo scrivente non è certo tra quelli che amano i film tutta azione ed effetti speciali, ma evidentemente non è riuscito ad entrare in sintonia con questo Ferreri, giudicato sia dalla critica ufficiale che dal pubblico più attento come un grande capolavoro. Bisogna dar merito a Michel Piccoli di riuscire a reggere sulle sue spalle tutto il film (gli altri personaggi sono quasi inesistenti) e Ferreri trasmette un messaggio sul vuoto esistenziale, ma riuscire a resistere fino alla fine è impresa titanica.
MEMORABILE: Le canzoni che si ascoltano in sottofondo.

Saldipuma 15/02/09 19:58 - 5 commenti

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Senza alcun dubbio è il miglior prodotto di Marco Ferreri, autore dispettoso e geniale che interpreta a suo modo la contestazione sessantottina che lo circonda. I colori del film si fondono con i colori sbiaditi del super8 delle vacanze e le immagini della TV. Un mix inquietante dominato dal revolver con i pallini bianchi, tenuto in serbo per tanti anni, che servirà ad uccidere e dare il via libera verso il mare. Cult-movie.

Harrys 21/03/09 17:01 - 687 commenti

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Il film definitivo sull'alienazione, nonchè inno spassionato al nichilismo assoluto. Un'ora e mezza di niente e di tutto; di follia e di libero arbitrio. Molti hanno etichettato questo film come "noioso"; secondo me, al contrario, emana un fascino tale da riuscire a tenere incollati gli occhi dello spettatore sullo schermo, con quelle musiche di sottofondo quasi ipnotiche, con quei sublimi silenzi, tentando di riuscire a dare un senso ai gesti che compie l'ottimo Piccoli: qual è il suo scopo? Nessuno, o quasi...

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Lucius 18/12/11 00:58 - 3015 commenti

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Lontano anni luce dallo stile antonioniano, ma indiscutibilmente interessante, anche per l'originalità del soggetto. Si fosse trattato di filmare la depressione, non avrebbe ottenuto questo status di cult, ma l'alienazione ce lo fa digerire bene. Le musiche sono perfette, valorizzano l'inerzia del soggetto; quello a cui assistiamo non è il nulla, ma la sofferenza di un uomo alienato, un uomo che non sa vivere, che si lascia vivere, in una società in cui non si riconosce. Nevroticamente calmo, grande cinema italiano.

Pigro 26/03/10 07:57 - 9666 commenti

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Mentre la moglie è a letto, lui si gingilla: cena, pulisce una pistola, vede i filmini delle vacanze... È un film fatto di nulla, di inutili attese riempite da oggetti-reperti, imperniato sul minimalismo quotidiano anche se minacciato dal pericolo bellico (fin dalla visione iniziale della maschera a gas) e dalla vuota cultura mediatica (tra tv e musica pop). È un film sull'horror vacui della borghesia moderna, che è anche una sfida di Ferreri sul narrare ciò che non accade, e tuttavia è stracolmo di simbolismi. Ipnotico e sorprendente.

Rebis 18/12/10 12:37 - 2337 commenti

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Tolti lo scenario fallocentrico e freudiano (la pistola totemica), la misoginia schematica e diffusa (la donna oggetto) e i facili simbolismi scenografici (l'ampolla con i pesci rossi, le maschere a gas, la casa giocattolo) rimane l'intuizione idealistica di una violenza che è atto di liberazione e rivincita: Dillinger è morto, ma il suo spirito persiste. Un po' pochino per 90 minuti buoni di pellicola. Michel Piccoli è bravissimo ma non basta a rendere interessante questa teoretica e noiosissima evasione nel nulla. Vetusto.

Capannelle 27/01/11 12:23 - 4411 commenti

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Film acclamato e dalla forte carica metaforica... ma che fatica arrivare alla fine! Anche perché di critiche alla società borghese se ne sono viste passare a iosa. Il tono è minimale, le musiche quelle della radio, il gusto pop art riassunto dalla pistola a pallini, il tocco trash nel poster venerato dalla colf in calzamaglia, l'esotismo nella fuga finale con tanto di giovane proprietaria di veliero. Per il resto la buffa quotidianità espressa dai gesti di Piccoli, seppur a suo modo fascinosa, porta allo sbadiglio.

