Grande delusione. Due grandi attori (Peter Cushing e John Mills) a fare gli invecchiati Holmes e Watson. Ma la vicenda corre lenta (benché il film duri solo ottanta minuti), ha "deus ex machina" mediocri e si infogna in una soluzione che allo spettatore di sherlockiana fede può pure provocare un certo fastidio. Uno dei pochi Holmes che si possono tranquillamente perdere.
Uno Sherlock Holmes invecchiato deve scoprire gli autori di alcuni omicidi avvenuti nei bassifondi di Londra, causati a quanto si dice da alcuni esseri mostruosi. Non ha niente a che vedere con i racconti di Sir Arthur Conan Doyle, ma è una storia originale, ben scritta e ben diretta dal veterano Baker. I colpi di scena si susseguono con un buon ritmo e il cast è eccellente. Svettano Cushing e Mills, due invecchiati e convincenti Holmes e Watson. Ultime apparizioni per i grandi Milland e Baxter.
Deludente avventura holmesiana che ha il suo punto debole in una trama molto fiacca e sconclusionata che non riesce minimamente a coinvolgere lo spettatore nonostante il minutaggio sia di quelli bassi (un’ora e mezza scarsa). Peccato perché il regista ha dimostrato altrove di saperci fare ed il cast attoriale è di prima grandezza. Solo per fan incalliti.
Un cast di vetuste stelle del firmamento cinematografico come Peter Cushing, Anne Baxter, Ray Milland e John Mills, ancora decisamente in gamba, per un film pseudo-Doyle, ma con lo stesso stile del narratore inglese. Una falsa pista cerca di distrarre e allontanare Sherlock Holmes dai veri crimini, invano. Un po' statico a momenti, ma più che dignitoso.
Deludente questa avventura di Sherlock Holmes (soggetto originale, non derivato da racconto di Doyle) che peraltro può annoverare come interpreti gente del calibro di Cushing, Mills e Milland. Quello che stupisce è che, nonostante la brevissima durata, la storia ha tantissimi momenti di stanca e risulta faticosa da seguire. Il mestiere degli attori comunque salva, parzialmente, la baracca e se si tiene conto che si tratta comunque di un prodotto nato per la tv può guadagnarsi 2 pallini.
Grandi nomi per un’indagine inedita del duo Holmes-Watson, questa volta impegnati a smascherare un complotto internazionale all’alba della Grande Guerra. La destinazione televisiva impone un allentamento della tensione ai fini di un prodotto leggero e gradevole, ma la trama non è molto compatta (il finale è farfugliato) e taluni personaggi entrano in scena una volta per poi sparire. Da apprezzarsi i dialoghi ironici tra Peter Cushing, sempre assai plastico, e il bonario John Mills. **/**!
MEMORABILE: Cushing travestito da pirata, con tanto di benda sull’occhio e uncino.
Prodotto per la tv farcito da un cast stellare che però si va a impantanare in un complotto politico che disattende le aspettative dell'incipit. Peccato perché l'inizio lasciava presagire qualcosa di molto interessante. Il film non riesce a scorrere fluido a causa di rimandi dati per scontati e dialoghi che rallentano troppo l'azione finendo per appesantire l'opera.
MEMORABILE: I volto del cadavere rinvenuto nel Tamigi a inizio film; I travestimenti di Peter Cushing.
Mentre l'Europa è attraversata da venti di (grande) guerra, Holmes è incaricato di indagare sul presunto rapimento di un nobile tedesco che, se confermato, potrebbe provocare un grave incidente diplomatico... Prometteva bene la coppia Cushing-Mills, anche se già piuttosto anziani, ma il film, pur decoroso, si rivela ben poco interessante a livello di intrigo ed è oltretutto appesantito da una voce narrante (quella del buon Dr.Watson) con effetto soporifero. Anche le guest star Millard e Baxter sembrano coperte da uno strato di polvere.
MEMORABILE: I due travestimenti di Holmes: da reverendo con i boccoli bianchi (piuttosto buffo) e da marinaio con la benda nera sull'occhhio (più riuscito)
Roy Ward Baker voleva forse riproporre le atmosfere Hammer a lui care e infatti il film sembra girato vent'anni prima. Dopo un inizio promettente (i morti ritrovati con il viso stravolto, la buona ambientazione notturna), il film purtroppo si affloscia in una parte centrale lenta e piuttosto noiosa, con un intrigo internazionale poco interessante. Cushing e Mills, anche se sembrano mummificati, fanno quel che possono mostrando un'indubbia professionalità e tengono su la baracca. Troppo poco però.
La vera maschera della morte sembra quella del decrepito Cushing (è l'ultimo film per lui, per Milland, per la Baxter e per il regista Baker). La vicenda (originale e non doyliana) è colta e la messa in scena competente (tic e paraphernalia del detective sono ascrivibili alla sua agiografia più tradizionalista) ma anche pedestre, frenata dall'atmosfera generale da reparto geriatrico che si respira. Fa specie che l'ennesima rencontre apocrifa di Holmes con l'affascinante Irene Adler avvenga in questa sorta di villa arzilla. Solo per completisti.
MEMORABILE: Il travestimento da prete di Holmes sul treno, che viene dritto da una celebre vignetta d'epoca di Sidney Paget per la novella "Il problema finale".
Dignitoso giallo ispirato al personaggio di Doyle, che ha la particolarità di mettere insieme un quartetto di anziani attori di classe donando al tutto una strana atmosfera "mortifera". Cushing rimane un ottimo Holmes, anche invecchiato e Mills gli è degno compare nei panni di Watson. La trama è ben congegnata, mentre la regia di Baker sembra a tratti volersi rifare alle buie e tetre pellicole Hammer. Merita la visione.
Avventura holmesiana in cui il detective di Baker Street è coinvolto in un intrigo internazionale piuttosto pretestuoso, intrecciato al mistero di alcuni decessi con una partenza promettente, ma uno svolgimento poco convincente e ancor meno avvincente. La buona ricostruzione degli ambienti, gli aforismi di Holmes e un cast di attori di razza non riscattano un difetto che per i film di questo genere è un peccato capitale: l’assoluta mancanza di suspense.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Cinema europa: Gran Bretagna"", venerdì 12 agosto 1988) di La maschera della morte:
Il travestimento da prete utilizzato da Holmes durante il viaggio in treno è ispirato a una celebre vignetta realizzata da Sidney Paget sullo Strand Magazine per la pubblicazione del racconto di Doyle Il problema finale (1893):
CuriositàZender • 16/02/22 12:50 Capo scrivano - 47770 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: