La figlia di un detective privato si innamora di un playboy, su cui il padre indaga. Per fare colpo si spaccia per una del jet-set, e il tizio commissiona un'indagine su di lei... al padre! Wilder ritenta il colpo con la Hepburn, fa un film più graffiante di Sabrina ma proprio per questo di minor successo (alle signore non sfuggì il cinismo di fondo). Lei però è deliziosa, Chevalier bravissimo, l'impianto giallo-rosa funziona. Rari sono stati i registi che hanno avuto la costanza qualitativa del vecchio Billy.
Grande commedia di impianto deliziosamente teatrale. Un tenero Chevalier, un’adorabile Hepburn e un insolito Cooper si muovono a meraviglia sotto la guida di un Billy Wilder che mischia con abilità carezze e punzecchiature. Chi scrive commedie sentimentali dovrebbe vedere, rivedere e studiare questa bella favola, moderna e romantica senza essere stucchevole. Memorabile il tormentone degli tzigani.
Realizzato subito dopo Sabrina e sempre intepretato da Audrey Hepburn, Arianna è un film più disincantato e scanzonato del precedente. Ai toni favolistici, Wilder questa volta prederisce il cinismo ed un'osservazione più critica della realtà confermandosi magnifico direttore di attori. Di gran classe le interpretazioni di Cooper per una volta in un ruolo brillante e di Chevalier. Sempre deliziosa la protagonista femminile.
La figlia di un invesigatore privato si innamora di un miliardario che fa collezione di avventure galanti; per la ragazza sembra impossibile conquistare il cuore dell'uomo. In questo caso, rispetto ad altre commedie di Wilder, il carattere rilevante risulta essere quello romantico, concedendo sporadicamente gag tipiche del suo cinema, quasi tutte concentrate nei primi 20'. Non amando particolarmente questo genere, posso affermare di aver preferito altro di Billy. Va riconosciuta comunque una freschezza narrativa esemplare. Eccessiva la durata.
Ma come, la faccia onesta dell'America un amorale sciupafemmine? La fidanzatina d'America una ragazzina inquieta che fa la seduttrice con uno che potrebbe esserle padre? Il vecchio Billy come sempre si fa beffe della morale comune, scherza con gli americani, coi francesi, colla musica, col cinema. Ma nemmeno lui riesce a scherzare fino in fondo. Del resto, una commedia romantica a Parigi... Elegantissimo, persino nei momenti slapstick (la sauna), forse un po'sottoritmo; sempre sottilissimo conoscitore della vita, il maestro. Peccato qualche lentezza.
MEMORABILE: Cooper e gli tzigani che escono ubriachi dal Ritz, saltano su un taxi e vanno al bagno turco.
Uno stagionato playboy miliardario si fa prendere al laccio da una ragazzetta parigina, figlia di un investigatore privato, che si fa passare per donna navigata e piena di amanti. Commedia sentimentale che eredita dal precedente Sabrina la luminosa protagonista, ma con una maggiore dose di cinismo, dato che Arianna per conquistare l'uomo amato deve ingannarlo e far leva sugli istinti peggiori. Cooper spiritoso ma davvero troppo anziano per la parte (i suoi 56 anni si vedono tutti), Chevalier invece nel suo ruolo ci sguazza.
MEMORABILE: La romantica gita sul lago, con la barchetta dei violisti tzigani al seguito
Quel treno in ultimo partirà alla volta di un finale diverso? No, in quanto riepiloga invece tutti i luoghi comuni di un copione ritrito – ragazza intraprendente fa innamorare di sé un attempato viveur che si crede immune agli strali di Cupido – lungo più di due ore e reso particolarmente molesto dalle lagnose, incessanti sviolinate di ”Fascination”. Fortuna che allo scranno di regia Wilder non dorme del tutto e il tocco da maestro, seppur più fiacco e saltuario rispetto ai suoi lavori migliori, sopravvive nella raffinatezza della messa in scena e in alcune brillanti gag di Cooper e Chevalier.
"Madamina, il catalogo è questo"... il padre-detective snocciola alla figlia Arianna l'elenco delle conquiste del maturo dongiovanni Flannagan, e la timida studentessa di Conservatorio nasconde una cappa d'ermellino nella custodia del suo violoncello, si trasforma in maliziosa sirena che seduce, a suon di bugie, quell'uomo di trent'anni più vecchio! Tanti deliziosi peccati mai scontati in questo film cinico dal finale romantico: Lolita e Dongiovanni, amanti pomeridiani, non pagano pegno, felici erano e felici restano... scandaloso Wilder!
MEMORABILE: Il faccino della Hepburn incorniciato dagli stipiti della porta della suite, mentre spia incantata Cooper che balla con la sua amante.
C'erano le premesse (un mostro sacro in regia, le star Hepburn e Cooper, un soggetto semplice ma dai risvolti graffianti) per un capolavoro (o quasi), invece la sceneggiatura vanifica in gran parte le potenzialità. Il ritmo è blando, le gag rare, i dialoghi non memorabili: la favola del sempre grande Wilder presto si appiattisce sulle (improbabili) schermaglie amorose dei due protagonisti, risultando più sdolcinata di quello che in realtà è. Come bere un grande vino annacquato.
Forse è proprio la spruzzata di cinismo a rendere questo lavoro di Wilder un filo più romantico; perché l'affarista americano Flannagan non è impeccabile principe azzurro o tenebroso dalla vita pericolante ma, più realisticamente, un ricco viveur che tratta le donne come semplice oggetto di compagnia. Lo spirito romantico ha dunque di che erodere. Peccato, poi, che la durata e la lentezza di alcuni momenti rendano più difficile la visione.
Troppo lungo e quindi con inevitabili lentezze. Eccellente la sceneggiatura della prima parte, meno il seguito, anche perché veramente poco credibile, anche se in situazioni come questa non bisogna essere troppo pignoli (in fin dei conti è una favola). Mi sono anche chiesto: cosa fanno Flanagan e Arianna in quei pomeriggi? Si baciano solamente? In caso contrario, se lei, come si presume, è illibata, come fa l'attempato Dongiovanni a non accorgersene? Wilder comunque dirige bene i suoi attori, ci sono buone trovate e un finale tra lacrime e riso.
MEMORABILE: I suonatori tzigani come una banda di gangster (o di Blues Brothers).
Mi aspettavo molto di più da Wilder e dal cast eccezionale, invece si tratta di una buona commedia ma nulla più. La prima parte è quella che rende meglio, veloce e con alcune gag simpatiche, poi dopo il ritmo si impantana un poco nella ripetitività dei personaggi. Chevalier è il migliore del trio, perfetto nella sua parte; la Hepburn è incantevole come sempre, Cooper ha molta classe ma non sembra molto a suo agio in un ruolo così diverso dai suoi soliti. Finale simpatico. Godibile.
Si parte con un incipit memorabile e ciò che segue non delude le aspettative: decollo immediato (il detective e sua figlia si guadagnano la simpatia dello spettatore nel giro di poche inquadrature), ironia esemplare (e degli tzigani se ne ricorderanno i Farrelly per il loro film più famoso) e una lodevole capacità di cambiare rotta quando l'intreccio sembra adagiarsi su territori scontati. Un finale più cattivo e un playboy un po' meno stagionato non avrebbero guastato, ma il film rimane eccellente anche così. A proposito, Hepburn forse al top.
Elegante commedia in cui Wilder omaggia apertamente Lubitsch, ambientando la vicenda nella Parigi di Ninotchka, trasformando la Hepburn ne La signora in ermellino ma soprattutto costruendo per Gary Cooper un personaggio assai simile a quello de L'ottava moglie di Barbablù. Grandioso Maurice Chevalier nei panni del padre, personaggio che a prima vista appare defilato ma che è il vero motore della storia. Si sorride spesso, anche grazie agli onnipresenti tzigani e il finale alla stazione è di quelli che non si dimenticano. Da vedere.
MEMORABILE: La A di Adolf; La chiusura della valigia.
Studentessa di violoncello deve ricorrere a candore e fantasia per conquistare un maturo dongiovanni. Billy Wilder produce e dirige, con la leggerezza tipica di Lubitsch, una commedia spiritosa con punte di arguzia. Com'è sua abitudine, fa un'analisi pungente dei sentimenti umani, che qui si concretizzano nel forte potere seduttivo della giovinezza e dell'innocenza. Audrey Hepburn recita con grazia e spensieratezza il ruolo della lolita. Ampia la serie di sottigliezze narrative che devono essere colte con attenzione ai dettagli.
Commedia sentimentale e di arguti equivoci che vede protagonista una disinvolta e ingenua violoncellista che si infatua di un maturo playboy americano ultramilionario e disincantato. Girato quasi tutto in interni ("l'hotel Ritz"), con una spumeggiante e ironica sceneggiatura piena di sottintesi e strizzate d'occhio, regge bene fino a metà, poi la giostrina delle gelosie e dei puntigli comincia a rallentare. Punto di forza la presenza di due affascinanti icone, Hepburn e Cooper (affiancati da un impeccabile Chevalier), perfetti anche in alcuni momenti di stanca della narrazione.
MEMORABILE: "Adolfo/fuscello"; Gli tzigani nella camera dell'hotel; L'incontro nel foyer; L'elenco di Arianna; Il padre, oltre il detective.
Ripropone con arguzia il format dal successo internazionale di Vacanze romane e il risultato è garantito. Commedia raffinata di altri tempi, di grande valore filmico che vede due icone del cinema immortale a confronto in una pellicola deliziosa e evergreen. La classe della Hepburn, lo charme del maturo Cooper, la raffinatezza dei dialoghi, lo splendore degli ambienti: una confezione impeccabile, per un'opera che fa onore al genere commedia.
MEMORABILE: La signora col cagnolino, personaggio insuperabile.
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