Homesick 16/04/11 18:54 - 5737 commenti

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Al pari dei gesti routinari e abulici compiuti in silenzio dal solista Piccoli, la pellicola di Ferreri sembra galleggiare nella monotonia e nel non senso; a visione ultimata, si comprende invece di aver assistito ad un’opera geniale, che è penetrata sottile come uno stiletto materializzando l’alienazione e lo svuotamento affettivo nella società tecnologica e consumistica, e l’illusorio recupero dell’individualità massificata attraverso un vitalismo eversivo. Un mondo grottesco e morente, dipinto a toni aspri e scrutato con caustica ironia: i semi de La grande bouffe sono già stati piantati.
MEMORABILE: Piccoli che proietta i filmini delle sue vacanze e si immedesima in essi; la telefonata della Girardot.

Giùan 3/02/12 12:51 - 4559 commenti

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Personalmente, da pasionario Ferreriano, l'ho sempre giudicato opera eccentrica nella sua filmografia, quasi uno sberleffo a certo cinema metafisico bergmaniano e al contempo un tentativo di estremizzare il suo ancoraggio empatico alla satira borghese Bunueliana. Ne consegue una pellicola dal perverso fascino magnetico, di cui, dicotomicamente, non si ha bisogno eppure si sente la necessità. Piccoli, ghigno da moccioso sognatore, capace ormai esclusivamente di reificare qualsiasi oggetto con cui si relaziona, è superbo nel restituire l'ambiguità del film.
MEMORABILE: L'inizio nella fabbrica di maschere antigas; Il duetto con l'animalesca Girardot; La sagoma della moglie; Il fumettistico sol dell'avvenire finale.

Enzus79 1/02/12 15:36 - 2895 commenti

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Un film che ha un numero di dialoghi prossimo allo zero può essere reputato un mezzo capolavoro? Se si guarda Dillinger è morto, la risposta è assolutamente sì. Marco Ferreri "condanna" la borghesia in un modo eccessivo, che può far solo sorridere. Michel Piccoli più che convincente.

Belfagor 9/02/12 10:25 - 2690 commenti

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La serata di un ingegnere inizia nella più anonima normalità per poi sfociare nell'assurdo e terminare in tragedia. La vetta del cinema di Ferreri, un film dalla gelida obbiettività che come pochi distrugge le vacue illusioni borghesi. Quello che viene ritratto è un mondo di alienazione, dal quale il protagonista non riesce a liberarsi con i suoi gesti da parodia di superuomo né con una fantasia ormai contaminata da escapismi impossibili (i filmini, la fuga in barca). Prova straordinaria di Piccoli, quasi costantemente al centro della scena.
MEMORABILE: L'inizio nella fabbrica; Piccoli che proietta i filmini delle vacanze.

Graf 28/04/12 01:57 - 708 commenti

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Il miglior film di Ferreri ma non un capolavoro. Il tempo non come sviluppo del racconto, qui praticamente inesistente, ma come continuità esistenziale, come mera linea retta, come osservazione minuziosa ed oggettiva di fatti che per il regista non hanno nessun significato. Dramma claustrofobico e silenzioso (si parla meno che in un un film di Antonioni) sulla disperata infelicità quotidiana, sull’assurdità della realtà umana che Ferreri, in crisi morale e ideologica, non riesce ad interpretare e a sottrarre alla condanna del nichilismo. Film magnetico.
MEMORABILE: L'abbondanza di tempi morti e l'assenza di colpi di scena hanno misteriosamente una grande densità espressiva. Ruolo tutto in apnea di Michel Piccoli.

Fauno 7/11/12 10:15 - 2212 commenti

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Si può interpretare in tanti modi. Per me si tratta di una fuga da un mondo pieno di astrazioni verso un altro molto più concreto nel quale lo spirito si ricongiunge al corpo e segue le proprie tradizioni e le proprie esperienze fino a crearne delle nuove, solo apparentemente paradossali... La decisione finale presa dal protagonista è un taglio totale e definitivo con il mondo contemporaneo. Supremo per tutto, dalle immagini alla musica e capolavoro di quelli più imperdibili.
MEMORABILE: L'immagine televisiva col sottofondo di sitar; Il ritrovamento dell'arma; La calzamaglia della Girardot e l'appartamento a dir poco splendido.

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Liv 7/03/13 15:53 - 237 commenti

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Affascinante, un sacco impegnato, un film coraggioso, cinico, con il consueto umorismo nero di Ferreri, che preme il piede sull'acceleratore senza imballare il motore né fare troppo baccano. Viene definito un "film di rottura" ma non ci si annoia, nel lasciarsi prendere dalla finezza del racconto. Certo è che oggi non viene in mente più a nessuno di scagliarsi contro il consumismo e i riti della classe medio borghese o contro l' "alienazione". Ormai siamo alienati (nel senso originale della parola) dai debiti. Ma come passa, il tempo.

Mickes2 1/04/13 21:35 - 1670 commenti

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Una giornata (a)tipica di un ingegnere/marito che, tornando a casa, occupa il tempo con i mezzi più futili, è il modo in cui Ferreri narra uno spiazzante, etereo e giocosamente nichilista excursus sull’alienazione, macchina infernale che divora dall’interno le esistenze saturate dalla routine quotidiana, lavorativa e non, dal vuoto pneumatico, dall’insoddisfazione e l’insensatezza del quotidiano. Simbolismi potenti (la pistola, le maschere, i filmini) si alternano ad altri vetusti (i pesci rossi). Inquieto e ineluttabile, verso un Domani posticcio.

Vitgar 20/10/14 12:22 - 586 commenti

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Film irrinunciabile non solo per gli estimatori di Ferreri. Vi è qui la summa di tutta la poetica del grande regista milanese. Narrazione che sembra statica e lenta, nel suo perdersi in piccoli dettagli di vita domestica e invece avvolge lo spettatore portandolo inconsciamente verso l'unica soluzione possibile. Regia e fotografia ineccepibili come sempre. Glauco (il protagonista) sembra fatto apposta per il grande Michel Piccoli. Pallenberg e Girardot hanno piccole parti ma danno il loro contributo.

B. Legnani 25/10/14 22:12 - 5532 commenti

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Confesso: l'ho trovato micidiale. Osannato dalla critica ufficiale (anche se Kezich parla pure di "assolo estenuante") e osannato anche da molte altre parti, mi vede in lieve imbarazzo nel dire che l'ho trovato insignificante e banale. I presunti comportamenti alienanti mi paiono quelli presenti nel normale trastullamento domestico quando nessuno ci vede, la trombata con la serva non mi pare una novità, la fuga finale mi fa rimpiangere pure il peggior Salvatores. Orchiclastico.

Delpiero89 9/02/15 12:10 - 263 commenti

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Davvero difficile commentare un film del genere, visti i pareri quasi unanimi della critica. Onestamente è uno di quei classici film che o piace o non piace. Chi riesce a vedere dentro al vuoto del film lo apprezzerà, altrimenti la noia prenderà il sopravvento. Buona la prova di Piccoli, costantemente sullo schermo.

Rambo90 8/05/18 16:43 - 7697 commenti

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L'alienazione e la fuga dalla vita borghese secondo Ferreri, che anticipa alcuni temi che saranno poi preponderanti nella Grande abbuffata. Il protagonista, un ottimo Piccoli, sembra fare cose apparentemente senza senso ma che lo porteranno alla rottura col mondo circostante in un film fatto di piccoli gesti, poche parole che però in qualche modo riesce ad affascinare lo spettatore. Nonostante i lunghi silenzi e le scene apparentemente vacue non stanca; anzi, il ritmo non è nemmeno così lento come si potrebbe immaginare. Buono.

