Turgido poliziesco/blaxploitation. Sanguinosa rapina di una gang di neri. Il derubato è appunto un mafioso (Franciosa cattivissimo) che si incacchia; indagano un poliziotto bianco, duro e non irreprensibile e uno nero, scrupoloso e garantista. Violentissimo, dal buon ritmo e con vigorosa colonna sonora del grande jazzista J. J. Johnson. Ne scaturirà una splendida canzone di Bobby Womack, che non si sente nel film, ma che trionferà di nuovo 25 anni dopo ornando inizio e fine di Jackie Brown.
Poliziesco che si fonde con la blaxpoitation girato da un regista TV (Starsky e Hutch) che aggiunge poco di nuovo al genere e esce dall'anonimato solo grazie alla prova di Quinn ed al tema musicale di Bobby Womack (Jackie Brown e American Gangster). La storia vede una banda di uomini di colore rubare dei soldi ad un contabile della mafia scatenando le ire dei potenti boss che cercheranno in tutti i modi di fargliela pagare. Ad occuparsi del caso sarà il detective razzista interpretato da Quinn che verrà rimpiazzato proprio da un collega di colore.
Poliziesco con forti tinte blaxploitation questo "Across 110th street". Rovinato da un titolo italiano immondo, è uno degli episodi migliori del cinema americano d'azione anni 70, ma giace nel più totale oblio. Caratterizzato da un'intrigante aria da b-movie acquista punti grazie a presenze di rilievo nel cast e a una sceneggiatura ben scritta. Personaggi molto ben caratterizzati (i neri "in fuga", il boss mafioso cattivo e un po' stupido, il duo di poliziotti bianco e nero a cavallo fra onestà e corruzione) per un vero gioiellino. Da riscoprire.
Gran bel poliziesco diretto dal sottovalutato Barry Shear, già autore del notevole "L'idolo". Rubare alla mafia è un suicidio è soprattutto un efficacissimo, realistico affresco d'ambiente (una sporchissima Harlem) nel quale agiscono personaggi tratteggiati con intelligenza e senza un filo di retorica. Su tutti l'ambiguo commissario Martelli (un grande Antony Quinn) e l'anti-eroe, delinquente per disperazione, Jim Harris (un allucinatissimo Paul Benjamin). Il tema del razzismo (e del conflitto razziale) non è mai affrontato direttamente, solo suggerito, a più livelli, senza moralismi.
MEMORABILE: Jim Harris che getta la sacca con i soldi ai bambini.
Sicuramente Barry Shear dimostra una mano ferma e decisa e di saperci fare nell'orchestrazione delle scene d'azione e nel montaggio serrato. Buona e di una certa efficacia, almeno nel primo tempo, l'ambientazione ad Harlem. Però la tematica delle tensioni razziali rimane in superficie e il confronto fra poliziotto moderno e garantista e il mastino brutale vecchio stampo si rivela schematico. Rimane soprattutto la violenza ostentata, esibita e, quindi, anche scontata, parossistica nell'inverosimile finale...
Non avendolo mai visto né mai incrociato un suo passaggio in tv l'ho sempre considerato un titolo minore nella filmografia di Anthony Quinn; se non altro, appunto, perché raro. Avevo torto e son ben contento di essere stato smentito; Quinn (e Kotto) offrono una gran bella prova, come pure Franciosa. Il tasso di violenza è altissimo e non tutti potrebbero accettarlo, ma è un poliziesco che merita uno sguardo. Si parte da una rapina e si va scoperchiando una marea vasi di Pandora, a cominciare dal problema razziale. Notevole. ***!
Sciocco titolo italiano per un poliziesco non particolarmente originale a livello narrativo ma pregevole nel realismo dell'ambientazione e nel disegno dei personaggi: i due poliziotti Quinn (anziano, bianco, razzista e con qualche scheletro nell'armadio) e Kotto (giovane, nero, garantista e a prova di mazzetta), ma anche Benjamin criminale disperato e Franciosa mafioso spietato ma non intelligentissimo. Violenza piuttosto insistita, ma funzionale al racconto. C'è un po' di confusione, ma il risultato è complessivamente buono.
Potentissimo "copexploitation": cupo, violento e disperato. Un dipinto efficace di un famoso quartiere, torturato dalla malavita, dove i suoi abitanti sono impegnati a resistere per se stessi e per i loro cari. Shear riesce a inquadrare tutto con spietato realismo, senza sconti per nessuno, perché la "fiction" è lontana anni luce. Il ritmo blando, caratteristico dell'epoca, si interrompe bruscamente con inaudite esplosioni di violenza che turbano lo spirito. E' la violenza peggiore perché è quella "credibile", che si svolge in una concreta dimensione tragica.
MEMORABILE: La rapina iniziale e la mattanza finale; Il dialogo privato tra Mattelli e Pope, in ufficio.
Gangster-movie nero (in tutti i sensi), poco conosciuto, riscoperto grazie all'interesse di Tarantino per la blaxpoitation. In realtà non è un granché; colpisce se non altro l'ambientazione sporca della New York anni '70. Neanche il plot è così originale (una rapina e la vendetta di chi l'ha subita), ma si lascia seguire fino alla fine.
MEMORABILE: "Bene o male, siamo ricchi o al cimitero" "Cosa pretendi di più?"
Esempio "laterale" di blaxploitation, il film di Barry Shear è un poliziesco dal taglio truce ed elementare; eppure, nella sua superficialità, appare assai più sfacciato ed efficace di altri, descrivendo senza mezzi termini una polizia razzista e corrotta, una mafia bianca che le fa da contraltare istituzionale e una mafia nera che non ha nulla da invidiare a entrambe: una guerra in cui non ci sono "buoni" insomma e senza possibilità di riscatto finale per nessuno.
MEMORABILE: Il confronto tra Anthony Quinn e il boss nero.
Mix di generi blaxploitation-poliziesco-gangster movie, cinico e nichilista, ambientato alla perfezione nella rozza Harlem dei Seventies. Da una parte forse troppa carne sul fuoco, ma non manca davvero niente: rapina a mano armata, polizia corrotta, gang mafiose, razzismo e violenza. La bella colonna sonora verrà riciclata da Tarantino in Jackie Brown.
A metà tra il poliziesco alla Callaghan e la blaxploitation. Teso, violento e abbastanza realistico senza ricorsi eccessivi alla spettacolarità, coinvolge seguendo più binari e mostrando il punto di vista di tutti i personaggi coinvolti, buoni o cattivi che siano. La coppia Quinn-Kotto funziona e le battute migliori sono loro, anche da un punto di vista di discorsi razziali e morali. Bella la sequenza finale sui tetti. Buona la colonna sonora.
Tre disperati di Harlem da una parte, la mafia dall'altra e la polizia nel mezzo... C'è parecchia sostanza in questo titolo diretto da Barry Shear, che si pone fra i migliori blaxploitation del periodo, assieme al ben più noto Shaft. Rispetto all'opera di Parks, permeata da una chiara vena umoristica, qui a farla da padrone è la violenza, che raggiunge picchi notevoli. Ottima la direzione degli attori, con un Franciosa sopra le righe, e degna di nota la colonna sonora, che Tarantino terrà bene a mente venticinque anni dopo.
MEMORABILE: Il pestaggio a morte del primo rapinatore.
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MusicheEllerre • 4/06/09 11:03 Call center Davinotti - 1203 interventi
Notevole la colonna sonora che è uno dei capisaldi della blaxploitation. Riferimento discografico: Bobby Womack & J.J. Johnson, Across 110th Street, UA 1972.