Il Dandi 15/07/18 00:22 - 1917 commenti

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Programmaticamente radicale (per un buon 90% del film Piccoli è in scena da solo e non parla con nessuno) è uno dei manifesti del cinema di Ferreri, che unisce improvvisazione e rigore per una tesi palesemente dichiarata. La costruzione delle immagini è al solito notevole (l'appartamento messo a disposizione dall'amico Mario Schifano è un set naturale) ma il finale fallisce il capolavoro, con un urlato simbolismo che appare scollato dalle atmosfere iperrealiste dei precedenti 90 minuti. Gli occhi ringraziano, la testa un po' meno.
MEMORABILE: La predica iniziale sull'alienazione (già allora banalizzata a cliché); Il filmino in 16mm con le dita che danzano.

Bubobubo 9/01/19 01:38 - 1847 commenti

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Oggi invecchiato nella rappresentazione grafica della sottostante metafora antiborghese (che gli vale, obiettivamente, mezzo punto in meno), è tuttavia ancora micidiale nel suo assoluto e magnetico squilibrio narrativo: per un'ora e venti non succede nulla, nell'ultimo quarto d'ora si concentra tutta l'azione, ivi compreso un finale di disperato nichilismo (superato a destra solo da quello de Il seme dell'uomo). Inquietante pensare che tutti noi siamo, o siamo stati, Dillinger e che non sono concesse vie d'uscita alla nostra condizione.

Rocchiola 11/01/19 09:40 - 966 commenti

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Va bene tutto, l’alienazione, la critica alla civiltà borghese che può ancora essere attuale, il minimalismo, la metafora, ma non dimentichiamoci che il cinema è nato ed esiste tuttora per raccontare delle storie e questo film è la negazione dell’arte del saper narrare. Puro sperimentalismo sessantottesco snob e superato, con il protagonista impegnato a trastullarsi in casa per 90 minuti sempre con la stessa espressione. Ferreri avrebbe fatto meglio a continuare sulla strada della commedia che aveva intrapreso nei suoi primi film con Tognazzi.

Noodles 16/04/19 15:48 - 2227 commenti

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Un ingegnere esce da lavoro e torna a casa. La sua serata è delirante. Niente di ciò che fa ha un senso. O forse sì? Marco Ferreri poteva difficilmente fare di meglio. In un'ora e mezza praticamente priva di dialoghi affresca l'alienazione della vita della classe media, tema non nuovo nel periodo. Un grande Michel Piccoli riesce a intrattenere lo spettatore senza parlare, nella sua vuota disperazione. Bellissimo il design interno. Non facile, ma da vedere.

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Pinhead80 26/08/19 18:26 - 4758 commenti

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Un borghese dalla vita molto ordinaria trova accidentalmente un'arma da fuoco in casa. Con questa svilupperà un rapporto quasi morboso che lo porterà a prendere una decisione importante. Un film che si può amare, odiare o entrambe le cose. il rischio è di trovarlo mortalmente noioso, anche se quello probabilmente era il messaggio che voleva comunicare il regista. Disturbanti la quasi totalità di dialoghi e l'apatia che emanano i personaggi. Può essere assai difficile arrivare in fondo.

Donarfio 11/04/20 00:22 - 38 commenti

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Era difficile perfino per il maestro Antonioni rendere accettabile l'ermetismo nel cinema. Ferreri, forse assalito da impulsi d'onnipotenza, tenta di costruire un'analisi sociologica del consumismo e della vacuità quotidiana affidandosi in toto all'estro del pur ottimo Michel Piccoli, ma il risultato diverge dalle aspettative con l'aggravante di irritare precocemente lo spettatore. Senza una trama, del resto, risulta complicato a chiunque riuscire a intrattenere, anche a Ferreri, il quale non può pretendere di essere letto nella mente.

Daniela 12/04/20 22:28 - 12662 commenti

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Un uomo di mezz'età si prepara la cena in solitudine mentre la moglie, indisposta, è già a letto. Rovistando in cucina, trova una pistola avvolta in un vecchio pezzo di giornale... Fra i film di Ferreri, uno dei più controversi: accolto con molte polemiche alla sua uscita, in seguito quasi unanimemente rivalutato come uno dei suoi capolavori. Al tempo, mi deluse nel confronto con le opere precedenti, più ruspanti e grottesche, ma la messa in scena è rigorosa, la prova Piccoli molto efficace, la critica della vita borghese resa spietata dall'impossibilità di una fuga che non sia illusoria.

Jandileida 1/06/20 09:37 - 1565 commenti

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Nonostante mostri qualche ruga, Dillinger continua a vivere a lottare insieme a noi. Pellicola dalla quale emana un fascino ipnotico che costringe a guardare Piccoli (fenomenale) che fa cose minute, cose che abbiamo fatto, facciamo e faremo tutti, pensando che in fondo Glauco siamo noi, ingabbiati, più o meno con piacere, in schemi e abitudini automatizzanti e disumanizzanti. Tra cibo, sesso e violenza, Ferreri scartavetra il sogno borghese con garra buñueliana e senza autcompiacimento riuscendo a far convolare felicemente a nozze la forma e la sostanza.

Magi94 12/08/20 21:08 - 952 commenti

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Citazioni di Marcuse fin dall'incipit, sospese tra didascalismo e grottesco, musichette pop ripetitive e disturbanti, un paesaggio urbano dai mille colori elettrici e alienanti. Certo, uno dei film che più ritraggono il feticismo degli oggetti nella società consumistico-capitalista degli anni 60, una notevole opera di pop art che critica e distrugge se stessa (meravigliosa la pistola). Ma dal punto di vista cinematografico estenuante e non così profonda come potrebbe far credere, in ultima analisi tremendamente noiosa. Ottima da relegare in qualche oscura sala del Centre Pompidou.
MEMORABILE: Piccoli, pur bravissimo, che emette versi e rimane davanti ai filmini in un'orgia di alienazione sua e agonia dello spettatore.

Zampanò 10/12/20 21:15 - 381 commenti

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Un uomo spende - non guadagna - il tempo in piacevolezze, trastulli, bocconi di cibo e donne, oggetti senza gusto né identità. Qui la furia tranquilla di Ferreri cova una delle eruzioni più nervose, però il magma spacca la crosta solo una volta in 97 minuti. Piccoli, ligio, si balocca da una stanza all'altra: è il corrispettivo del balordo di L'uomo dei cinque palloni ma raffermato di acida quiete. Girardot e Pallenberg sostano nel film, devote al programma di annullamento. Capolavoro irriducibile, girato in casa di Schifano; stupisce o nausea ancora oggi.
MEMORABILE: L'insalata con i pezzi di pistola; Il giochino col serpente fallico.

Aco 11/01/21 11:24 - 215 commenti

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Il film più “classico” di Ferreri perché manifesta tutti i temi che il regista ha trattato e tratterà nei film a seguire: l’erotismo, la morte, il cibo e la sua preparazione, la presenza invasiva degli oggetti, il rapporto uomo/donna, l’alienazione mentale di cui soffre l’intera società occidentale e la fuga impossibile dal mondo, perché è impossibile fuggire dalla realtà, dalle proprie responsabilità.
MEMORABILE: Il monologo del collega di lavoro del protagonista, un manifesto politico; I filmini proiettati da Glauco.

Sonoalcine 11/10/23 17:07 - 184 commenti

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La visione ferreriana livida, sagace e sottile, denuncia la disumanizzazione di un mondo consumistico in declino e che si schiera dalla parte diametralmente opposta al punto di vista del protagonista, ingranaggio di una monotona borghesia e, come tale, condannato all'eterno degrado morale. Un'opera totale e perturbante, in cui il silenzio vale molto più di mille risposte, ma che per essere compresa a pieno va vista almeno un paio di volte.
MEMORABILE: La protezione dei filmini amatoriali mentre Piccoli smonta e riassembla la pistola; Il miele sul dorso; L'esecuzione a rivoltellate.
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  • Discussione B. Legnani • 28/10/14 15:02
    Pianificazione e progetti - 14965 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Non vedo che cosa ci sia di male nell'atto della stroncatura,Graf. E perchè mai dovresti essere un impallinatore un tanto al peso?

    Personalmente i voti ed i giudizi fuori dal coro mi stimolano e mi inducono alla riflessione su elementi che magari non avevo preso in considerazione.
    Personalmente non mi faccio alcun tipo di problema a stroncare perchè: a) non sono un critico b) non sono pagato per farlo e non ho interessi a parlare bene/male di un film c) la mia valutazione è estremamente personale e riguarda unicamente cio che vedo d) non ho pretesa oggettiva e) non ho timore a stroncare registi/opere che vengono osannati dalla critica

    Mi piacerebbe capire il perchè Kubrick,Spielberg e Argento non ti garbano, sarebbe interessante per tutti


    Desidero precisare che mi sono però ben guardato dal dare un solo pallino. Molte volte vedo monopalle che mi paiono eccessive nel loro non voler salvare nulla di nulla. E ciò vale per i capolavori, per i presunti tali e per tutti gli altri, fino alla possibile Serie Z.
  • Discussione Zender • 28/10/14 15:05
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Credo che Didda abbai ragione. Una "stroncatura" arricchisce comunque molto la pluralità di opinioni. L'importante è comunque non esprimersi (come capita troppo spesso purtroppo) attraverso volgarità, offese nei confronti di chi ama quel determinato film, dando dello stupido a sceneggiatore o regista, ripetendo lo stesso concetto quattro volte (soprattutto quando esso può essere sintetizzato semplicemente con la parola "sgradevole" o "scadente" et similia). Insomma, il difficile non è stroncare quanto piuttosto il farlo continuando a rispettare comunque i gusti di chi la pensa in modo totalmente diverso.
  • Discussione Graf • 28/10/14 15:36
    Fotocopista - 908 interventi
    @Fauno.
    Solitamente un film che non mi è piaciuto all'epoca nella quale l'ho visto (lontana o vicina che sia) non mi va di rivederlo anche perché ho poco tempo per lunghe visioni davanti allo schermo televisivo e al lettore dvd. E quindi non ne scrivo nemmeno sul Davinotti. Faccio qualche eccezione (es. Dillinger è morto) ma, di solito, cerco di rivedere film dei quali ho un buon ricordo o di vedere film nuovi che mi incuriosiscono.
    Un film che mi piace,che sia Frenzy di
    Hitchcock oppure Gli italiani e le donne di Marino Girolami sono capace di rivederlo anche 20 volte e di imparare a quasi a memoria i dialoghi e le scene....A molti film sono affezionato a vita e li rivedo immancabilmente almeno 2-3 volte l'anno (es:Il giorno dello sciacallo di Zinnemann).
    Kubrik mi lascia freddissimo (con l'esclusione di Rapina a mano armata e Barry Lindon), Spielberg lo considero un furbo e abile artigiano di giocattoloni fabbrica-soldi che è riuscito a passare per un Autore con la A maiuscola (escludo i primi due film e Schindler's List) e per quanto riguarda Dario Argento, creatore di alcuni capolavori memorabili, non è un mistero che abbia smarrito da qualche decennio la bacchetta magica.
    Desidero sottolineare che sono un convinto sostenitore della regola aurea davinottiana che il film vada recensito subito dopo averlo visto (io, però, faccio passare due o tre giorni prima di scriverne perché trovo giusto che le impressioni e le emozioni sedimentano in fondo al "bicchiere" dell'anima).
    Se volessi scrivere recensioni "a memoria" ne avrei già scritte tre o quattromila. Ma perché rischiare di scrivere corbellerie e magari confondere un film per un altro? (Fatto, quest'ultimo, possibile quando ci troviamo di fronte a film di genere visti dieci, venti o trenta anni prima...).
    Ultima modifica: 28/10/14 23:57 da Graf
  • Discussione Fauno • 29/10/14 02:27
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Se non vedi nel frattempo altri film che ti possano far deviare l'attenzione, 2 o 3 giorni van più che bene per rifletterci su e far decantare o sedimentare il tutto...

    E sono anche perfettamente d'accordo sull'ultimo punto, anche perchè sul sito ci sono cultori di ferro che certe confusioni le noterebbero subito.

    Quanto ai tre registi citati, anche se la penso diversamente su di loro, mi comporto nella stessa maniera...A me piace scoprire del nuovo; vedere film che so che non mi gustano o rivederne altri che ho già trovato pessimi è tutto fuorchè un piacere.
    Ho fatto eccezione, esagerando a mia volta, con un paio di film, ma solo perchè non ne potevo veramente più di veder stroncati in malo modo e senza mezzi termini certi miei cult personali. Col senno di poi ti dico che il gioco non è valsa la candela, ma in quel momento mi erano un po' saltate le valvole...

    Grazie molto per il chiarimento e per la tua disponibilità. A presto. FAUNO.
    Ultima modifica: 29/10/14 03:06 da Fauno
  • Discussione Zender • 29/10/14 07:54
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Graf ebbe a dire:
    Desidero sottolineare che sono un convinto sostenitore della regola aurea davinottiana che il film vada recensito subito dopo averlo visto (io, però, faccio passare due o tre giorni prima di scriverne perché trovo giusto che le impressioni e le emozioni sedimentano in fondo al "bicchiere" dell'anima).
    Se volessi scrivere recensioni "a memoria" ne avrei già scritte tre o quattromila. Ma perché rischiare di scrivere corbellerie e magari confondere un film per un altro? (Fatto, quest'ultimo, possibile quando ci troviamo di fronte a film di genere visti dieci, venti o trenta anni prima...).

    Questo ti fa grandemente onore ed è davvero una regola davinottiana doc!
  • Curiosità Il Dandi • 15/07/18 13:05
    Segretario - 1488 interventi
    La pistola d’epoca che Glauco (Piccoli) maneggia per tutto il film (trovata impacchettata nel giornale che annunciava la morte di Dillinger, in seguito smontata pezzo per pezzo e infine restaurata in versione pop, con vernice rossa a pois bianchi) è una antica rivoltella modello Bodeo 89.

    Fu una pistola celebre e assai diffusa in quanto arma d’ordinanza delle forze armate del Regno d’Italia, dal 1889 appunto fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. In epoca successiva è tornata familiare per essere il modello di revolver usato da Dylan Dog nei fumetti di Sclavi.

  • Homevideo Noncha17 • 22/10/18 19:13
    Magazziniere - 1068 interventi
    Grazie alla start-up avviata da CG|Entertainment, il Blu-ray si farà!
  • Homevideo Xtron • 23/12/18 16:39
    Servizio caffè - 2149 interventi
    Il bluray CG è in formato 4/3 pillarbox.
  • Homevideo Rocchiola • 11/01/19 09:48
    Call center Davinotti - 1254 interventi
    Visionato il DVD marchiato CG/Nocturno che dovrebbe utilizzare la medesima versione restaurata del bluray. L'immagine è pulita e brillante e l'audio dolby digital 2.0 si sente forte e chiaro. Qualche dubbio sul formato video 1.33, quando invece il BD americano della Criterion proponeva un 1.66.
    Ultima modifica: 11/01/19 09:51 da Rocchiola
  • Homevideo Nergal • 5/04/19 18:18
    Galoppino - 13 interventi
    Stando al libro "Marco Ferreri" di Tullio Masoni, il formato del film è 1.33, quindi l'aspect ratio corretto è quello del blu-ray CG.
    Ultima modifica: 3/05/19 00:59 da Nergal